Scuola e videogiochi si incontrano nelle Olimpiadi italiane della programmazione

I ragazzi amano i videogiochi e odiano andare a scuola? Nessun problema, ecco un progetto didattico che mette d’accordo le due cose. Ai miei tempi c’erano le Olimpiadi della matematica o delle scienze, competizioni per studenti che si sfidavano a suon di quiz. E contemporaneamente giocavo a Jetpack Joyride o Geometry Dash di nascosto durante le ore più noiose (punteggi incredibili, tra parentesi, ma questa è un’altra storia…). Ma la musica sembra essere cambiata, a portare i videogiochi a scuola adesso è la scuola stessa. Game@School è arrivato alla sua quarta edizione: si tratta di una sfida durante la quale i ragazzi di ogni età (scuola primaria e secondaria di primo e secondo grado) devono ideare e realizzare un videogioco. L’edizione di quest’anno si è tenuta il 15 febbraio e il tema da seguire è stato “il giro del mondo in pixel: il viaggio”.

fare videogiochi scuola didattica

Un connubio sempre più forte

Scuola e videogiochi non sono più agli antipodi, la prima sta imparando a usare i secondi come strumento di didattica. Game@School insegna: non ci troviamo solo nel campo del divertimento, ma fare videogiochi aiuta a migliorare qualità come capacità di lavorare in team, problem solving, creatività. Ne abbiamo parlato in questo articolo: i videogiochi fanno curriculum. E le soft skill si sviluppano anche solo giocandoci, figuriamoci programmando.

Basta dare un’occhiata ai temi delle varie edizioni di Game@School per comprendere la portata sociale di un videogioco. Il “viaggio” di questa edizione va letto come un’incontro tra culture e rispetto delle diversità. Lo scorso anno invece il tema è stato “il bullismo”.

Come dicevano gli antichi romani: Ludendo docere

Gamification, edutainment e serious game: i videogiochi fanno sul serio

Quindi i videogiochi sono pericolosi? Ecco la risposta di quelli di Gameromancer…
Sono molti ormai i concetti che elevano i videogiochi allo status di “insegnante”. La Gamification è un metodo che utilizza meccaniche e dinamiche proprie dei giochi (non solo video) in altri contesti, tra cui l’insegnamento. L’edutainment è invece una forma di intrattenimento (entertainment) con scopi educativi (education): la sintesi della massima latina “ludendo docere”, insegnare divertendo. Si tratta di un concetto valido per tutti i tipi di intrattenimento, dal cinema alla musica, tra cui i videogiochi. I serious games (o applied games), infine, sono i giochi creati appositamente con lo scopo di educare, seguendo l’insegnamento del più generico edutainment.

Un progetto che spiega ottimamente questi concetti è il Game for Future: ne abbiamo parlato in questo articolo noi di I Love Videogames. Si tratta di un concorso nel quale i team partecipanti dovranno creare un serious game che raggiunga lo scopo di divertire e contemporaneamente educare sui cambiamenti climatici e la sostenibilità ambientale.

Viviamo in un’epoca di transizione, nella quale un giorno i videogiochi vengono accusati di procurare stragi, oppure sono bellamente ignorati, ma la mattina dopo diventano improvvisamente un mercato milionario sul quale investire. O uno strumento su cui puntare per avvicinare i giovani, vedi la Chiesa.

O, come in questo caso, strumento di didattica.

#LiveTheRebellion