Una notizia non del tutto fresca, quella del DLC di Assassin’s Creed Valhalla rinviato di quasi un mese dal producer. “L’ira dei Druidi” arriva dunque a metà maggio, il 13 per la precisione. E, si spera, con tanti aggiornamenti anche per la stabilità del gioco. Sì, perché a fronte di un gioco davvero bello e con quel retrogusto di introspettivo Ubisoft non si è fatta mancare i soliti bug.

Eivor ubriaco, persone che scompaiono, con a tratti crash del gioco intero. Il gioco è tutto fuorché ingiocabile, e anzi è un’esperienza davvero unica. Il problema è che come al solito non manca quel “però…” che rovina tutto, su cui inevitabilmente ci si sofferma un po’ più a lungo per soppesare l’acquisto.

Ma Ubisoft questo lo sa già, e stupisce l’utenza con una decisione piuttosto last second (di due settimane precedente la prima data di rilascio prevista). Il DLC di Assassin’s Creed Valhalla “L’ira dei Druidi” sarà rinviato, comunicava tempo fa, e il perché sono proprio questi errori sparsi che fanno capolino nel gioco.

Una scelta che fa ben sperare in un futuro in cui le software house si prenderanno il tempo necessario

Si riapre così un’annosa diatriba, o meglio ancora una ferita scoperta per i giocatori: gli sviluppatori ascoltano il nostro feedback? Se per gli indie è una pratica più frequente, i tripla A vengono sempre messi in discussione al riguardo. Ubisoft però ha già dimostrato in passato di farlo. All’incirca quando, dopo anni di pubblicazioni annuali, Assassin’s Creed si è preso il primo anno di pausa per tornare due anni dopo l’ultimo titolo.

E lo ha fatto ancora con Origins, e poi di nuovo con Assassin’s Creed Valhalla e alla fine anche con il DLC rinviato. Sarà perché le loro vendite non hanno brillato? Assolutamente no, anzi Valhalla ha avuto il miglior lancio di tutti i titoli della saga degli Assassini. Si parla del lancio, certo, ma se è andato così bene l’interesse del pubblico è scattato alle stelle già da molto prima. Anche grazie agli aggiornamenti periodici (come quello per il festival di Ostara) la sua rigiocabilità non accenna a calare a picco.

Anche dopo quegli aggiornamenti gratuiti che, pur ben intenzionati a estendere la giocabilità, portano più guai che grazie. Ed ecco perché il DLC è stato rinviato, perché Ubisoft ha pienamente intenzione di abbattere almeno i più grossi degli iceberg che popolano Assassin’s Creed Valhalla.

Perché il DLC è stato rinviato? Una lezione di trasparenza

Assassin’s Creed ha un bagaglio intero pieno di storie di bug, e su tutti fu forse Unity quello a portare alla luce del giorno che qualche grosso problema c’era davvero. Ci volle ancora un altro anno, e dopo Syndicate il publisher con un mea culpa decise che il successivo titolo sarebbe arrivato due anni dopo, piuttosto di uno. Origins alla fine arrivò, ed era un Assassin’s Creed così profondamente diverso da spaccare, di nuovo, l’audience in due. Niente Assassini, e ora si gioca di ruolo con tanto di numeri a schermo.

Quel mea culpa fu solo l’inizio dell’ammenda di Ubisoft, che rese la cadenza biennale la norma per i successivi due titoli. Ne guadagnò il gioco in durabilità, e anche i giocatori ottennero qualcosa oltre il semplice videogiocare. Si parla di trasparenza, una dote che troppo spesso gli sviluppatori con un nome cestinano e che Ubisoft sta invece sfruttando appieno con Valhalla.

Insomma, tra le dure lezioni di vita che i tripla A sono soliti regalare (vedasi il caso Cyberpunk) c’è anche qualche studio che le lezioni piuttosto le prende da noi. Raccontiamocela pure la favoletta del “se non si smuovessero nessuno comprerebbe il gioco”, tanto funziona proprio al contrario. Gli affezionati si arrabbiano, restano delusi, ma alla fine tornano sempre, inconsciamente intenzionati a proseguire il viaggio fino alla fine.

Non per questo si aspettano di essere trattati a pesci in faccia, ed essere ascoltati ogni tanto piace.

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