Chiunque abbia sentito nominare il termine Shonen nel mondo degli anime e dei manga, sa che si tratta di una delle parole più comuni nel gergo. Purtroppo non tutti i novizi sanno cosa sia effettivamente o da dove derivi il termine, e ve lo spiegheremo in questo articolo.
Questa pagina è in continuo aggiornamento, quindi vi consigliamo di salvarla nei preferiti per non perdervi nessun aggiornamento. Inoltre, abbiamo anche parlato delle diverse categorie di anime e manga se vi serve un quadro più generale.
Il termine Shonen deriva dal giapponese 少年 che significa “ragazzo”, riferendosi quindi a quella fascia di persone di sesso maschile sotto la maggiore età. Parliamo di opere che sono principalmente rivolte a ragazzini e non hanno un contenuto troppo maturo, con le dovute eccezioni.
Siccome si tratta di classificazioni basate sulla demografica e non sull’effettivo contenuto, queste definizioni risultano spesso fuorvianti e magari lontane dalla realtà dei fatti.
Uno stereotipo abbastanza comune consiste nel reputare come Shonen tutte le opere con frequenti scene di combattimento.
Per carità, spesso e volentieri sono effettivamente Shonen, ma non è un metro valido e soprattutto non è sempre così. Per esempio Death Note può sembrare un Seinen ma rientra tecnicamente negli Shonen, visto che sono demografiche e si fa riferimento solamente alla rivista dove vengono pubblicati.
Come detto precedentemente appunto, il termine Shonen è puramente demografico e viene scelto a monte dalla casa editrice quando riceve le storie. Comunque nello Shonen rientrano tutta una serie di caratteristiche che lo rendono intrinsecamente diverso da altre opere con target diverso, come i Seinen.
Gli Shonen, anche se ce ne sono alcuni davvero quasi splatter come Devilman, sono comunque molto edulcorati nella loro rappresentazione di violenza e temi sessuali. Il protagonista di solito è un ragazzo della stessa età dei lettori, e alle volte risulta essere o poco considerato o addirittura un vero e proprio reietto della società.
Ad affiancarlo troverete l’immancabile cast secondario composto dai suoi fedelissimi amici. Ognuno di loro ricopre uno dei diversi topos del genere, con l’obiettivo di essere dei personaggi complementari di supporto.
Immancabile poi è la tipica struttura del viaggio dell’eroe. Spesso infatti il personaggio principale inizia l’opera con un obiettivo ben definito, che nel corso della stessa cercherà di portare avanti con le unghie e con i denti.
Negli anni, il classico viaggio del diventare semplicemente più forte si è fatto da parte verso tematiche molto più emotive e vicine ai lettori, come per esempio cercare il proprio posto nel mondo.
Di norma in questo genere potete aspettarvi opere estremamente commerciali, anche a causa della presenza di colossi come Dragon Ball, Naruto, One Piece e My Hero Academia.
Alcuni esempi di Shonen
Sono davvero infiniti gli esempi di esponenti di questa categoria, ma mi sento in dovere di citare:
Come vedete in molte è presente la componente “battle”, cioè di combattimenti. Oltre ad essere estremamente vendibile, è anche uno degli elementi che secondo me permettono di sfoggiare la padronanza tecnica delle animazioni.
Un altro elemento da considerare nel genere risiede nel fatto che molte delle opere storiche sono ancora in corso e quindi non si sono concluse del tutto.
Battle Shonen
Spesso quando si parla di Shonen si fa riferimento alla sottocategoria Battle Shonen, che ha come protagonista le sane mazzate.
Alcuni noti esempi sono i soliti Dragon Ball, Naruto e One Piece che devono la loro popolarità anche (ma non solo) alla presenza di combattimenti. C’è comunque da dire che il termine è stato coniato dai fruitori di manga, e non dagli editori.
Nel corso degli anni si è subita un’evoluzione dei Battle Shonen, che sono passati dall’avere protagonisti muscolosi e stereotipati a figure più realistiche e con meno tratti virili, basti guardare My Hero Academia.
Lo stesso vale anche per il ruolo dei personaggi femminili, prima relegati a figure secondarie e indifese e adesso maggiormente al centro della scena.
Tra le serie che hanno influenzato il genere, oltre alle già citate è impossibile non inserire Hokuto no Ken. La serie prendeva a piene mani dai film di arti marziali cinesi. Pregha di violenza, con combattimenti all’ultimo sangue, Ken soffrivà però di un grave problema, che verrà poi corretto negli anni seguenti, la mancanza di una scala di forza.
Ne “Le Bizzarre avventure di JoJo“, che probabilmente conoscerete (se no, recuperatela!), invece si assiste ad alcuni dei momenti migliori della storia del genere, motivo per cui dovreste quantomeno vedere l’adattamento animato. Ne abbiamo anche parlato a riguardo dei migliori anime di combattimento, visto che quasi tutti i battle shonen più importanti hanno ricevuto una versione animata.
Diciamo che dovete necessariamente guardare/leggere questa serie per capire molte delle cose presenti nel genere e soprattutto i meme.
Storia degli Shonen
Secondo alcuni gli Shonen esistevano dal lontano 1700, ma senza un target preciso, quindi rendendoli di fatto dei prototipi. La vera nascita del genere avviene nel primo decennio del 1900 con il boom delle prime riviste giapponesi come Shonen Sekai e Shonen Pakku.
Tra il 1950 e il 1969 si assiste all’ascesa delle due principali categorie, cioè Shonen e Shojo, con l’enorme influenza del maestro Osamu Tezuka e della sua opera magna Astro Boy. La svolta successiva è rappresentata dalla nascita di Weekly Shonen Jump nel 1968, che continua a pubblicare best seller in Giappone anche oggi.
Nel 1972 si ebbe una “piccola” rivoluzione quando su Weekly Shonen Jump arrivò Devilman. Opera nata dalla mente geniale di Go Nagai, Devilman segnò una svolta per quanto riguarda i temi e i toni affrontati in un manga shonen.
Lo shonen diventava non più un semplice fumetto per giovani ragazzi, ma anzi portava in scena la natura malvagia dell’uomo, condito da un gusto per il gore e lo splatter. Tutto questo portò ad una scossa in questo mondo, influenzandolo pesantemente negli anni a venire.
Questo però fece anche si che in Giappone stesso vennero mosse delle critiche, soprattutto tra le associazioni genitoriali, preoccupati per cosa i loro figli stessero leggendo. Nonostante tutto, la popolarità dell’opera riuscì a rimbalzare tutte le proteste e si salvò, diventando un caposaldo del genere e non.
Nel 1990 si assiste a una progressiva riduzione della censura nei manga, consentendo ai mangaka di rappresentare scene più crude dentro le loro opere.
È proprio a cavallo degli anni ’80 e ’90 che si assiste all’ascesa della categoria, che ha trovato la sua massima espressione e si è diffusa nel mondo anche per merito di altre emittenti/case distributrici, oltre che per la sua facilità di fruizione.
Grazie ad internet, gli anime Shonen del nuovo millennio sono riusciti a spopolare già a partire dal primo periodo. Quelli erano gli anni dei “Big 3” di Shueisha, ovvero One Piece, Naruto e Bleach.
I tre, chi più chi meno, hanno avuto delle vendite pazzesche grazie alla larga diffusione in tutto il mondo, catapultandoli nell’immaginario mainstream.
Ora passeremo ad una sezione sulle opere più moderne, ma i classici e tutti i retroscena dietro la loro nascita rimangono estremamente affascinanti. Nel caso siate interessati a saperne di più, vi rimando al nostro articolo sulla storia degli anime.
Gli Shonen oggi
La situazione al giorno d’oggi è abbastanza diversa rispetto a quella passata, anche per via della trasformazione delle opere nella categoria. Gli esponenti più famosi sono ormai quasi tutti di matrice battle e rispecchiano uno stile decisamente più indirizzato verso un’audience più larga.
In questi anni gli Shonen di sono evoluti di molto, diventando via via sempre più maturi. I personaggi stessi non sono più dei ragazzini, ma a volte anche dei giovani adulti. Questo è dovuto al fatto che c’è un lento cambio generazionale tra i lettori, quindi le case editrici si stanno adattando a quelli che ora sono il loro nuovo target, persone più adulte.
Esistono ancora i sequel o le continuazioni di serie storiche come Dragon Ball o addirittura serie ancora in corso come Detective Conan e One Piece, che reggono molto bene il passare degli anni.
Secondo me uno dei problemi maggiori dei Battle Shonen riguarda il periodo di fruizione, visto che l’impressione che ci siamo fatti da piccoli di alcune opere spesso non coincide con la realtà.
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