[in Demon’s Souls] Non ci sono opzioni per modificare la difficoltà ed è giusto così

Gavin Moore, Creative Director @ BluePoint Games

Così parlò Zarathustra il Creative Director di BluePoint qualche giorno fa. Demon’s Souls non lascia scegliere la difficoltà al giocatore. Una scelta in continuità a quanto visto nell’originale, e più in generale in continuità con la visione di BluePoint.
Il lavoro dello studio è sempre stato filosoficamente vicino al restauro, mantenere le idee e lo spirito dell’originale ma facendo in modo che siano attuali e fruibili oggi.

È proprio per questo motivo che Demon's Souls non lascia settare la difficoltà, ed è giusto così. Ma allo stesso tempo include 180 video d'aiuto, ed è (di nuovo) giusto così

Premessa: trattasi di una feature introdotta con la nuova dashboard di PS5, che in buona sostanza permette – ai soli abbonati PlayStation Plus – di accedere a guide e altri materiali d’aiuto direttamente durante l’esperienza di gioco. È una manovra che ha assolutamente senso: il claim non ufficiale di PlayStation 5 è da quando ne abbiamo sentito parlare “Entra nella matrice“. Sony vuole creare un prodotto immersivo, ed è proprio per questo motivo che si parla di Audio 3D e di tempi di caricamento ridotti all’osso.

Ed è proprio per questo motivo che, ben sapendo che la popolazione videogiocante ricorre molto spesso a guide e soluzioni, ha pensato di includerle dietro lo stesso schermo che utilizzano per giocare. Criticare la mossa vuol dire criticare i videogiocatori stessi, che consumano questi contenuti da tempi non sospetti. Criticare il fatto che si tratti di materiale messo dietro un paywall, beh… Vuol dire non voler capire che il senso è rendere davvero Plus l’abbonamento a PlayStation Plus.

Che quindi Demon’s Souls, esclusiva di punta e di lancio di PS5, si facesse portabandiera di questa novità era assolutamente prevedibile. A maggior ragione trattandosi di una feature riservata agli abbonati PlayStation Plus. Nella lineup di lancio non c’è un titolo dedicato al multigiocatore online – come fu Killzone Shadow Fall nella passata generazione. Da una parte quindi la necessità di vendere abbonamenti, dall’altra quella di rendere il gioco il più accessibile ed inclusivo possibile.

Facendolo però nello spirito di BluePoint Games, ovvero rispettare liturgicamente il materiale originale

Quello scelto da Sony è il compromesso giusto. Non si può abbassare la difficoltà di Demon’s Souls o renderla selezionabile, non senza intervenire pesantemente sull’originale. Sarebbe una mossa in aperta controtendenza con la storia del marchio PlayStation. Per quanto possibile, si è sempre evitato la pressione sociale sullo sviluppatore per rendere il prodotto più commerciale. Sotto la bandiera PlayStation sono usciti titoli praticamente invendibili al grande pubblico come The Last Guardian o o lo stesso Death Stranding, delusione al botteghino. Aggiungere 180 video d’aiuto a Demon’s Souls non è vilipendio: il titolo rimane quello che voleva essere. Non è di certo mostrando come si affronta un boss o come ottenere uno specifico oggetto che il titolo diventa più facile. Anche perché non si parla di un titolo difficile, semmai punitivo.

Demon’s Souls poi è in particolare il capostipite della saga, con diverse idee al grezzo e limiti che questo remake si propone di raffinare. L’intento di renderlo più accessibile, rispettando però la visione originale di Miyazaki e soci, è assolutamente encomiabile.

È giusto così, con buona pace di chi come al solito si comporta da gatekeeper.

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