Di nuovo in compagnia di Gloria Canclini e del suo Triade miR -941, sviluppato, ricordiamo, dall’azienda “tutta in famiglia” Pixofamily Game Studios. Il primo appuntamento è servito per conoscerci e creare un terreno di confronto. Questa volta abbiamo deciso di scendere in campo e andare anche oltre il suo videogioco. Gloria, da buona gamer, non si è tirata indietro ed ha accettato la sfida.
Una bella chiaccherata, anche alla luce dell’attuale pandemia da Covid-19 che ha stravolto il mondo così come lo conoscevamo. Anche il suo habitat non è rimasto immune, ma è riuscita, comunque, a trovare la sua zona di comfort. Lo sviluppo di Triade miR -941, nonostante le avversità, prosegue, in attesa di vederlo sul campo quanto prima. Senza altri fronzoli vi lascio alle sue parole, quelle di uno sviluppatore, di una moglie, di una mamma e di una gamer. Prima di giudicare pensiamo sempre prima a questo e poi diamo fiato alle nostre corde vocali. Da padre vi posso assicurare che non è facile disegnare sempre un quadrato perfetto, ma lo si deve fare. In un modo o nell’altro. Buona lettura.Rieccoci di nuovo qui a parlare del tuo Triade miR -941. Quanto è cambiato in questi 6 mesi il vostro nuovo titolo?
Direi di partire con una semplice parola: crescita. Otto lettere che formano una parola che continua ad accompagnarci in questa fantastica esperienza. Stiamo continuando a ottenere moltissima soddisfazione, d’altronde fin dall’inizio abbiamo sempre avuto un obbiettivo e le idee ben chiare su cosa volessimo. Ovviamente non si possono controllare ne’ prevedere tutte le situazioni, è un dato di fatto, ma avere degli obiettivi chiari ci sta aiutando a superare le emozioni negative, quali paure e dubbi presenti in qualsiasi percorso che si decide di intraprendere, notevolmente diminuiti dopo l’aver mostrato per la prima volta brevi video intitolati “A Journey into the game world” ai nostri sostenitori. Incredibilmente, questi filmati, hanno suscitato, in pochissime ore, stupore e ammirazione per il nostro lavoro. Questo riscontro non fa che renderci estremamente orgogliosi.
Ogni videogioco rappresenta una sfida per uno sviluppatore. È un modo per raccontare sé stessi o anche urlare al mondo un credo. Cosa rappresenta per te Triade miR -941?
Fin da bambina ho dovuto fare i conti con una società iperattiva, soprattutto perché la tecnologia negli anni è 90 accelerata. Durante la mia crescita, e soprattutto durante l’adolescenza, ho trovato molta difficoltà nel confrontarmi con l’entusiasmo del cambiamento così repentino, credendo per molti anni di non poter reggere il confronto verso un futuro che sembrava essere fatto solo per le persone audaci, con molte aspettative nei confronti dei giovani come me.
Per un lungo periodo di tempo mi sono rifugiata in me stessa e nelle ultime file della classe, da cui osservavo il mondo con calma, con una matita in mano e un foglio da riempire con le mie emozioni, i miei sentimenti, ma anche paure e difficoltà, per essere me stessa senza pressioni. Disegnare e scrivere mi hanno portato a essere una persona creativa, sensibile e originale, oltre a saper gestire meglio le emozioni. Un percorso che mi ha decisamente aiutato nel momento in cui sono diventata genitore. Come lo è stato per me, anche i miei figli sono totalmente irretiti da una società ancor più tecnologica, dove due sono le invenzioni che maggiormente usano i giovani: internet e i videogiochi. Il connubio con tale realtà e le mie passioni, mi ha portato in questi ultimi anni a maturare la decisione di realizzarne un videogioco, insieme alla mia famiglia.
Mio marito è un ingegnere informatico e da più di quindici anni lavora come freelance per grandi aziende. Questo tipo di scelta lavorativa lo stava portando a non staccare mai la spina, coinvolto in modalità di lavoro caotiche, disorganizzate e prive di stimoli. Ciò di cui Luca aveva bisogno era un nuovo approccio, con un progetto che gli desse la possibilità di sfruttare appieno la sua competenza e libertà professionale. Ti dirò che ho sempre ritenuto la mia casa un rifugio accogliente e uno spazio di complicità, dove chi ci abita ha la libertà di esprimersi al meglio. Per me è fondamentale abitare in un luogo di crescita e affermazione individuale. Oltre che far parte di una famiglia, vuol dire anche avere delle responsabilità nei suoi confronti e non avrei potuto fare scelta migliore che creare un videogioco insieme a loro, perché semplicemente per noi Triade miR-941 rappresenta un gioco d’emozioni.
Quanto c’è di Gloria Canclini nel tuo videogioco? Hai ricreato qualche personaggio, ambientazioni e situazioni a te vicine?
Quando ho scelto la trama fantascientifica per Triade miR-941, sono stata principalmente influenzata dal mio gusto personale. Di conseguenza ho da subito innescato il meccanismo di identificazione tra il mio carattere ed i personaggi in cui volevo vivere in tale contesto virtuale. È la prima volta che mi sono spinta così avanti nella visione di una dimensione immaginaria, ispirandomi ad un’analisi molto profonda sulle caratteristiche della società odierna, in collegamento ad una ancor più intima riflessione sull’uomo. Diciamo che sono arrivata a quel punto che si raggiunge dopo una piacevole sbornia, dove l’osservare il mondo sotto un’altra ipotetica realtà ti frastorna ma allo stesso tempo ti inebria.
Ironia della sorte, l’ultima volta che ci siamo sentiti stava per iniziare il delirio della pandemia, ed oggi riviviamo di nuovo quei giorni che sembravano un brutto ricordo. Come hai affrontato lo sviluppo di Triade miR -941 in un periodo come questo? Lo ha migliorato oppure no secondo te?
Questi ultimi sei mesi sono stati per tutti all’insegna di un cambiamento traumatico e stressante, con un impatto estremamente negativo. Tutti noi viviamo in una zona di “comfort”, con delle abitudini e impegno quotidiani. Quando però il cambiamento è improvviso e soprattutto non dipendente dalla nostra volontà, come in questo caso, si è costretti a uscire da questa “difesa” e subire una specie di “invasione di campo”. Personalmente ho vissuto e continuo a vivere momenti di rabbia, perché siamo stati costretti a rallentare e privarci di alcuni servizi bloccati da decisioni esterne tra cui doppiatori, modellisti freelance, attori per sezioni di motion capture ecc. ecc. Questi servizi sono stati sospesi nei primi mesi e ripresi a singhiozzo in questo ultimi, causandoci difficoltà nel rispettare la nostra tabella di marcia. Meno interesse o limite invece ci ha imposto lo smart working, la nostra modalità lavorativa e la nostra idea di azienda lo abbraccia già da sempre. Rimango ferma nella convinzione che credere di poter avere un miglioramento lavorativo in questo periodo e soprattutto in queste condizioni, che si stanno ripetendo anche peggio di prima, sia del tutto impossibile.
Come sviluppatore indipendente la strada, si sa, è in salita. In maniera del tutto sincera, il tuo lavoro è tutelato in Italia? Noti delle differenze rispetto agli altri paesi?
Da parte del Governo italiano ci dovrebbe essere un atteggiamento diverso nei confronti degli sviluppatori di videogiochi, facendo impresa e creando lavoro. Non dovrebbero ostacolarlo, perché è questo quello che accade, ma agevolarlo anche con degli aiuti economici perché secondo me, parte delle risorse disponibili, andrebbero usate per creare lavoro e occupazione anche in questo settore. Per quel che riguarda gli altri stati non posso esprimermi, perché non essendoci mai stata non posso constatare la realtà con i miei occhi.
In Italia, invece, ci ritroviamo sommersi di tasse ancor prima di iniziare a vendere, mancanza di fondi e istituzioni che non esistono o che se esistono fanno tutto tranne che risolvere i problemi concreti che i team di sviluppo devono contrastare. Continua ad esserci un’eccessiva ignoranza verso un settore che non viene ne compreso ne riconosciuto, avvallata da un scarso interesse da parte del Governo che non ne comprende minimamente le potenzialità sul mercato.
In maniera del tutto sincera, come è mio solito fare, ti dirò che trovo una follia che i videogiochi siano elogiati solo quando fa comodo alle istituzioni, (mi riferisco ai mesi di lockdown) precedentemente visti come mezzi di “istigazione a delinquere”.
Condividiamo le tue perplessità circa la critica videoludica italiana, fatta da figli e figliastri. Togliti, per un attimo, i panni dello sviluppatore e indossa quelli da gamer. Cosa vorresti cambiare?
“Quando il lavoro non c’è, inventalo”. Questa è una delle frasi più gettonate che i giovani si sentono sempre più spesso consigliare. Negli ultimi anni qualcuno l’ha fatto ed è così che si sono create alcune pagine principalmente online che parlano di videogiochi, facendo combaciare passione e guadagno. Un’iniziativa apprezzabile se mantenuta tale linea, ma purtroppo in qualità di giocatrice, sempre più spesso mi ritrovo a leggere o ascoltare critiche (non recensioni) non solo negative ma piuttosto sgradevoli, accompagnate magari dal consiglio personale di evitarne l’acquisto.
Questo per i giocatori che seguono tali pagine o canali diventa un problema di scelta obbiettiva. Pubblicare una ‘critica’ che in realtà’ non è altro che il parere personale di chi la fa, sicuramente rientra nella libertà di manifestare il proprio pensiero, ma bisognerebbe farlo solo dopo aver individuato con certezza quale sia il confine tra diritto di critica e il rispetto per il lavoro altrui.
Queste critiche camuffate da recensioni non sono quindi delle chiare ed oggettive esposizioni di quello che i vari giochi offrono o non offrono. Concludo quindi dicendo che un cambiamento sarebbe possibile solo se si tornasse a fare delle vere recensioni ovvero spiegare cosa offre il gioco e non entrare in temi che sono del tutto opinabili, come ad esempio descrivere la propria esperienza di gioco. Non vedo molto sensato ad esempio un ‘recensore’ che parte dicendo ‘questo non e’ il mio genere di videogioco ma proverò’ a fare una recensione.
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