Recensione Gears of War: Ultimate Edition

Arriva su Xbox One l’edizione definitiva di Gears of War. Il primo capitolo della saga di Epic Games torna tirato a lucido per opera di The Coalition, (gli ex Black Tusk Studios, al cui interno milita Rod Fergusson, executive producer dei primi 3 capitoli), con una serie di nuovi contenuti ad un prezzo “budget” di €39.99.
Era la fine del 2006, Xbox 360 festeggiava il suo primo anno di vita e si apprestava a ricevere una delle esclusive più attese del momento: Gears of War. Il titolo Epic Games nato dalla mente di Cliff Bleszinski,  fu un punto di svolta per la console di casa Redmond. Non solo rappresentò uno dei titoli migliori del periodo, tecnicamente una delle grafiche più impressionanti su console del momento (il The Order o il Ryse dell’epoca) ma riuscì a portare una ventata d’aria fresca nel genere degli action, con la sua azione frenetica, e (soprattutto) il suo tratto distintivo, il sistema di copertura, tanto da essere copiato ed abusato da un’infinità di altri titoli e sdoganando il termine “alla Gears of War”. A distanza di tanti anni, 9 per l’esattezza, ci troviamo a mettere mano nuovamente ad una delle avventure più appaganti della storia dei videogiochi, una vera e propria pietra miliare del genere, che in questa versione rivista e corretta saprà farsi amare oggi come allora.
Per ingannare l’attesa del quarto capitolo della serie in arrivo l’anno prossimo, ecco la recensione di Gears of War: Ultimate Edition.

It’s a Mad World pt. 1
guideremo l’iconico Marcus Fenix nella lotta alle Locuste
Gears of War ci vedrà impegnati in una missione suicida, il cui scopo sarà quello di fermare l’avanzata delle Locuste, una specie aliena che abita le profondità del pianeta Sera, pronta a distruggere l’umanità e tutte le sue colonie. Approfittando di un momento di debolezza dell’uomo, intento intento a farsi la guerra per ottenere il dominio sull’imulsion, una fonte d’energia inestimabile, le Locuste avanzarono il loro attacco nel Giorno dell’Emersione, portando morte e distruzione sull’intero pianeta, dando così il via ad un conflitto sanguinario. Nel gioco andremo ad impersonare l’iconico Marcus Fenix, all’apparenza il classico space marine tutto muscoli e poco cervello che, condannato a 40 anni di carcere con l’accusa di alto tradimento, verrà liberato e ripristinato al servizio come ultima speranza dei COG (Coalizione dei Governi Organizzati) di porre fine al problema delle Locuste. A capo di un piccolo manipolo di soldati, la Squadra Delta, Marcus potrà contare sulla fiducia e la potenza di fuoco del suo amico Dominic Santiago e degli altri compagni, il cinico Baird e l’inossidabile ex stella del Trashball, Cole Train.

It’s a Mad World pt.2
altro punto di forza di Gow è la magistrale modalità cooperativa
La storia del primo capitolo di Gears of War non brillava certo di fantasia, anzi, poggiava le sue basi su i classici clichè del genere fantascientifico. Aveva, ed ha tutt’ora, dalla sua parte una grande atmosfera data non solo dall’imponente dettaglio grafico, che ci metteva del suo, ma anche dall’ottimo taglio cinematografico e dalla regia che scandiva ogni singola scena d’azione. La costruzione di un titolo come Gears of War deve tanto ai gettagli che compongono il gioco. A partire dalla scelta dell’inquadratura, la stessa usata da Resident Evil 4 (anch’esso rivoluzione del genere action adventure in terza persona) che posizionata in maniera molto ravvicinata alle spalle del nostro personaggio e decentrata rispetto all’immagine su schermo permetteva soluzioni sicuramente immersive e permetteva di sposarsi alla perfezione con l’azione e il sistema di coperture. La varietà di situazioni poi, riesce a tenere sempre alta l’attenzione del giocatore, che nelle 7/8 ore necessarie per completare l’avventura viene catapultato nel vivo dell’azione, con momenti dalle tinte quasi horror alla Alien, fra giochi di luce e jumpscare ben posizionati per poi esplodere in fasi corali dove la nostra squadra si da da fare per abbattere le orde di locuste.

 

Molti i passaggi alti nel gioco, come la corsa sui carrelli nella fabbrica dell’imulsion, il vis-a-vis con l’imponente Corpser, un gigantesco ragno usato dalle locuste per i loro attacchi o ancora la fuga notturna sotto l’attacco dei Krill, creature volanti pronte ad ucciderci ad ogni nostro passo falso. Un altro punto di forza di Gears of War poi è la magistrale modalità cooperativa a 2 giocatori che permette di affrontare il gioco, in qualsiasi momento, insieme ad un amico (o ad uno sconosciuto) tramite Xbox Live. Il secondo giocatore andrà ad impersonare Dom, e non saranno pochi i momenti nei quali verremo separati, costretti ad agire su percorsi differenti e spesso collaborare coprendosi le spalle a vicenda o azionando interruttori per consentire all’amico di proseguire e fare altrettanto. La soluzione adottata poi per il drop-in/drop-out permette situazioni di continuità che non vanno ad intaccare l’azione. Questa edizione di Gears of War arriva arricchita anche dei livelli extra apparsi nella versione per PC e mai arrivati su console. Ma non solo, durante il gioco sarà possibile raccogliere le piastrine dei COG disseminate nei livelli che adesso, se collezionate tutte, permetteranno di sbloccare e leggere 5 volumi speciali del fumetto di Gears of War, nei quali vengono raccontati fatti e retroscena che espandono l’universo fittizio della saga.

 

Microsoft e The Coalition “deludono” in parte chi si aspettava una remastered dei primi 3 capitoli della serie di Gears of War in maniera analoga alla Master Chief Collection. Per farsi perdonare e cavalcando l’onda della retrocompatibilità, verranno rilasciati in maniera gratuita ai possessori della Ultimate Edition per un tempo limitato le versioni Xbox 360 di tutti i capitoli usciti, dal capostipite al Judgment. Per i dettagli e le modalità, trovate tutte le informazioni al seguente link
Fast paced action
La semplicità dei controlli aiuta a focalizzarsi sull’azione
Il pregio di Gears of War è stato quello di portare su schermo un gioco visivamente impressionante ma altrettanto bello e divertente da giocare. La semplicità dei controlli, così come la pulizia dell’hub a video contribuivano a focalizzare l’attenzione sull’azione e sul gameplay, anch’esso di facile apprendimento ma ricco di sfumature e possibilità. La novità più grossa, al tempo, era rappresentata dal sistema di copertura, che permetteva, tramite la pressione del tasto “A”(bottone polivalente usato anche per la corsa se premuto a fondo che per le capriole evasive tramite una doppia pressione), di attaccarsi ad un riparo usandolo come “scudo” dal quale concentrare poi la propria potenza di fuoco e rispondere ai nemici. Questo portava ad un azione più ragionata, dove correre a testa bassa verso le locuste significava soltanto morte, sebbene la difficoltà del gioco, almeno a livello Normale, non fosse così impegnativo. Dall’altro lato invece abbiamo le locuste, che nonostante non brillassero in fatto di qualità cognitive, sapevano comunque organizzarsi e imbastire strategie d’attacco degne di questo nome, per poi diventare spietati macellai nel massacrante livello di difficoltà Folle, dove pochi colpi significano morte istantanea e le coperture rappresentano la salvezza e il nostro unico alleato. In fase difensiva poi si apre al giocatore un ventaglio di possibilità: sarà possibile sparare mirando sul nostro obiettivo concentrando il fuoco o sparando alla cieca per disturbare il nemico. Potremo anche spostarci, selezionando una delle direzioni possibili e scegliendo la prossima meta che verrà indicata a video tramite un icona, che ci consentirà il passaggio senza perdere la protezione della difesa.

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