Gli anime non sono solo serie più o meno lunghe che potete guardare sul piccolo schermo. C’è tutto un mondo composto da vari lungometraggi che, grazie anche a dei budget maggiori, offrono una qualità visiva nettamente superiore rispetto alle controparti episodiche.

Ed è proprio con i film che molti dei grandi nomi dell’industria hanno saputo esprimersi, grazie ad una quasi totale libertà nei temi e nei modi in cui affrontarli. Non analizzeremo quindi le serie animate, dato che potete sapere quali sono le migliori leggendo il nostro articolo sui migliori anime.

Di seguito quindi vi proponiamo la nostra lista dei migliori film animati da vedere.

Akira

Kaneda, il protagonista
Dopo la Terza Guerra Mondiale, Tokyo è stata rasa al suolo da un ordigno nucleare. Trent’anni dopo, nel 2019, la città è piena di bande di teppisti in motocicletta, che seminano il caos per le strade. Kaneda è un ragazzo a capo di una di queste bande, all’interno della quale c’è anche il meno avviato amico Tetsuo.

Una notte, mentre sono in fuga da delle pattuglie della polizia, Tetsuo si schianta contro quello che sembra un bambino. Dolorante, nota però che il povero malcapitato è rimasto del tutto illeso dall’incidente, grazie ad una specie di barriera mentale.

La banda verrà arrestata dal colonello Shikishima, che però preleverà Tetsuo ed il bambino portandoli con se. Quest’ultimo scoprirà poi di avere enormi poteri esper, unito ad una folle sete di vendetta. Toccherà a Kaneda fermare l’amico e sfuggire a tutta una serie di segreti governativi.

Akira andrebbe prima di tutto visto per il grandissimo comparto tecnico.. Era il 1988 e Katsuhiro Otomo, regista ed autore del manga da cui è tratto il film, fece un vero e proprio capolavoro a livello visivo. La città di Tokyo è iper dettagliata, così come qualsiasi esplosione all’interno del film, senza dimenticare le immancabili scie luminose delle moto che sfrecciano sulle strade della metropoli.

Ottimo anche il comparto sonoro, che grazie ad uso di musiche simil psichedeliche, riesce ad immergervi completamente nel caos metropolitano. Con tutti questi fattori, la pellicola riuscì a rompere definitivamente il muro tra animazione occidentale ed orientale, facendosi scoprire al grande pubblico.

Una nota dolente si può trovare nel comparto narrativo però. Il film venne confezionato proprio mentre Otomo era ancora al lavoro sul manga, riuscendo ad adattare solo tre volumi dei sei che poi uscirono. A causa di questo, alcuni personaggi vennero completamente tagliati dalla storia, ed il finale è abbastanza diverso dal fumetto.

Lupin III – Il castello di Cagliostro

Jigen e Lupin sulla mitica Fiat 500
Secondo film animato di Lupin III e primissimo film con alla regia Hayao Miyazaki, Il castello di Cagliostro è un lungometraggio del 1979.

Dopo aver derubato il Casinò di Monte Carlo ed esser sfuggito da esso, Lupin, a differenza dell’amico Jigen, noterà che la refurtiva presentava solo banconote false. Il denaro appartiene al Denaro del Capro, una valuta falsa ma di eccellente qualità. Lupin decide quindi di indagare direttamente alla fonte, recandosi nell’Arciducato di Cagliostro.

Poco dopo essere arrivati, i due notano una ragazza in fuga da dei brutti ceffi, ed ovviamente decideranno di aiutarla. Dopo un rocambolesco inseguimento, Lupin e la ragazza cadono da un dirupo, e il ladro gentiluomo si ritrova inerme al suolo.

La ragazza, prima di fuggire, gli lascerà un anello, con i quale lo stesso Lupin la riconoscerà. La fanciulla si chiama Clarisse, ed è la duchessa di Cagliostro, costretta ora a sposarsi col malvagio Conte nonché reggente del paese da anni. Toccherà a Lupin salvarla e sventare il piano del Conte.

Miyazaki e l’amico nonché collega Takahata ci regalano uno dei migliori prodotti animati di Lupin III e dell’animazione in generale. I due avevano già lavorato alla serie, e il concetto del Lupin molto più anti eroe come lo aveva concepito Monkey Punch non piaceva.

Il passaggio infatti ad un Lupin come ladro romantico si solidifica in questo film, dandoci una visione del tutto nuova, forse anche migliore di come si era già visto. Lupin qui decidere di mettere addirittura da parte gli interessi personali per fare un qualcosa di più nobile, come aiutare una fanciulla in difficoltà.

I paesaggi come le animazioni sono tutti particolareggiati e molto dettagliati, in uno stile che ricorderà quello del futuro Studio Ghibli. Plauso finale va fatto all’ottimo secondo doppiaggio italiano, con l’ultima performance di Roberto del Giudice nel suo ruolo storico di Lupin III.

Ghost in the Shell

Ghost in the Shell è uno dei capolavori diretti da Mamoru Oshii. Ambientato nel 2029 in un mondo completamente automatizzato, è possibile trovare ormai persone con innesti cibernetici o addirittura veri e propri cyborg. Uno di questi è Motoko Kusanagi, un membro della Sezione 9 della polizia.

Il maggiore Kusanagi, durante la storia, dovrà risolvere il misterioso caso del “Burattinaio”, un hacker informatico dalle fattezze sconosciute.

A primo acchito, il film potrebbe sembrare un semplice thriller cyberpunk, ma non fatevi ingannare. L’opera infatti affronta egregiamente temi profondi e complessi attuali anche al giorno d’oggi, primo fra tutti il transumanesimo. Gli uomini presentati, infatti, sono così evoluti che ormai si fa molta fatica a distinguerli dalle macchine.

Tutto questo mentre, dall’altra parte, i cyborg cominciano a vedersi molto simili a degli esseri senzienti, ponendosi domande sull’esistenza o meno di una loro ipotetica anima.

Eccezionale poi il lato tecnico, che riesce perfettamente ad unire animazione tradizionale e CG.

Neon Genesis Evangelion: The End of Evangelion

Una scena finale del film
The End of Evangelion è un lungometraggio a cura di Hideaki Anno del 1997. C’è da dire che non è un film stand alone, poiché si pone come vera chiusura della serie Neon Genesis Evangelion, andata in onda un anno prima. Quest’ultima infatti ebbe un finale un po’ mozzato, che i fan non gradirono particolarmente.

Così Anno, dopo il successo della serie e con un budget più alto, ha deciso di creare una vera conclusione per la storia, o almeno era quella l’intenzione.

Il film riprende da dove la serie si era fermata narrativamente, ossia coi fatti direttamente successivi all’episodio 24. Shinji, il protagonista, è distrutto per quello che è successo nel Central Dogma. Egli infatti ha dovuto uccidere Kaworu Nagisa, inizialmente il 4th Children ma poi rivelatosi un Angelo.

Nel frattempo, al centro operativo della Nerv la tensione sale. La Seele, la setta sotto la quale opera la Nerv, scopre i complotti del comandate Gendo. A causa di questo, cominciano ad inviare truppe di autodifesa giapponesi per impossessarsi della base e mettere le mani sugli Evangelion, avviando così il Progetto di Perfezionamento dell’Uomo.

Questo film, nato quasi da una polemica, in realtà non è un contentino per i fan. Al contrario, Anno ha mantenuto al suo interno il tipico stile che contraddistingue l’intera serie, continuandone anche le profonde tematiche. Il film, per come viene trattato, si rifà molto a Devilman di Go Nagai o al film di Ideon di Yoshiyuki Tomino, soprattutto per lo scenario apocalittico verso il quale si avvicina la razza umana.

L’opera è cupissima, a riflessione dello stato d’animo dello staff Gainax e di Anno stesso, che a seguito delle minacce era caduto in depressione. Come nella serie, poi, immancabili sono le citazioni ad iconografie ebraiche e cristiane, come per esempio la Cabala, le stimmate, o l’Apocalisse di Giovanni.

E sono altrettanto immancabili le varie riflessioni filosofiche su cui l’opera vi farà concentrare, in particolare riflessioni su temi tipicamente Freudiani, come la dicotomia fra Eros e Thanatos.

Per vederlo dovrete prima conoscere la serie, come descritto nella nostra guida alla visione di Neon Genesis Evangelion.

Summer Wars

Natsuki e la sua famiglia
Dal regista Mamoru Osoda, Summer Wars è un film del 2009. In parte è tratto da un’opera precedente di Osoda, Digimon Adventure: Our War Game!, ed infatti se lo guarderete le similitudini di trama sono palesissime, forse perché il regista aveva troppi vincoli riguardo un franchise così famoso come era quello dei Digimon.

La storia ruota attorno a Kenji Koiso, un ragazzo genio della matematica ma con problemi di socializzazione. Egli spende la maggior parte del suo tempo su Oz, un mondo virtuale dove è possibile trascorrere le giornate in ogni modo possibile, come se fosse la vita vera.

All’inizio delle vacanze estive, Natsuki, la ragazza più popolare della scuola, gli offre un lavoro inusuale. La ragazza deve tornare nel paese natale di Ueda a trovare la nonna, e vorrebbe che Kenji recitasse la parte del suo futuro sposo. Sfortunatamente, un inconveniente causato dallo stesso Kenji scatenerà un potente virus informatico chiamato Love Machine, che attacca Oz e fa una serie di disastri su tutto il globo. Toccherà quindi a Kenji fermare la minaccia e ristabilire la pace all’interno della rete.

Summer Wars si basa sulla paura che una evoluzione tecnologica scriteriata possa portare a irrimediabili disastri, un po’ come fecero già al tempo film con Wargames. Quest’opera inoltre presenta una costante dualità di fondo, come per esempio tra antico e moderno, simboleggiato dal cambio di usi e costumi tra la metropoli in cui abita Kenji e Ueno, dove si trova la famiglia di Natsuki.

Queste dualità sono perfettamente bilanciate ed Osoda non cerca mai di farne prevalere una sull’altra. In definitiva Summer Wars si mostra come un film semplice e lineare, ma nella sua semplicità riesce nell’intento di risultare estremamente gradevole.

Una tomba per le lucciole

I due protagonisti
Tratto da un racconto semi-autobiografico di Akiyuki Nosaka, Una tomba per le lucciole è uno dei migliori film dello Studio Ghibli, o dell’animazione in generale, diretto dal maestro Isao Takahata.

Il film inizia già con il finale dell’opera. Siamo nel 1945, alla stazione di Kobe, ed un ragazzo muore di fame tra l’indifferenza dei passanti. L’unica cosa in suo possesso è una scatolina di latta contenente delle ossa, che verà buttata via da un’inserviente. Qui comparirà il fantasma della bambina che la raccoglie, venendo presto seguita dallo spirito del fratello morto.

Ci spostiamo quindi a tre mesi prima, sempre a Kobe. Il ragazzo di nome Seita è costretto a scappare in un rifugio antiaereo con la sua sorellina, separandosi dalla madre e dal padre (assente in marina). Scampato ai bombardamenti, Seita torna a scuola per cercare la madre, ma una brutta visione lo attenderà.

Una tomba per le lucciole saprà colpirvi duramente al cuore. Questo film molto triste vi sbatterà in faccia tutti gli orrori vissuti durante la guerra da persone che nulla avevano a che fare con essa. Seita era un ragazzo come tanti, con sogni come tutti, e ognuno di noi poteva essere al suo posto. Preparate i fazzoletti perché anche se sapete dove andrà a parare il finale, ci sono moltissime scene toccanti a cui sarà impossibile non emozionarsi.

Perfect Blue

Mima la protagonista
Al suo debutto come regista, Satoshi Kon nel 1997 ci regala una perla come Perfect Blue.

Mima Kiroge è una giovane ragazza appartenente alle Cham, un trio di idol che canta canzoni j-pop e balla sulle sue note. Il gruppo se la sta avendo un discreto successo, ma Mima è insoddisfatta della sua carriera. La ragazza infatti vuole diventare un’attrice, per cui decide di lasciare il gruppo.

Tra lo sconforto dei fan, Mima inizierà a recitare in un piccolo ruolo in un drama, ma alcuni eventi strani inizieranno ad avvenire. Le sarà recapitato un fax in cui viene accusata di tradimento, ma il fatto sicuramente più inquietante è l’esistenza di un sito internet chiamato Mima’s Room in cui qualcuno descrive le sue giornate nei minimi dettagli.

Al pari degli altri lavori di Kon, in questo film c’è una perfetta amalgamazione tra realtà e fantasia. A seguito delle sue paranoie, Mima si ritroverà di fronte a tutta una serie di strani eventi, a cui farà fatica a trovare una spiegazione. Lo stesso finale, in cui comunque viene più o meno spiegato tutto, finisce con una scena criptica, lasciando allo spettatore il compito di elaborare quanto appena visto.

Altro punto cardine di questo film è il dualismo con cui una persona, in questo caso famosa, si approccia con gli altri. Per molti dei suoi ammiratori, soprattutto i più accaniti, Mima viene vista come una ragazza pura ed innocente, che ben poco si confà al ruolo di attrice drammatica.

La giovane idol invece pensa tutt’altro, attirandosi però a sé le ire di un fan abbastanza squilibrato. La dualità tra avatar e io reale è una tematica molto avanguardistica, dato che nel 1997 Internet era solo un briciolo di quello che ormai è diventato attualmente, facendo di Kon un visionario.

Potete saperne di più su questo fantastico regista consultando il nostro articolo sulle opere di Satoshi Kon.

Angel’s Egg

la bambina protagonista
Primo film indipendente per Mamoru Oshii, Angel’s Egg (o Tenshi no Tamago) è un film del 1985 a cui collaborò anche il maestro Yoshitaka Amano (Final Fantasy) nel character design.

L’opera segue una bambina indifesa senza nome in una città abbandonata. Tiene molto ad un uovo che lei stessa nasconde sotto la veste, anche quando va a cercare tra le macerie della città cibo e acqua. Nel prologo si assiste alla discesa di una strana figura a forma di occhio circondato da varie statue, il quale si dirige verso la città dove si trova la bambina.

Un ragazzo in uniforme militare e con uno strano fucile cruciforme lo nota, e si avventurerà anche lui verso quella destinazione. Qui incontrerà la bambina, la quale inizialmente ha paura di lui, ma poi accetta la sua compagnia sperando possa alleviare la sua solitudine, Il ragazzo invece è interessato al suo uovo, convinto che possa essere la chiave di tutti gli eventi.

Angel’s egg è un film quasi muto, ma ricco di simbolismo. Lo stesso Oshii ha infatti affermato che è compito dello spettatore trovare un significato a tutto ciò che viene mostrato nella pellicola, creando una sua narrazione personale.

L’atmosfera che permea l’interno film è onirica, quasi come se fossimo in un’altra realtà. Questo è stato possibile anche grazie ad Yoshitaka Amano, che unisce il surreale a forme semplici. Infatti se qualcosa vi parrà semplice vista da lontano, man man che la camera si avvicina ad esso noterete l’enorme quantità di dettagli presenti, creando un contrasto ottimo.

Anche per questo motivo il film è molto statico. Oshii infatti ha preferito soffermarsi molto sull’ambientazione e all’atmosfera piuttosto che sull’azione.

Si alza il vento

Jiro il protagonista
Annunciato come presunto ultimo lungometraggio di Hayao Miyazaki, Si alza il vento è un film del 2013 prodotto dallo Studio Ghibli. È ispirato alla biografia romanzata di Jiro Horikoshi, progettista di aerei da caccia per la marina giapponese nella Seconda guerra mondiale.

Un bambino di nome Jiro ambisce a diventare un pilota di aerei, ma essendo miope gli sarà del tutto impossibile farlo. Un giorno, però, sognerà l’incontro con il famoso Caproni, genio della progettazione aerea italiana, che gli farà capire che il suo scopo è costruirli anziché pilotarli.

Da qui seguiremo Jiro per quasi tutta la sua vita. Incontrerà dapprima una ragazza su di un treno diretto a Tokyo, a cui il protagonista darà una mano dopo che, a seguito di un terremoto devastante, la sua domestica verrà ferita alle gambe, andandosene però poi senza lasciare il suo nome.

Successivamente si ritroverà addirittura a viaggiare in Germania per ottenere nuove tecniche di costruzione per aerei da caccia, anche se il suo sogno resterà quello di non creare macchine di morte.

Da qui poi si susseguiranno vari fallimenti nella progettazione che lo costringeranno a prendersi una vacanza, nella quale incontrerà Nahoko, la ragazza che aveva aiutato quando era ancora uno studente universitario.

Al centro della vita di Jiro ci sono solo il volo e gli aerei, infatti il protagonista quasi si estranea dalla realtà. Lui li costruisce per il puro piacere di farlo, non cerca uno scopo od un senso. Jiro non pensa mai di star aiutando la madre patria o la popolazione, lui è così assorbito dalla sua passione da pensare solo a progettare aerei migliori.

Il protagonista solo nei sogni in cui incontra Caproni sembra essere davvero sé stesso, come liberandosi dal peso delle formalità della realtà. E sarà proprio la nascita di un sentimento amoroso nei confronti di Nahoko a liberarlo anche nella vita reale di quel peso, non perdendo mai di vista i suoi sentimenti.

Si può dire che Si alza il vento parli del grande sogno di un uomo, ma anche come l’amore sia il collegamente tra il magnifico sogno e l’asettica realtà.

Cowboy Bebop – Il film

Spike Spiegel, il protagonista
Il film, conosciuto anche come Cowboy Bebop: Knockin’ on Heaven’s Door, è diretto da Shin’ichiro Watanabe. È uno spin-off della serie televisiva, in quanto si colloca tra il 22esimo e il 23esimo episodio.

Siamo su Marte, nell’anno 2071. Un gruppo di terroristi dirotta un camion su un’autostrada, facendo fuoriuscire un virus che uccide 500 persone. Il governo, venuto a sapere della faccenda, emette una taglia di 300 milioni su chiunque riesca ad acciuffare il creatore di tale virus.

Si scoprirà essere poi un tale Vincent Volaju, un veterano del conflitto avvenuto su Titano e dichiarato morto in battaglia. La ciurma del Bebop si metterà quindi alla sua ricerca, ma ancora non sanno cosa si cela dietro il virus, e Spike e gli altri dovranno fare molta attenzione.

L’opera potrebbe essere tranquillamente paragonata ad un normale episodio della serie, ma più lungo. Tutte le tipiche peculiarità dell’anime originale qui vengono riprese, con un pizzico in più di cupezza e seriosità.

Visivamente il film è eccezionale, sembra quasi che Watamabe abbia curato ogni singolo frame nei minimi dettagli. Vi sapranno sorprendere anche le numerose scene action per la loro fluidità, soprattutto nelle varie scene a colpi di arti marziali. Ciliegina sulla torta la favolosa OST composta da Yoko Kanno, già partecipe nella serie, che fa risaltare ogni singolo momento di più.

Ninja Scroll

Ninja Scroll è un film del 1993 diretto da Yoshiaki Kawajiri. È considerato uno dei principali lungometraggi animati che, insieme ad Akira e Ghost in the Shell, fecero conoscere definitivamente l’animazione nipponica nel mondo. Fu inoltre anche citato dalle sorelle Wachowski come ispirazione al loro film, Matrix.

La vicenda segue Jubei Kibagami, un abilissimo spadaccino ronin, il quale suo malgrado si ritroverà a combattere contri i Demoni di Kimon. Essi sono guidati da una figura immortale, Genma, il quale è alla ricerca di una miniera d’oro. Quest’ultima gli permetterà di soggiogare il clan Toyotomi e successivamente l’intero Giappone.

Il film presenta i tratti tipici di Kawajiri, con atmosfere dense e cupe, azione incalzante con duelli irrealistici e scene cruente. Il Giappone feudale di Kawajiri infatti è un mondo triste e spietato dove emerge con forza la figura dell’eroe solitario, disinteressato alle lotte politiche fra clan e che ha come ideali la lealtà e il sacrificio.

Il tutto viene inoltre impreziosito dal ricco comparto grafico, con dettagliati fondali scenografici, e dal character design. Quest’ultimo inizialmente presentato come elegantissimo ed espressivo, ma che si trasforma in esagerato e surreale nei momenti d’azione concitata e nella fisionomia di alcuni demoni.

Maquia

La storia è ambientata in un mondo dove vive un popolo leggendario chiamato Iolph, che, raggiunta l’adolescenza, smette radicalmente di crescere e invecchiare, se non fosse per la lunghezza e il colore dei capelli.

Maquia fa appunto parte di questo popolo e passa le giornate in piena pace ricoprendo il ruolo di assistente dell’anziana del villaggio, intrecciando speciali tele, le Hibiol. Questa pacifica routine viene interrotta dall’attacco dell’esercito del Regno di Mezarte, desideroso di entrare in possesso delle straordinarie capacità di questi individui.

Maquia finisce quindi per separarsi dal resto del suo clan, ritrovandosi sola e sperduta in una foresta. Il caso la mette però sulla strada dell’incontro che le cambierà la vita.

È un film scorrevole, armonioso, che raggiunge in pieno il suo obiettivo e trasporta lo spettatore in un mondo dall’apparenza fiabesca estremamente affascinante. Questo viene accentuato soprattutto nei fondali delle varie ambientazioni.

La maternità è il tema centrale del film. Quella di Maquia in primis, consapevole dei suoi limiti e delle difficoltà date dalla sua natura. Non potendosi legare con nessuno al di fuori della sua gente, non potrà mai avere prole, causandole una grande paura all’idea di restare sola.

Una lettera per Momo

momo
Il film si apre con Momo, una ragazzina di undici anni, intenta a rileggere la lettera incompiuta che il suo defunto padre le ha lasciato. Con sua madre si sta trasferendo nella remota isola di Shio, dove una volta la madre viveva quando era bambina, ma per Momo sarà difficile abituarcisi essendo sempre vissuta in città.

Sulla tranquilla isola però cominciano a verificarsi degli strani furti e Momo inizia anche a sentire dei rumori provenienti dalla soffitta della sua casa. Quando la madre si rifiuta di credere alla ragazza, andrà a verificare lei stessa, e si imbatterà in tre demonietti, ognuno con una particolare personalità.

Questo film trae palesemente ispirazione dai grandi capolavori del Ghibli, con la ragazzina di città che si trasferisce in una zona rurale. Però la pellicola non ne risente e riesce e stare tranquillamente sulle sue gambe, non avendo niente da invidiare alle opere di Miyazaki. Un lungometraggio leggero, semplice e fresco, che pur non presentando grande originalità risulta di sicuro essere ben narrato, con un ritmo sostenuto che ben si confà ai luoghi in cui è ambientata la storia.

Merito di tutto questo è da attribuirsi alla regia, che riesce a creare un film autoriale anche con una storia così basilare, sia narrativamente che tematicamente.

La storia della Principessa Splendente

La Principessa
La storia della Principessa Splendente è una produzione fantasy storica basata sul racconto popolare giapponese Il racconto di un tagliatore di bambù, diretta da Isao Takahata. Si tratta anche di un’opera del celeberrimo Studio Ghibli.

La trama è abbastanza semplice e inizia con un tagliatore di bambù di nome Sanuki no Miyatsuko che scopre una bambina minuscola su un germoglio di bambù. Questa epifania sembra un miracolo al contadino e a sua moglie, che appellano la bambina con il termine di Principessa.

Non si tratta affatto di una persona normale, dato che la ragazza cresca a vista d’occhio, come ben visibile anche dagli altri ragazzini del villaggio. La Principessa stringerà un legame più forte con un ragazzino di nome Sutemaru.

La fortuna di Miyatsuko non finisce qui, visto che trova oro e tessuti pregiati sempre nello stesso germoglio di bambù.

Il padre adottivo decide quindi di ricompensare e onorare sua figlia rendendola una vera e propria principessa riconosciuta da tutti. La famiglia si trasferisce nella capitale Kyoto e la Principessa viene istruita a dovere da una tutor su come ci si comporta in maniera nobile.

Raggiunta la maggiore età, la ragazza otterrà il nome di Principessa Kaguya e da qui inizierrano una serie di eventi particolari.

Questo film, la cui preproduzione è iniziata nel 2005, uscì nelle sale giapponesi del 2013 costando la bellezza di 35 milioni di yen. Un lascito di Takahata, che ci regala una perla su tutti i fronti. Ritroviamo quindi una trama semplice ed ispirata dal famoso racconto Taketori monogatari, che però saprà prendervi grazie alla sua dolcezza.

Punta di diamante di quest’opera è il character design, con ogni fotogramma che sembra uscito da un dipinto ad acquerelli. Nessuno dei colori sulla scena predomina sugli altri, e i personaggi hanno tutti un volto molto pallido, uno stile perfetto per raccontare questa storia.

La storia della Principessa Splendente tratta tematiche quali il femminismo e l’assoggettamento delle donne ai vincoli sociali. L’intera trama verte attorno alla dominanza esercitata dal Miyatsuko su Kaguya e sua moglie, con la differenza che quest’ultima subisce passivamente.

Il tema della bellezza si incastra bene con quello del femminismo, visto che è un elemento di sofferenza per la ragazza. Questo film anime mette in evidenza le problematiche che affligono le donne e lo fa in maniera magistrale e offrendo una lettura densa di interpretazioni.

La ragazza che saltava nel tempo

la protagonista che salta
La ragazza che saltava nel tempo ha come protagonista Makoto Konno, una ragazza che frequenta il liceo. Un giorno, però, mentre è nel laboratorio di scienze, inciamperà ed urterà uno strano macchinario. Sembra che nulla di strano le sia accaduto, ma quando successivamente starà per esser investita da un treno, si salverà.

Scoprirà così che compiendo un balzo abbastanza lungo potrà tornare indietro nel tempo in un dato istante delle sua vita.

Makoto inizia quindi ad utilizzare questo potere per risolvere le piccole problematiche della sua vita o semplicemente per divertirsi. Però ogni sua azione influirà sugli eventi sempre in modo catastrofico, di conseguenza si troverà costretta ad utilizzarlo sempre più spesso, anche per rimediare a problemi che lei stessa ha causato.

Questo film è molto particolare perché da una parte scorre quasi come un film romantico con ambientazione scolastica, dall’altra come un’opera sul significato del tempo. I temi da love comedy sono trattati molto realisticamente, anche grazie ai personaggi stessi, riuscendo a creare un forte senso di empatia tra gli spettatori.

Particolare enfasi sta anche in come ogni istante sia irripetibile e prezioso, e ogni occasione mancata sia perduta per sempre. 

Ad ogni salto Makoto infatti si ritroverà via via sempre più matura, ma non prima di aver sciolto tutti i nodi su cui dovrà lavorare, come l’amore, le responsabilità e la consapevolezza del rischio rappresentato dalle sue azioni. Quest’ultima, in particolare, sarà un aspetto cruciale per la sua crescita.

Nausicaa della Valle del vento

nausicaa
Creato da uno staff che poi farà parte del nascituro Studio Ghibli, Nausicaa della valle del vento è un film diretto da Hayao Miyazaki nel 1984. Il film deriva dall’omonimo manga (sempre di Miyazaki) e fu un successo clamoroso, tanto che ispirò persone dal calibro di Jean Giraud (Moebius) e tutt’oggi continua a farlo con altri autori.

In seguito ad un cataclisma globale, la superficie della Terra è stata ricoperta da uno strato tossico noto come Mar Marcio. Esso, che non è nient’altro che una foresta, è un complesso ecosistema di funghi e specie vegetali, abitata da insetti giganti tra cui i Vermi Re.

Al suo interno, l’uomo non può sopravvivere, se non grazie all’ausilio di maschere filtranti. L’umanità ormai si è abituata a vivere in enclavi lontane dal miasma, tra cui la Valle del vento dove governa Re Jhil. Sua figlia Nausicaa, principessa amata e rispettata, è una pilota provetta e si sforza di capire la natura del Mar Marcio e, a differenza della maggior parte delle persone, non ha paura degli insetti giganti.

Quando un conflitto tra le due potenze attive verrà innescato, la Valle del vento dovrà entrare in guerra a fronte di patti secolari.

In questo film sono presenti tutte le varie tematiche che Miyazaki poi proporrà anche nei suoi successivi film. La tematica del rispetto della natura in ogni sua forma gioca un ruolo fondamentale in tutto il lungometraggio, poiché la giungla tossica non è nient’altro che una reazione naturale della Terra, creatasi a seguito dei disastri combinati dall’uomo nel conflitto atomico.

Altro tema molto caro al regista è l’inutilità, l’insensatezza e la crudezza della guerra, dove anche gli innocenti rischiano di perire senza alcun motivo. Infine il film è retto dalla figura femminile di Nausicaa, che non è la tipica principessa. Non è una “damigella in pericolo” che aspetta di essere salvata dal principe azzurro. Lei agisce, prende in mano la situazione, e anche se a volte può sembrare avventata, alla fine fa sempre la cosa giusta.

Macross: Do You Remember Love?

Hikaru e Hayase faccia a faccia
Diretto da Noboru Ishiguro e Shoji Kawamori, nel 1984 esce “Macross: Do You Remember Love?“, il film che riassume gli eventi della prima serie del quasi omonimo anime Macross. L’unica differenza è che sono state utilizzate delle nuove animazioni più moderne rispetto a quelle della serie principale, uscita nel 1982.

La trama torna indietro al 1999, dove una misteriosa astronave aliena si schianta sulla terra. Questa viene smantellata nel timore che possa dare il via ad un’invasione aliena, per essere poi ricostruita come nave ammiraglia di una flotta che sfrutta la tecnologia aliena appena acquisita.

Tutto sembra scorrere senza intoppi quando, dopo ben 10 anni, la stessa spara dal nulla una cannonata nel cielo che distrugge diverse navi aliene attorno alla Terra. Questo attira gli Zentradi e le Meltradi, due popoli alieni che entrano in guerra contro gli esseri umani.

L’ultima spiaggia della razza umana è costituita dal Macross, una nave spaziale dove risiede un’intera città. All’interno della stessa vivono i personaggi principali della storia, Hikaru Ichijo, un giovane pilota, il suo superiore Misa Hayase e Lynn Minmay, una giovane idol.

E sarà proprio l’ultima a svolgere un ruolo chiave nello svolgersi della guerra, con il suo canto utilizzato come una vera e propria arma.

Macross: Do You Remember Love? differisce dalla serie principale in quanto a svolgimento degli eventi ma non pecca sicuramente in quanto a regia e dettagli. Si tratta di un vero e proprio gioiello visivo che fa dell’amore la sua tematica principale e riesce a condensare il tutto in nemmeno 2 ore.

Un’opera vintage da recuperare per forza, assieme alla serie originale, che rientra tra i migliori anime musicali e secondo noi anche tra gli anime consigliati. Diversi motivi hanno portato a questa scelta da parte nostra, ma principalmente per l’originalità e l’estetica che lo contraddistinguono.

Redline

Sotto la direzione di Takeshi Koike, nasce nel 2009 Redline. La storia è ambientata in un futuro dove i mezzi di trasporto hanno fatto progressi da gigante, funzionando unicamente tramite un sistema antigravità.

I vecchi veicoli dotati di pneumatici sono quindi ormai in disuso, e vengono utilizzati per un unico scopo: delle corse automobilistiche all’ultimo sangue per intrattenimento. È proprio a questo scopo che ogni 5 anni viene svolta la Redline, la più dura e distruttiva tra tutte le gare clandestine che attira i migliori piloti da tutto l’universo.

Non c’è nessun tipo di regola o limitazione, con anche la possibilità di truccare i propri veicoli aggiungendoci qualsiasi cosa desiderata, armi da fuoco comprese.

Il protagonista, JP, è un pilota che sommerso dai debiti non si fa problemi all’edizione ricorrente della gara per guadagnare del denaro. Ed è proprio a seguito della sfuggita qualificazione alla gara ad un pelo dalla vittoria che la faccenda inizia ad entrare nel vivo.

Il film ha richiesto una lunghissima gestazione da parte degli autori e lo studio di produzione, Madhouse, con ben 7 anni di lavoro e la bellezza di 100.000 disegni fatti a mano.

Ma nonostante questo il film non sfondò al botteghino nel periodo in cui era presente nelle sale. Ma è dopo, in seguito all’uscita in home video, che la pellicola sfondò tanto da diventare innegabilmente un cult dell’animazione nipponica.

Redline può vantare delle animazioni di altissimo livello, probabilmente tra le migliori dell’intero medium e una componente visiva estremamente fresca e appagante come uso dei colori. Si tratta di un vero e proprio capolavoro visivo con animazioni strabilianti, da vedere assolutamente almeno una volta.

Belladonna of Sadness

Come già lo era ai tempi, la pellicola di Eiichi Yamamoto, uscita nel lontano 1973, continua ad essere una vera e propria opera visionaria, basandosi sulla sperimentazione visiva.

L’autore si ispira apertamente alle leggende del medioevo, in particolare al libro “La Sorcière” dello scrittore francese Jules Michelet.

Ambientato in un povero villaggio rurale della Francia medievale racconta la storia della giovane Jeanne, che sposa felicemente un uomo di nome Jean. Felicità presto infranta, perché il feudatario locale delle terre locali impone alla ragazza di sottoporsi ad un crudo stupro rituale.

Dopo l’evento traumatico la ragazza resta vuota nell’animo e profondamente sconvolta. Ed è qui che uno spirito dalla testa fallica visita Jeanne in sogno, proponendole un accordo per vendicarsi del torto.

Nonostante si tratti di un’opera estremamente vecchia per i nostri standard odierni, Belladonna of Sadness non mostra segni di cedimento e risulta ancora oggi una visione più che gradita. Il suo stile risulta ancora oggi avanguardia ed è funzionale a raccontare e ad illustrare la storia macabra che avviene su schermo.

Se cercate un qualcosa di cult e di diverso dal solito siete nel posto giusto, stiamo parlando di una delle produzioni più originali e particolari presenti in questa classifica e anche in generale.

The Sky Crawlers – I Cavalieri del Cielo

In una linea temporale alternativa alla nostra, l’umanità ha apparentemente raggiunto la pace. Il concetto stesso di guerra ormai è svampito, diventando un mero intrattenimento televisivo gestito da due società private.

Ogni luce però getta ombre altrettanto grandi, e infatti queste guerre simulate volte al piacere degli spettatori sono combattute tra i Kildren, degli eterni bambini. Essi non sono altro che degli esseri umani che a seguito di brutali esperimenti sono destinati a rimanere per sempre piccoli, senza la possibilità di invecchiare.

Data la loro condizione non possono nemmeno morire di cause naturali come le persone normali, ma solo se uccisi in battaglia o tramite suicidio. Il protagonista Yuiichi Kannami è uno di loro, appena trasferito nell’Area 262 per svolgere il suo compito di soldato artificiale. I misteri non tarderanno però ad emergere.

È questo lo scenario cupo e distopico che rende unico e meritevole di visione il film diretto da Mamoru Oshii, uscito nel 2008. Un film molto crudo, che risponde alla domanda che bene o male ci siamo fatti tutti prima o poi, “Come sarebbe il mondo senza guerre?”. La risposta magari non potrebbe essere quella che tutti immaginiamo.

Oltre che ad un puro intrattenimento infatti la guerra nell’universo alternativo di The Sky Crawlers è utilizzata anche al fine di allentare le tensioni e dare sfogo ad una popolazione ormai abituata alla violenza.

Impossibile non citare che il film è stato mostrato niente di meno che in corso della 65a Mostra Internazionale d’arte cinematografica di Venezia, distribuito da Warner Bros.

Patlabor 2

E dopo Sky Carwlers – I Cavalieri del Cielo non potevamo non citare il film che ha consacrato lo stesso direttore, Mamoru Oshii, come regista di spicco. Il film esce nel 1993, ed è un vero e proprio sequel del primo omonimo film appartenente alla progetto multimediale Patlabor.

La storia è ambientata nel 2022, tre anni dopo gli eventi del primo film. Yukihito Tsuge medita di vendicarsi delle autorità civili giapponesi, colpevoli di averlo abbandonato a morire durante una missione ONU in Cambogia.

Il suo piano consiste nel, approfittando della confusione causata da una cospirazione già in atto, di fare in modo di portare Tokyo sull’orlo di uno scontro tra militari e polizia. Questo attraverso una lunga serie premeditata di attentati reali e simulati, per mettere la società giapponese di fronte alla realtà della guerra smascherando la finta pace a cui sono abituati.

Nel frattempo nella fazione opposta spicca Shinobu Nagumo, vecchia fiamma di Tsuge incaricata di scoprire il vero scopo del criminale al fine di arginare il più possibile i danni.

Un film indubbiamente molto lungo e se vogliamo pesante, che però se intrapreso sa dare molto allo spettatore. Oltre alla bellezza estetica e narrativa che ancora oggi dopo 20 anni riesce a stupire, il lungometraggio resta impresso per il suo messaggio psicologico.

La lunga introspezione sul tema della guerra e di cosa può fare ad un uomo sano di mente se abbandonato ad essa rendendolo uno spietato individuo dedito alla vendetta infatti è solo l’apice.

Evangelion 3.0+1.0: Thrice Upon a Time

Dopo aver parlato di End of Evangelion, ora è il turno del film che ha concluso l’intera opera, segnando la fine del lavoro di Hideaki Anno su Evangelion.

Uscito molto di recente, nel 2021, è il quarto e ultimo capitolo della tetralogia Rebuild of Evangelion. Essa consiste a tutti gli effetti in una ricostruzione degli eventi della serie tv sotto un’altra ottica per quanto riguarda i primi 3. Mentre Evangelion 3.0+1.0 si occupa di dare un nuovo finale totalmente inedito a tutta l’opera, diverso da ogni altro.

Esattamente dov’era finito il terzo film, inizia questo quarto. In una devastata Parigi arriva un team dell’organizzazione Wille, guidato da Maya Ritsuko sotto la protezione di Mari. Il loro scopo è attuare su un sistema progettato per decontaminare l’area dai residui del Near Third Impact, che ha ricoperto la città di un colore rosso opaco.

Dall’altra una parte vediamo Shinji, Rei e Asuka vagare per la periferia di Neo Tokyo-3 fino ad incontrare i vecchi amici Kensuke Toji e Hikari, ormai adulti.

Questo film chiude una tetralogia durata anche troppo e segna la fine di una serie che ha marcato la storia dell’animazione indelebilmente. Evangelion 3.0 + 1.0 differisce dalla serie originale soprattutto per il messaggio finale, che rappresenta un’evoluzione emotiva e soprattutto personale di Hideaki Anno.

Tralasciando per un attimo la curiosità di sapere come si conclude la tetralogia Rebuild, questo lungometraggio lancia un messaggio profondo e illustra un percorso di maturazione e accettazione durato per molto tempo.

Se non siete ancora convinti, ricordate che dietro a quest’opera hanno partecipato figure di un certo livello, come Hikaru Utada che con le sue canzoni ha contribuito tantissimo a dare quel tocco di classe ai Rebuild.

Colorful

Nel 2010 esce Colorful, un film nato dalla direzione di Keiichi Hara. Ispirato apertamente all’omonima opera letteraria dell’autore Eto Mori, troviamo una storia molto introspettiva ed incentrata sul tema del senso della vita.

Dopo aver vinto la Grande Lotteria Celeste, un’anima in fin della sua esistenza ottiene la possibilità di tornare in vita mantenendo i propri ricordi. Le viene data la possibilità di decidere lei stessa in quale corpo reincarnarsi, e decide così di prendere quello di Makoto Kobayashi, un ragazzo quattordicenne che si era appena tolto la vita.

Facendo tornare di conseguenza in vita il corpo del giovane, inizia la ricerca e l’esplorazione della vita quotidiana di Makoto, per scoprire i motivi per il quale è arrivato a fare il gesto estremo.

Un film che nonostante la sua lentezza riesce a tenere incollato allo schermo ogni spettatore grazie ai temi molto profondi trattati nelle sue scene. Riuscirà senza alcun dubbio a catturare la vostra attenzione insinuando in voi le legittime domande che tutti ci porgiamo ma che sotto sotto ci spaventano:

“Qual è il senso della vita?”, o ancora “Cosa c’è ad aspettarmi dopo la morte?”. Un film da non farsi sfuggire anche grazie alla sua colonna sonora con musiche sempre azzeccate in base alla situazione che vi faranno avere un’esperienza ancora più immersiva.

Promare

Dal sodalizio artistico tra Horoyuki Imaishi e Kazuki Nakashima (Noti per aver già lavorato a Gurren Lagann e Kill la Kill) nasce Promare, nel 2019. Se poi ci mettiamo la co produzione da parte dello studio Trigger (Kill la Kill a loro volta) e lo studio XFLAG, il quadro è completo.

Nell’universo narrativo del film l’apparizione dei Burnish, una razza di esseri fiammeggianti comparsi a seguito di una mutazione del DNA umano ha distrutto metà del pianeta terra tra le fiamme.

Passano 30 anni da quel fatidico giorno, e un gruppo terroristico denominato Mad Burnish ha ripreso a seminare distruzione. Toccherà a Galo Thymos, un nuovo membro dei Burning Rescue, la squadra anti Burnish, combattere contro Lio Fotia, il leader dei Mad Burnish, per salvare il pianeta.

Un film che presenta un comparto tecnico e grafico a dir poco all’avanguardia, facendone senza alcun ombra di dubbio il suo punto forte. Questo vale anche per quanto riguarda la colonna sonora a livelli elevatissimi grazie al lavoro del gruppo Superfly, che è stata così apprezzata da essere poi raccolta in un album a parte.

Una visione da non perdere assolutamente se fan delle opere d’azione che ruotano attorno ai combattimenti, con elementi che strizzano l’occhio alle glorie Gainax e soprattutto rivolte ai fan del genere Mecha.

Utena la fillette révolutionnaire: Apocalisse adolescenziale

Utena la fillette révolutionnaire: Apocalisse adolescenziale è un film uscito nel 1999, che fa parte parte dell’ omonimo progetto multimediale Utena la fillette révolutionnaire, di Chiho Saito e Be-Papas.

La storia ruota attorno ad Utena Tenjou, una quindicenne molto particolare, a cui non piace indossare l’uniforme femminile e rifiuta l’idea di risultare essere una donna. Quando era piccola cadde in un corso d’acqua e venne tratta in salvo da un uomo dall’aspetto di un vero e proprio principe, che si saldò profondamente nella memoria della ragazza.

Dopo averla salvata, le donò un anello chiamato l’anello della Rosa promettendole che, un giorno, si sarebbero rivisti.
Per realizzare questo suo sogno, Utena decide di iscriversi all’Istituto Otori, dove svariate persone possedenti il suo stesso anello la sfideranno a duello.

Le battaglie avvengono tutte per lo stesso scopo: conquistare Anthy Himemiya, detta La Sposa della Rosa, una ragazza tanto bella quanto taciturna.

Il film, visto da un occhio esterno e più attento, altro non è che un rifacimento sotto una nuova ottica della serie principale del franchise, migliorata e con un’animazione rivista.

Come spiccava però nella serie, per quanto riguarda il comparto tecnico il film mantiene lo stesso character design e l’estetica già eccellente della serie, ma li migliora, risultando più raffinato. Lo stesso vale per la colonna sonora, simile ma rivisitata per risultare ancora più gradevole.

Vampire Hunter D – Bloodlust

Una scena tratta dal film
La storia è ambientata in un futuro distopico dove il mondo è controllato dai vampiri. Sono molte le persone che hanno subito delle violenze da parte loro, tra cui la ragazza attorno a cui ruota la trama, Charlotte, di recente rapita dagli stessi.

Nel disperato tentativo di salvarla, suo padre assolda dei cacciatori di vampiri tra cui spicca D, un mezzosangue ibrido vampiro-umano.

Quest’ultimo avrà il compito di salvare Charlotte, o ucciderla nello sfortunato caso in cui questa fosse già stata tramutata in un vampiro. Il suo piano però subirà delle complicazioni, per motivi anche più vicini a lui di quanto possa aspettarsi.

È questa la trama del cupo film diretto da Yoshiaki Kawajiri tratto dalla Light Novel di Hideyuki Kikuchi.

Seppur non possa contare di una produzione ad alto budget la pellicola vanta un aspetto tecnico di prim’ordine e uno stile grafico tale da non invidiare altre opere dei tempi.

Un film da non farsi sfuggire se appassionati delle ambientazioni e character design a stampo dark e gotico, con una colonna sonora degna di essere ascoltata anche al di fuori della visione.

Golgo 13: The Professional

Nel 1983 sotto la direzione di Osamu Tezaki, nasce Golgo 13, film di animazione tratto dall’omonimo manga di Takao Saito.

La storia vede protagonista Duke Togo, in codice Golgo 13, uno spietato assassino a pagamento. Temuto da tutti, viaggia per il mondo per svolgere le complicate missioni omicide che gli vengono assegnate sotto commissione.

Uno dei suoi incarichi prevede l’esecuzione dell’omicidio di Robert Dawson, figlio di Leonard Dawson, uno dei più ricchi e potenti magnati degli Stati Uniti. Golgo porta come di consueto a termine il compito, scatenando nel padre un’amara ricerca vendetta.

Questo senza badare a spese, finendo per coinvolgere le più grandi intelligence americane e alcuni dei più temibili assassini internazionali. Inizia così la guerra tra tutti i fronti tra il carnefice e il padre orfano di figlio in cerca di vendetta.

Vi diciamo senza girarci attorno che questa visione non è per tutti. Le tematiche trattate accompagnate dalle scene con cui sono rese sono estremamente crude, non adatte a tutti.

Ma è proprio questo bagno di sensazioni potenti che possono coinvolgere profondamente lo spettatore a renderlo il gran film qual è. Questo ovviamente accompagnato da una regia d’estrema eccezione, con Tezaki al comando considerabile come uno dei migliori registi anime di sempre.

Jin-Roh – Uomini e Lupi

Dalla direzione di Hiroyuki Okiura prende vita nel 1999 Jin-Roh – Uomini e Lupi. Anche questa volta Mamoru Oshii ci mette lo stampo, dato che il film prende come soggetto la Kerberos Saga di sua creazione.

La storia è ambientata in un Giappone alternativo degli anni sessanta dove la Germania ha vinto la seconda guerra mondiale, e ruota attorno a Kazuki Fuse. Egli è un membro dell’unità di polizia anti-terrorismo d’élite dei Kerberos Panzer Cops.

Durante una missione Fuse è messo di fronte alla propria etica ed umanità, quando si ritrova a dover sparare ad una giovane terrorista. Il soldato però non riuscirà a trovare il coraggio di premere il grilletto, portando all’esplosione della bomba che la ragazza aveva addosso. Da qui si susseguiranno diversi eventi collegati.

Un film decisamente complesso ed introspettivo, che lascia spazio ad interpretazioni che vi porteranno a ragionare su ciò che avrete appena visto.

E questo lo farà anche in maniera se vogliamo pesante, essendo una produzione molto dura e cruda, con veri e propri schiaffi morali indirizzati sia ai personaggi che agli spettatori. Questo anche grazie all’azzeccatissima colonna sonora.

Le animazioni tuttavia nonostante l’anno non troppo recente d’uscita del lungometraggio sono sorprendentemente realistiche e dettagliate.

Paprika

Paprika è un film di Satoshi Kon uscito per la prima volta nel 2006 e tratto dall’omonimo romanzo dello scrittore Yasutaka Tsutsui del 1993.

La trama mostra lo scontro tra un misterioso criminale che scatena incubi e un detective dei sogni, Paprika, cioè l’alter ego virtuale della protagonista Atsuko Chiba. Grazie al DC Mini, un macchinario speciale, è possibile entrare nei sogni delle persone per agevolare l’efficacia delle sedute psicanalitiche.

Questo film riprende ancora una volta il tema della confusione tra realtà e fantasia, che secondo il regista sono praticamente la stessa cosa. L’unica differenza chiave di questa produzione sta nella sostituzione del sogno con la realtà che contribuisce ad aggiungere ancora più ricchezza all’opera.

Ci sono differenze chiave con l’opera originale, per esempio nel ritmo della narrazione e nel come sono presentati gli eventi iniziali. Satoshi Kon ha aggiunto qualche scena e ripensato alcuni elementi del romanzo per creare questa produzione cinematografica magistrale.

Paprika è quel film che vi serve per evadere dalla realtà e per farvi ammaliare dalle scelte registiche del maestro Kon.

Abbiamo anche citato quest’opera in merito ai migliori film anime psicologici.

Laputa – Castello nel cielo

Uno dei film più importanti di Hayao Miyazaki, Laputa – Castello nel cielo è uscito nel lontano 1986 ed è una della produzioni anime steampunk più influenti di sempre.

La storia inizia con l’attacco dei pirati dell’aria capitanati da Dola ad un’aeronave che stava scortando Sheeta, una ragazzina con un misterioso pendaglione. Il misterioso oggetto viene anche chiamato gravipietra e ha poteri più unici che rari.

La ragazza si precipita dall’aeronave e riesce a salvarsi grazie al potere della pietra, atterrando tra le braccia di Pazu, un ragazzo che passava da quelle parti. Dopo il necessario pronto soccorso, i due instaurano sin da subito un legame affettivo e Pazu racconta una leggenda che si tramanda da tempo.

Si vocifera che tra le nuvole vi sia un castello volante, chiamato Laputa, anche se in pochi credono alla sua esistenza. Parte così l’avventura alla ricerca di questo misterioso posto e soprattutto la fuga dai pirati, che bramano la gravipietra indossata da Sheeta.

Si tratta di un capolavoro fantasy e anche steampunk, che ha dato vita al cosiddetto “Laputa Effect“, visto che quest’opera ha ispirato moltissime produzioni giapponesi. Si parla anche di videogiochi come Skies of Arcadia e i primi Final Fantasy, che presentano alcuni tropi tipici del film.

Laputa – Castello nel cielo non dovrebbe avere bisogno di introduzioni, è una delle pietre miliari della storia giapponese e non può mancare.

Steamboy

Katsuhiro Otomo ha anche lavorato a Steamboy, uscito nel 2004, che è una delle migliori produzioni anime steampunk di sempre.

La trama è ambientata in un’Inghilterra vittoriana alternativa del 1866, che vede come protagonista il giovane Ray Steam, figlio di un famoso inventore. Purtroppo non vede né suo padre né suo nonno da molto tempo e non ne riceve nemmeno notizie.

Un giorno, Ray riceve una sfera metallica dal nonno dall’uso non precisato, che sembra essere molto importante. Il ragazzo viene inseguito dall’Ohara Foundation che lo rapisce e lo porta a Londra.

La sfera non è un semplice giocattolo, infatti è molto di più e spetterà a Ray capire come proteggerla al meglio dai malintenzionati. Steam Boy è definibile come steampunk al quadrato e ha anche una trama molto interessante per via dei giochi di potere al centro della storia.

Nonostante alcune parti della trama possano sembrare troppo prevedibili, si tratta di un’opera che ha molto di offrire, anche a livello visivo.

Le ali di Honneamise

Film di animazione del 1987, Le ali di Honneamise è stato il primo film dello Studio Gainax, già noto per Neon Genesis Evangelion.

Shirotsugh Lhadatt è il protagonista dell’opera ed è un aspirante astronauta, nonostante non gli interessi moltissimo andare nello spazio. Il film è ambientato in un’epoca fittizia che sembra assomigliare ai nostri anni ’60, come dimostrato dalla tecnologia e da alcuni avvenimenti.

Le ali di Honneamise mostra un mondo sull’orlo della guerra, con la corsa allo spazio tra due superpotenze, che dovrebbe ricordarvi quanto successo tra Stati Uniti e Unione Sovietica. Anche in questo caso, si tratta di uno strumento di propaganda militare che viene attuato tramite lo sviluppo tecnologico.

L’incontro con la giovane Riquinni Nonderaiko cambia il punto di vista e le credenze del protagonista, che si trova costretto a reinterpretare una buona parte di quanto gli era stato inculcato.

Questa produzione era il picco di fine anni ’80 in quanto a comparto tecnico e ha avuto la partecipazione di nomi grossi del settore come Hideaki Anno e Yoshiyuki Sadamoto.

Lo consigliamo caldamente perché è un film anime che spesso passa in sordina e ha tantissimo potenziale. Ideale per chi adora le serie vintage e vuole quel tocco di anime anni ’80.

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