Dino Cioce

Speciale Caro player, Io amo i videgiochi

I sacrifici, le passioni e le emozioni di chi crea il nostro divertimento, confezionati in una lettera d’amore.

Io amo i videogiochi è la traduzione letterale del nostro progetto, I LOVE VIDEOGAMES. Io credo che le coincidenze non vengano mai per caso. Il destino mi ha guidato a un articolo pubblicato sul portale americano Polygon. Un articolo, o meglio una lettera, che parla di una dichiarazione d’amore verso i videogiochi e verso i gamer. Parole che vengono dal cuore e che esprimono tutta la passione verso il mondo videoludico in genere. L’autrice di questa lettera si firma come Jenny. Lei in realtà è la tedesca Jennifer Scheurle, Game Designer di professione, con alle spalle già 10 titoli in 8 anni di attività nel campo dell’industria dei videogiochi.

Inizialmente volevo dedicare una news+ a questo articolo, utilizzando il nostro stile che ormai ci contraddistingue e che conoscete bene. Poi mi sono ricreduto. Mentre traducevo l’articolo originale, parola per parola, mi sono sentito un ingrato nei confronti di Jenny. Lei ha raccolto tutto il significato del concetto di “amo i videogiochi”. Alla fine ho deciso di riportare la sua testimonianza, raccontandola con la lingua del nostro tricolore. Per una volta ho fatto la cosa che odio più al mondo, tradurre come un automa, ma ne sono stato obbligato. Il mio è stato un dovere principalmente morale, dettato dal profondo rispetto verso le parole di questa donna.

Dire io amo i videogiochi è facile, dimostrarlo è tutt’altro. Jenny ci riesce alla grande. Idee, sensazioni ed emozioni che ballano su frequenze perfettamente allineate al nostro credo. Una lettera che profuma di dichiarazione d’amore, dedicata a voi videogiocatori italiani e di tutto il mondo. Siamo contenti di finire l’anno in questo modo e di iniziarne uno nuovo, trascinati da queste belle parole d’amore.

amo videogiochi

Caro Player, sicuramente non ci conosciamo molto e nel migliore dei casi non ci incontreremo mai. Nonostante questo, la nostra relazione e il nostro rapporto si basa su una parola universalmente riconosciuta: amore. O almeno questo è quello che io sento e provo per voi. Mi piace pensare che lo stesso valga per voi ma non credo sia così facile e ne tanto meno scontato.

Ho dedicato tutta la mia vita a te. Lo so, non te ne sei reso mai conto ma non è colpa tua, fa parte delle regole del gioco. Ho passato anni a capire qualcosa su di te, conoscere i tuoi desideri, le tue passioni, i tuoi interessi. Ciò che ti fa arrabbiare, sorridere, gioire, renderti triste, emozionarti, piangere. In fondo vedi ti conosco. È vero non ho presente il tuo volto e la tua fisionomia, ma a me non serve. Mi basta quello che ho e so di te.

Passo, mediamente, dalle 40 alle 80 ore a settimana per creare qualcosa che spero ti renda felice. Il tutto per cercare di costruire qualcosa di inaspettato, che ti sorprenda e ti stupisca. È un po’ come un primo appuntamento: misterioso e non sai come finisce. Perché lo faccio? Perchè nonostante i rischi e le condizioni dell’industria videoludica, le lunghe ore passate a lavoro, e le tendenze, talvolta inspiegabili, che rendono impossibile pianificare le uscite dei giochi, io sono ancora qui?

La risposta è semplice: io sono cresciuta con i videogiochi e li amo. Conosco la loro forza e il loro potenziale e questo vale sia per me che per te.

Vi faccio una domanda: Quante volte nella vita si ha la possibilità di toccare la vita, o meglio, l’anima di qualcun altro? Renderla migliore, o magari più interessante, divertire e perché no, cambiare la prospettiva e punti di vista su determinati argomenti. Io credo che i videogiochi siano in grado di far questo, e potenzialmente sono forse il miglior mezzo per farlo.

Siamo come due facce della stessa medaglia.

Quante volte nella vita si ha la possibilità di toccare la vita, o meglio, l’anima di qualcun altro?

Il lavoro: la mia vita.

Non ho la pretesa di parlare a nome di tutti coloro che sono impegnati nello sviluppo di videogiochi. Credo, però, che l’amore e il rispetto per l’arte videoludica sia incredibilmente diffuso nel nostro ambiente, quasi come un valore di default. Sicuramente esistono altri modi per fare soldi, anche più semplici di questo. La cosa che mi è impossibile da immaginare è una vita diversa da questa.

Li seduta su una scrivania per ore a modificare numeri – punti salute, resistenza, calcoli dei danni – fare prove, testare il gioco e poi nuovamente a modificare numeri e testare e ritestare. Le ore, le giornate e i mesi passano inesorabili. Ma io sono sempre lì a fare e rifare il mio lavoro fino a quando non mi sento soddisfatta del prodotto finale. Si, è vero, a volte vado a casa distrutta con un mal di testa trapanante ma almeno sono felice dall’aver reso il gioco migliore per te, caro player.

Inseguire la perfezione è difficile e a volte ci si può fare veramente male inseguendola.

Quasi tutti noi lo facciamo. Vogliamo che si giochi alla miglior versione possibile del nostro videogioco. Ma non combatto solo contro me stessa. Le riunioni diventano dei veri e propri campi da battaglia: programmatori, artisti, direttori creativi, persone di marketing, editori possono diventare dei validi avversari. Inesorabilmente si finisce con il litigare e alzare la voce. Ma se lo faccio è solo per te, caro player. Purtroppo non vinco sempre. Gli attori in gioco sono tanti e le decisioni prese, piccole o grandi che siano, sono migliaia lungo il percorso di sviluppo di un gioco. Ci sta, fa parte del gioco. La cosa importante è che io ci provi sempre. I problemi sono tanti, talvolta anche strani. Problematiche che vi sconvolgerebbero se ne foste a conoscenza, ma gestirle e risolverle è anche parte del mio lavoro.

A volte leggo i tuoi feedback. Su Twitter, sui social e sul nostro forum. A volte mi arrivano dritti al cuore. Mi piacerebbe poterti spiegare perché possiamo fare e non fare quello che chiedi. Spesso, vorrei poterti dire che non hai necessariamente ragione.

Ma in fondo so benissimo che ti arrabbieresti.

Inseguire la perfezione è difficile e a volte ci si può fare veramente male inseguendola.

Il lato dello specchio

A volte si diventa molto appassionati di un gioco, caro player. Passi ore e ore a giocarlo e il gameplay, visto dal tuo punto di vista, diventa quasi familiare. Questo ti basta per farti pensare di sapere meglio di me cosa fare per migliorarlo. La tua dedizione è sicuramente ammirevole, caro player, ma la tua conoscenza del videogioco non è la stessa di chi lo ha fatto nascere e crescere. Vediamo la stessa cosa da due diverse angolazioni, entrambe valide, ma non confondibili.

Quando provo a spiegarti il perché di un problema dici che mi sbaglio. Mi minacci, se non ottempero alle tue richieste, dicendomi che scriverai una recensione negativa, o peggio. Questo, caro player, è uno dei modi in cui creare una trincea tra il tuo mondo e quello di noi sviluppatori.

A volte, in tarda notte, mi intrufolo in qualche streaming Twitch e osservare chi gioca con il mio videogioco.

Resto in silenzio e guardo il risultato di ciò su cui ho lavorato per anni. Riesco a vedere la tua faccia, caro giocatore, e capisco perché faccio quello che faccio, quando a volte è difficile da ricordarlo.

Ritagliare un po’ di tempo per la vita privata è difficile, se non impossibile, ma a volte ci riesco. Una volta, dopo aver finito di lavorare, mi sono presa due ore libere per andare in palestra. Quando sono rientrata in ufficio, il mio amico e collega era ancora li seduto alla sua scrivania. Voleva che la sua creazione fosse perfetta. Nessuno lo aveva costretto a rimanere. Lo ha fatto di sua volontà, perché voleva che la sua creatura fosse perfetta.

Il mio amico la preferiva ai suoi 4 figli lasciati a casa.

Il crunch autoinflitto è complicato da spiegare, ma è parte della nostra cultura.

Conosci il crunch?

Conosci il crunch, caro player? Ne hanno parlato in molti ma in pochi sanno veramente cosa significhi realmente. A volte, tra noi, ridiamo e ci prendiamo in giro sul fatto di quanto sia difficile allontanarsi e staccare da quello che facciamo. Il crunch autoinflitto è complicato da spiegare, ma è parte della nostra cultura.

Avevo un altro amico che si occupava delle registrazioni di suoni. Le cose che facevano erano ai limiti della follia: registrava suoni provenienti da un’anguria che si rompeva, una pentola che ribolliva. Una volta ha registrato persino il rumore di una mosca che volava nella stanza. A volte, caro player, abbiamo scherzato sull’insonorizzazione delle cabine di registrazione e di come siano ottimi posti dove andare a piangere nei momenti di stress intenso. Ci ridiamo sopra, forse è meglio così. E poi c’era quest’ultimo amico, un’artista.

Era alla sua sedicesima versione di un disegno. Venne da me, quasi disperato, chiedendomi di fare un po’ brainstorming per stimolare nuove idee. Era alle corde perché aveva già scartato centinaia di altri concetti elaborati sugli ultimi quattro giochi su cui ha lavorato precedentemente.

Il problema e che quei giochi, tutti e quattro, sono stati cancellati.

Prova a immaginare come ci si sente, caro player? Puoi lavorare su tanti, tantissimi progetti. Diventi un veterano del settore, esperto nella tua materia. E poi, tutto svanisce e vedi quei giochi cancellati. La cosa bella è che l’insuccesso fa curriculum, soprattutto se è di dominio pubblico. E ci finisci in mezzo anche se sei estraneo alla situazione.

Fare tutto questo, caro player, ne vale la pena? Noi crediamo nel nostro lavoro e ce lo ripetiamo spesso, per farci coraggio l’un l’altro. Dobbiamo ripeterlo molto spesso per far sì che tutto il nostro sforzo non sia vano, per far sì che il nostro sogno si avveri.

Dobbiamo credere che ti piacerà, perché altrimenti ... dove sono finiti gli ultimi tre o otto anni della nostra vita?

Jenny, è quasi magia.

C’è un momento nel ciclo di sviluppo di un videogioco quasi magico. Non si conosce a priori il timing, ma alla fine, prima o poi, arriva sempre. Il gioco, in una fase embrionale, fatta di numeri, codice, immagini e suoni sparsi tra i vari comparti di sviluppo, si trasforma in una realtà giocabile. Questo, tra tutti, è sicuramente il giorno più bello. Finalmente possiamo vedere che cosa stiamo realmente facendo con il vostro lavoro. Passi tutto il tempo a svolgere il tuo lavoro, incuriosita su cosa stanno facendo gli altri tuoi colleghi e come sarà il risultato finale.

È un’atto di fede.

È come saltare da un aereo mentre ancora cuci il paracadute, sperando che sia pronto prima che tocchi il suolo.

Questo momento magico è ciò per cui viviamo. È quando riusciamo a capire cosa stiamo veramente facendo e realizziamo veramente chi sei, cosa vedrai, sentirai e sperimenterai. È il momento in cui tocchi con mano il frutto del tuo lavoro, dei tuoi sacrifici, delle tue ore, giorni, mesi e anni passati sulla scrivania.

Dobbiamo credere che ti piacerà, perché altrimenti … dove sono finiti gli ultimi tre o otto anni della nostra vita?

Quando penso a questo, caro player, mi spavento. Ho paura di te e del tuo giudizio. Un passo falso potrebbe portarti a odiare me e le persone che mi circondano e che hanno lavorato per la realizzazione del videogioco. E questo è anche un male per il mio futuro e quello dei miei colleghi.

Sicuramente mi chiederai, perché fare questa vita.

Pacifico, dopo tutte le cose che ti ho detto. La risposta è semplice: lo faccio per l’amore che provo nei tuoi confronti. Voglio vederti giocare con la mia creazione e vedere le emozioni che genera nei tuoi occhi. Dopo tutto, i miei sacrifici e il mio stress deve servire pur a qualcosa.

Magari, dopo questa lettera, la prossima volta che giocherai a un mio gioco, o quello di altri miei colleghi, ci penserai un po’ sopra prima di lanciarti in violente critiche. D’altronde, in quel gioco, ci sono io, la mia anima e il mio amore incondizionato che provo per te.

In fondo, ricordati, io amo i videogiochi.

Jenny.

#LiveTheRebellion