L’esperimento di Raccoon City di Resident Evil 3 non era l’unico, un terrificante escape game si stava svolgendo con il nome in codice Resident Evil Resistance. Sebbene i due giochi siano separati, ma ottenuti in bundle, il DNA della saga è transitato all’interno di questa nuova creazione Capcom. Partiamo con ordine, dicendovi che, anche in questo caso, utilizzeremo il nostro format della rece-guida, restando fedeli alla recensione/guida di Resident Evil 3. Resident Evil Resistance, nonostante segua delle dinamiche poco complesse, merita un giusto approfondimento.
Se avete visto almeno una volta nella vostra vita il film “Saw L’enigmista”, o partecipato a unescape game, in Resident Evil Resistance vi troverete a vostro agio. Le dinamiche di gioco sono piuttosto ansiolitiche e non avrete molto tempo a disposizione per riflettere. Il vostro obiettivo, in qualità di sopravvissuti, è quello di uscire vivi dalle stanze nel minor tempo possibile. A capo di questo diabolico esperimento troviamo il Mastermind, il quale vi renderà la vita un inferno. Piazzando trappole, armi, zombie e mutanti di ogni genere e tipo, ostacolerà in tutti i modi possibili la vostra missione.
Carino vero?! Ma questo è solo l’inizio, il vero incubo sta per cominciare.
Respiro affannoso, molta confusione e un perenne stato d’ansia. Sono queste le sensazioni che si provano durante le prime ore di gameplay di Resident Evil Resistance. Il tutorial, dai toni estremamente distesi, ci fa scoprire le dinamiche base del gioco, senza prepararci psicologicamente a quello vero. Dopo aver scelto da che parte della barricata stare, Sopravvissuti o Mastermind, veniamo catapultati in un mondo di assoluta follia.
La prima partita ce la siamo giocata dalla parte dei buoni, scegliendo il personaggio di Valerie Harmon. La giovane studentessa, come tutti i suoi colleghi sopravvissuti, dispone di abilità individuali e di squadra che la qualificano come membro di supporto. In particolare, Valerie riesce a scansionare la stanza e individuare minacce e oggetti (Istinto di sopravvivenza) e a rilasciare una nube spray in grado di curare e potenziare i compagni. Non essendo abbastanza forte e avendo una salute piuttosto bassa, siamo costretti a tenere la nostra giovane studentessa lontana dall’azione, evitando il rischio di essere “asfaltati” in poco tempo. In ogni caso, se finiamo a terra esanimi, un nostro compagno di squadra,curandoci, può farci tornare in squadra.
il Mastermind, ha un suo “bastardo” perché
La prima uscita sul campo di Resident Evil Resistance è durata meno di 2 min. Un mastermind di livello 5, tale Daniel Fabron, si è divertito a fare di noi “carne da macello”. Dispiegando un esercito di zombie e mutanti non abbiamo fatto in tempo nemmeno a ragionare sul da farsi. Curiosi di capire cosa si provava a essere il “Saw” di turno, la seconda partita ce la siamo fatta dalla parte dei cattivi. Anche se è un giudizio molto soggettivo, giocare nei panni del Mastermind, ha un suo “bastardo” perché. Tutto parte dal mondo degli scacchi, dove al posto dei pedoni abbiamo le carte abilità. Al posto dell’alfiere abbiamo un tyrant da schierare e al posto del Re, la nostra arma finale. La mappa ci fa capire la posizione dei Sopravvissuti e, sfruttando le telecamere, possiamo studiare e anticipare le loro mosse.
Più partite giochiamo e più il nostro livello si eleverà, consentendo di migliorare il nostro potenziale, sia come Mastermind che come Sopravvissuto.
Sopravvissuti o mastermind, chi scegliere?
servono muscoli e cervello per uscire dall'incubo
Un dubbio lecito questo, che sovviene all’indomani dei primi attimi di gameplay di Resident Evil Resistance. La scelta, se giocare dalla parte dei buoni o dei cattivi, non è solo questione di “etica”. Il gameplay collegato ai due ruoli cambia sensibilmente. Ci verrebbe quasi da dire che sono due giochi completamente diversi.
I sopravvissuti giocano in gruppo e possono, anche, coordinarsi in party. Il meta è molto vicino a quello di Resident Evil 3, ereditandone pregi e difetti. Dovete combattere con muscoli e cervello per uscire dalla stanza prima che il tempo a vostra disposizione si esaurisca. Armi, pugni e abilità dovranno essere utilizzati secondo una logica di gruppo che privilegi i punti di forza, occultando quelli deboli. Giocando come sopravvissuti, l’unione fa la forza.
Il mastermind, d’altro canto, è solo e predilige il controllo della situazione. Ama avere tutto sotto il suo comando e, come un abile scacchista, pianifica le mosse con assoluta precisione. Deve avere delle buoni doti divinatorie, cercando di prevedere le mosse dei malcapitati Sopravvissuti. L’esperimento è suo, per cui deve conoscere perfettamente ogni singolo angolo del laboratorio. Per arrivare a un livello accettabile deve fare molta pratica e sperimentare sul campo nuove strategie del terrore.
siete sicuri chesarà la scelta giusta?
Come vedete non vi abbiamo fornito una risposta, alimentando, probabilmente, ancora più dubbi di quanti ne avevate prima. Normale, in fondo Resident Evil Resistance mette a dura prova le nostre capacità decisionali. La vostra base caratteriale e le vostre preferenze in materia di gameplay saranno determinanti nella scelta. Non esiste una modalità più divertente o meno difficile tra le due.
Sia tra le fila dei Sopravvissuti che nei panni del Mastermind riuscirete a provare gioia e dolore in egual maniera.
Siamo abituati a due tipologie di gameplay competitivo: il co-op PVE e il PVP puro. Il primo prevede una componente cooperativa che vede numerosi player giocare nella stessa squadra con l’obiettivo di sconfiggere quanti più NPC possibili. The Division 2, per esempio, se togliamo la sola zona nera (dedicata al PVP), il gameplay vede agenti della divisione combattere ribelli diretti da IA. Il PVP puro, può anche contemplare una componente cooperativa ma non necessariamente. Qui si “gioca al massacro”, all’ombra della locuzione latina “mors tua vita mea”.
Chi ama il tutto contro tutti come le famose Battle Royale, chi una formula mista co-op PVP, ma tutte seguono una logica simmetrica. Tutti, nello stesso identico modo, competono per raggiungere l’obiettivo, comune per tutti i player in gioco. La composizione delle squadre contrapposte prevede degli schemi identici in numero e, laddove possibile, anche in livello.
4 vs 1? Pensate che sia sbilanciato ma non lo è affatto
Resident Evil Resistance riscrive le regole del gioco, introducendo un gameplay asimmetrico con lo schema 4 vs 1. Oltre alla composizione della sessione di gioco, Capcom riesce a fondere più dinamiche in una. I Sopravvissuti giocano seguendo quelle co-op, coordinandosi attraverso cuffie e microfono. Gli NPC schierati sul campo possono, anche, essere comandati direttamente dal Mastermind, alternando il PVE al PVP puro. Il Mastermind, a sua volta, può decidere se comportarsi da diabolico regista oppure scendere in campo. Attenzione, però, lascerete “scoperta” la direzione dell’esperimento.
Un gameplay del genere lascia una libertà infinita nelle vostre mani. A seconda del lato della barricata, si può decidere come e cosa fare per raggiungere l’obiettivo. Il Mastermind crea gli ostacoli, sta ai Sopravvissuti trovare il modo per aggirarli.
Boosterpack, il male supremo
come rovinare un originale esperimento
Purtroppo ci eravamo illusi sull’esistenza di un gameplay disegnato sulla bravura dei player che non hanno bisogno di “aiutini”. Per “aiutini” intendiamo loot box e microtransazioni, il Male assoluto del mondo del gaming competitivo. Purtroppo, e la cosa ci dispiace moltissimo, li abbiamo trovati sotto il nome di Boosterpack. Si tratta di microtransazioni che consentono di ottenere un incentivo extra nella progressione dei livelli.
In sostanza, alla fine di ogni sessione di gioco, sia come Sopravvissuti che come Mastermind, le vostre prestazioni verranno valutate con un punteggio. Quest’ultimo andrà a sommarsi a quelli già ottenuti per salire di livello. Maggiore sarà il vostro livello i più forti ed efficaci saranno i vostri personaggi e loro abilità.
Il Male altera questo sorta di grinding, facendo guadagnare nella maniera più veloce (e a nostro avviso scorretta) punteggi e quindi livelli. Se questo sistema fosse stato sviluppato in un ambiente non competitivo, non avanzeremmo alcuna critica nei suoi confronti. Questo, purtroppo, non è successo e noi ci appelliamo al nostro credo progettuale: noi odiamo gli acquisti in-app, le microtransazioni e ogni sorta di loot box. Non le “schifiamo” tutte, sia ben chiaro.
Quelle che ti permettono di acquistare il vestitino carino o una skin per l’arma non inficiano in alcun modo nell’equilibrio di un gameplay competitivo. Il boosterpack non rientra in questa categoria, in quanto fornisce un vantaggio sulla crescita del personaggio: quanto paghi tanto cresci. Il voto finale, come già successe con Hunt: Showdown, verrà abbassato di un punto, proprio per evidenziare la nostra avversione per questo genere di pratiche.
Verdetto
7.5 / 10
perchè le avete inserite?
Commento
Rovinare un esperimento originale non è cosa facile, eppure ci sono riusciti. Non ne capiamo il senso pratico, se non solo quello esclusivamente economico. Il gameplay di Resident Evil Resistance viveva benissimo anche senza. Un inedito 4 vs 1, buoni vs cattivi. Una sfida di muscoli e intelligenza immersa in un'infernale scacchiera. Il Mastermind anticiperà le vostre mosse, creando ostacoli della peggior specie. I Sopravvissuti devono resistere e uscire dall'incubo. Il suicidio si chiama Boosterpack.
Pro e Contro
✓ Gameplay originale ✓ Stesse sensazionio di un escape game ✓ Personaggi bilanciati
x Presenza di microtransazioni x Matchmaking sbilanciati
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