Era dicembre 2018 quando Typhoon Studios, in collaborazione con 505 Games, annunciò lo sviluppo di una nuova IP, Journey to the Savage Planet, un viaggio fuori dall’ordinario alla scoperta del coloratissimo ARY-26 . A guidare il progetto, Alex Hutchinson, un veterano dell’industria videoludica e già supervisore di progetti importantissimi quali Assassin’s Creed III e Far Cry 4. Ad affiancare il direttore creativo, Yassine Riahi, Rocksteady e WB Games Montreal e Reid Schneider, uno dei fondatori di WB Games Montreal e produttore esecutivo di Batman: Arkham Origins e Batman: Arkham Knight. Eccomi quindi a raccontarvi con questa recensione, l’esordio sul mercato della software house canadese.

Nel momento in cui inizia la nostra avventura, comprendiamo subito il tono comico che ci guiderà nel corso del gioco. Un’impronta fuori dalle righe e ironica alla Borderlands, che ci accompagnerà durante tutta la campagna principale. La Kindred Aerospace, la società per cui lavoriamo, è la quarta compagnia di esplorazione interstellare e probabilmente, ne esistono solo quattro. Sullo schermo della nostra nave, la Javelin che funzionerà da hub principale, appare uno spot televisivo di un videogioco che “spinge le microtransazioni oltre il necessario”. E infine lo scienziato che commissiona il nostro lavoro, è completamente fuori di testa così come l’intelligenza artificiale che ci farà da guida durante le nostre lunghe camminate.

Ok, abbiamo riso, ma la tensione rimane. Sto per mettere piede in un mondo completamente inesplorato. Incontrerò forme di vita ostili? Riuscirò a sopravvivere? Rivedrò i miei cari che stanno aspettando il mio ritorno sulla Terra? E soprattutto, cosa diavolo sono quegli uccelli palla carinissimi che cinguettano intorno alla navicella? Sono qui a scrivere l’articolo, per cui sono riuscito a tornare a casa sano e salvo…ma non senza difficoltà. Seguitemi per favore, perché ho un po di cose da raccontarvi.

Un piccolo passo per l’uomo…

L’obiettivo della nostra missione è chiaro fin da subito: studiare il pianeta per capire se questo è colonizzabile e quindi adatto alla vita umana. Prendiamo delle esche per animali, indossiamo il nostro casco e siamo pronti a partire. La prima cosa che salta all’occhio nel momento in cui mettiamo piede a terra, è una grafica sgargiante, grazie a colori brillanti e vivaci che caratterizzano ARY-26. Sembra quasi che Giotto, in preda a un delirio di onnipotenza, abbia preso le sue tempere personali e pitturato il nostro schermo con l’unico intento di generare felicità nel giocatore. Perdersi ad ammirare il paesaggio sarà una costante dell’avventura e subito il primo obiettivo del gioco è centrato. Ruotando intorno al concetto di viaggio nell’inesplorato, Journey to the Savage Planet riesce perfettamente nell’intento di esaltare la scoperta.

Savage Planet viaggio
La curiosità regna sovrana e viene facilitata dal nostro pratico visore che selezioneremo ogni volta che troveremo qualcosa da analizzare. Attivato lo scan, avremo un’accurata e comica descrizione di tutte le piante e animali che sono intorno a noi. Ci verrà comunicata la natura della forma aliena, se offensiva o innocua, insieme a una piccola didascalia senza senso: dovremo stare attenti a “non abusare” di quelle piante che crescono rigogliose perché allucinogene oppure ricordarci che il Maroon è un dolce esserino con grandi occhi e denti e soprattutto, grandi sogni. Tutte le nostre ricerche verrano accumulate in un database che potremo consultare ogni volta che ne abbiamo la necessità. Se nella prima ora di gioco le opzioni per il giocatore sono piuttosto limitate, con il proseguo del viaggio, il Savage Planet, diventa un ricco pacchetto ludico all’insegna del platform misto ad elementi metroidvania con una piccolissima dose action.

…un grande passo per l’umanità

Lo scopo della nostra avventura è quindi capire se l’uomo può vivere in questo colorato pianeta ricco di creature di ogni tipo. Per fare ciò è necessario esplorare ogni angolo apparentemente irraggiungibile, sia nel sottosuolo che nelle zone sospese nel vuoto. Ed è qui che Journey to the Savage Planet cala l’asso. Il mondo di gioco si apre, ogni location può essere raggiunta dal nostro alter ego a patto di avere le giuste dotazioni. Guidati da una pratica mappa che segnerà i nostri incarichi, dovremo raccogliere i materiali per potenziare il nostro equipaggiamento. Una volta accumulati, dovremo tornare alla nostra navicella e attraverso la stampante 3d, creare ciò di cui abbiamo bisogno. In una scala proporzionale al divertimento, eccoci sbloccare il doppio salto, il rampino semplice e poi magnetico.

ARY-26, il nuovo coloratissimo lunapark di Typhoon Studios

Tornare alla Javelin per stampare non peserà sul ritmo della partita. Sbloccando dei portali infatti, potremo spostarci rapidamente rendendo il backtracking praticamente inesistente. A questo punto ogni zona diventerà accessibile e interconnessa e le fasi platform si trasformeranno in uno spasso per il giocatore. Sfruttando il rampino magnetico ad esempio sulle radici elettriche, ci muoveremo nel vuoto da piattaforma a piattaforma. All’improvviso ci ritroveremo nel Katun di Mirabilandia e il pianeta diventerà un gigantesco parco giochi. Il cuore del prodotto è una divertente esplorazione che stimola il giocatore a proseguire nell’ignoto. Solo così potrà ottenere nuovi gadget da sfruttare ed accedere a tutte le attrazioni che gli sviluppatori hanno programmato. ARY-26, il nuovo coloratissimo lunapark di Typhoon Studios.

Il gioco richiede anche una sana dose d’ingegno. Se dobbiamo scalare con il rampino una montagna, dovremo studiare l’area e capire se ci sono dei punti in cui lanciare dei semi rampicanti. Analizzando la conformazione delle rocce, starà a noi poi costruire il percorso migliore per raggiungere la vetta desiderata. Nella mappa troveremo infatti semi e frutti speciali necessari per aprirci la strada ed andare avanti nella mssione.

Uno shooting non intergalittico

Se la componente adventure di Journey to the Savage Planet riesce a brillare costantemente durante il viaggio, lo stesso non si può dire di quella action. Per disfarci delle creature aliene più ostili, avremo a disposizione una semplice pistola che potremo potenziare grazie alla nostra cara stampante. Non esistono altre armi oltre a quella in dotazione e le fasi più concitate sono alcune boss fight contro creature di dimensioni notevoli, ma tutt’altro che emozionanti. I nemici ordinari sono di numero ridotto e il giocatore può tranquillamente decidere di evitare ogni scontro a fuoco e semplicemente portare a termine il suo compito. In generale, non è che il gunplay risulti mal realizzato o che debba esser migliore di Doom Eternal. Semplicemente assume un ruolo di contorno che poteva essere sfruttato maggiormente.

In generale, non è che il gunplay risulti mal realizzato. Semplicemente assume un ruolo di contorno che poteva essere sfruttato maggiormente.

Il viaggio nel Savage Planet è concluso

Journey to the Savage Planet si dimostra un buon punto di partenza per i ragazzi di Typhoon Studios e scriverne la recensione è stata una piccola gioia che volevo condividere con voi. Un gioco che mischia sapientemente esplorazione e scoperta con elementi platform e metroidvania. Probabilmente una maggiore implementazione della componente shooting avrebbe contribuito a variarne ulteriormente l’aspetto ludico. Nel lungo periodo, il titolo soffre di un’ inevitabile ripetitività di fondo a cui si aggiunge una ridotta longevità. Il gioco si può completare in poco più di cinque ore ed è presente un trofeo se lo si finisce entro le quattro. Ad arricchire però il nostro viaggio su ARY-26, una modalità cooperativa online assolutamente da provare.

Buona la prima Typhoon

Verdetto
7 / 10
Il vostro parco divertimenti virtuale
Commento
Journey to the Savage Planet mi ha divertito moltissimo. Le fasi platform si dimostrano il fiore all'occhiello della produzione di Typhoon Studios e a rendere ancora più esaltante l'esplorazione, una grafica coloratissima che regala felicità. Peccato per lo shooting, se maggiormente sfruttato avrebbe donato ulteriore linfa ad un videogioco che purtroppo ha nella longevità ridotta il suo tallone d'Achille. In ogni caso, la prima avventura della software house inizia con il piede giusto.
Pro e Contro
Fasi Platform
Comico e divertente
Grafica colorata e vivace

x Longevità ridotta all'osso
x Shooting poco sfruttato
x Alla lunga può diventare ripetitivo

#LiveTheRebellion