In parallelo agli
Ilvg Awards, che eleggeranno il gioco dell’anno dell’utenza, i redattori di I Love Videogames hanno deciso di preparare degli articoli più personali a proposito del loro 2015 videoludico.
Il 2015 per quanto mi riguarda è stato un anno decisamente positivo sul fronte ludico: si è giocato un po’ di meno (51 titoli contro i 57 dello scorso anno) ed è mancato quel prodotto che, come è stato per
Bayonetta 2 nel 2014, fosse per quanto mi riguarda nettamente migliore degli altri candidati, ma la qualità media si è senza dubbio alzata e decidere ogni posizione è stata una lotta.
Prima di sparare i mei dieci nomi (più un paio di extra, visto che come
l’anno scorso ho deciso di farmi del male e stilare una sola Top 10) bisogna premettere che la lista dei titoli
non giocati include
Fallout 4,
Halo 5: Guardians,
Xenoblade Chronicles X e anche quel
Life is Strange che qui in redazione ha praticamente raccolto più consensi di Adam Kadmon ad un raduno di complottisti. La lista completa dei titoli giocati (per chi avesse voglia di approfondire come spreco il mio tempo)
è disponibile a questo indirizzo.
Bando agli indugi e andiamo a vedere quali sono i giochi che si sono piazzati nella mia Top 10 2015:
Nel 2016 snobbare il gaming su mobile vuol dire perdersi cose come Divide by Sheep
Con buona pace di quelli che nel 2016 ancora si ostinano a ritenere i titoli mobile “intrattenimento di serie B” il titolo tinyBuild, nella sua versione per iOS, si porta a casa la decima piazza di quest’anno. I motivi sono grossomodo gli stessi per cui dovreste diffidare di chi dice che il gaming su mobile non ha niente di buono da offrire: citatemi 10 titoli disponibili su console che
con meno di 3 euro ti offrono 120 livelli (
in realtà basta andare su Nintendo eShop, ma visto che non lo fa nessuno 9 volte su 10 vinco facile) riuscendo nel frattempo anche a confezionare un’esperienza che causerà un aumento del 300% delle file per il bagno di casa vostra. Praticamente anfetamine videoludiche come non ne vedevo dall’uscita di Cut the Rope.
la mia reazione dopo aver preso le tre stelle in tutti i livelli
è ridicolo chiedere più serietà alle software house e poi non dare una seconda possibilità ad Evolution Studios
Mentre il pubblico si faceva grasse risate visti i problemi al lancio e magari si trincerava dietro l’odiosissimo commento “Forza è meglio” (
argomentazione che ha anche meno senso di “Specchio riflesso”, giusto per chiarire come la penso)
Evolution Studios, che purtroppo o per fortuna alle sfighe non è nuova, si è rimboccata le maniche e ha fatto una cosa che, nell’anno di Itagaki che manda a quel paese (
frazione di fanculo) chiunque critichi il suo
Devil’s Third, sembra quasi un anacronismo:
testa bassa e lavorare. E se dopo tutto il lavoro fatto su
Driveclub e il rilascio dell’ottimo Driveclub Bikes (che prende il solidissimo animo arcade del “papà” a quattro ruote e lo esalta trascinandolo in un ottovolante fatto di staccate preso direttamente dalla Superbike) Paul Rustchynsky e i suoi non si sono ancora guadagnati il diritto di rialzarla vuol dire che la meritocrazia non esiste c’è qualcosa di profondamente sbagliato in questo mondo.
non mi costringete ad emigrare su Marte. Non so coltivare patate nello spazio
Il problema di Super Mario Maker è che non è uscito al lancio di Wii U
Se Super Mario Maker fosse stato uno dei titoli di lancio di Wii U probabilmente anche il babbano medio avrebbe intuito le potenzialità del GamePad della console di Nintendo (
e se te lo stai chiedendo no, non è solo “un tablet con i tasti”… Anche se per metà delle volte te lo fanno utilizzare come se lo fosse). Rilasciato così, a ridosso di quella che sembra la fine del ciclo vitale della macchina, è
“solo” un grandissimo biglietto di auguri per il trentesimo compleanno dell’idraulico più famoso del mondo dove le uniche note stonate, quasi qualcuno avesse sbagliato a scrivere gli auguri sul retro e avesse corretto ripassando sopra le scritte con la penna, sono quasi tutte rientrate subito dopo il lancio (
eppure qualche nintendaro incallito è riuscito anche a dirmi che “non era giusto vederle come difetti”. #einvece meno male che Nintendo a volte è più sveglia del suo pubblico). Rimane purtroppo solo l’assenza del multigiocatore a guastare un po’ la festa, ma in ogni caso è andata decisamente meglio rispetto al ventennale della serie.
e con questa sono tre citazioni di Futurama di fila
Non un “Hacking Simulator”, ma senza dubbio un’avventura grafica con le palle
Se avete avuto la sfiga di guardare un film dove ad un certo punto entra in scena un hacker e si mette a sbattere come un forsennato sulla tastiera assieme ad un programmatore sapete benissimo che tempo 2 nanosecondi e questo vi vomiterà addosso la lista di tutte le imprecisioni presenti nella scena. Io di solito sono quel programmatore, per cui non avrei mai creduto possibile riuscire a godermi un prodotto venduto come “hacking simulator” quando in realtà si parla di un’avventura grafica/quasi testuale tipo Zork e trovarla una delle esperienze più fighe dell’anno. Il motivo è presto detto: da una parte strizzate d’occhio a destra e a sinistra per noi smanettoni, dall’altra
suca Telltale e si torna finalmente ad usare la testa come ci hanno insegnato gli uomini al soldo di George Lucas con i vari capolavori firmati LucasArts. Prima ovviamente che Lucas cadesse nel tunnel della CGI e iniziasse a ponderare di girare film utilizzando degli attori robot perché finto è più bello.
Bisognerebbe mettersi in testa che essere originali è un pregio, ma non un obbligo
Dopo quel disastro ferroviario meglio noto come Dead Island, Techland si era praticamente giocata la faccia con buona parte dei videogiocatori (soprattutto per quanto riguarda il mercato console). Dying Light quest’anno è riuscito a dimostrare che
negando per partito preso una seconda possibilità a chi ha un flop alle spalle tante volte ci si perde delle ottime esperienze (
il gioco lo programmano gli sviluppatori, non i loro curricula, tenetelo a mente). Non solo il team polacco nelle prime ore di gioco riesce a darci finalmente una visione di quello che voleva essere il loro primo titolo, ma man mano che ci muove per Harran la formula ludica si lascia contaminare da soluzioni proposte altrove ma dannatamente funzionali e divertenti da utilizzare. Qualcuno potrebbe obbiettare che è una formula da “usato sicuro” che non ha quasi nulla di originale. E quel qualcuno avrebbe anche ragione, non fosse che l’originalità è un pregio (ma non un obbligo) e
i bravi artisti copiano, i grandi artisti rubano. Ora sotto con The Following.
se non hai visto I Pirati di Silicon Valley sei una brutta Persona (5)
una delle mie serie picchiaduro preferite. l’ultimo capitolo conferma l’ottimo andazzo di Netherrealm
Facciamo un attimo un po’ di chiacchiere da bar (o da Twitter,
come hanno fatto i tre pubblisher coinvolti): Mortal Kombat per quanto mi riguarda non è il re del genere picchiaduro, visto che la corona sta bene al suo posto sulla testa del più tecnico e adrenalinico Street Fighter. È però innegabilmente una delle serie con cui sono cresciuto e che tolta la parentesi un po’ fosca dei capitoli “tridimensionali” ho sempre seguito con parecchio interesse e l’affetto, tra tanti tira e molla, è comunque ancora tale da mettere il franchise sul mio personale podio dei giochi di mazzate, anche e soprattutto grazie a
personaggi a dir poco iconici e ad un tema musicale capace di gasare come poche altre cose al mondo. Mortal Kombat X mi ha dato praticamente tutto questo, mescolando un po’ le carte grazie all’introduzione degli stili di combattimento (3 per ogni personaggio) e chiudendo le vicende narrate con uno pseudo-cliffhanger che ti lascia li con la voglia di sapere cosa combinerà adesso Raiden.
Ci fosse stato qualche personaggio in più nel roster di base (che comunque grazie ai citati stili è bello ricco) probabilmente Netherrealm Studios avrebbe scalato almeno un’altra posizione.
Ogni volta che lo sento parte fuori il braccio dal finestrino. Anche quando non sono in macchina
#LiveTheRebellion