Molte persone che si sono da poco affacciate al mondo di anime e manga avranno probabilmente il termine giapponese Seinen senza capire cosa significasse. Ed è perfettamente normale, visto che tutti ci siamo passati almeno una volta nella nostra vita.

Oggi faccio un poco di chiarezza sul significato della parola e soprattutto sulla sua importanza nel panorama attuale di anime e manga.

Cosa vuol dire Seinen?

Come spiegato in passato nel nostro articolo sui generi di anime e manga, con Seinen si fa al termine giapponese uomo giovane (青年) e fa riferimento ad opere per ragazzi, intesi come giovani o anche universitari, quindi sopra la maggiore età.

Questa definizione si applica ai manga e indica che quella data opera sia adatta ad un pubblico adulto. Normalmente le trame di queste opere sono complesse e fanno maggiormente leva sull’aspetto psicologico, fornendo carta bianca a molti autori che ricercano maggiore profondità.

Ma non tutti i Seinen sono per forza cupi e tenebrosi, alcuni sono anzi confondibili anche con gli shojo, ma differiscono da essi per via dello stile e del ritmo che si presenta leggermente diverso. L’idea dietro queste scelte è di natura demografica, visto che certi stereotipi sono più facilmente vendibili a un pubblico maschile.

Motoko Kusanagi di Ghost in the Shell
Avrete probabilmente notato come sia più una demografica che un genere ed avete perfettamente ragione, infatti lo è! Il termine genere viene usato in maniera diversa rispetto a come la usiamo noi occidentali e sarebbe più corretto considerarli come target piuttosto che in senso stretto.

Da notare anche che queste distinzioni più rigide nascono con i manga, nel caso di anime originali è molto più difficile (anzi impossibile) parlare correttamente di demografiche. Un esempio è dato da Neon Genesis Evangelion, che tecnicamente rientra negli shonen per via del manga, ma che alla fine viene scambiato comunque per un seinen.

Non a caso Evangelion è un anime original, quindi definirlo shonen solo per via del suo adattamento cartaceo è molto riduttivo.

Differenze con gli Shonen

Questa categoria si differenzia dagli shonen per alcuni fattori, tra cui la difficoltà di lettura. In Giappone i seinen presentano kanji molti più articolati e sono sprovvisti dei furigana, cioè piccoli kana scritti in prossimità di un kanji per facilitarne la lettura.

In pratica gli shonen aiutano i giovani lettori ad entrare nel complesso mondo della lingua nipponica, mentre nel caso dei seinen non serve perché si dà per scontato un pubblico più adulto.

Altro elemento che è possibile trovare sono le critiche a temi sociali e politici. Nelle riviste seinen infatti trovano casa opere come drammi politici e  tradizionali serie sci-fi. 

Un’altra differenza chiave è data dalla liberta che un mangaka ha nella stesura della storia. Nelle opere spesso è possibile trovare temi più maturi e complessi, senza doverli addolcire per un pubblico giovane, come spiegato in precedenza.

Alcuni esempi di opere Seinen

Questa categoria ospita molti più esponenti di quanti crediate, considerato anche che spesso si fa confusione con gli shonen, che sono invece a parte. Alcuni degli esponenti più noti sono:

Ovviamente si tratta solo di una selezione, non di tutti, ma dovrebbero essere abbastanza indicativi per darvi un’idea dei contenuti che potete aspettarvi. Di norma i seinen presentano argomenti più maturi e adulti e hanno quindi una maggiore probabilità di fare vedere certe scene più violente senza troppi problemi.

Alcuni di essi hanno avuto abbastanza successo da ricevere addirittura degli adattamenti animati e potete saperne di più leggendo la nostra lista sugli anime tratti da seinen.

Berserk per esempio è abbastanza cruento e mostra scene sicuramente non adatte ai deboli di cuore, il tutto accompagnato da uno stile decisamente macabro e tetro. Al contrario un’opera come Maison Ikkoku non riflette lo stesso modus operandi e vi sembrerà magari uno Shojo o comunque non un’opera così matura come altre.

Yusaku Godai e Kyoko Otonashi che passeggiano assieme
L’elemento più importante è la presenza dei sottogeneri, che permettono di inquadrare meglio un’opera dentro un contesto preciso.

Uno dei manga che più incarna l’essenza di questa categoria è Golgo 13, che è anche una delle opere più famose in Giappone. Questo manga è in corso dal 1968 e deve il suo successo anche alle tematiche fortemente improntate verso la sessualità ed all’azione gore, dove il singolo colpo del sicario Duke Togo la fanno da padrone.

Persino Hirohiko Araki stesso è passato con Le bizzarre avventure di JoJo da shonen a seinen. Le sue ultime opere infatti sono nettamente più complesse e beneficiano della maggiore libertà artistica che l’autore stesso ha.

Storia della categoria

Le origini del Seinen risalgono alla seconda metà del 1900, con le prime pubblicazioni su Weekly Manga Times, una rivista giapponese di manga. Il suo target principale erano uomini di mezza età e gli argomenti trattati erano l’erotismo e la vita degli yakuza, associazione criminale giapponese.

In seguito anche altre riviste hanno iniziato a maturare un interesse verso queste opere, come si può vedere con Weekly Manga Action, che ai tempi pubblicò Lupin III.

Ad oggi è anche merito dell’entrata di Shueisha nel 1979 con Weekly Young Jump se si può parlare di manga seinen, dato il loro enorme contributo. Alcune delle opere più famose che sono comparse sulle pagine di questa rivista sono: Elfen Lied, Gantz, Liar Game e Zetman.

Ma quindi ha ancora senso parlare di Seinen?

La risposta secca è no. Si tratta della solita demografica pensata per il Giappone e più precisamente per i manga, quindi in Italia nel 2021 ha poco senso prendere come oro queste definizioni piuttosto restrittive. Tuttavia, nel linguaggio comune la parola seinen è generalmente accostata a temi maturi/psicologici e spesso tetri, ponendosi come distante dagli shonen.

Alla fine molte opere seinen sono effettivamente più mature in media, ma ciò non significa che non vi siano esponenti simili negli shonen o negli shojo.

#LiveTheRebellion