Calma e sangue freddo. Niente panico. La rivista PlayStation Magazine UK non sta chiudendo, e per gli amanti della carta stampata le speranze non si sono ancora esaurite. In un tweet si può apprendere che per questa volta si tratterebbe di un rebranding, ovvero un cambiamento nel nome, in questo caso Play, con trasferimento di staff e scrittori rimasto quindi invariato.

Il motivo alla base potrebbe essere una banale licenza non rinnovata con Sony, ma a noi amanti del cartaceo la banalità non piace. Non solo non piace, ma non possiamo accettarla. Perché volente o nolente dietro scelte di marketing c’è sempre una motivazione precisa spesso dura e inflessibile. Come ultimamente accaduto (il caso della raccolta firme per Days Gone 2) l’ultima flebile luce sulla candela morente è la forza della passione che muove gli ultimi coraggiosi impavidi sopravvissuti al fiume travolgente del progresso.

Sempre caro mi fu quest’ermo magazine

Per quanto questa non vuol essere un’operazione nostalgia, è innegabile come (e specie per i collezionisti) il “feticcio” della rivista cartacea, quindi fisica, fosse la proverbiale altra cosa.

Future, il contenitore editoriale di gran parte delle riviste ufficiali del settore videoludico è stato, e per certi versi lo è ancora, non solo foriero della rivista PlayStation Magazine, ma anche di Nintendo e XBox. Tutte, ovviamente rigorosamente chiuse, tra il 2012 e il 2014. Soltanto la rivista ufficiale XBox, probabilmente a fronte del suo costante “rimanere indietro” in fatto di esclusive, ha dimostrato di poter resistere fino al 2020.

Tutto questo è preoccupante e dà da pensare.

Potrebbe apparire come un discorso retorico, ma credetemi non lo è. Il mondo, o per meglio dire la società moderna da tempo ha messo in moto gli ingranaggi di un meccanismo inarrestabile. Per carità, non quello della digitalizzazione che ha notevoli risvolti positivi (considerazione a parte per quella massiva) ma quello della rapidità e di etica dell’utile.

La globalizzazione, per quanto abbia aspetti positivi, lascia spazio a frenesia ed etica dell'utile

Perché le riviste vengono chiuse?

Sul perchè delle chiusure ruota il fondamento dei due concetti sopra citati. E il caso della rivista PlayStation, di cui all’ultimo numero ha seguito la chiusura nel Regno Unito dopo 33 anni (ma in questo caso solo del brand in quanto tale) comunicata agli abbonati e retweettata dall’editor Lara Jackson, non ne è che l’ultimo di infiniti esempi.

In un mondo frenetico in costante movimento semplicemente non c’è più tempo. O meglio, la massa non ha tempo. Che ci piaccia o no l’idea, dovremo prima o poi accettare il fatto che le leggi universali dell’esistenza vengono regolate sulla base percentuale di cosa fa la massa della gente. E la maggior parte della gente oggi non legge più riviste cartacee. Neanche tanto quelle digitali.

È palese come l’andamento generale sia puntato verso l’abbandono del fisico per il digitale, che siano libri o altro. Il che non è da considerarsi il male assoluto, a meno che, come questo caso, non si abbandoni un prodotto semplicemente bello, entusiasmante e mosso dalla passione.

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Nintendo Power, pubblicata dal luglio 1988 al dicembre 2012 è stata la prima rivista di videogiochi ufficiale
Si definisce etica dell’utile quando un bene conferisce felicità ad un “essere sensibile”. Ma capirete bene che quando per “felicità” si intende benessere economico, ecco che la sostanza del termine assume prettamente quel significato. Se una rivista non vende, perchè mai Future dovrebbe stamparla (spenderci dei soldi) e venderla ancora?

Questo è il concetto alla base, il concetto che attuano loro. Eppure, la rivista PlayStation Magazine UK ha avuto una durata davvero longeva (quindici anni) considerate queste premesse.

Quanti di voi ancora si ricordano di quelle riviste cartacee in cui trovavi di tutto, da recensioni, approfondimenti, anteprime. E, ammettiamolo, tutti aspettavamo l’uscita mensile per ottenere in allegato l’ambito gioco gratuito che spesso veniva offerto. Provate a chiudere un attimo gli occhi e verrete trasportati in un viaggio sensoriale.

Perché sì, era una questione di sensi. L’odore della carta stampata, la qualità dei colori degli artwork e il piacere tattile di sfogliare la pagina successiva per scoprire cosa svelasse. Ora riaprite gli occhi. Certo, è brusco tornare alla realtà, dove le emozioni sono ormai sentimenti per nostalgici.

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