Persona 5 Royal torna a raccontare la forza della ribellione e dell’amicizia

Tra tutte le case di sviluppo di medie dimensioni, ATLUS è forse quella più strana. È l’espressione massima di quell’eccentricità tipica degli sviluppatori giapponesi che ha fatto innamorare un sacco di gaijin di quel modo di intendere il videogioco. Quando nel 2017 Persona 5 è apparso sugli scaffali d’occidente celebrando l’amicizia e la ribellione dei Phantom Thieves, ATLUS era ancora una casa sconosciuta agli occhi del grande pubblico. È normale, dopotutto parliamo di sviluppatori di nicchia che hanno investito sempre poco sulla pubblicità oltreoceano, intimiditi da chissà quale complesso di inferiorità nei confronti del pubblico occidentale, giudicato spesso troppo diverso per capire quella filosofia.

Eppure Persona 5 ha cambiato tutto. Ha fatto capire anche a molti di noi che tra i JRPG esistono titoli e serie che vanno oltre Final Fantasy. È un confronto poco sensato, me ne rendo conto, ma da questa parte del mondo abbiamo questo pregiudizio un po’castrante che ci ha chiuso gli occhi per tanto tempo. E lo sapete come ha fatto Persona 5 a farsi amare? È banale, ma Persona 5 ha rapito il cuore di tante persone perché parlava di amicizia nel modo più onesto possibile.

Come si reinterpreta un capolavoro

Chi non conosce a fondo ATLUS o la serie Persona probabilmente può aver storto il naso di fronte all’annuncio di Persona 5 Royal. Siamo troppo abituati alle pratiche predatorie di Game Freak e ad un certo approccio ai DLC di buona parte dell’industria per poter comprendere appieno la natura di un’operazione di questo tipo. È pratica comune della serie di rilasciare una versione riveduta, ribilanciata, espansa e corretta dell’ultimo capitolo pubblicato. A prima vista può sembrare una mossa per succhiare più soldi possibili ai fan, ma queste versioni ehnanced apportano sempre delle modifiche e delle aggiunte sostanziose al materiale originale. Lo fanno nella misura in cui da fuori sembra tutto uguale, ma pad alla mano si ha quasi l’impressione di giocare ad un titolo tutto nuovo.

Ma quindi quali sono le differenze tra Persona 5 e Persona 5 Royal?

Le differenze tra i due titoli sono lievi, ma sono tantissime. A livello di contenuto Royal aggiunge un nuovo protagonista, nuovi confidenti, un nuovo finale segreto, nuovi demoni e qualche piccola alterazione alla trama originale. Da più spazio all’estro creativo dell’accoppiata Shoji Meguro Lyn Inauzumi, che hanno aggiunto nuove tracce alla già meravigliosa colonna sonora originale, e da più spazio all’inventiva di Shigenori Soejima e al suo character design. Menzione speciale per tutto ciò che concerne Kasumi, ma ci arriviamo con calma.

Insomma, è come prima, ma meglio. Persona 5 Royal racconta ancora la rabbia contro la politica che ha dimenticato la sua vocazione, contro la società giapponese e contro la corruzione. Soprattutto, però, Persona 5 Royal resta la celebrazione massima dell’amicizia e della speranza per un futuro migliore. In questo le aggiunte di trama giocano un ruolo fondamentale, dando più spazio a personaggi che nell’originale venivano soffocati dalla gestione non perfetta del ritmo, soprattutto nella parte finale.

Un altro aspetto del gioco che ha subito un lifting sono le bossfight: sono state ripensate quasi tutte e la maggior parte delle volte il tentativo è andato a buon fine. Ce n’è però una in particolare – quella contro Okumura – che è un mezzo disastro. Persona 5 Royal è un titolo tendenzialmente semplice se si hanno anche solo dei rudimenti di JRPG, si incorre nel game over solo a seguito di rari colpi di sfiga incredibili e non si ha davvero bisogno di abbandonarsi al grinding compulsivo. Arrivati di fronte ad Okumura, però, Persona 5 Royal diventa un inferno. Non che la battaglia di per sé sia particolarmente complessa, il problema è che è decisamente sbilanciata, oltre che frustrante. Non è una bela bossfight, va detto, anche perché rappresenta forse l’unico vero spike di difficoltà in tutto il gioco.

Il nuovo finale

La struttura del gioco è rimasta pressoché invariata e la trama è la stessa di una volta. Persona 5 Royal però ha aggiunto un nuovo finale segreto che si lega a doppio filo con Kasumi, personaggio introdotto proprio in occasione di questa riedizione. L’arco narrativo relativo a Kasumi è in assoluto uno dei migliori tra quelli affrontati da Persona 5, e va apprezzato come la nuova sceneggiatura sia riuscita ad inserirlo perfettamente nella trama che già conoscevamo. Non era un’operazione semplice, il rischio era quello di farla sembrare un aggiunta posticcia ed incoerente con il resto del gioco.

Come già detto, è nel nuovo finale che si concentrano le differenze sostanziali tra Persona 5 e Royal, eppure il terzo semestre riesce a dare nuova forza al messaggio originale contenuto nell’opera. Le ultime ore di gioco (parliamo di circa 20 ore di contenuto inedito) racchiudono l’essenza stessa della serie, donano spazio a personaggi poco approfonditi in precedenza, e tornano a sottolineare l’importanza dell’amicizia in Persona 5.

Abbiamo bisogno di Persona 5 Royal

Ne abbiamo bisogno davvero. Al di là del suo essere un videogioco meraviglioso, fluido e schifosamente divertente, ciò che rende Persona 5 Royal un must have sono la sua verve politica e la sua speranza in un futuro migliore. Sono concetti semplici, magari anche banali, ma vi sfido a non innamorarvi della sincerità che trasuda da ogni pixel e da ogni linea di dialogo.

Detto questo, abbiamo bisogno di Persona 5 Royal per un sacco di motivi. Di fatto stiamo parlando finalmente di un vero punto di riferimento per il JRPG nel mondo. Un titolo che dietro a quel muro di dialoghi e dinamiche da visual novel nasconde il perfezionamento della formula inaugurata da Persona 2 su Playstation e portata fino a Playstation 4. Quella formula funziona divinamente, grazie anche alle aggiunte della versione Royal, che ne hanno migliorato il bilanciamento e la fluidità del combat system.

ATLUS si è spesa in una lunga campagna pubblicitaria volta a raccontare tutte le aggiunte di questa nuova versione, quindi non mi metterò ad elencarle tutte. Vi basti sapere che se venite dalla versione vanilla ritroverete lo stesso feeling, ma sarete in grado di percepire tutti quei piccoli aggiustamenti fatti in fase di bilanciamento. Se invece per voi Persona 5 Royal è un’assoluta novità, sappiate che vi troverete al cospetto di uno dei JRPG a turni più divertenti e dalle meccaniche più profonde e articolate che possiate trovare sul mercato.

Persona 5 Royal è un videogioco che fa politica

Persona 5 Royal fa politica e non si nasconde. Dietro al suo stile fumettoso da JRPG urbano si nasconde tutta la frustrazione di una generazione abbandonata a sé stessa da una classe dirigente cieca ai bisogni dei più giovani. Si potrebbe obiettare che Persona 5 Royal si pone in maniera forse un po’ troppo semplicistica nei confronti delle tematiche affrontate. La semplicità però è una facciata e nient’altro. Quella rabbia è reale e tangibile. Ad essere inusuale è la reazione dei protagonisti alla rabbia nei confronti di quella società: i Phantom Thieves mantengono una positività estrema per tutta la durata del titolo e affrontano le contraddizioni della società con una tenacia ed una positività invidiabili.

Persona 5 Royal espone dei problemi, li filtra attraverso gli occhi di un gruppo eterogeneo di liceali e si propone di risolverli. Lo fa in maniera forse ingenua, ma concreta. Quella di Persona 5 Royal è politica fatta nella maniera più idealista e onesta possibile. È politica fatta dal basso, che nasce nel cuore degli oppressi, spesso considerati un semplice fastidio da chi governa il paese. Però, davvero, la sincerità di Persona 5 Royal sta tutta nel suo voler rispondere alla corruzione con l’amicizia, la sincerità e l’onestà.

Persona 5 è una celebrazione dell’amicizia

Il primo impatto con Persona 5 Royal è stato meraviglioso. Ho amato alla follia l’originale e ritrovarmi di nuovo a Yongen-Jaya mi ha fatto venire letteralmente i brividi. È stato come tornare indietro nel tempo per ripercorrere le stesse emozioni di qualche anno fa, ed è stata un’esperienza davvero complicata da comunicare a parole. Il feeling è lo stesso di una volta, ma tutte le aggiunte migliorano sensibilmente l’esperienza complessiva, anche se il vero valore di Persona 5 Royal è quel nuovo semestre aggiunto in coda alla trama principale.

So che sembra paradossale dal momento che parliamo di un titolo da più di 100 ore di durata complessiva, ma Persona 5 aveva qualche problema nella gestione dei suoi ritmi, soprattutto per quanto riguardava la fase finale del gioco. L’aggiunta di un intero semestre migliora sensibilmente l’esperienza perché permette ad alcuni personaggi trattati in maniera frettolosa e un po’superficiale di trovare finalmente il giusto spazio nelle dinamiche e nei rapporti dei protagonisti. Penso principalmente ad Haru, che nell’originale aveva davvero troppo poco spazio per venire apprezzata davvero.

L’addio a Yongen-Jaya

Dopo l’ultima boss fight, Persona 5 si prende il tempo di fare qualcosa che normalmente non si vede in un videogioco di questo tipo. Siamo abituati a confrontarci con opere che si chiudono all’apice delle nostre imprese. È un percorso di crescita delineato in maniera che partendo dal basso si diventi superuomini in modo da salvare il mondo e che si chiude il giorno stesso in cui abbiamo scongiurato l’apocalisse. Quel tragitto che va da un punto A ad un punto B si interrompe una volta raggiunta la meta, perché il senso del nostro progredire nella trama del gioco si è sempre concentrato nel raggiungere quel punto B. Difficilmente c’è altro.

Persona 5 Royal, invece, fa di più. Persona 5 Royal comunica sé stesso e il suo messaggio relegando in secondo piano le nostre gesta da ladri fantasma, proprio sul più bello. Ad essere importante non è ciò che abbiamo fatto, ma perché e, soprattutto, con chi lo abbiamo fatto. È per questo che, appena prima di congedarsi ufficialmente, Persona 5 ci lascia una giornata intera del suo maledettissimo calendario per salutare Yongen-Jaya e tutti i suoi abitanti. Stiamo vestendo ancora i panni di Joker e ci viene data la possibilità di salutare i nostri compagni.

Hai compiuto la tua missione, bravo. Ora però ringrazia chi lo ha reso possibile.

Quel momento di Persona 5 Royal è forse il punto più alto di tutta l’opera: ci viene data la possibilità di incontrare e salutare i nostri compagni. Ora che Tokyo è salva abbiamo tutto il tempo di tirare il fiato e di contemplare quelle strade e quelle persone che abbiamo protetto senza nemmeno che ne fossero coscienti. Soprattutto, però, ci viene chiesto di riflettere su ciò che abbiamo fatto e ci viene chiesto di farlo in silenzio, passeggiando per quei quartieri che abbiamo salvato.

È in quel momento che si capisce davvero l’entità della nostra avventura, ed è un momento estremamente malinconico. Il motivo di tanta malinconia è che ci viene sbattuto in faccia che Persona 5 Royal è finito, non ci sono più palazzi da assaltare, tesori da rubare e cuori da cambiare. Almeno non con il pad in mano. L’unica cosa che ci rimane da fare è salire sulla metro e andare a salutare tutti, cominciando da Ryuji, primo compagno di scorribande, fino ad arrivare a Kasumi, l’ultimo innesto della banda. In quel momento Persona 5 Royal ti sbatte in faccia il vero valore dell’amicizia che ti ha portato fin lì e ti ha permesso di cambiare il mondo. In quel momento Persona 5 Royal ti sbatte in faccia il fatto che sei cresciuto e che, anche solo virtualmente e per un centinaio di ore, sei stato una brava persona.

Mi mancherete, cari Phantom Thieves

Persona 5 Royal finisce senza fare inutili promesse. Da adesso inizia l’attesa per scoprire il futuro della serie Persona (e magari anche Shin Megami Tensei), ma questo capitolo molto probabilmente è chiuso per sempre. Certo, pare ormai assodato che vedremo Persona 5 Scramble anche da questa parte del mondo, ma quello è un progetto diverso sviluppato da un altro team. Royal ha chiuso definitivamente l’esperienza dei Phantom Thieves, e il suo finale sintetizza alla perfezione tutta la malinconia che ne consegue.

C’è però un aspetto che vale la pena di ricordare. Persona 5 Royal è un monito, è la prova inconfutabile che i JRPG a turni possono far parte del futuro del medium. Fa un po’ sorridere che questo risultato sia stato raggiunto da ATLUS e non da publisher più blasonati, che sembrano non riuscire a scrollarsi di dosso il proprio passato.

Il JRPG è vivo e vegeto.
Verdetto
9.5 / 10
Persona 5 Royal è rabbia, rivoluzione, amicizia e politica che danzano al ritmo del Jazz di Shoji Meguro.
Commento
Persona 5 Royal è il perfezionamento di quello che già in origine era un capolavoro. Il JRPG moderno passa per la fluidità, la profondità, la componente tattica e dalle atmosfere urbane di Persona 5 Royal, che dimostra una volta per tutte che i combattimenti a turni sono possono essere ancora schifosamente divertenti. Le aggiunte di Royal sono tutte migliorative (tolta una bossfight totalmente sbilanciata e pensata malissimo) e giustificano la spesa anche per chi ha già messo mano alla versione vanilla. ATLUS merita davvero tutto il supporto che le si può offrire.
Pro e Contro
Combat System "pompato"
Il nuovo finale è una figata
Kasumi. Non dico altro.

x Qualche momento morto sul finale
x QUELLA bossfight

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