Internet si accorge che la faccia di Aloy è ingrassata in Horizon Forbidden West. È subito polemica.
Che dietro il design di Aloy in Horizon Zero Dawn ci fosse un preciso messaggio è palese. Non è un caso se si è discusso il personaggio fin dal day-zero. La protagonista del milion-seller è stata additata da una certa frangia di giocatori come l’emblema della dittatura del politicamente corretto che ha colpito PlayStation. Si è arrivati a parlare di complotto della soia. Di un’agenda politica nemmeno poi così occulta che si è tradotta in bit e poligoni. Ellie, Abby e poi anche Aloy.
Questa agenda esiste ed esiste dal 2013. Ma non è nelle mani di Neil Druckmann
L’adipe dello scandalo
Aloy è diversa, titola un post su Reddit. È più paffuta, si è data all’ingrasso. Iniziano subito a circolare i meme. Non solo dall’altra parte del mondo. Se ne parla anche qui nello Stivale, nelle community su Facebook e nei commenti delle notizie delle maggiori testate. Parte la polemica di chi invoca la dittatura del politicamente corretto. Si reclama il diritto a giocare nei panni dei personaggi belli come le star del cinema. Si vive come un’imposizione dover vestire i panni di qualcuno o qualcosa in cui non ci si riconosce. È la stessa cosa successa un anno fa nel grande dibattito attorno a The Last of Us Parte II. I videogiochi sono intrattenimento. Fuori la politica dai videogiochi.
Aloy deve adeguarsi ai nostri canoni di bellezza oppure non è abbastanza. Già in origine se ne mal sopportava il character design, con quella pelle imperfetta e addirittura un accenno di peluria facciale. Una bellezza nella norma, non una top-model ma comunque dotata di tutti i tratti tipici del bello canonico. Tutto l‘opposto di quello che la donna da videoludo ha sempre incarnato, da Lara Croft fino alla più recente Lady Dimitrescu. Non appena il gioco esce su PC si sente l’esigenza di una mod che risolva il problema, che restituisca Aloy ai giocatori. Basta politicamente corretto, ben tornati cari vecchi videogiochi. Poco male se è lo stesso slogan dietro il Gamergate.
Aloy è grassa e non va bene. Per la stessa utenza che ha stravolto il personaggio con la Face Rework Mod è sbagliato che Guerrilla stravolga così un personaggio. È un nonsenso. Non perché le mod siano sbagliate, sia chiaro. Ma perché da una parte si pretende di piegare al proprio volere la visione creativa di un team di sviluppo e dall’altra si annichilisce il dialogo. Non ci si è chiesti perché Aloy è diversa, s’è preso atto della cosa. E si è scesi in piazza a protestare.
Esattamente come all’epoca s’era deciso che Aloy era un’icona per Social Justice Warrior imposta dal marketing. L’idea che Guerrilla volesse genuinamente lanciare un messaggio e/o che abbia preso una direzione seguendo una coerenza dettata dal world building di Horizon non è nemmeno presa in considerazione.
Diventa quasi impossibile non tracciare una linea rossa tra personaggi virtuali e personalità reali. Abby e Aloy, Isadora Basile e Alanah Pearce. Di più. C’è lo scandalo di Ubisoft della scorsa estate, dove viene fuori che per qualche executive è necessario avere un protagonista maschile per vendere un videogioco. C’è che il 59% delle giocatrici nasconde il proprio genere per evitare attenzioni indesiderate. Punti sconnessi, che però formano una freccia che indica come i videogiochi abbiano un problema con le donne.
Un problema sistemico, non riducibile alla solita e anonima minoranza rumorosa. Quando uno dei designer più quotati del settore come Chris Avellone si rivela una persona abituata a molestare le proprie colleghe è chiaro che non riguarda solo i giocatori. Il medium è legato ad un certo immaginario e quell’immaginario alimenta una tossicità di fondo da cui non riusciamo a staccarci. Aloy nasce per questo. Per essere una bella perfetta nella sua imperfezione. Per mostrare che un’alternativa c’è e vende anche una decina di milioni di copie. Nonostante le lentiggini, i baffetti e adesso quella faccia più piena.
Si critica il realismo di questa scelta perché in un mondo dove ogni mattina ti svegli e sai che devi correre, come in quel film di Aldo Giovanni e Giacomo, non è possibile essere che Aloy sia grassa. Non si batte ciglio però guardandone le ascelle depilate. Non è un problema quando Tifa è costretta a combattere a pugni nonostante il seno abbondante. O se è una vampiressa di due metri a braccare il giocatore. La polemica finisce per colpire sempre e comunque i personaggi non sessualizzati. Le Aloy, le Allie, le Abbie. Quei personaggi che sono l’invasor che abbiamo trovato una mattina dopo esserci svegliati.
Solo che le note non sono quelle di Bella Ciao. Piuttosto di Faccetta Nera.
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