Luca D'Angelo

Speciale Ecco come educare il bambino ai videogiochi

Il giusto tempo per giocare e quali sono i videogiochi per bambini.

È arrivato il momento: il vostro bambino chiede i videogiochi, ma voi sentite il bisogno di educare prima di affidargliene uno. Non c’è niente di strano, dei videogiochi si sente parlare spesso e non sempre in buoni termini. Ragazzi che spendono soldi senza il consenso dei genitori per comprare qualcosa su un videogioco (o il videogioco), altri che diventano violenti perché hanno perso o qualcuno li ha maltrattati. Altri ancora iniziano un graduale ritiro dalla società verso il controller, che senza le dovute attenzioni potrebbe anche non finire mai. Una categoria, quest’ultima, che si è deciso di chiamare hikikomori. La parola, importata dal Giappone, vuol dire appunto “ritirarsi dalla società, ritirarsi in casa”, e indica una categoria di persone che si sta cercando di aiutare.

Dobbiamo dircelo chiaramente: questo rischio c’è, anzi, ci sono. Ma dobbiamo dirci con chiarezza come stanno effettivamente le cose, perché come in ogni situazione nemmeno qui va bene generalizzare. Le miriadi di ricerche svolte dall’avvento dei videogame a oggi vogliono gettare luce su questo mondo, ma vediamo cosa scoprono in termini più semplici.

Educare il bambino ai videogiochi: innanzitutto un po' di chiarezza.

Per ogni hikikomori ci sono molti ragazzi e ragazze cui invece piace socializzare e cercarsi un’anima gemella tanto quanto videogiocare, e per ogni giocatore violento c’è un nutrito gruppo di chi a giocare si diverte e basta, sconfitta o vittoria. Per ogni ragazzo o ragazza poi ci sono delle figure genitoriali alle spalle. Sono loro dall’alba dei tempi a prendere in mano le redini delle vite dei propri ragazzi, per restituirgliele quando saranno pronti. Quanto scriverò è dunque rivolto proprio a voi, i genitori. Io non sono un genitore, ma un ragazzo di quasi trent’anni cui è stato insegnato a gestire il tempo di gioco e di impegno nella vita. Con alla mano le esperienze di colleghi, amici, parenti che di figli ne hanno e li stanno educando a questo mondo, vi porto dei consigli per educare il vostro bambino (o bambini) ai videogiochi.

Dopo una quarantena che sembrava aver avvicinato ai videogiochi le famiglie, ora che è concesso uscire da casa si torna a vedere più i pericoli che i benefici dei passatempi elettronici. Sì, il gaming disorder (o “dipendenza da videogiochi”) esiste – ma non è il mostrone ineluttabile che spesso viene dipinto. Sfatiamo un mito: se il bambino non vuole staccarsi dal videogioco non è colpa (solo) della tecnologia: è biologia. Anche quando gioca con un giocattolo o è a casa di un amico non vuole mai smettere e andarsene. In questa situazione di diverso ci sono solo gli schermi, che di certo possono non fare bene agli occhi di un bambino che i videogiochi siano coinvolti o meno.

Per quanto tempo può giocare con i videogiochi?

Se il bambino non vuole staccarsi dei videogiochi o gioca troppo, provate a concentrare la sua attenzione su qualcos’altro. Provate a dargli dei compiti che possa vedere come una sfida. “Scommettiamo che non riesci a riordinare la camera? Se vinci puoi giocare un po’ prima di andare a letto”. Creerete così una condizione, che vi aiuterà a controllare il tempo di gioco senza risultare “cattivi” – specialmente se parteciperete anche voi. Ecco un primo consiglio: il bambino non gioca troppo se voi non glielo permettete. Ovviamente non vi sto suggerendo di imporre: siate severi ma giusti, autoritari ma non dispotici.

Difficile dire quanto tempo sui videogiochi non sia “troppo” per un bambino. Decidete voi: in base all’ora, premiando un buon comportamento o penalizzandone uno non proprio buono. L’importante è non essere troppo concessivi, né troppo restrittivo-apprensivi. Provate a ritagliare dei momenti di gioco, che non siano scritti su pietra ma che diano al bambino una chiara suddivisione del tempo della giornata. Oltre che “per quanto tempo” quindi anche il quando: ad esempio dopo i compiti, prima di cena. Oppure dopo cena, posto qualche minuto accademico per assimilare il tempo giocato e calmarsi. Da un bambino il gioco deve essere percepito come un premio, perché anche da ragazzo sappia riconoscere le priorità.

Ancora, tempo e momenti di gioco non devono essere scolpiti su pietra. Ogni giorno per mezz’ora o ogni due giorni per un’ora non cambia nulla: è necessario piuttosto chiarire che ci sono limiti per prevenire un bambino che gioca troppo ai videogiochi.

I videogiochi fanno bene al bambino?

Il “lato chiaro” della medaglia, l’opposto del famigerato gaming disorder, è la capacità dei videogiochi di potenziare alcune soft skill e di stimolare il giocatore. Nel 2020 di titoli ne esistono a miriadi. Ce ne sono per tutti i gusti, e tra i più celebri non ci sono solo scenari cruenti o sanguinolenti. Ai miei cugini di 7 e 9 anni, ad esempio, piace molto giocare a Minecraft – una sorta di simulatore di mondo. Il gioco è incentrato sui blocchi, oggetti cubici che rappresentano un’unità di un determinato materiale (legno, terra ecc). I materiali finiscono in un inventario da cui si possono fabbricare oggetti, e con questi blocchi e oggetti si possono costruire abitazioni, ambientazioni, intricati macchinari. Vostro figlio potrà dar sfogo alla fantasia, creare mondi e plasmarli come sente, senza troppi rischi collaterali.

Svago ma anche impegno

Non solo una fonte di svago, i videogiochi sono anche una tattica per educare il bambino al mondo che ha attorno. Possono farlo crescere, perfino. Lo costringono a ragionare, pianificare, rendersi conto dello spazio che il gioco mette a disposizione per determinate azioni. Dovrà familiarizzare col concetto di tempo che scorre, e dalla sconfitta riuscirà a trarre solo la voglia di capire come vincere al prossimo tentativo. Minecraft, Pokémon, Mario o Angry Birds, questi videogiochi dimostrano che potete dare svago al bambino mettendo anche alla prova le sue capacità, aiutarlo a svilupparle e potenziarle. Come sempre l’eccesso ha dei rischi, ma con il giusto controllo e coinvolgimento da parte vostra farete qualcosa che ha dell’utile.

Preoccupati che il bambino possa isolarsi? Siate presenti

educare i bambini ai videogiochi
Videogiochi e infanzia Il risultato di un controllo equilibrato
Se vi preoccupa che il bambino possa isolarsi nei videogiochi, la soluzione è diventare partecipi di questa parte della sua vita. Attenzione, partecipi – non invadenti. Ai bambini piace raccontare cosa hanno fatto, ma forzarli a condividere non va mai bene. “Fammi vedere che cosa hai costruito”. Potrebbe sorprendervi scoprire quanta fantasia e quanta dedizione può nascondersi in quelle piccole testoline (è così che mio cugino di 9 anni mi ha distrutto l’autostima). Il vostro coinvolgimento nella vita videoludica del bambino non solo è in mano vostra, è anche il modo migliore per educare i piccoli all’uso dei videogiochi. Spendete un po’ di tempo con loro quando giocano: è un modo utile per educare un bambino ad usare con scrupolo i videogiochi. Vedervi partecipi può anche aiutare a farli smettere senza tragedie quando glielo chiedete.

I videogiochi possono essere un alleato importante

Con le giuste precauzioni, troverete che i videogiochi possono far bene al bambino e anche alla famiglia. Se saprete gestire il rapporto che vostro figlio/a ha con loro scoprirete un valido alleato. Potrete usarli a vostro vantaggio, come ad esempio fece mia madre con me riuscendo a convincermi che la frittata mi avrebbe aiutato a ragionare e vincere il livello di un gioco (sì, ho vinto). Educare il bambino ai videogiochi significa anche responsabilizzarlo gradualmente. Impostate orari e tempistiche che volete, siate partecipi e interessati. È cruciale una famiglia presente ma non invadente, capace di controllare la situazione senza porre troppi paletti. Ricordate: i videogiochi possono aiutarli a socializzare, a sentirsi meglio, tenersi in forma.

Possono aiutare invece voi a farli crescere, convincendoli ad esempio a mangiare la frittata con dei subdoli escamotage come quelli di mia madre quando ero piccolo (“Ti aiuterà a ragionare e vincere quel livello”). In un’era come la nostra dove la componente online è spesso centrale, è frequente che i ragazzi di una certa età spendano davanti ai videogiochi più tempo. Non sono solo uno svago per loro, ma un modo per tenersi in contatto con gli amici e condividere il tempo dedicato ad un hobby comune. L’importante è che abbiano ben chiaro a cosa dare la precedenza. Se un ragazzo si isola in casa per giocare il problema forse è più grande dei videogiochi, ed è da cercare nella vita quotidiana oltre quello svago. Una situazione pesante a scuola o nel gruppo di amici può portarli ad allontanarsi, a cercare conforto nella prima cosa che passa il convento.

E se la prima cosa che passa il convento è un videogioco, forse da un lato è un bene.

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