Redazione ILVG

Speciale Persona 5 – Statistiche, tempo e amicizia

Questo articolo sull’importanza del tempo e delle statistiche in Persona 5 è stato frutto della consulenza del gentilissimo e preparatissimo Davide Bitti. Se vi interessa un punto di vista alternativo sulla terra del Sol Levante, vi consigliamo caldamente di visitare il suo canale YouTube “Vivi Giappone“.

Perchè è così importante amministrare tempo e statistiche in Persona 5?

Chiunque abbia giocato a Persona 5 o a qualsiasi gioco di ruolo giapponese sa quanto sia importante avere cura delle proprie statistiche. Attributi, livelli dei Social Links, gestione del tempo, sono tutti requisiti essenziali per ottenere i risultati migliori. In questo articolo cercheremo, dunque, di trovare delle corrispondenze tra questa struttura comune a molti GDR e alcune caratteristiche della società giapponese.

Prima di arrivare al nocciolo della questione, però, facciamo un salto indietro.

Entriamo nei panni del nostro protagonista, solo per un giorno.

È una deliziosa mattinata di settembre a Tokyo.
La luce filtra delicatamente attraverso i vetri sporchi della finestra sopra il vostro letto. Un morbido aroma di caffè vi fa venire voglia di alzarvi e cominciare una nuova giornata. Ecco, pochi istanti dopo siete sul treno, in mezzo alla calca dell’ora di punta, e diretti verso la vostra scuola.
Siete anche riusciti a conquistarvi un posto a sedere, e Morgana vi ricorda che questo è un ottimo momento per leggere uno dei vostri libri.

Sfruttate bene il vostro tempo.

Vi fa capire che è importante approfittarne, e dopotutto lo sapete anche voi. Quel grafico a stella che rappresenta le vostre statistiche non si riempirà di certo da solo! Il coraggio, il fascino, la gentilezza, sono tutte qualità che vi serviranno nella vita e nei rapporti con le persone.

Tenetelo a mente, costantemente. Altrimenti non arriverete lontano.

Vi ritrovate in classe, seguendo passivamente la lezione, e il professore decide di farvi una domanda. Avete tre opzioni a disposizione, ma riuscite a scegliere quella giusta.
Il professore si congratula, i vostri compagni bisbigliano meravigliati, e vi sentite un po’ più saggi di prima. Dello 0,5%, per la precisione. Non è molto, ma i risultati si ottengono così: un piccolo passo dopo l’altro.

Assaporate l'approvazione collettiva.

Il resto delle lezioni scorre così velocemente che nemmeno ve ne accorgete, ed ecco che siete finalmente liberi. Riassumete il controllo del vostro tempo. Adesso, dovete semplicemente decidere come impiegarlo. Oggi è giovedì, il che significa che potete frequentare Yusuke, allenarvi con Ryuji o farvi un giro con Makoto. In alternativa potete andare a studiare, o recarvi dalla fioraia per il vostro lavoretto part-time.

Tokyo, la metropoli tentacolare in tutta la sua immensità, è a vostra disposizione. Sta a voi scegliere, ma dovete farlo bene. Il vostro tempo è limitato. Una volta effettuata quell’attività, lo slot temporale si esaurirà e sarete costretti a tornare a casa.

Si può quantificare il valore di un individuo?

Competizione ossessiva I ragazzi giapponesi vengono spinti a dare sempre il massimo attraverso un rigoroso sistema di valutazione. I risultati degli esami vengono esposti in pubblico e ai migliori studenti viene riservato un trattamento di favore.

Nella saga di Persona i rapporti sociali e il tempo sono elementi chiave dell’esperienza. Costituiscono il punto focale su cui il giocatore deve concentrarsi maggiormente.

Come in ogni gioco di ruolo giapponese, e Persona 5 non è da meno, le vostre statistiche determinano il valore del vostro io virtuale. Questo aspetto riflette molto bene la tendenza della società giapponese ad attribuire prestigio agli individui sulla base del loro status e dei loro raggiungimenti. Il sistema scolastico non è da meno. Si utilizza quasi esclusivamente un sistema di valutazione basato su quiz a risposte multiple e voti in percentuale.

La pressione subita dagli individui che vivono in questo sistema si rivela spesso eccessiva. Ai meno fortunati o volenterosi viene costantemente ricordata e messa in mostra la differenza di status che li separa dai migliori. E al tempo stesso, i più bravi si rinchiudono nei loro circoli elitari, in cui il prestigio sociale e personale diventa l’unico metro di misura veramente affidabile.

Persona punta a immergere il giocatore nella vita tipica di un adolescente giapponese; e infatti, nel fare ciò, si avvale di tutti gli strumenti matematici e razionali necessari per restituire l’impressione di stare progredendo.

La razionalità dietro tale struttura viene inculcata fin dalla tenera età.

Una società meccanica

Come testimonia chi è andato a vivere nel Paese del Sol Levante, è difficile in questa realtà creare dei rapporti sinceri e profondi. Il giapponese medio costruisce, nel corso della propria vita, un network di contatti a cui attribuisce razionalmente una quantità accuratamente dosata di tempo. Risulta essenziale, per via di questa mentalità, creare una schedule mentale tramite cui organizzare i rapporti con gli altri.

Davide ci spiega le impressioni che ha avuto nel coltivare amicizie in Giappone.
Soprattutto, questi contatti funzionano a compartimenti stagni, Ognuno con una propria funzione e significato, e difficilmente si incrociano. Quasi tutti gli incontri sono pianificati, e c’è poco spazio per la spontaneità. Come se ciò non bastasse, l’attaccamento alle tradizioni per cui il Giappone è famoso esacerba l’importanza della formalità nelle interazioni.

Affetto o investimento?

Ed ecco che intervengono i social link: eventi scarsamente interattivi di interazione sociale, in cui dovete rispondere adeguatamente al fine di approfondire il legame che avete con quell’individuo. Anche qui, Persona 5 rappresenta tramite le statistiche quanto quella persona tiene a voi e quanto siete vicini ad un upgrade. Vi fa inoltre capire quali benefici potrete trarre dalla sua vicinanza. Coltivare un’amicizia significa effettuare un investimento del vostro slot temporale, dai quali poi coglierete i frutti nel corso del tempo.

Tale tendenza è osservabile in molti contesti sociali, nella società nipponica. Ad esempio, i club scolastici fungono da aggregatori sociali, e la stessa cosa si può osservare in ambito lavorativo con le cene tra colleghi. Sono occasioni sociali destinate a consumarsi nell’arco di poche ore, e di quell’esperienza difficilmente rimarrà qualcosa nei giorni a venire. Lo sanno tutti coloro che vi partecipano, perchè fa parte della loro impronta culturale. E, inconsciamente, lo accettano.

Investite nel rito della socialità.

Una ribellione al sistema

Antropologia nei videogiochi? Le discipline antropologiche si sono affacciate di rado e in maniera superficiale a questo medium. Noi invece pensiamo che il videogioco offra degli interessanti spunti su come la varietà culturale porti a galla dei meccanismi troppo spesso ignorati.

Persona 5 è un esempio lampante di come queste strutture inerenti alla società giapponese contemporanea acquisiscano senso. Un’ulteriore dimostrazione che i videogiochi, in quanto prodotto artistico, costituiscono una rappresentazione culturale analizzabile in chiave antropologica.

Come molti altri prodotti sviluppati nel Sol Levante, Persona punta chiaramente ad un pubblico di origine nipponica. Include perciò al suo interno tutta una serie di segni e simboli affini a quella determinata cultura di appartenenza.

Non basta che le meccaniche di gioco puntino a soddisfare la prospettiva intimamente razionalista del pubblico giapponese. La maggior parte dei conflitti e delle contraddizioni, come infatti vedremo a breve, viene sempre risolta in maniera congruente ai caratteri culturali che distinguono la struttura sociale in questione.

Tutti questi elementi diventano ancora più importanti se poi prendiamo in considerazione che, nel quinto capitolo, si cerca di toccare anche il tema della ribellione. I protagonisti sono dei reietti, agli occhi del mondo. Cercano in ogni modo di sovvertire il loro destino e quello della società tramite la lotta contro l’ipocrisia dilagante.

La duplicità dell’animo umano

I Ladri Fantasma prendono vita nel momento in cui accettano che il sistema a cui hanno preso parte per una vita è sbagliato. Elevandosi a dispensatori di giustizia, indossano la loro maschera e obbligano i colpevoli ad uscire allo scoperto.

Come dite? Vi sembra una contraddizione?

E io vi dico che avreste anche ragione… Ma prima facciamo una precisazione. Innanzitutto, il tema della maschera in Giappone è una dinamica riconosciuta e osservata dagli stessi giapponesi.

Gentilmente, ribellatevi.

Nella cultura del Sol Levante si attribuiscono due dimensioni ad ogni essere umano. Una è individuale, personale, intima se vogliamo. Rappresenta l’imperscrutabile, ed è come un bastione difensivo che protegge la vera essenza di una persona. È un qualcosa da salvaguardare, nascosto e mostrato solo occasionalmente alle persone più importanti. I Giapponesi lo chiamano Hon’ne (本音, “true sound“).

Di riflesso, la seconda dimensione risulta essere quella pubblica e socialmente adeguata. Si adopera in ogni contesto esterno, ed incorpora l’estenuante quantità di riti e forme che i giapponesi devono osservare quando sono in società. Costituisce la facciata (o maschera) che gli individui devono indossare prima di uscire di casa, e si chiama Tatemae (建前, “façade“).

Cultura o contro-cultura?

Questa dualità è, se vogliamo, la vera colonna portante della storia di Persona 5 e dei temi che tocca. Possiamo osservarla sotto forma di travestimenti, di castelli e di tesori preziosamente custoditi. Tuttavia, rivela anche una profonda contraddizione.

Il videogiocatore viene inesorabilmente e costantemente spinto a ribaltare questo sistema opprimente. Tuttavia, gli unici mezzi che ha a disposizione per farlo sono gli stessi che il sistema utilizza. Ricapitolando in paroloni altisonanti: razionalizzazione, quantificazione del valore individuale, ottimizzazione del tempo e capitalizzazione dei rapporti sociali.

Persona 5 non riesce a rigettare la tendenza giapponese a fare un uso eccessivo di statistiche.

Tenta di ribellarsi ad un sistema opprimente, ma non è disposto a scendere a patti con l’irrazionalità della vita.

Cerca di farci empatizzare con le innumerevoli storie che costellano le nostre frenetiche giornate virtuali, ma riduce l’amicizia a semplici level up.

Ahinoi, alla fine della giornata non possiamo sfuggire alla nostra cultura. I mezzi che adoperiamo per lottare contro di essa sono gli stessi che ci ha donato. E come delle pedine riottose, volenti o nolenti, prendiamo parte a questo spettacolare e complesso (video)gioco delle parti.

#LiveTheRebellion