Vaticraft, alzati e cammina!

La religione non è certo una new entry per il videogioco, ma anzi è sempre stata al centro di una costante commistione. Sia indiretta – con la religione a fare da sfondo in una vicenda più grande, come con lo shintoismo in Shenmue – che diretta, con lo sviluppo di titoli dall’alto valore simbolico. Come il celebre Super 3D Noah’s Ark, pubblicato nel 1994 per MS-DOS e Super Nintendo. Con quest’ultima versione che, priva di autorizzazione da parte del colosso nipponico, poteva essere avviata solamente con una cartuccia speciale. Il tutto per aggirare il sistema di protezione, con l’inserimento di un altro gioco originale nel dispositivo.

In questo caso invece non vi sono in ballo smanettamenti da dio, ma solamente la volontà e l’intraprendenza di un sacerdote gesuita con base a Roma. Per conto del Vaticano padre Robert Ballecer ha infatti creato un server su Minecraft, con lo scopo di unire i fedeli in un connubio tra religione e videogioco.

Non animali da addormentare a colpi di fionda sull'arca di Noè, ma un ambiente creativo dove creare e sviluppare rapporti umani.

Un rapporto, quello tra religione e videogioco, già avviato.

Tutto parte a settembre, quando a seguito di un sondaggio su Twitter il sacerdote – avente un passato come ingegnere e consulente tecnologico – decide di creare un luogo di incontro digitale. Una piazza dove tessere e rafforzare rapporti e relazioni, capaci di trasmigrare anche nella realtà. L’inizio tuttavia non si rivela essere tra i migliori. Il tentativo di evasione dalla canonica tossicità di molte community online fallisce. Il neonato server, in piena fase di test, subisce infatti un attacco DDoS.

Il colpo viene accusato nel corpo – con connessioni e disconnessioni continue da parte di giocatori che hanno causato il K.O del server –, ma non nello spirito. Con l’iniziativa, atta a combattere cyberbullismo e discriminazione a suon di positività, uguaglianza e condivisione, più che decisa a sopravvivere. E che non costituisce neppure il primo tentativo della Chiesa di volersi avvicinare ai giovani a suon di tecnologia. Il 2018 ha infatti visto nascere e proliferare Follow JC Go, un surrogato del ben più celebre Pokèmon Go dove il focus era invece spostato sul reclutamento di santi, ma con le medesime meccaniche.

L’importanza del fine, ma soprattutto dei mezzi.

Ancor prima del rilascio di Minecraft Education Edition, avvenuto circa 3 anni fa, c’era chi aveva pensato di unire l’utile al dilettevole. Insegnare, educare i più giovani sul e con il videogioco, stimolando un processo di apprendimento creativo e all’avanguardia. Come la costruzione di luoghi di tradizione religiosa a suon di blocchi, arrivando a suscitare l‘interesse per la loro storia e la loro funzione, passata ed eventualmente presente.

Il tutto senza rinunciare allo scopo primario che ha (s)mosso il Vaticano e il suo autoproclamatosi tramite nerd, ovvero quello di unire le persone nella realtà attraverso il gioco. Sconfiggere l’isolamento e alimentare l’inclusione in un mondo dove i confini tra reale e virtuale è, di fatto, sempre più sottile.

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