Ilaria Celli

News+ Horizon: Zero Dawn – Aloy non sei abbastanza

Aloy – Face rework, una mod appena uscita per Horizon Zero Dawn, ha il solo compito di modificare il viso di Aloy in modo da renderlo più armonioso e curato. Via le lentiggini: fanno il viso sporco. Deve essere chiaro e liscio, senza néi, cicatrici da varicella, e rughe d’espressione intorno agli occhi. Il naso deve essere più piccolo, più aggraziato.

Gli zigomi più alti, le guance più sottili. Il viso quadrato e paffuto non è sexy. Via anche quella lieve peluria bianca sopra il labbro e sui lati del viso. Poco importa Aloy se sei una guerriera, se sei cresciuta in un mondo distopico, rinnegata dalla tua gente. Poco importa se hai salvato questo mondo, poco importa se hai coraggio, se sei forte, se sei uno dei rari modelli femminili positivi non stereotipati del mondo videoludico. Se non rientri anche nei canoni estetici della nostra società allora non hai valore.

Una delle immagini promozionali della mod
Non siamo nuovi alle critiche estetiche verso i personaggi femminili. Jill di Resident evil 3 remake è brutta, Tifa di Final Fantasy VII remake ha il seno troppo piccolo, Abby di The last of us 2 è completamente sbagliata perché troppo muscolosa e mascolina. L’elenco potrebbe continuare per pagine e pagine.

Fortuna che ci sono delle mod che aggiustano queste donne.

Fortuna che ci sono delle mod che ci permettono di non vedere quei disgustosi difetti, perché sono inaccettabili.

Fortuna che ci sono delle mod che piegano quei personaggi al nostro gusto.

Perché noi videogiocatori non dobbiamo essere costretti a guardare quei difetti. Quei difetti le donne non dovrebbero averceli, e se ce li hanno dovrebbero coprirli, vergognarsene, o almeno fare di tutto per mostrare che vogliono porvi rimedio. Perché è giusto così.

Questa mod è sbagliata sotto molti punti di vista, due in particolare.

L’autorialità

All’interno di un’opera – che sia questa un videogioco, un quadro, un film, un libro etc… – ogni elemento, dal più piccolo al più evidente, ha una sua funzione e una sua importanza. Ogni particolare è inserito in funzione del messaggio che l’autore vuole trasmettere a chi fruisce della sua creazione. Ogni caratteristica si tramuta dunque in linguaggio. Se si vanno a modificare questi particolari, il linguaggio cambia, e con lui il messaggio. Ogni espressione è talmente delicata, talmente ricca di sfumature, che basta poco perché ciò che l’autore vuole esprimere venga travisato e perduto.

Modificare l’aspetto di un personaggio è minare il messaggio dell’opera.

Aloy così perde il suo essere individuo. Diventa un modello indefinito, generico, plastico. Perde quei “difetti”, quelle caratteristiche che la rendono un individuo reale, che raccontano come lei vive il proprio corpo, il proprio essere in relazione al mondo che la circonda. E così è difficile guardarla è non sentirsi straniati. Non è ciò che gli autori e le autrici hanno voluto, e questa è una violenza verso il loro lavoro e ciò che hanno creato. Una meccanica oppressiva

Va benissimo avere dei propri gusti estetici. Va meno bene imporli.

“Ma io applico queste modifiche solo al mio gioco, non le impongo anche agli altri.” Già, ma le imponi ad Aloy. Poi, perché hai sentito il bisogno di applicare queste modifiche? Perché Aloy non è abbastanza per te? Perché, secondo te, va sistemata?

Nell’arte noi ritroviamo noi stessi, essa è espressione di noi. Cosa dice dunque di te questa Aloy che hai modificato? Aloy ai tuoi occhi diventa un mero feticcio. È una donna, quindi in lei come unico valore riconosci l’estetica. Se una donna non è femminile come dici tu, se una donna non è bella come tu credi che debba essere, se una donna non pone la sua attenzione al suo aspetto fisico, allora quella donna non è tale.

La sola funzione di Aloy, per te, è quella di provocarti piacere. Se non lo fa, allora è inutile, o insignificante.

Aloy è una donna indipendente, forte, capace, e a te non sta bene. Tu vuoi sentirti potente, quindi lei deve piegarsi a te.

Sì, le donne hanno i peli, le rughe, le occhiaie, le macchie sulla pelle, ma è loro compito porre rimedio a questo, no? È nella loro natura in quanto donne. Devono essere femminili, e la femminilità è un concetto millenario che non può essere modificato.

Ma cos’è la femminilità?

Nell’antichità, le divinità femminili venivano descritte con tantissime caratteristiche differenti (soprattutto fisiche), e ognuna esprimeva in modo differente ciò che poteva essere la femminilità. Nel corso dei secoli, e soprattutto durante l’800 e il ‘900, la femminilità diventa qualcosa di preciso a cui oggi bisogna adeguarsi. Un determinato modo di vestire, di comportarsi, di parlare, di camminare, di porsi al mondo.

È un modello che assilla, che tortura, che fa sentire costantemente inadeguate. Ci si sente sbagliate, sporche, difettose, indegne di mostrarsi, di parlare del proprio corpo, delle proprie emozioni e dei propri pensieri. È un continuo nascondersi, oppure doversi giustificare. Bisogna correre ai rimedi per ogni “difetto”, perché ti insegnano che il tuo aspetto in quanto donna è un valore, il più importante. Senza questo valore non sei donna, sei altro.

Nel suo libro The myth of beauty, Naomi Wolf indaga sul mito della bellezza, di cui il concetto di femminilità ne è una componente chiave.

“Il mito della bellezza fiorisce quando si allentano le coercizioni materiali nei confronti delle donne.”

Naomi Wolf
Quando dunque una donna cerca di liberarsi dalle imposizioni, quando cerca di staccarsi da questi modelli, quando tenta di essere se stessa e di autodeterminarsi, le viene ricordato costantemente che “deve stare attenta a non perdere la propria femminilità, perché è solo questo ad avere valore”.

Tu che applichi questa mod, che non riesci a considerare le donne oltre questi preconcetti, tu stai applicando perfettamente il mito della bellezza. Stai mettendo in atto un comportamento patriarcale e oppressivo. Un comportamento che nemmeno ti accorgi essere oppressivo anche verso di te. Sì, perché se tu stabilisci un concetto di femminilità e imponi alle donne un determinato canone estetico, di comportamento etc… al tempo stesso – per negazione – stai delineando l’ideale di mascolinità, ingabbiandoti in delle pretese sociali che, senza accorgertene, hai alimentato. Pretese che ti vogliono con un determinato fisico, un determinato comportamento, che definiscono già per partito preso ciò che sei, senza darti possibilità di replica.

Sono tutte gabbie artificiali, costruite e rafforzate nel tempo. Ma, appunto, sono artificiali. Possono e devono essere smantellate.

#LiveTheRebellion