Sostenibilità sembra la nuova keyword del mondo dei videogiochi. O almeno è così sulle nostre pagine, dove l’abbiamo declinata nei diversi aspetti del medium. Dipendenza dai videogiochi, tutela degli sviluppatori, perfino console war… Quando è chiaro che il mercato per come lo conosciamo sta definitivamente per cambiare pelle, è sacrosanto iniziare a porsi delle domande per capire dove sta andando. E soprattutto se la direzione presa è quella corretta. Cercare di capire se i videogiochi del futuro troveranno la via per la sostenibilità o se siamo alle soglie di una crisi. Come quella di Atari dell’83, o peggio, come quella finanziaria del 2008.
Il futuro dei videogiochi sembra essere quello dei servizi in abbonamento, ma la sostenibilità?
Non metteremo i nostri nuovi titoli first party in un servizio in abbonamento. Sono titoli che costano diversi milioni di dollari, oltre 100 milioni. Non è sostenibile.Il discorso di Jim Ryan, specie alla luce dei tentativi di sostenibilità dei videogiochi fatti durante questa generazione e dell’aumento di prezzo per la prossima, ha senso. È effettivamente inutile aumentare il prezzo al day one se poi il prodotto diventa disponibile fin dal lancio per gli abbonati. Anzi, una mossa del genere non fa altro che invalidare quanto è stato fatto per cercare di rientrare nei costi. I servizi in abbonamento sono senza ombra di dubbio una gran cosa per il consumatore. È chiaro però che un modello così simile a quello di Netflix nasconda le stesse insidie di Netflix. C’è il rischio che i videogiochi cambino completamente pelle per adattarsi a questo nuovo modello di distribuzione. Le grandi produzioni potrebbero diminuire, se non addirittura sparire. O ancora cambiare la loro filosofia alla base a seconda di quella che è la monetizzazione tramite abbonamento. Game Pass peraltro non è l’unico attore sul mercato, è semplicemente quello più mediatico nel giro dei videogiochi (e videogiocatori) tradizionali. Apple Arcade solleva e presenta le stesse perplessità. E per quanto il budget stanziato per un progetto mobile sia sicuramente molto diverso rispetto a quello di un Tripla-A, anche il segmento che ha ucciso le console portatili dovrà fare i conti con il futuro.
Vogliamo fare giochi sempre più grandi e migliori, e magari renderli più persistenti. Per cui per noi metterli a disposizione dal day one in abbonamento non avrebbe senso.Jim Ryan ai microfoni di Gamindustry
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