L’articolo che vi state apprestando a leggere, chiaramente, è pieno di spoiler sulla trama (e sul finale) di Death Note. Per tutti i lettori spoilerfobici, il consiglio è quello di chiudere questa pagina. Per tutti gli altri: andiamo…

La prima cosa da dire è che il finale del manga di Death Note è diverso da quello dell’anime. Non è una divergenza clamorosa, certo. Il risultato finale di tutte e due le storie è lo stesso. Ma la messa in scena, il comportamento dei personaggi e – in definitiva – quello che le due opere trasmettono in chiusura cambiano.

Non è l’unica differenza tra le due opere, ma è a mani basse quella più marcata. L’anime tende a rispettare fedelmente quanto visto su carta, limitandosi a qualche aggiunta bilanciata da qualche altro dettaglio rimosso o reso più evanescente.

Il finale di Death Note mette l'eredità di L contro quella di Light

La parte comune ad anime e manga

La strada che porta ai due finali è sostanzialmente la stessa. Dopo aver eliminato L dall’equazione con un piano elaboratissimo che coinvolge tre quaderni della morte, due Shinigami e diversi innocenti Kira si trova a dover affrontare quello che resta del miglior detective del mondo.

Near e Mello possono sperare di competere con Light e riuscire dove L ha fallito solo agendo assieme. Che è quello che poi, indirettamente, succede nelle battute finali dell’opera. In un’azione disperata Mello rapisce Kiyomi Takada, la giornalista che è diventata una sorta di portavoce di Kira. La donna riesce a scrivere il nome di Mello su una pagina di Death Note che tiene nascosta nel reggiseno.

Per buona misura, Light decide comunque di fare in modo che Takada si suicidi dando fuoco a sé stessa, alla pagina del quaderno e a tutto ciò che la circonda. La mossa di Mello però ha l’effetto di indurre Teru Mikami, un altro “araldo” di Kira, a compiere lo stesso gesto del suo dio.

Per farlo è costretto ad andare a ritirare il quaderno della morte che Kira gli aveva affidato da una cassetta di sicurezza, svelando a Near che il Death Note utilizzato da Mikami fino a quel punto altro non era che una copia.

È qui che Light perde

A Near e ai suoi non resta che dare appuntamento alla squadra di investigazione giapponese, guidata da un Light ancora in incognito, per un incontro faccia a faccia.
Durante questo incontro Mikami, dotato degli Occhi dello Shinigami, scriverà il nome di tutti i presenti sul quaderno preso dalla cassetta di sicurezza, sostituito nel mentre da un’altra copia. Il nome di tutti meno quello di Kira, ovviamente, smascherando Light una volta per tutte.

Il finale del manga

Tavole del manga di Death Note con Light Yagami in primo piano
Quanti volumi? Death Note si sviluppa in 12 volumi. I primi 7 vedono protagonisti della vicenza Light e L, che successivamente viene sostituito da Near e Mello. Esiste un volume 13, How to Read, che funge sostanzialmente da databook.
Messo alle strette, Light non può che confessare davanti a tutti i presenti che sì, è Kira.

Ne segue il proverbiale discorso da cattivo finale, dove Light mette sul piatto tutte le sue ragioni. I crimini sono scesi del 70% a livello mondiale, e lui è ormai diventato un vero e proprio Dio per il mondo lì fuori. Se gli altri hanno intenzione di eliminarlo, non può che andare a finire in un bagno di sangue per loro.

Quando ha trovato il quaderno durante i suoi anni alle superiori ha capito subito che era l’unico che poteva fare qualcosa. L’unico che avrebbe utilizzato il Death Note come strumento di giustizia, non di morte. Non ha mai seguito un fine egoistico, pur potendo sfruttare il quaderno per arricchirsi. Il suo obiettivo era quello di creare un mondo perfetto, non corrotto dalla malvagità.

Chiaramente, non funziona. Per Near lui è semplicemente un serial killer e il Death Note è l’arma del delitto più insanguinata della storia.

A questo punto Light non può fare altro che prendere tempo, nella speranza di utilizzare il frammento di Death Note nascosto nel suo orologio per cavarsela. Suggerisce a Near di provare l’autenticità del quaderno in loro possesso, scrivendo il suo nome e quello di Mikami. Near risponde che non ha intenzione di ucciderlo, solo di catturarlo e tenerlo in isolamento.

Non vuole nemmeno divulgare la notizia della sua cattura. Mentre stanno parlando, Light prova ad aprire l’orologio e a prendere il frammento di Death Note. E Matsuda gli spara. E gli spara di nuovo quando Light prova a scrivere comunque il nome di Near col suo sangue, risparmiandogli infine la vita solo a causa dell’intervento degli altri. Sconfitto ed esanime, Light non può fare altro che supplicare Mikami per ricevere aiuto. Mikami a questo punto lo rinnega, capendo che non è mai stato un Dio.

Light si spegne così, dopo aver invocato l’aiuto di tutte le persone che ha sfruttato e aver chiesto perfino a Ryuk di tirarlo fuori dai guai. Sarà proprio lo Shinigami ad ucciderlo, scrivendo il suo nome sul quaderno. Il mondo torna rapidamente quello che era prima dell’avvento di Kira, anche se Light è ancora venerato da alcune persone come una divinità. In un certo senso, è davvero diventato il Dio di un nuovo mondo.

Il finale dell’anime

Primo piano di L, tratto dall'anime di Death Note
Quanti episodi? L’anime di Death Note si articola in 37 episodi. L è l’antagonista fino all’episodio 25, sostituito poi (anche in questo caso) da Nier e Mello in quella che è a tutti gli effetti la Season 2 dell’anime.
Passati i 40 secondi senza che nessuno sia morto, Mikami – che chiede spiegazioni al suo Dio – viene arrestato. Light ormai si è incriminato da solo, annunciando la sua vittoria un secondo prima che scadessero i 40 secondi convinto che tutti gli altri sarebbero morti.
Anche in questo caso Light prova a convincere Near che il quaderno che hanno portato con loro è un falso. Lo scopo? Di nuovo, provare a scrivere i loro nomi sul frammento di Death Note nel suo orologio.

Anche nell’anime è Matsuda ad intervenire aprendo il fuoco contro Light, sparandogli però questa volta diverse volte fin da subito. Il trigger, come nel manga, è il ricordo del padre di Light, Soichiro Yagami. È l’indifferenza con cui il ragazzo parla di quello che per Matsuda è sempre stato un esempio e un mentore a portare a questa reazione emotiva.

Ma non è l’unica grossa differenza: Mikami nell’anime non rinnega il suo Dio, anzi, nel vederlo in ginocchio perde completamente il senno e commette harakiri con una penna. È un ottimo diversivo, che permette infatti a Light di darsi alla macchia. Near dice agli altri di lasciarlo pure andare: ridotto in quelle condizioni e senza altri frammenti di Death Note a disposizione, ormai è spacciato. Aizawa decide comunque di seguirlo.

Ryuk interviene a questo punto, scrivendo – come nel manga – il nome di Light sul suo quaderno. Le motivazioni sono sostanzialmente le stesse: il Dio della Morte non vuole aspettare che Kira muoia in carcere per rimettere le mani sul Death Note in suo possesso.

Cosa succede a Misa dopo la morte di Light?

Nel manga, la fine di Misa è esplicita: si suicida dopo aver saputo che Light è morto. Non c’è spazio a nessun tipo di interpretazione, e per quanto il lettore sappia che Light non ha mai nutrito nessun tipo di sentimento per la ragazza e l’abbia semplicemente sfruttata, Misa non se ne è mai resa conto.

L’anime è più sibillino, in ossequio all’idea fondante di non lasciare poi troppo spazio a quello che succede dopo la morte di Light. Non sappiamo infatti con esattezza a che ritmi la criminalità riprende ad agire, né se nasce anche nell’anime un culto legato a Kira che sopravvive al suo Dio. Il suicidio di Misa nell’anime è semplicemente suggerito da un frame che la vede in piedi su una sporgenza. È lo spettatore che ha il compito di tirare le somme.

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