In questa recensione di Ratchet e Clank Rift Apart viaggeremo all’interno di una nuova dimensione. Quella di una dimensione di una nuova generazione
Sono emozionato nello scrivere questa recensione di Ratchet & Clank: Rift Apart. Vi direi – Normale visto che è la mia prima volta sul campo con un titolo targato Sony – ma la verità è che abbiamo davanti una vera e propria “spaccatura”. Sia dal punto di vista personale, sia a livello di gen. Perché questa nuova avventura del Lombax e del robottino rappresenta una transazione tra la old e la next gen. Emozione a parte, mi ritrovo tra le mani una grande responsabilità, quella di raccontarvi cosa ha significato per me questa saga, e come si è evoluta dal 2002 fino ad oggi.
Perché di acqua sotto i ponti ne è passata ed è difficile non notare in questo nuovo capitolo tutta l’evoluzione e l’amore messo in campo da Insomniac Games. Essere i primi a varcare le coste dell’America digitale non è facile. Oltre a dover portare sulle spalle il peso di questa IP storica, bisogna scontrarsi con l’hype dei fan. Ma credetemi, ci sono riusciti ed anche alla grande. Benvenuti nella next-gen. Bentornati Ratchet & Clank.
Il ricordo dell’infanzia
La storia di Ratchet & Clank Rift Apart si dovrebbe collocare dopo gli eventi di Into the Nexus, anche se il reboot ha sfasato questa canonicità. Il gioco si apre in un futuro distopico dove un imperatore tiene sotto scacco un’intera galassia. Facciamo la conoscenza di una femmina di Lombax (datemi un’attimo e vi spiegherò tutto) in cerca di un robot con informazioni utili alla resistenza. Ma la situazione precipita e costei deve fuggire.
Come un pugno nello stomaco vediamo Ratchet, dopo anni, prepararsi ad uscire fuori da un portone di metallo. Impaurito si gira e rivolgendosi alla telecamera domanda “Si saranno dimenticati di noi?“. In questo momento capiamo quanto tempo è passato tra un capitolo e l’altro. 5 semplici parole che ci fanno capire come i dev hanno voluto mettere tutto l’amore e l’impegno in questa nuova avventura.
E dopo questa frase, ecco il ritorno di questa IP. Si inizia in grande stile, con una parata in onore dei due eroi. E non è una cosa fine a se stessa. No. E’ un altro pugno allo stomaco per noi fan, in quanto ripercorriamo gli eventi di tutta la saga. Un modo per ricordarci che loro non sono mai andati via, e hanno voluto aspettare il momento migliore per ripresentarsi. Dopo questa introduzione malinconica, però, lo show deve andare avanti.
Un redivivo Nefarious si ripresenta e vuole a tutti i costi sconfiggere i nostri amici. Messi alle strette Clank dice a Ratchet di raggiungere il luogo dove ha conservato il regalo per lui. Questo si rivela essere un dimensionatore. Ma per colpa di un’avaria i due si ritrovano nella dimensione parallela in cui Nefarious ha sconfitto i due eroi. Ed è proprio la dimensione in cui si trova la Lombax.
Rivet, una mera skin di Ratchet
Da questo punto inizierà l’avventura, la cui trama si dipanerà per gli angoli più remoti della galassia e nelle dimensioni più disparate. Il guasto del dimensionatore ha, infatti, creato vari squarci. Durante tutta la durata dell’epopea vedremo dei varchi viola aprirsi. Alcuni di questi portano ad altre dimensioni, altri, invece, sono elementi del gameplay, ma ci arriveremo dopo.
Come visto nei vari trailer, in questo capitolo impersoneremo sia Ratchet che il suo alter-ego dimensionale.Ella altri non è che Rivet, membro della resistenza anti-Nefarious nella dimensione alternativa. Inutile dire che il personaggio a livello narrativo è strepitoso, ma a livello di giocabilità è una mera skin di Ratchet. Un vero peccato considerando che poteva essere una ventata di aria fresca nel gameplay.
Il modello di Rivet è fenomenale, non c’è che dire, ma avrei voluto più differenze a livello di giocabilità. Il ricordo mi porta ai tempi di PS1/PS2, quando si sbloccava un personaggio. Una volta che lo si otteneva, si accedevano a nuove soluzioni di gameplay, con mosse diverse rispetto al personaggio principale. Purtroppo qui non succede, sgretolando un importante momento nostalgico.
Discorso diverso riguarda una delle novità introdotte con l’arrivo di PS5. Non vi nascondo che giocare a Ratchet & Clank con il Dualsense è una gioia. Pad alla mano il gioco acquista un sapore diverso. Dietro ai vari trailer ho sbavato per la grafica, ma giocandolo tutto assume un significato diverso. Ogni elemento del gameplay è stato calibrato ad-hoc nel DualSense. E con questa immersività mi sono ritrovato a sentirmi come Ratchet.
L’uso del DualSense è simile a quello di Astro PlayRoom. Per chi, invece, non ha provato il gioco, cercherò di spiegare il suo funzionamento. Ogni passo che il nostro Lombax farà su una superficie, si rifletterà sulla vibrazione del pad. Camminare sulle superfici metalliche del primo livello creerà una stimolo tattile, mentre sul prato un altro. Ma l’apoteosi di questa feature la si vede con le armi. Ognuna ha una sua vibrazione e produrrà una diversa risposta con i grilletti.
Descrivere tale funzionalità, in questa recensione di Ratchet & Clank Rift Apart, non è semplice. Il Pad genera un feedback particolare, non descrivibile a parole. Anche perché mi sono divertito come un bambino. Saltare, schivare, sparare sono di una fluidità disarmante. Tutto questo mi ha fatto tornare indietro di qualche annetto, a quando introdussero gli analogici con la prima storica PlayStation. Perché già con quel pad ci fu una delle tante spaccature nel mondo del gaming. Il DualSense con Ratchet & Clank: Rift Apart ne genera un’altra.
Scontro tra dimensioni
E non vi nascondo che giocare a Ratchet & Clank ha fatto si che la dimensione del mio io adulto e quella del mio io bambino si fondessero per poter, poi, coesistere tra loro. Un esempio. Come detto in precedenza durante le fasi in cui affrontiamo i nemici avremmo dei varchi nella mappa. Premendo L1 Ratchet si teletrasporterà in un luogo preciso stravolgendo lo scontro.
Questa feature per quanto minima mi ha gasato molto. Un innovazione inattesa in grado di stupirmi. Non si tratta del semplice affrontare i nemici ma anche di come voler gestire l’ingaggio. Sono rimasto sbalordito, come non mi succedeva da tempo. Ed il bambino che è in me è in pieno accordo con questo.
Il prologo, le novità e tutto ciò che ho visto e giocato, mi ha lasciato sospeso tra queste due dimensioni. Nel gioco e anche durante la stesura della recensione di Ratchet & Clank: Rift Apart preoccupazioni, responsabilità ed altro sono state spazzate vie. Soprattutto non ho mai dimenticato questi due eroi, e come mi hanno accompagnato durante gli anni della mia vita.
Lombax per tutti
Menzione d’onore in questa recensione di Ratchet & Clank: Rift Apart va all’accessibilità. Proseguendo la strada tracciata da The Last of Us 2, Sony, con i suoi titoli first party, cerca di portare la next-gen anche sul fronte dell’accessibilità. Il gioco offre molte opzioni per favorire i diversamente abili. Le feature sono molte ed elencarle tutte richiederebbe uno sforzo immane.
Ma posso dire che gli sviluppatori sono da elogiare. Si passa dalla classica mappatura dei tasti a come le azioni debbano essere eseguite. E non nascondo che il titolo può essere giocato con una sola mano. Nelle opzioni dei tasti è possibile indicare che più azioni vengano eseguite con la pressione di un solo tasto. Oltre a ciò troviamo anche opzioni per il font del testo, su come gli obbiettivi devono apparire ed altro.
Altre feature importante riguarda gli aiuti del gioco. Premendo il trackpad centrale è possibile aprire un menu in cui si visualizza l’obbiettivo attuale, con tanto di suggerimento con video per permette ai giocatori di avanzare in livelli bloccati. Non mi aspettavo tutte queste opzioni, ma sono felice di ciò, perché vuol dire che gli sviluppatori hanno voluto rendere fruibile il gioco per tutti.
Un’ultima dimensione
Finito il gioco cosa rimane? Beh, un pensiero ed un ricordo felice. Rimangono anche le sensazioni di quando ero bambino. La frase “Si saranno dimenticati di noi?” nasconde un sacco di significati. E non nego che quella frase ha colpito il me adulto, in quanto quelle parole nascondono molte paure. Paure per il futuro, per ciò che dovrà venire. Quando si apre, poi, quel portone tutto svanisce e mi ritrovo catapultato nella mia dimensione da bambino.
Quella dimensione fatta di spensieratezza, gioia per le piccole cose. Tornando a noi mi chiedo: “cosa ha significato per me questa recensione di Ratchet & Clank Rift Apart?”. E’ stata il mio voler raccontare l’esperienza vista da due prospettive, quella di un bambino e di un adulto. Che hanno saputo coesistere in quelle 15 ore e che anzi sono andate d’accordo. Ma non nego che finita la partita e guardando lo schermo nero dopo aver spento la console, vedevo un me sorridente.
Per quanto Rivet e Ratchet siano diversi tra loro a livello estetico, non posso far altro che pensare che sono due esseri viventi uguali che vivono, però, in due dimensioni. Che hanno affrontato le stesse paure e le stesse insicurezze. E questa dualità penso che sia arrivata un po’ a tutti i giocatori.
Alle domanda – com’era il gioco? – la gente risponde all’incirca allo stesso modo: Non mi divertivo così da quando ero bambino. Perché per quanto possiamo crescere, per quanto possiamo andare avanti, vogliamo sempre quel gioco che ci riporti indietro nel tempo, nella nostra dimensione felice. Ecco quando leggo “gioco per tutti“, vorrei che fossero veramente così. Prodotti che permettano di mettere tutti sullo stesso piano.
Ovviamente cerchiamo anche giochi più impegnati, ma entrare in una nostra dimensione, od in una che ci apparteneva quando eravamo piccoli deve essere un must. Perché un gioco deve saper colpire e farlo in modo semplice e coinciso.
E tranquillo Ratchet, nessuno si è dimenticato di te.
Voto e Prezzo
9 / 10
70€ /80€
Commento
Ratchet & Clank Rift Apart vede il ritorno dei due protaginisti iconici di casa Sony. Con il loro humour e il loro gameplay Ratchet & Clank ci porta in una dimensione in cui scopriremo cosa vuol dire divertirsi senza troppe pretese. Un must per i possessori di PlayStation 5.
Pro e Contro
✓ Grafica ✓ Gameplay ✓ L'uso del DualSense
x Rivet è una skin x Qualche bug di compenetrazione
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