Pietro Iacullo

Speciale Nintendo Wii U: Bilancio di un’epoca

Le ultime due settimane sono state decisamente movimentate in casa Nintendo: la casa di Kyoto ha iniziato a guardare più apertamente alla sua prossima generazione, svelando la finestra di lancio della chiacchierata NX e, contestualmente, confermando che il prossimo capitolo di Zelda vedrà la luce anche sulla nuova macchina. Il rovescio della medaglia però, inevitabilmente, fissa anche la “data di scadenza” per Wii U, console che di fatto è entrata nei suoi ultimi mesi di vita e ha già portato sul mercato quasi tutte le sue potenziali killer application. In pratica è arrivato il momento di tirare le somme e cercare una risposta definitiva: a posteriori, l’esperienza Wii U si è rivelata positiva o no?

Wii U non ha giochi? Che diavolo stai dicendo Willis!
Chi ha detto che non ci sono giochi?
Una delle critiche più diffuse e meno veritiere riguardo Wii U è sicuramente questa: “Non ci sono giochi”. Affermazione più che sbagliata, che sicuramente i possessori della sfortunata console più informati potrebbero sfatare in poche linee di dialogo. Nonostante una line-up lancio non proprio ricca di contenuti inediti (con numerose conversioni di titoli usciti nel corso dell’anno, da Batman Arkham Origins a Mass Effect 3) oltre ad un discreto New Super Mario Bros. U (che l’anno successivo sarebbe migliorato nettamente grazie all’immediatezza dei livelli di New Super Luigi U) a fare gli apripista nelle case c’erano Nintendoland e ZombiU, due titoli agli antipodi come concept ma che mostravano al cento per cento il nuovo modo di giocare col GamePad. Purtroppo l’assenza di altri titoli per i successivi mesi e le basse vendite iniziali hanno poi dato il via alla fuga delle terze parti, con le versioni per Wii U rimandate di mesi (Need For Speed Most Wanted e soprattutto Watch Dogs sono due esempi lampanti) e giochi inizialmente esclusivi come Rayman Legends posticipati per essere resi multipiattaforma. Ed è proprio Rayman Legends, che dopo quasi un anno di rinvii si rivelò comunque in forma migliore sulla console Nintendo, uno degli ultimi prodotti per più console ad arrivare su Wii U.

Quasi nessun titolo multi piattaforma, ma le esclusive non sono mancate
Nel corso del primo anno le esclusive Nintendo non sono mancate, anche se rilasciate col contagocce e non tutte risultarono all’altezza alle aspettative: da un lato l’ottimo Pikmin 3, dall’altro un a malapena sufficiente Game & Wario, passando per LEGO City Undercover, ad oggi ancora il titolo LEGO più riuscito, cui si alternava un castratissimo (in Italia) Pokémon Rumble U, con il merito però di introdurre per primo un’idea simile a quella degli Amiibo. Non sono mancati nemmeno titoli validi ma mai pubblicizzati come nel caso di The Wonderful 101, action di Platinum Games che sfruttava in maniera dignitosa GamePad a differenza di altri titoli meno caotici e impegnativi, ma che veniva etichettato da bambini per la grafica in cel-shading o semplicemente veniva ignorato per il mancato supporto della casa di Kyoto nello spingerlo nei negozi. La situazione si è risollevata alla fine del mese successivo con l’uscita di The Wind Waker HD, remake di uno dei capitoli di Zelda più amati e capace di utilizzare il GamePad per l’inventario in tempo reale, oltre a correggere molti degli errori del titolo Gamecube ed un primo pricecut, doloroso ma necessario. Da lì ai mesi successivi Wii U ha vissuto una seconda (prima?) giovinezza sparando uno dopo l’altro tutti i migliori soldati dell’esercito Nintendo: Super Mario 3D World e Donkey Kong Country Tropical Freeze furono solo alcuni dei titoli che aprirono la strada a Mario Kart 8, vero e proprio mattatore e primo titolo a raggiungere il milione di copie vendute. Quell’inverno inoltre sarebbero usciti Hyrule Warriors, Super Smash Bros (anticipato da una versione per 3DS) e quello che fu il miglior action dell’anno (e ancora rimane a nostro avviso il miglior esponente del genere), Bayonetta 2. Il 2014 segnò anche la rivincita dei titoli indipendenti, con diamanti come Shovel Knight e Stealth Inc. 2, arrivati prima su Wii U e poi solo in seguito sulle altre piattaforme. Anche grazie a questi titoli l’eShop di Nintendo si è rivelato davvero ricco e fornito, oltre a vantare prodotti come per qualità/prezzo che potevano competere con l’intrattenimento mobile: un passo avanti per una società che fino alla generazione precedente faceva pagare coi punti manco fossimo all’Esselunga.

 

nintendo wii u metacritic

Ad un 2014 ottimo (e con ben più esclusive rispetto alla concorrenza) è seguito un 2015 capace di decretare il successo di una nuova IP: Splatoon, e di tutti i contenuti aggiuntivi rilasciati gratuitamente dall’uscita ad oggi. Il titolo sui calamari dimostrò non solo che Nintendo poteva campare anche senza inserire di forza Zelda e Mario nel titolo, ma anche che la casa di Kyoto era in grado di gestire e coprire un titolo sia dal punto di vista commerciale che di interazione con gli utenti (Splatfest ogni mese e contenuti aggiuntivi almeno una volta a settimana), oltre a regalare ore di divertimento online grazie ad un gameplay immediato e appagante (anche se per giocare in squadra abbiamo dovuto aspettare tre mesi). Splatoon è stato il grande mattatore dello scorso anno, ma non sono mancati altri ottimi giochi come Yoshi’s Wolly World, Captain Toad e Xenoblade Chronicles X, in aggiunta ad un sapiente piano DLC per Mario Kart 8, capace alle spalle delle nuove uscite di continuare a macinare consensi.

Il 2016 di fatto ci conferma che Wii U non avrà nè uno Zelda nè un Metroid esclusivo
Arriviamo dunque all’anno in corso, in cui Wii U sta sparando le ultime cartucce con un Pokkén Tournament di nuovo poco pubblicizzato, e uno Star Fox Zero che impegna fin troppo il giocatore per colpa di comandi non proprio user friendly, mentre di titoli conosciuti mancano all’appello Tokyo Mirage Sessions (crossover tra Shin Megami Tensei e Fire Emblem che ha cambiato nome più volte di un uomo protetto dall’F.B.I.) in uscita il prossimo Giugno e Paper Mario Color Splash, annunciato a sorpresa durante l’ultimo Direct, e di cui non si ha ancora una data. E con la morte nel cuore Wii U non avrà un Animal Crossing o un Metroid: se per il primo brand dopo il quasi eccellente New Leaf su 3DS non se ne sente il bisogno impellente (e se c’era è passato dopo l’orribile Amiibo Festival), per la serie di Samus Aran la tristezza è ben più palpabile, soprattutto considerando che quasi tutti gli altri capitoli sono arrivati su eShop tramite Virtual Console. E con questo ultimo elenco arriviamo al tasto dolente: l’ulteriore rinvio di Zelda Wii U, e la conferma della sua uscita su NX, che rendono difatto la console attuale Nintendo l’unica a non aver avuto uno Zelda esclusivo nel corso della sua “carriera ludica” (se escludiamo Hyrule Warriors, che resta comunque uno spin-off). Non solo il rinvio, ma il voler dedicare completamente tutto lo spazio all’E3 alla versione Wii U di Zelda sembra, per il momento, anacronistico, soprattutto nell’ottica di un’uscita contemporanea di quella che dovrebbe esserne una versione migliore. Il 14 Giugno forse ne scopriremo di più su questi gesti, ma fino ad allora i dubbi pervaderanno la mente dei fan di Link che dovranno aggrapparsi a ben più della triforza del coraggio per stare sereni.

Incompresi o incapaci?
È riduttivo giustificare l’insuccesso di Wii U dicendo che “non è stato capito”: il problema è che Nintendo non si è saputa spiegare
Anche se dal punto di vista della lineup, eccettuati il primo e l’ultimo anno di vita, Nintendo come abbiamo visto si è mossa decisamente bene non si può comunque ritenere, dati di vendita (hardware e software) alla mano, Wii U un successo. Troppo facile dare la colpa, come probabilmente avrete visto fare a qualche irriducibile della Grande N, ad un’utenza che “non ha capito” la macchina e la famigerata Nintendo Difference (ne parleremo più in dettaglio a breve), o ancora cercare un capro espiatorio nel mancato supporto delle terze parti quasi fossimo davanti ad un boicottaggio in piena regola. La verità è invece ben diversa, e innegabilmente Nintendo con Wii U ha sbagliato tanto. Iniziamo dal nome della macchina, capace (ed un discorso simile si può tranquillamente fare anche nei confronti di 3DS) di fuorviare i meno appassionati: a chi non è capitato di entrare in qualche negozio di elettronica o in qualche catena di distribuzione e di ritrovarsi davanti agli occhi un cartello che spiegasse come i giochi per Wii U non fossero compatibili con Wii? Cartelli che, qualche anno fa, il negoziante di turno non ha sentito la necessità di esporre nella transizione da Playstation 3 a Playstation 4 e da Xbox 360 ad Xbox One. Ma lo stesso reveal ufficiale della console, all’E3 2011, aveva creato più di qualche confusione anche tra gli addetti ai lavori e gli appassionati, che sembrava mostrare più una periferica dedicata a Wii che un nuovo sistema vero e proprio, tanto da costringere Satoru Iwata a correggere il tiro qualche giorno dopo. GamePad, che nel giorno della presentazione ufficiale era riuscito in buona sostanza a calamitare su di se tutte le attenzioni, qualche anno dopo paradossalmente si è ritrovato quasi ai margini dell’esperienza. I primi titoli rilasciati assieme a Wii U (su tutti Nintendoland e ZombieU) erano in qualche modo riusciti ad intaccarne il potenziale ludico, giocando con i due schermi per creare situazioni asimmetriche che difficilmente la concorrenza avrebbe potuto offrire (ne abbiamo avuto la controprova recentemente). A distanza di cinque anni, quasi tutte le esclusive di punta fanno un utilizzo molto più marginale del controller; la Killer Application nintendiana per antonomasia, Mario Kart 8, sostanzialmente impiega il secondo schermo solo per visualizzare la mappa del circuito o “imitando” la feature di Remote Play vista su Playstation Vita, trasmettendo 1:1 (invece che riprodurre solo la porzione di schermo del Player 1) quanto si può vedere sul televisore. Ironia della sorte, Sonic & All Stars Racing Transformed dell’antica nemesi Sega riesce a far meglio (ribadiamo per chiarezza: ci riferiamo solo all’utilizzo ludico di GamePad) di Nintendo. Certo, qualche titolo capace di sfruttare con più decisione questo controller è uscito, ma (ragionando di nuovo per esempi) un prodotto come Kirby e il Pennello Arcobaleno avrebbe probabilmente reso di più su 3DS (come d’altra parte l’idea di un Kirby Triple Deluxe a far bella mostra delle sue animazioni su Wii U causa un certo movimento dalle parti del cavallo, specie perché chi vi scrive è un fan accanito del mostriciattolo rosa), mentre la testardaggine nel voler sfruttare per forza di cose alcune feature di GamePad si è rivelata essere uno dei fardelli più pesanti a gravare sulle spalle di Star Fox Zero.

 

 

wii u

 

Wii U forse è davvero il “Best Place to Play”, ma non se ne è mai accorto nessuno
Abbiamo volutamente tenuto per ultimo il tema più scottante ed in certo senso banale: la pubblicità. Già nella precedente generazione Nintendo, per quanto concerne gli spot televisivi ed in generale tutte le campagne rivolte al pubblico più generalista (i veri appassionati sicuramente sanno che le cose non sono esattamente così), ha cercato il più possibile di dare un’immagine di se a misura di famiglia, strizzando l’occhio ad un target che ai tempi di Wii e DS ha fatto la fortuna della compagnia. Insomma, se giocare con il nostro Game Boy Advance SP era “la seconda cosa migliore da fare al buio” in tempi più recenti i toni si sono fatti decisamente meno aggressivi ed ironici, anche a costo di perdere qualche occasione che altre società avrebbero colto al volo. Al posto di Nintendo, Sony Interactive Entertainment avrebbe sbeffeggiato la multimedialità di Microsoft dopo la presentazione di One facendo bella mostra del tasto TV presente su GamePad. O ancora, qualche altra società dopo essersi accaparrata un paio di esclusive “hardcore” come The Wolderful 101 e (soprattutto) Bayonetta 2 avrebbe cavalcato l’onda per cercare di riavvicinare un certo tipo di utenza. Le conseguenze, arrivati quasi a fine ciclo vitale, sono sotto gli occhi di tutti: Nintendo ha reso Wii U un serio candidato al titolo di “Best Place to Play”, ma nessuno ad eccezione del suo zoccolo duro se ne è mai accorto.

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