Religione e videogiochi, la Chiesa si avvicina ai giovani
Vedere religione e videogiochi nella stesso contesto non è cosa nuova, anzi quello religioso è un tema che fa da sfondo a molti titoli. Spesso è capitato che venissero sviluppati giochi che trattavano l’argomento in modo più o meno serio (qualcuno ha detto Bible Fight?). Insomma la religione, come in ogni altro ambito della vita quotidiana di tutti, ha quasi sempre fatto parte del media.
Molto più concreto, ed ammirevole, è però il contributo di
Don Patrizio Coppola (Padre Joystick per la community).
Fondatore dello Iudav,
università di game design con più di 100 iscritti, ha intenzione di avvicinare maggiormente i giovani al catechismo utilizzando i videogiochi. In collaborazione con nomi del calibro di
Sergio Pisano, Don Coppola sta realizzando un
videogioco su Mosè e i 10 comandamenti.
In un intervista ha dichiarato di
voler istruire i suoi ragazzi e i loro genitori su cosa siano realmente i videogiochi. Inoltre come sogno ha quello di poter
organizzare un campionato di e-sports e sta sperimentando una
maglietta in grado di fare la TAC. Insomma, un uomo molto attivo in quella che per lui non è solo una scusa per avvicinare i giovani alla Chiesa, ma anche
una passione, quella per i videogiochi.
Lo IUDAV è un esempio concreto di come videogiochi e religione possano fare molto per la comunità
Come già detto non sono pochi i casi di esponenti religiosi che, mossi dalla passione per il proprio credo e per la tecnologia, hanno deciso di tenersi al passo coi tempi.
Luca Paolini, insegnante di religione di Livorno, ha utilizzato Minecraft per insegnare la sua materia ai propri allievi con enorme successo. Padre
Robert Ballecer ha addirittura istituito un intero server sullo stesso gioco per combattere bullismo e discriminazione promuovendo
positività, uguaglianza e condivisione.
Non è più soltanto la concezione di violenza e odio ciò che traspare dalla religione e dai suoi trascorsi videoludici. Ora, grazie al contributo di chi sa amare le proprie passioni, il nuovo insegnamento a farsi strada è quello del sociale.
Un messaggio per promuovere i videogiochi come un mezzo per togliere i giovani dalla strada permettendogli di stare insieme e di condividere la stessa passione.
Uscito dal suo guscio di
hobby per asociali, il videogioco è ormai
uno dei mezzi di aggregazione più efficaci. Si perché nel mondo virtuale siamo noi a decidere cosa mostrare e cosa no.
Le comunità online tendono a farci socializzare con chi è più affine al nostro modo di giocare e di fruire del’esperienza. Cosi facendo
si tende a passare oltre l’etnia, l’estrazione sociale, la religione ed altre etichette inutili, permettendo una più eterogenea socializzazione fra individui differenti.
Non è infatti raro veder nascere amicizie online che poi si estendono anche nella realtà (chi vi scrive ne è testimone). Allo stesso modo si creano community che poi organizzano raduni nella vita reale, con feste a tema, cene ed eventi.
I videogiochi sono, a tutti gli effetti,
tra i migliori mezzi di aggregazione fra individui anche molto diversi fra loro, ma con una sola ed unica passione in comune.
#LiveTheRebellion