Ho giocato Streets of Rage 4 in cooperativa e la nostalgia mi ha invaso
Oggi voglio provare a scrivere un articolo di pancia. Un fiume di emozioni e nostalgia che ha invaso il mio corpo mentre giocavo Streets of Rage 4. Pensieri nostalgici che mi hanno riportato indietro nel tempo, quando da bambino mi recavo in sala giochi, pronto a spendere un po’ di monetine. L’obiettivo, oltre al mero divertimento, era quello di rientrare in un qualsiasi best score. Rimanere nella storia di quel cabinato, di quel locale e diventare il misterioso AAA che detiene un record apparentemente irraggiungibile. Sarà anche un racconto non convenzionale della modalità cooperativa di Streets of Rage 4. Un caposaldo dell’esperienza di intrattenimento e tra gli aspetti più entusiasmanti di questo meraviglioso videogioco.
Per completezza, vi lascio il trailer del nuovo titolo prodotto da Lizardcube, Guard Crush Games e DotEmu. Ora allacciate le cinture, perché siamo pronti a viaggiare indietro nel tempo.
Villa Rosa, Estate 2003
C’è un momento durante la narrazione di SOR4 in cui la piccola Cherry Hunter vede una persona a lei molto cara. La reazione è di quelle felici e sorprese. Un sorriso stupito a cui seguirà un abbraccio affettuoso. Proprio quel sorriso che, come canta Axl Rose in Sweet Child O’ Mine, ci ricorda le memorie dell’infanzia, dove tutto era puro e splendente come il cielo azzurro.
Villa Rosa di Martinsicuro è una piccola località marittima dell’Abruzzo, poche persone durante l’inverno e abbastanza durante l’estate. Non è ne Rimini ne Riccione. Semplicemente un posto dove si sta bene. Ho 11 anni, sono bianco come le lenzuola appena lavate, nonostante il sole spaccasse le pietre mentre fuori il termometro segnava 30 gradi. Sì, gran parte del tempo al mare lo spendevo giocando a Pokemon sotto l’ombrellone nell’intento di far salire il mio MewTwo al 100. La giornata passava tra una partita al Gameboy e un’altra, grazie anche all’immortale cavetto e timidi tentativi di approcci a “ragazze” decisamente più sveglie di me. La sera invece, con l’inseparabile Graziella e qualche amico, ci si recavaDa Vincè. L’unica sala giochi del posto era anche il punto di ritrovo del paese, per cui immaginatevi quanta gente. Oggi diremmo un assembramento.
La figlia del proprietario è probabilmente il primo amore della mia vita. Appena entrati, e trasformata la paghetta in gettoni, ci si separava.
Ognuno aveva le sue fisse. Chi provava a scalare i Grandi Slam di Virtual Tennis. Chi si preparava ad un futuro nel pugilato con il gioco di Ken Shiro e chi come me, si buttava nell’arcade puro. Le mie scelte, alla fine erano sempre uguali. Tartarughe Ninja e Streets of Rage. Saltellavo come un pazzo davanti alla mia postazione e urlavo, nella gioia e nella frustrazione. Le parole che dicevo erano ogni volta le stesse. “Questo cattivo fa sempre queste mosse, devo stare attento ed impararle a memoria“. “Dannazione, l’attacco riesce ad arrivare anche se gli sto così lontano, devo allontanarmi di più“. “Oddio ecco il boss, questo mi distrugge“. “Ti prego Genoveffo (nome inventato), vienimi ad aiutare che da solo non ce la faccio, non ero mai arrivato a questo punto“. “Non ti prendere questo personaggio, dicono che non sia forte come gli altri“.
Sulle note di Get Busy di Sean Paul, la serata scorreva troppo velocemente. Si tornava a casa. Il coprifuoco era passato da un pezzo ma dovevo provare a raggiungere quel punteggio che mi avrebbe elevato a leggenda. Il mio nome inciso per sempre nel libro dei record. Avrei sacrificato tutto pur di arrivarci, anche la pazienza dei miei genitori. Fa niente ci proverò domani. Per fortuna mi è rimasto qualche gettone.
Decisamente poche, quasi nessuna. L’anima del bambino vive ancora nel mio corpo di 27 anni. La paghetta è diventata lo stipendio. Dall’investimento in gettoni si passa a quello negli store Amazon, Playstation e Xbox. Le urla di felicità sono semplicemente salite di tono. La ragazzanon c’è ancora e la passione per i videogiochi è rimasta invariata. Solo quest’ultimi sono naturalmentecambiati nel tempo. Narrativa, gameplay e grafica sempre più all’avanguardia e capaci di immergere il giocatore ancora più in profondità. Ed è proprio qua che invece Streets of Rage 4 ribalta tutto, con un approccio basato su nostalgia e combat system davvero notevoli. Accendo la mia console e avvio la partita.
Non c'è il gettone questa volta che si incastra nella fessura, nella fretta di evitare il game over
Posso giocare quanto voglio. Finirlo e ricominciare. Prima però chiamo il mio amico Genoveffo. “Proviamo la modalità cooperativa di Streets of Rage 4, sono sicuro che sarà divertentissima“. No, non è solo engagement allo stato puro. Streets of Rage 4 è la sala giochi a casa tua, in compagnia. Adesso sono pronto per affrontare ogni boss che gli sviluppatori ci metteranno contro. Ricordate le frasi che dicevo mentre giocavo? Sono rimaste invariate, semplicemente si sono “evolute”. Quando esclamavo “Sempre le stesse mosse” diventa i pattern. “L’attacco riesce ad arrivare anche se sono lontano“, il range. E “quel personaggio scarso che non prende nessuno” è uno dei nuovi character giocabili, Floyd.
Proprio in merito a questo essere gigantesco, incarnazione videoludica di Jason Momoa, ho letto pareri piuttosto deludenti. Lento e impacciato. Io invece, in direzione opposta e contraria rispetto a ciò che leggevo online, decido di usarlo per completare la campagna a livello difficile. Una volta masterizzate le prese, diventa il mio preferito. Grazie alla sua capacità di afferrare i nemici, ci apriamo un varco nelle difese e finiamo i livelli anche a difficilissimo. Da Vincè sarei quel fenomeno che è riuscito a completare Streets of Rage 4 con un personaggio scarso. “Lui riesce ad usarlo benissimo non so come fa” direbbero di me. Al momento invece dovrò accontentarmi di scriverlo in questo speciale.
Tra felicità e sconfitte, il gioco scorre che è un piacere. Nelle due – tre ore circa che impiegherete per arrivare ai titoli di coda, affronterete i mob più disparati. Colorati come la cura artistica del prodotto, ognuno di essi ha il suo personale e rognoso move set. La caratterizzazione è meravigliosa. I danni che invece vi infliggeranno, un po’ meno. Ora vi chiedo: a quanti nemici donavate un originalissimo soprannome? Io a tutti. E anche qua, cosa c’è di diverso rispetto al passato? Niente.
Salvando alcuni nomignoli estremamente offensivi che affibbiavamo a quelli più coriacei, troviamo i bulletti ad esempio. Questi snelli ragazzi con le mani nelle “saccocce”, si lanciano contro di voi con un triplo calcio volante che occuperà tutto il vostro schermo. Anche se afferrati e sollevati in aria, rimangono fedeli a loro stessi. La postura con le mani in tasca rimane invariata. Le risate, nel momento in cui ci accorgiamo di questo particolare, sono infinite. Sono dettagli minuscoli, invisibili…e perfetti. Basta poco per divertirci.
Impossibile dimenticare i 50 Cent (in foto, in basso a sinistra). Questi rapper cambiando colore dei jeans, diventano improvvisamente più forti e capaci di afferrare, al volo, ogni oggetto contundente che gli lancerete contro. Menzioni d’onore per i Charles Barkley con pistola e il Commissario Gordon. Tizi enormicome la storica ala dei Phoenix Suns i primi. Burbero e probabilmente corrotto (ipotesi che si è innestata nella nostra mente durante la partita) il secondo. Il povero Floyd, la delusione. E infine, Blaze, tutto posteriore e quadricipiti, Abella Danger.
Streets of Rage 4, mazzate in cooperativa
Il viaggio volge al termine. Non posso e non voglio svelare nulla riguardo tutti gli omaggi alla storica saga. Posso solamente dirvi che sbloccherete alcuni personaggi “pixelati” e ci saranno anche alcuni segreti da scoprire molto interessanti. Tra mazzate, modalità cooperativa e nostalgia, Streets of Rage 4 è un omaggio al passato e alla sala giochi con un occhio al presente e al futuro. Tutti potranno godere di questa divertentissima avventura, anche se non hanno potuto vivere i precedenti episodi della serie. Un titolo capace di riesumare sensazioni che pensavo fossero ormai sepolte e sommerse da una maturità che si avvia verso i 30 anni. Un piccolo capolavoro, che sovverte gli standard videoludici attuali. Intrattiene, non annoia mai grazie a diverse modalità e obiettivi apparentemente impossibili. Un omaggio ai giorni di gloria, quelli ormai trascorsi, come canta Bruce Springsteen in Glory Days.
Non potevo lasciarvi senza un’ultima canzone. Sono sicuro che di giorni meravigliosi ce ne saranno altri. Un ultimo appunto. Probabilmente il ragazzo che guidava le classifiche dei cabinati di Da Vincè riuscirà a completare il gioco in modalità arcade. Si, potrete avviare la partita come se aveste un gettone solo e dovrete terminare tutti i quadri. Io ci proverò, solo se mi prometterete una birra con la figlia del proprietario della sala giochi. In ogni caso, ricordatevi sempre una cosa.
State attenti ai drop kick dei bulletti
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