Recensione Star Fox Zero

Tre sono le saghe fantascientifiche di Nintendo per eccellenza. Metroid, con la sua attitudine isolazionista ed il confronto con ecosistemi e biologie alieni, certamente debitore della saga cinematografica di Alien. Il racer futuristico F-Zero, con la sua estetica da comic americano a cavallo tra la fine degli anni ’80 ed i primi ’90. Star Fox, infine, che nonostante una certa vena citazionista (da Independence Day a Gundam nel vecchio Star Fox 64) non può nascondere di essere quanto di più vicino a Star Wars la casa di Kyoto abbia mai creato. Il parallelismo è quantomai azzeccato anche in virtù degli analoghi destini delle due saghe: entrambe snaturate nel corso degli anni 2000 da prequel o sequel che ne tradivano lo spirito, tornano alla carica con nuovi episodi che puntano a recuperare l’anima delle origini. E se Il risveglio della Forza è per molti versi una rivisitazione de Una Nuova Speranza mascherata da sequel, Star Fox Zero (di cui potete anche leggere la nostra recente anteprima) è a tutti gli effetti un remake, reboot, reimagening di Star Fox 64 (che a sua volta lo era del primo, seminale, episodio della saga). Un’operazione di mero revival nostalgico? Non proprio così, come scopriremo insieme.

 

Una storia già vista
Star Fox Zero ci mette di fronte ad una nuova narrazione di una storia ben conosciuta. Lo scienziato pazzo Andross era stato esiliato sul pianeta Venom, a causa dei suoi scellerati esperimenti e ricerche immorali. Sospettoso sulle sue attività, il generale Pepper dell’esercito di Corneria decise di ingaggiare la squadriglia di piloti mercenari Star Fox, per investigare la situazione. Giunti sul posto i veterani James McCloud e Peppy Hare furono condotti in una trappola da Pigma Dengar, che faceva il doppiogioco per conto di Andross. Solo Peppy riuscì a sfuggire all’imboscata con il sacrificio di James, e riportò notizie allarmanti per la pace del sistema solare di Lylat: Andross stava infatti costruendo un esercito robotico con cui intendeva muovere guerra ai suoi oppositori. Anni più tardi, la scontro tra le armate di Andross e quelle di Corneria si è oramai esteso a tutto il sistema Lylat. Mentre la battaglia infuria sopra i cieli di Corneria, Pepper non ha altra scelta che rivolgersi nuovamente alla squadra Star Fox, ricostruita da Peppy con il figlio di James, Fox McCloud, l’abile meccanico Slippy Toad e l’asso solitario Falco Lombardi. Nei panni di Fox il giocatore dovrà pilotare veicoli come i caccia Arwing, il carro armato Landmaster ed il veivolo Gyrowing per fermare i piani del malefico Andross e riportare la pace su Lylat. Il gioco si configura principalmente come uno sparatutto arcade su binari prefissati, con alternate delle fasi a tutto campo in cui scatenare delle vere e proprie dogfight con i veivoli e robot nemici. Fin qua la struttura è la stessa del celebre Star Fox 64, ma le novità introdotte da Shigeru Miyamoto e dal team di sviluppo composto in parti uguali da Nintendo e Platinum Games non tardano ad arrivare.

In equilibrio tra novità e citazionismo
Per la prima volta, infatti, i veicoli saranno trasformabili, l’Arwing in un Walker ed il Landmaster in un hovercraft. Questo ha permesso agli sviluppatori di diversificare notevolmente il gameplay del titolo, permettendo al giocatore di scegliere se affrontare determinate situazioni a terra od in volo, a seconda dei casi. Già nei precedenti titoli della serie era presente la possibilità di intraprendere percorsi alternativi all’interno di un livello, spesso con differenti boss e differente sviluppo della storia. Questa caratteristica viene ripresa e potenziata ulteriormente dalla presenza delle trasformazioni, che saranno a volte necessarie proprio per scoprire le route alternative e poter così aver accesso a tutti i livelli del gioco. Vale inoltre la pena spendere due parole sul Gyrowing, veivolo finora inedito utilizzato in una particolarissima missione stealth. In grado volare a bassa quota, stazionando come un elicottero, e di sganciare un robottino per hackerare dei pannelli di controllo, riesce a rendere in maniera perfetta le atmosfere di una missione di infiltrazione, aumentando la varietà di situazioni presenti in Star Fox Zero. Nel gioco troviamo un mix di livelli realizzati interamente ex novo, ed altri che sono degli omaggi a quelli storici della saga. Gli appassionati li apprezzeranno senza alcun dubbio, visto che questi richiami non sono la pedissequa riproposizione di situazioni già viste in passato, ma delle vere e proprie rielaborazioni. Il livello iniziale del gioco per la prima parte ricalcherà quello di Star Fox 64, per poi muoversi in una direzione del tutto inedita. Alcuni boss classici saranno riproposti, ma con pattern di attacco completamente nuovi ed in grado di sorprendere e spiazzare chi ha continuato per anni ad effettuare replay di Star Fox 64. Se da un lato l’eccellente varietà di obbiettivi, l’inventiva con cui sono realizzati livelli e boss ed il ritmo sostenuto sono in grado di coinvolgere anche il neofita, saranno sicuramente gli appassionati a cogliere ed apprezzare il continuo gioco di citazioni e stravolgimenti che Nintendo e Platinum Games sono riusciti ad infilare con successo in Star Fox Zero. Grazie anche alle possibilità offerte da una console moderna, per la prima il giocatore ha l’impressione di muoversi in un vero e proprio campo di battaglia tra due fazioni, e non semplicemente di affrontare in solitaria ondate di nemici, aumentando l’immersione e l’epicità degli scontri spaziali.

Galeotto fu il GamePad
Se il team di Miyamoto si fosse fermato qui, Star Fox Zero sarebbe stato un gioco perfetto nel suo genere. Il gameplay del titolo ha però alcuni problemi a livello di design che sorgono dalla volontà di inserire forzatamente un sistema di controllo basato sul movimento e l’utilizzo dello schermo del GamePad. Mentre la mobilità dei veicoli è rimasta sostanzialmente invariata, salvo lo scambio di funzione di alcuni pulsanti, Star Fox Zero introduce un sistema di mira manuale, slegato dalla direzione in cui punta il nostro veicolo. Per utilizzarlo sarà appunto necessario muovere il GamePad di Wii U, sul cui schermo apparirà la visuale del mirino. Questo sistema, se da un lato ha permesso l’ideazione di un paio di boss battle particolarmente articolate, dall’altro disturba il giocatore durante il gameplay delle fasi normali. Il mirino infatti perde spesso la posizione neutra, costringendo a ricalibrare con una certa frequenza; ciò avviene in maniera completamente imprevedibile e diviene quindi impossibile acquisire quella padronanza del sistema di controllo e quella maestria che portavano i giocatori esperti a migliorare i loro high score per anni. Star Fox Zero è sì epico ed avvincente, ma manca completamente di quella componente che spingeva il giocatore a memorizzare ogni singolo istante di ciascun livello ed a sfruttare ogni possibile meccanica di gioco per migliorare il punteggio. In un certo senso la testardaggine di voler inserire questo sistema di controllo a tutti i costi (che è pure obbligatorio, al contrario del simile caso di Splatoon) cozza con la scelta di indirizzare il gioco agli appassionati più autentici. Che senso ha riproporre la storia più amata del franchise, citare livelli, situazioni, boss, quando poi non si permette al fan più incallito di giocare come vorrebbe? Star Fox Zero resta un grande gioco d’azione con un ritmo perfetto ed un level design sopraffino, ma che non riesce pienamente a realizzarsi per via di questa cattiva scelta di game design.

Star Fox Zero: ritorno all’arcade
Una vittima secondaria del sistema di controllo di Star Fox Zero è la modalità multiplayer competitiva, qua rimossa per via dell’obbligatorietà dell’uso del paddone. Giunge in nostro soccorso, per fortuna, una modalità co-op in cui un secondo giocatore può utilizzare un Wiimote od un Pro Controller per direzionare i laser delle navicelle, andando in parte a mitigare il senso di frustrazione che a volte si riscontra in singolo con la continua ricalibrazione del mirino. La longevità si attesta su buoni livelli, non solo grazie alle numerose route alternative, ma anche alle medaglie da raccogliere completando obbiettivi od imprese particolari. Lo spirito del gioco è pienamente arcade e la rigiocabilità dei livelli è stata senza dubbio posta in primo piano nel corso della loro ideazione. Dal punto di vista tecnico ci troviamo di fronte ad un titolo che aggiorna i canoni estetici della serie agli standard moderni, senza strafare. Star Fox Zero è un gioco fluido e gradevole, ma che non brilla per particolari prodezze grafiche. Le musiche sono invece uno dei momenti più elevati dell’intera produzione, con composizioni orchestrali che riprendono i migliori brani della serie. Il tutto è accompagnato da un doppiaggio italiano veramente di alto livello, in grado di dare spessore e credibilità a delle battute che altrimenti potrebbero risultare eccessivamente anni ’90 e ridicole.

Verdetto
7.5 / 10
Sensore di movimento infame, per te solo le lame
Commento
Valutare Star Fox Zero è un'impresa davvero ardua. Da un lato il titolo è una manna dal cielo per gli appassionati del franchise, che da quasi 20 anni aspettavano un vero sequel di Star Fox 64. Dall'altro è grave che in sede di sviluppo non ci si sia resi conto di quanto il sistema di controllo basato sui sensori di movimento non fosse adeguato per la tipologia di gioco che si voleva andare a creare. Nonostante questo pur grave difetto, nonostante tutto, Star Fox Zero resta un gran bel gioco. Ritmo, level design, epicità, equilibrio tra richiami ai vecchi titoli e situazioni inedite. Il tiro viene mancato davvero di poco, per un peccato veniale, probabilmente una testardaggine del team di sviluppo. Rispetto agli ultimi 3 deludenti episodi della serie, Star Fox Zero è davvero lo Star Fox più onesto, autentico e puro che si sia visto in quasi 20 anni. E chissà che questo gioco non ponga le basi per altri futuri episodi di successo.
Pro e Contro
Finalmente uno Star Fox puro, autentico, vero
Gli appassionati apprezzeranno i rimandi
Ritmo e level design eccellenti
Comparto sonoro molto buono

x Utilizzo del GamePad completamente "sbagliato"
x Graficamente si poteva osare di più

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