Nex Machina è un circo di citazioni al passato (e al futuro) di Housemarque, che al tempo stesso mette in scena uno spettacolare tributo all’epoca dei cabinati.
Quello delle “
lettere d’amore” (specie quando riescono meglio delle nostre
lettere di scuse) è un genere di prodotti in cui ci si imbatte ormai sempre più spesso:
tributi – genuini o meno a seconda del caso – che vanno ad omaggiare stilemi, tendenze o più banalmente software house e titoli del passato. E se è vero che nessuno ti può amare quanto te stesso, allora
Housemarque con
Nex Machina (il primo titolo che lo sviluppatore pubblica in autonomia) ha sicuramente fatto centro. Tutta la cifra stilistica dello studio dietro
Resogun e
Alienation, montata con un cipiglio arcade come mai Housemarque aveva mostrato – inevitabile, visto che nei credits figura anche il nome di Eugene Jarvis, il papà della hit da sala giochi
Defender.
Versione testata: PlayStation 4
Jolly Blue
Cos’è Nex Machina? È Housemarque senza filtro. Come le sigarette
Che lettera d’amore all’epoca dei cabinati sarebbe stata inserendo
inutili orpelli come trama, narrazione e finanche il contesto in
Nex Machina? Housemarque non cade in tentazione e, dimenticando i tentativi abbozzati in Dead Nation e poi ricalibrati nel suo sequel spirituale alieno, spara
senza filtri la sua creatura di neon e luci stroboscopiche davanti alle retine del giocatore.
Niente incipit, niente tutorial, niente di niente: la schermata iniziale chiede di premere x per continuare (l’equivalente più prossimo del classico “
insert coin” che si potesse inserire su schermo) e poi chiede a chi sta davanti allo schermo di scegliere la modalità tra arcade, co-op (
solo locale, quantomeno per il momento) e livello singolo – che come vedremo a breve permette di rigiocare i cinque livelli in cui si articola la “campagna” principale alla ricerca dei vari segreti che vi sono nascosti. Tutto qua, niente manuali, giri di parole o altre cose ad ammorbidire l’approccio: si prende il pad e si spara, visto che i controlli sono quelli a cui ormai ogni appassionato di twin stick shooter è abituato – una levetta muove, l’altra spara e direziona il fuoco, grilletti e dorsali (a seconda del lato su cui si affacciano) azionano scatto e arma secondaria.
Insomma, un cuore al 100% vintage – e dovendo dirla tutta, il sospetto che l’esclusione della cooperativa online derivi da questa precisa decisione stilistica c’è,
ma non rende la pillola più dolce – pensato proprio per andare ad omaggiare come mai prima d’ora l’epoca d’oro del cabinato, dove gettoni e monete da cento lire erano quanto di più prossimo a reliquie sacre. E siamo ancora
solo alla superficie.
Non parlavo di “quadri” dall’87…
Nex Machina è vintage non solo nell’umore, ma anche sul fronte level design. Spingendo però sempre sull’ acceleratore
Nex Machina non si limita infatti ad omaggiare sale e giochi e cabinati dal punto di vista dell’attitudine e dell’approccio, ma scava a più a fondo e propone anche un level design fortemente influenzato dallo stile di quegli anni – pur con tutti gli ammodernamenti (e la citata cifra stilistica) del caso. Le cinque mappe giocabili sono
divise in una serie di aeree limitate, non permettendo quindi l’esplorazione libera che si era vista in Dead/Alien-ation. L’avanzamento di area in area è automatico, e avviene ogni qualvolta ci si è sbarazzati di tutti i nemici presenti a schermo. Vi rinvitiamo a rileggere l’ultima frase:
l’avanzamento è automatico, questo vuol dire che una volta abbattuto l’ultima diavoleria
Cablepunk disegnata dagli sviluppatori (riprendendo una definizione
data da Housemarque stessa, il
Cablepunk è fondamentalmente la versione vintage del
Cyberpunk)
si passa al quadro successivo. Senza possibilità di appello, senza possibilità di raccogliere eventuali potenziamenti rimasti a terra o di completare la distruzione (e l’esplorazione) del segmento di mappa. Già, perché l’aver separato le mappe in spezzoni più claustrofobici non ha impedito agli sviluppatori di
stipare letteralmente ogni scorcio di segreti, spaziando da casse che contengono potenziamenti – scudo, scatto esplosivo e così via – e le armi secondarie (ben sei, tutte abbastanza tradizionali per il genere) a uscite secondarie, che una volta scovate (e liberata l’area) causano una transizione di zona diversa da quella normalmente prevista dal livello. Ma come dicevamo
Housemarque si è messa in pratica a citare sé stessa, e se l’impianto in generale ricorda il citato Alienation (pur con le ovvie differenze espresse fino a questo punto) non mancano elementi ripresi da altri titoli del suo passato, i colori accesi della serie Super Stardust o l’ovvia citazione a Resogun data dalla presenza di umani da salvare sulla mappa (il cui indicatore sull’HUD è ripreso quasi in toto proprio da Resogun). Tutto in funzione dello stile – c’è per esempio da dire che ogni oggetto distrutto esploderà in cubi, richiamando il trailer dell’ormai imminente Matterfall – o del punteggio, visto che gli umani qualora vengano salvati elargiscono un bonus da questo punto di vista ma, mentre sono sulla mappa, fungono da distrazione per tutti i nemici presenti a schermo. Rischiereste una delle vostre preziose vite (a seconda della modalità Nex Machina comunque consente un certo numero di “Continua”, che però resettano tutti i potenziamenti raccolti fino a quel momento) per dei punti extra o è meglio salvare la pelle?
La scelta sta a chi gioca, a seconda della direzione che gli eventi e la partita stanno predendendo.
Morale della favola:
Nex Machina va giocato e giocato ancora, andando sempre più a fondo per sviscerarne i segreti e cercare di puntare al punteggio più alto possibile. Scelta che oltre a riportare il giocatore indietro nella sua sala giochi di riferimento dell’epoca da un nuovo sapore alla scelta di inserire soltanto cinque mappe
in game – già così i contenuti sono potenzialmente tali da sopraffare – e rende la modalità livello singolo un prezioso alleato quando si decide appunto di passare al setaccio una mappa. Una volta che ci si annoia poi non manca la possibilità di giocare le stesse con alcuni modificatori, che richiedono di completare il tutto entro un certo tempo limite o aggiungono altre condizioni specifiche.
The Jarvis Project
La prova di maturità di Housemarque
Ma se il cuore pulsante del prodotto si rifà alle sale giochi, la superficie – il suo aspetto grafico – è invece
a pieno titolo un prodotto moderno, con tutti i canoni di un videogioco del 2017. Housemarque ci ha dato indubbiamente dentro, e Nex Machina come detto è
un tripudio di neon, laser e luci che trattano davvero con poco riguardo le retine del giocatore (ed è assolutamente un complimento). Il risultato finale ha senza alcun dubbio carattere,
quasi una prova di maturità dal punto di vista tecnico da parte del team – che non a caso in alcuni spezzoni si concede anche qualche licenza registica e fa variare l’inquadratura, portandola alle spalle del giocatore invece di riprenderlo dall’alto. Il tutto
mentre la performance si mantiene costante, senza mostrare il fianco dal punto di vista dei fotogrammi al secondo nemmeno nelle situazioni più incasinate, con orde su orde di robot a schermo che fanno fuoco quasi si stesse giocando ad un
bullet hell game.
Verdetto
8.5 / 10
Housemarque che fa p*mpini ad Housemarque
Commento
Pro e Contro
✓ Un tributo incredibile ai cabinati e ad Housemarque stessa
✓ Visivamente spettacolare
✓ Pura adrenalina
x Se volevale la progressione GDR di Alienation, non c'è
x Co-Op solo locale
#LiveTheRebellion