Dororo, la serie cult partorita dalla mente del maestro Osamu Tezuka, definito niente meno che “Il dio dei manga”, è una vera e propria pietra miliare del panorama anime e manga. La sua prima serializzazione, infatti, risale al lontano 1967.
Potrete benissimo immaginare quindi quanto un’opera con così tanti anni alle spalle del suo spessore possa aver influenzato le generazioni a venire.
Andiamo dunque a vedere le informazioni fondamentali che dovete sapere se siete fan dell’opera o siete interessati ad approcciarvi ad essa.
L’opera, come già citato in precedenza, nasce dalla mente geniale del maestro Osamu Tezuka, mangaka leggendario già autore del celebre Astro Boy. È possibile farla rientrare in diversi generi, a partire dall‘avventura, con elementi soprannaturali e diversi combattimenti.
Inoltre è considerabile un manga storico dato che presenta elementi realmente esistiti e si basa su essi, come ad esempio il periodo in cui è ambientato con annesse le regole e usanze dell’epoca. Inoltre, rientra pienamente nella demografica shonen, che rientra nella lista dei tipi e categorie dei manga.
Il manga
Il manga è iniziato nel lontano 1967 in Giappone, per poi finire l’anno dopo, con 4 volumi, riscuotendo un gran successo. Da noi in Italia invece la pubblicazione del fumetto è stata decisamente più travagliata.
Essa, infatti, inizia nel 2001, con la presa a carico da parte della casa “Kabuki Publishing“, che però pubblicherà solamente due volumi dei quattro totali lasciando così l’opera inconclusa nel nostro paese.
Solamente 12 anni dopo, nel 2013, arriverà la casa editrice “Goen” a prendere la situazione in mano e annunciare una seconda edizione che porterà tutti e quattro i volumi concludendo così la pubblicazione.
Un vero e proprio remake del manga viene annunciato nel 2018 col titolo “Dororo e Hyakkimaru – La leggenda“. Il progetto viene affidato a Satoshi Shiki e anche questa edizione presenta quattro volumi. In Italia la pubblicazione di questa versione è affidata alla Panini Comics, sotto l’etichetta di Planet Manga.
Come posso recuperare il manga?
L’ideale sarebbe acquistare i volumi, anche se come abbiamo potuto vedere avrete l’imbarazzo della scelta con le varie edizioni disponibili. Se invece volete recuperarlo in digitale e legalmente, trovate come farlo nella nostra guida che spiega dove leggere manga online.
I diversi adattamenti animati e dove recuperarlo
Anche l’anime presenta più versioni divise tra di loro da un numero non indifferente di anni.
Il primo adattamento risale a niente meno che al 1969 ed è composto da 26 episodi. Come potete immaginare, dato l’anno di pubblicazione, lo stile di animazione è decisamente datato.
Tuttavia, se siete estimatori degli anime vintage, non potete assolutamente perderlo. Potete recuperarlo legalmente su VVVVID, di cui abbiamo parlato nel nostro articolo su dove recuperare anime.
La seconda trasposizione animata, risalente al 2019, è un “reboot” che da una nuova luce all’opera originale, rendendola più moderna e appetibile ad un pubblico odierno. Le animazioni sono affidate all’abile studio Mappa, e presenta un prodotto più che valido.
Potete vederlo legalmente sull’ormai nota piattaforma di streaming Amazon Prime Video, e ve lo consigliamo visto che resta uno dei migliori anime di sempre, di combattimento e anche a tema demoni.
Differenze tra i due adattamenti
Ben 50 anni intercorrono tra una versione e l’altra di Dororo. Potete ben immaginare dunque che i due adattamenti presentano differenze che adesso esamineremo nel dettaglio.
Il comparto tecnico
I cambiamenti più ovvi, per ragioni dovute alla distanza temporale dei due adattamenti, risiedono nella differenze “tecniche” di animazione. Queste riguardano principalmente il comparto sonoro e visivo. Le colonne sonore infatti saranno differenti tra una versione e l’altra dell’anime, come diversi aspetti visivi.
La prima animazione, per dire, è interamente in bianco e nero, dato l’anno di pubblicazione, mentre la seconda ovviamente è a colori. Sempre dal lato visivo troviamo delle differenze nell’aspetto dei personaggi tra una versione e l’altra. Per farvi fare un’idea, vi lascio un paragone tra due scene molto simili.
Il personaggio di Hyakkimaru
Delle differenze sostanziali invece sono individuabili nel personaggio di Hyakkimaru, uno dei due protagonisti. Vediamo quali:
Le caratteristiche fisiche
Nella versione del 1969, Hyakkimaru è molto più pelle e ossa rispetto alla raffigurazione del 2019, che da più enfasi al fisico muscoloso rispetto alle protesi.
Nel primo anime, egli possiede la voce sin dall’inizio. Nel secondo invece no, e sarà appunto una delle prima cose che recupererà dai demoni.
Nell’animazione del 1969 le parti perse dal giovane samurai sono 48, mentre in quella del 2019 sono 12, molte meno.
La percezione dell’aura
Nella versione del 2019 Hyakkimaru ha la capacità di vedere “l’aura” delle persone, dal momento che non possiede occhi.
Le auree sono rossa per i demoni, grigio per le persone normali, verde per gli oggetti divini. Nel primo adattamento, questo particolareè totalmente assente.
La scena della rabbia di Hyakkimaru
La scena dove Hyakkimaru perde il senno facendosi accecare dalla rabbia, che non possiamo contestualizzare per evitare spoiler, è molto meno violenta e sanguinosanel primo adattamento rispetto al secondo.
Un altro particolare rilevante sta nel fatto che nella prima versione dell’anime Dororo non è presente sulla scena con Hyakkimaru, bensì resta in compagnia di Biwamaru.
La promessa
Infine, troviamo un particolare molto profondo ed importante, presente solo nella vecchia versione.
Stiamo parlando della promessa che i due si scambiano, ovvero quella dove Dororo promette a Hyakkimaru di aiutarlo a trovare i suoi pezzi in cambio della sua spada, mentre il ragazzo promette alla bambina che, una volta ottenuti tutti, avrebbero potuto viaggiare insieme come persone normali. Questo non avviene nel remake del 2019.
Differenze negli altri personaggi
Il Bonzo Biwamaru
Il Bonzo Biwamaru, la figura spirituale che accompagna i due protagonisti durante la storia, presenta differenze nelle volte in cui Dororo e Hyakkimaru lo incontreranno, e quindi quanto il suo supporto sarà marcato.
Nella versione del 1969 i due lo incontreranno molto più sporadicamente rispetto alla seconda, dandogli così un ruolo molto più marginale.
Nell’adattamento del 2019, invece, compare molto più di frequente durante il cammino dei due, marcando di più l’impronta che lascia nella mente di Dororo. La bambina infatti sarà molto influenzata dalla presenza e le parole di Biwamaru, e questo dettaglio nella prima versione va leggermente a perdersi.
Tahomaru
Una differenza è notabile anche nel temperamento e nelle scelte di Tahomaru, il fratello di Hyakkimaru.
Egli nella prima versione, infatti, nonostante l’apparente forza emotiva e forti ideali, è profondamente attanagliato dal mancato amore della madre e dal peso che sente su di lui. Inoltre, una volta incontrato il suo fratello primogenito, dati i sentimenti appena citati, si opporrà immediatamente alla sua causa, provando ad ucciderlo.
A differenza della seconda versione dove, invece, viene da subito fatto notare e in modo più marcato il suo animo fragile sotto le apparenze rispetto all’adattamento precedente, ed opporrà una resistenza estremamente più riluttante, cercando un punto di ricongiunzione con il fratello inizialmente, ma riconoscendolo come un pericolo per l’impero, tenterà di ucciderlo.
Daigo Kagemitsu
Differenza veramente di nota vede protagonista Daigo Kagemitsu, il padre di Hyakkimaru.
Nell’anime del 1969, all’arrivo del figlio, lo attacca violentemente, iniziando un duro combattimento, senza provare il minimo amore o che si voglia risentimento nei confronti del figlio.
Nel remake, invece, egli si lascerà morire tra le fiamme del tempio, pentito dal suo comportamento nei confronti di Hyakkimaru, in segno di redenzione e amore per il figlio, anche se tardivamente.
Nui No Kata
Differenza minore invece per Nui No Kata, la madre.
Nel 1969, moriva tra le fiamme insieme al marito e al figlio, ormai totalmente consumata dal pentimento e dal dolore nei confronti del figlio perduto.
Nel 2019, invece, muore dopo aver fatto da scudo con il suo corpo a Hyakkimaru da un colpo sferrato dal padre, salvandolo a da morte certa, compiendo nei suoi ultimi istanti un gesto da vera madre.
Jukai
Il primo adattamento tralascia certi elementi di rilievo sul passato di Jukai, il dottore che adotta Hyakkimaru.
Un esempio è quello della moglie, che un lord fece uccidere per mano dello stesso dottore in un’esecuzione capitale, causandogli profonde ferite psicologiche, che lo attanaglieranno pesantemente.
Altro particolare riguarda Nanabe, l’allievo di Jukai. Egli torna per uccidere il suo mentore nel secondo adattamento, mentre nella versione del 1969 non appare proprio.
Shiranui
Anche il personaggio di Shiranui, uno degli antagonisti della storia, presenta cambiamenti.
Nella prima versione dell’anime, infatti, egli possiede entrambe le braccia, mentre nella seconda gliene manca uno. Inoltre, durante il primo adattamento, dopo averlo sconfitto, egli semplicemente esce di scena. Nel secondo, invece, muore dopo la sua sconfitta, chiudendo chiaramente la sua storia, senza lasciare incertezze.
Il finale differente
Una differenza veramente chiave, che varia di molto tra una versione e l’altra, risiede nel finale. Infatti i due finali sono diversi, e neanche di poco.
Il finale del Dororo del 1969 vede Dororo che, alla fine della loro avventura per recuperare i pezzi del samurai, prega il compagno di non lasciarla sola, ma afferma comunque di voler intraprendere un viaggio per conoscere meglio sé stesso.
Prima di andarsene per sempre, Hyakkimaru si scusa con la bambina dicendole di non poterle regalare la sua spada, ma di non preoccuparsi, perché le donne non hanno bisogno di armi.
L’ultimo episodio si chiude con Dororo che corre insieme a un cane, il suo nuovo compagno, augurando al ragazzo di fare buon viaggio, nella speranza di rivedersi un giorno.
Il secondo epilogo, invece, vede Hyakkimaru che, dopo aver recuperato tutte le parti del corpo, non incontrerà più la piccola Dororo, e le augura di vivere serenamente la sua vita pensando a lei. Dall’altro lato vediamo la bambina che correndo ringrazia Hyakkimaru per essere stato sempre al suo fianco, ripensando ai bei momenti passati insieme.
Poco dopo la scena cambia e si nota in lei un’espressione più matura molto simile a quella della madre, facendo capire che è cresciuta e maturata. L’ultimo episodio si conclude con uno Hyakkimaru sorridente, finalmente libero da ogni maledizione, libero di cominciare un nuovo viaggio.
Trama
La storia è ambientata durante il periodo Sengoku. Hyakkimaru è un giovane samurai che combatte i demoni. Durante il suo viaggio attorno al Giappone, incontra Dororo, un giovane ladruncolo.
Il motivo del viaggio di Hyakkimaru risiede nel fatto che, alla sua nascita, 48 parti del corpo (o 12, nella versione del 2019) gli vengono sottratte da altrettanti demoni, in virtù del patto stipulato dal padre con loro, che sacrifica il figlio in cambio di potere in un rituale.
Come conseguenza di tutto ciò, il neonato non ha neanche un aspetto umano, e la madre è costretta dal marito ad abbandonarlo in una cesta sul fiume. Il bambino viene successivamente trovato da Jukai, un dottore che lo tiene con sé, crescendolo come fosse suo figlio.
Questi lo guarisce e gli fornisce un corpo artificiale, col quale il giovane può andare in seguito a caccia dei demoni che gli rubarono arti e sensi, per recuperare la sua umanità. Infatti, ogni volta che Hyakkimaru riesce ad ucciderne uno, riacquista una parte perduta del corpo.
Inizia così il suo viaggio, alla ricerca dei suoi pezzi perduti, affiancato dal fedele amico d’avventure Dororo.
Personaggi dell’opera
Personaggi protagonisti
Dororo: La bambina che accompagnerà Hyakkimaru nella sua avventura come suo amico più fidato.
Hyakkimaru: Uno dei due protagonisti. Il samurai impegnato nella lotta per ritrovare i suoi pezzi e riacquisire la sua umanità sottratta dai demoni. Curiosamente, “Hyakkimaru” significa letteralmente “ragazzo dei 100 demoni”, nome molto esplicativo rispetto alla sua situazione.
Personaggi chiave
Biwamaru il Bonzo: La guida spirituale dei due protagonisti, che li aiuterà e guiderà molto.
Tahomaru: Il fratello di Hyakkimaru, secondogenito. Soffre molto per l’abbandono del fratello e il mancato amore della madre, addolorata per il primogenito.
Daigo Kagemitsu: Il padre di Hyakkimaru, che lo sacrifica ai demoni e, successivamente, lo abbandona.
Nui No Kata: La madre di Hyakkimaru. Soffre molto per ciò che è successo al figlio, dolore da cui non si riprenderà mai.
Jukai: Il padre adottivo di Hyakkimaru, un dottore. Lo trova in un fiume e lo cresce come fosse il suo figlio biologico, donandogli un corpo articifiale.
Mio: La ragazza che i due protagonisti incontreranno nel loro viaggio. Segnerà molto il carattere dei due.
Altri personaggi
Shiranui: Uno dei cattivi che si pareranno davanti ai due.
Perchè dovrei approciarmi all’opera?
Ci sono più di un motivo per non farsi mancare alla collezione questa grandissima opera. Vediamo insieme quali sono.
Una storia per quanto semplice, molto profonda ed emozionante
Dororo non presenta una storia chissà quanto intricata, con sotto trame profonde o numerose. Ma nonostante questo, riesce comunque a regalare una trama efficace, profonda e che sicuramente vi colpirà. Questo vale soprattutto per il personaggio di Hyakkimaru e il suo passato.
Difficilmente non vi affezionerete a lui, provando felicità ad ogni parte del corpo recuperata dal samurai, avvicinandolo sempre più a ritrovare la sua agognata umanità.
Una vera e propria pietra miliare che getta molte basi nel tempo
Come già detto, Dororo getta vere e proprie basi per diverse generazioni di mangaka futuri, ispirandoli nel loro lavoro e lasciando, in generale, un’impronta indelebile nell’industria. Vi basti pensare che opere gigantesche come “Fullmetal Alchemist” o “Inuyasha” vi prendono dichiaratamente spunto e ispirazione.
Un’ importante denuncia sociale passata
L’autore in Dororo non dà la solita visione rose e fiori romanzata del periodo feudale giapponese, presentata da diversi altri autori del settore.
Tezuka, invece, si impone di mostrare la storia per quel che è, senza alcun tipo di edulcorazione. Non ha soprattutto paura di mostrarne i lati oscuri, tra violenze gratuite, soprusi e sfruttamenti, donando all’opera una profondità ed un realismo non indifferenti.
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