Recensione The Order: 1886

Presentato in pompa magna durante l’E3 2013, fin da subito The Order: 1886 è riuscito a far parlare di sé. Son bastate poche immagini confuse del trailer per generare intorno alla nuova IP di Ready at Dawn molto interesse da parte della community videoludica.
Un titolo importante, che segna il debutto di Ready at Dawn su PlayStation 4 con una nuova proprietà intellettuale che gli ha permesso di lasciarsi alle spalle un passato fatto di porting e versioni portatili di brand più famosi. The Order: 1886 è diventato a tutti gli effetti un caso mediatico e gran parte di tanta attenzione la si deve a Sony, che ha saputo spingere a dovere una delle sue esclusive più forti e promettenti. Dopo i continui rumor sull’esclusiva PlayStation 4, e un’interessante chiacchierata con gli sviluppatori, abbiamo messo mano ad uno dei titoli più attesi di questa stagione. Capolavoro annunciato o ennesimo fuoco di paglia? Scopritelo con la nostra recensione.

Fifty shades of Grayson
Anni di esperienza di Ready at Dawn si riversano su PlayStation 4, creando una vera e propria opera d’arte in movimento
Uno degli aspetti più forti di The Order è sicuramente il suo comparto grafico. Senza ombra di dubbio ci troviamo di fronte ad uno dei titoli tecnicamente più importanti e maestosi disponibili per console. Anni di esperienza di Ready at Dawn si riversano su PlayStation 4, creando una vera e propria opera d’arte in movimento. Ogni centimetro quadrato del gioco, ogni singolo scorcio dell’ucronica Londra che vi troverete a visitare nasconde un’incredibile attenzione per i dettagli che ha quasi del maniacale. La visuale di gioco sarà pregna di elementi, sia che ci troviamo nei claustrofobici corridoi di una galleria che nelle più ampie vedute della città. Dalle texture all’illuminazione passando per gli effetti video, come la grana della pellicola o i lens flare, tutto è realizzato con attenzione certosina.
Questo unicamente per dar vita ad una Londra cupa e decadente, sebbene viva uno dei momenti più alti del suo sviluppo, e che riesce ad essere il setting perfetto per una storia dark che parla di ordini segreti, efferati omicidi e lupi mannari. Tanta beltà grafica è resa possibile grazie alla potenza della console, oltre al grande lavoro di fino effettuato dal team di grafici, che pur ricorrendo a diversi escamotage sono riusciti ad offrire al pubblico un’esperienza visiva di prim’ordine.
Come ormai questa generazione ci ha abituato, una delle accuse mosse agli sviluppatori è stata quella della risoluzione del gioco.

 

 

Una “linearità strutturale” che non si impegna a valorizzare la parte action del titolo
Ancora una volta i pixel la fanno da padroni e il resolution gate miete nuovamente un’altra vittima. Lo scendere a compromessi per quanto riguarda il rapporto fra risoluzione e fps, almeno su console, è una delicata questione sulla quale ormai si discute da anni. E The Order non è da meno. La necessità di mantenere quasi invariata per tutta la durata del gioco una qualità video così alta, ha costretto i programmatori ad abbassare la risoluzione a 800p, fissando il frame rate sui 30fps. Tutto questo è servito a garantire alta la fluidità in movimento e non rovinare l’esperienza di gioco. Ad aiutare anche la scelta di un aspect ratio cinematografico (21:9) che ben si sposa con il taglio da film interattivo che ha il gioco, sebbene comporti la presenza a video di due bande nere. Purtroppo però anche la realizzazione tecnica ha un suo tallone d’achille, che si traduce in un level design anonimo e privo di utilità ai fini del gameplay. Come avrete quindi capito non nell’aspetto, ma nell’ossatura dei livelli stessi.
A conti fatti The Order è un enorme corridoio che collega le varie aree fra loro dove dovremo agire attivamente, facendo da collante a quello che è a tutti gli effetti un third person shooter, sulla falsariga di un Gears of War o un Uncharted. Una “linearità strutturale” che non si impegna a valorizzare la parte action del titolo, ma anzi, contribuisce a farla passare in secondo piano. A risentirne è anche l’esplorazione dell’ambiente circostante che viene limitata, quasi tagliata fuori da un gameplay che non permette di uscire da alcuni binari imposti. Si procede a testa bassa, accompagnati da una narrazione fin troppo presente e tratti invasiva che, il più delle volte, lascia il giocatore inerme pad alla mano per decine di minuti, come semplice spettatore, o nella migliore delle ipotesi lo rende partecipe, avvalendosi però di semplici QTE.

[nggallery id=”416″]

 Un lupo mannaro americano a Londra
Il sistema di sparo si basa sulle coperture, ispirandosi ai classici del genere
E qua ci troviamo traghettati nel vivo del gameplay, che butta nel calderone diversi elementi senza però riuscire a valorizzare i singoli aspetti. Ad esempio se prendiamo e isoliamo la parte shooting, abbiamo una struttura piuttosto basilare sebbene molto solida e ben funzionale. Il sistema di sparo si basa sulle coperture, ispirandosi ai titoli menzionati qualche riga sopra. Si spara prevalentemente da dietro qualche riparo per schivare il fuoco nemico. Basta avvicinarsi a qualche sporgenza, la pressione del tasto Cerchio e rapidamente ci troveremo al sicuro. Dalla nostra posizione di vantaggio poi potremo decidere come agire, se aprire il fuoco diretto sui nemici mirando con precisione o rimanere coperti e sparare alla cieca, magari aiutandoci con granate e fumogeni. Il nostro protagonista potrà poi sfruttare anche una sorta di bullett-time, che fermerà l’azione consentendoci di fare fuori per tutta la durata del nostro tempo a disposizione i nemici che saranno nel nostro campo visivo. Una tecnica utile, ma che rischia di diventare abusata nel corso dell’avventura per la semplicità e velocità con la quale si ricarica. Ma non è tutto, saremo anche in grado di sfruttare una mossa corpo a corpo per mettere fuori gioco un nemico o un’altra per eliminarlo in maniera stealth ed indolore (di certo non per lui), il tutto ovviamente se effettuato con il giusto tempismo e la pressione del tasto Triangolo.
A video nessun indicatore della salute, che verrà indicata in base a quanto la visuale di gioco si offuscherà, obbligandoci a riposarci prima di tornare nuovamente all’attacco. In caso di caduta sul campo di battaglia, prima di perire e ricominciare dal checkpoint precedente sarà possibile ricaricare la nostra “vitalità” con l’Acqua Nera, capace di ripristinare le nostre forze. Sul fronte dei nemici c’è da dire vengono regolati da una AI non propriamente reattiva, cosa che inficia sul dinamismo degli scontri a fuoco, rimarcando anche qua una certa “piattezza”, con noi da un lato a far fuoco sul nemico, senza che questo dimostri troppa iniziativa cercando di contrattaccare in maniera adeguata. È vero, ogni tanto capiterà di trovarsi di fronte a nemici armati di tutto punto, pronti a venirci a stanare e sui quali dovremo scaricare tutto il nostro arsenale, ma pure in questo caso si tratta di fenomeni isolati e per lo più eventi previsti dallo script.

 God save the Queen
Analizzandolo sotto la lente troviamo tanti piccoli tasselli di un gameplay che però fatica ad avere una sua identità
Con noi potremo portare al massimo due armi, una pistola e un fucile. Nel corso dell’avventura ci troveremo a che fare con le più svariate tipologie di armi da fuoco, dalle classiche Magnum e carabine, a fucili automatici e cecchini, passando per alcune mortali invenzioni di Nikola Tesla (si, il famoso scienziato “padre dell’ingegneria elettrica” che qua mette la sua geniale mente al servizio dell’Ordine) come il letale Termite, che richiede una doppia attivazione per entrare in azione, per poi rivelarsi decisamente letale. Un arsenale decisamente vario e capace di adattarsi ai gusti e agli stili di tutti.
Analizzandolo sotto la lente troviamo tanti piccoli tasselli di un gameplay che però fatica ad avere una sua identità. Al di là del fattore TPS, tutto quello che orbita intorno a The Order sono accenni di situazioni che potevano essere approfondite e che in alcuni frangenti appaiono una forzatura di riempimento. Per fare un esempio veloce, ad un certo punto della storia potremo utilizzare il DualShock 4 per comunicare tramite codice morse (utilizzando il touch pad). Ecco, quello sarà l’unico impiego del pad in The Order (in realtà potrà essere utilizzato anche per invertire il punto di vista della telecamera, ma di default è disattivato), ed è un peccato perché vista la natura del gioco poteva essere integrato ulteriormente all’interno delle meccaniche.

 

 …And people called him Galahad
La trama intreccia piacevolmente mito e realtà storica
E non dimentichiamoci della storia, che ricopre un ruolo predominante in The Order. Il taglio cinematografico della grafica riesce a valorizzare le vicende che ruotano intorno a questo antico ordine, di cui Sir Galahad, il protagonista, ne fa parte. Lo scopo dell’ordine, nato per mano di Re Artù, sarà quello di agire in segretezza e di proteggere Londra dalle minacce che si susseguono anno dopo anno, secolo dopo secolo. Un pericolo tangibile quello Lycan, una sorta di licantropi che per generazioni miete vittime e sparge il terrore per le strade della capitale inglese. La trama intreccia piacevolmente mito e realtà storica, infarcendo le surreali vicende con elementi storici realmente accaduti e figure come il già citato Nikola Tesla o Jack lo squartatore, che proprio negli anni in cui si svolge The Order terrorizzò il quartiere di Whitechapel, teatro degli avvenimenti del gioco. Il tutto raccontato con un bel ritmo incalzante, specialmente nelle prime ore dove, tramite gli immancabili filmati, verremo introdotti nel gioco e ai suoi protagonisti, tutte figure ben delineate all’interno della ricca trama. Anche qua purtroppo però non tutto fila liscio, perdendosi per strada con una storia che procede come se pronta ad esplodere da un momento all’altro, ma che invece rimane inespressa per poi finire frettolosamente e delegare ad un eventuale seguito il compito di darci le risposte che cercavamo. Anzi ad un certo punto sembra perdersi nel suo racconto, con colpi di scena per nulla d’effetto e nuovi elementi narrativi che rischiano di far cadere tutto nel banale e già visto, rovinando di fatto l’incipit iniziale. Come detto la miriade di cut-scenes piuttosto che immedesimare il giocatore lo distaccano sempre più dal gioco, con troppi momenti morti fra una parte giocata e l’altra.
A supportare l’avventura troviamo una colonna sonora che svolge ottimamente il suo lavoro. I brani presenti si adattano alla perfezione le atmosfere cupe e decadenti del gioco, con sinfonie melanconiche pronte ad esplodere all’occorrenza durante le fasi più concitate del gioco. Buono anche il doppiaggio italiano, nel quale compaiono voci ormai note del panorama videoludico come Claudio Moneta (che abbiamo già avuto modo ultimamente di ascoltarlo in Assassin’s Creed Unity e Far Cry 4) o Silvio Pandolfi che presta la voce al protagonista e che i più ricorderanno come il comandante Shepard della serie di Mass Effect.

La durata in sé di The Order non è assolutamente da incriminare
Doveroso poi spendere anche qualche parola sulla durata del gioco, altro argomento caldo di discussione nei giorni antecedenti all’uscita di The Order nei negozi. Siamo lontani dalle 4/5 ore necessarie millantate da alcuni utenti che hanno avuto la fortuna di mettere le mani sul gioco anticipatamente. La nostra partita, effettuata a livello normale, si è conclusa indicativamente dopo circa 7/8, in totale tranquillità e dedicando le nostre attenzioni anche ai collezionabili che si possono trovare “nascosti” (nemmeno troppo) all’interno dei vari livelli. La durata in sé di The Order non è assolutamente da incriminare, sebbene sia un titolo tranquillamente completabile al 100% nel corso di un pomeriggio. Anzi, come più volte abbiamo visto il numero di ore di un gioco non è proporzionale alla qualità stessa di un titolo (un esempio lampante lo è la narrativa di un Ground Zeroes che nasce e muore nel giro di un’ora, riesce ad essere più intensa ed appagante di avventure molto più longeve). Quello che possiamo invece recriminare al titolo Ready at Dawn è quello che il gioco riesce ad offrire in quel tempo. Niente modalità cooperativa, niente comparto online multigiocatore, nessun contenuto extra da sbloccare o stimoli che invoglino i giocatori a riprendere in mano il gioco una volta arrivati all’epilogo. Nemmeno i trofei, spesso motivo per alcuni giocatori di continuare a spendere tempo pur di sbloccare l’agognato Platino (assente, per dire, un trofeo relativo alla difficoltà del gioco), riescono a stimolare più di tanto. Giusto qualche collezionabile, che se raccolti offriranno una visione più dettagliata del background narrativo del mondo di The Order, grazie a foto d’epoca, ritagli di giornale e file audio.

Verdetto
7.5 / 10
Si ma quando inizio a sparare?
Commento
The Order: 1886 è la classica occasione sprecata. Un titolo che vanta un comparto tecnico di prim'ordine su console e un gameplay di per sé anche solido, ma che non riesce a concretizzare tutte le idee abbozzate, concentrandosi prevalentemente su una storia fin troppo invasiva (e sul finale nemmeno troppo convincente) che ruba la scena al gioco vero e proprio. Sarebbe bastato poco sul fronte del gameplay per migliorare un comparto sterile, e offrire al giocatore un'esperienza indimenticabile da tutti i punti di vista, ma che invece resta soffocato e inespresso dai troppi filmati e momenti morti che The Order offre. La speranza è che Ready at Dawn raccolga tutti i feedback ricevuti e corregga il tiro per un eventuale seguito, che sicuramente non tarderà ad arrivare.
Pro e Contro
Tecnicamente il titolo più maestoso su console
Gameplay solido...
Personaggi ben delineati e storia interessante...

x Poco longevo e scarno di contenuti extra
x ...ma inconsistente ai fini del gioco
x ...che però si perde sul finale

#LiveTheRebellion