Recensione Gridd Retroenhanced – Intelligenza Artigianale

Gridd Retroenhanced è Tron, Neuromante, Johnny Mnemonico. Ma è anche Rez, Galaga, quella sala giochi vicino casa che oggi è un Sushi All-You-Can-EatGridd Retroenhanced è una vecchia parte di noi che torna retro-perfezionata su Switch.

Gridd Retroenhanced. La matrice che si accende e si spegne ad intermittenza, zero e uno, mentre Switch diventa un deck e Nintendo l’equivalente più prossimo della Ono-Sendai. Le tinte al neon del cyberspazio, fluo e fluide mentre bruciano attraverso le retine, un ritmo synth-pop di stimolazioni per il cowboy da console che sta navigando ibrida alla mano. Basta poco, per suscitare qualche sensazione: un output che diventa input per il senso successivo ed ecco che la vista richiama l’udito e l’udito richiama l’olfatto, e siamo di nuovo in quella sala giochi che ha chiuso anni fa ma che in realtà dentro non lo ha mai fatto, Game Over di nome – e di fatti – ma non di fatto.

Perché se l’Arcade è morto allora stiamo vivendo sospesi tra Fantasia e Realtà Virtuale, ma bastano un tasto e uno stick analogico per rimanere intrappolati in questa frana di punteggi, vecchia scuola e classifiche che in vetta regalano un quarto d’ora di immortalità, IDDQD nella vita vera.

Perché bastano un tasto e uno stick analogico per definire Gridd Retroenhanced. Ma raccontarlo beh, è un’altra storia.

Gridd Retroenhanced magazine cover
Copertina a cura di Andrea Chiappino – in esclusiva per Ilovevg

Troppo facile liquidare il tutto come un altro indie arcade…
Un tasto e uno stick, e tutto il mondo che c’è dietro. Perché sarebbe troppo facile definire (per la terza volta) Gridd Retroenhanced un prodotto arcade nell’anima, pura sala giochi e classifica che magnifica il trial & error e premia il più abile, il più tenace, il più testardo. Ma sarebbe mancare colpevolmente il punto, perché di titoli con questa attitudine ne abbiamo visti a centinaia e ne abbiamo apprezzati a decine, dopo che il Big Bang del fenomeno indie ci ha salvato tutti – o forse ci ha condannati a rivivere le stesse esperienze ancora e ancora. In Gridd c’è di più, e c’è di più perché c’è di meno. Nelle altre recensioni ci siamo concentrati su quanto c’era, arrivati al terzo articolo di questo tipo è il caso di guardare a cosa non c’è – e fa risaltare il resto per sottrazione.

retro-migliorato
La modalità arcade è una dolce condanna da affrontare con un solo gettone a disposizione: non ci sono livelli, check point, aiuti – al netto di quelli che si appellano al sesto senso del giocatore, ad anni e anni di schemi e situazioni risolti perché deve esserci un modo. O si vince o si muore, e quando si muore (il “se” è riservato ai programmatori e ai piccoli grandi maghi dei videogames) si ricomincia da zero. Ma è a questo punto che interviene il retro-perfezionamento, è a questo punto che ci accorgiamo che non siamo davvero tornati in quella sala giochi e Antab Studio si è distinta da tutti gli altri sviluppatori che si sono cimentati con l’ordalia dell’Arcade nel nuovo millennio.

È a questo punto che il giocatore impara da Gridd e Gridd impara dal giocatore.

Gridd e Antab, creatore e creazione, due facce della stessa singolarità
L’esperienza rimane comunque arida, impegnativa, hardcore. Ma acquisisce una sfumatura di accessibilità, come se il Dio senza nome a cui abbiamo rivolto fino a quel momento blasfemie colorite quanto i laser che sforacchiano le nostre pupille si mostrasse misericordioso, invece di essere vendicativo e farcela pagare. Gridd Retroenhanced allenta – ma mai troppo – le maglie del controllo e viene incontro al giocatore, per poi rialzare d’improvviso la guardia non appena chi è davanti allo schermo si dimostra degno di quello che c’è dietro, tracciando una strada per il perfezionamento (retro-perfezionamento) delle proprie abilità che va oltre quanto vediamo di solito. Perché di solito l’unica differenza rispetto alla sala giochi è che i gettoni li offre la casa, mentre Gridd Retroenhanced è una sorta di Intelligenza Artificiale, un Invernomuto che ha bisogno dei Case lì fuori per diventare una singolarità. E che ha in un’altra IA – Intelligenza Artigianale, questa volta – il suo Neuromante, che passa attraverso il design e l’olio di gomito di Antab Studio.

Una dolce condanna, si diceva, da scontare a colpi e tra i colpi di frattali improbabili. Nemici digitali da distruggere seguendo un copione hack ‘em up che come da tradizione trasforma gli hacking, controller alla mano, in sezioni dove si spara – ci è andata bene, ad Hollywood gli hacker digitano convulsamente sulla tastiera e emettono keyword in modo procedurale. Partita dopo partita ci si fa strada attraverso il purgatorio cyberpunk di Antab mentre, in parallelo, si accumulano anni e anni nel purgatorio dantesco per ogni improperio, ogni maledizione e ogni fanc*lo lanciato verso lo schermo, godendo e allo stesso tempo pagando la portabilità che solo la versione per Nintendo Switch del titolo può regalare.

Non c’è altro.

Tutto qui.

Se ci tenete alla vostra sanità mentale, quantomeno.

Non finisce dopo l’arcade
Hackerato il mainframe, distrutto l’ICE di quel Polygon Man in ASCII che è Gridd, rimane la modalità Endless, finché noia non vi separi. Già, perché l’arcade è aperitivo e piatto principale allo stesso tempo, ma ci si siede a tavola anche e soprattutto per il dolce. Anche se il dolce è ruvido quanto delle pagine apocrife uscite dalla penna William Gibson e grezzo quanto un innesto cibernetico saldato sulla pelle ancora viva. È la modalità Endless ad ereditate in tutto e per tutto i concetti vecchia scuola di arcade e sala giochi, a presentare quando arriva la maledizione (o il dono?) del Game Over la classifica con i punteggi dei giocatori. Altro step del retro-miglioramento, che trasforma quella che era una guerra di quartiere combattuta posizione su posizione pur di lasciare le proprie tre lettere in cima (o AAA, se come i veri duri e puri non era una questione di gloria personale) in un conflitto su scala mondiale. Per quanto limitato a chi ha acquistato il titolo su eShop.

E a dirla tutta, limitato a chi ha acquistato il titolo su eShop è l’etichetta perfetta per il grande inedito di questa terza versione di Gridd Retroenhanced, ennesima strizzata d’occhio agli anni ‘80 e a questo tipo di immaginario e motivo per cui, poco più su, citavamo una pellicola passata alla storia fondamentalmente per il suo essere uno spottone a Nintendo come Il piccolo grande mago dei videogames.  Una modalità ispirata al Power Glove per NES di Mattel, vero e proprio feticcio per chi è cresciuto nel culto di cui Gridd è diventato Maestro di Cerimonia. Un atto dovuto, dopo il supporto a Power Glove Ultra (non fateci troppo la bocca, non è un prodotto commerciale. Purtroppo) inserito nella versione Steam. Non il modo più hardcore di giocare Gridd, ma indubbiamente un esperimento divertente, capace di aggiungere alla schiera di citazioni anni ‘80 da cui Antab Studio ha attinto anche Kung Fury.

Verdetto
9 / 10
Ecco, adesso voglio di nuovo un Power Glove...
Commento
Gridd Retroenhanced è semplicemente un gradino sopra il solito tributo agli anni '80, sopra quella massa di titoli indipendenti che si rifanno alla vecchia scuola (e che adoriamo!) puntando in modo più o meno furbo sulla nostalgia. Gridd Retroenhanced è un prodotto di artigianato, capace di un paio di colpi da maestro da non sottovalutare e di adattarsi agli stimoli del giocatore, che a sua volta risponde agli stimoli visivi, fisici e mentali che Antab comunica.
Pro e Contro
Arcade nell'animo e oltre
Artisticamente sontuoso

x Dov'è la mia versione VR??
x Occhio alle scomuniche

#LiveTheRebellion