Manfredo Stagno

News+ Cyberpunk 2077: rinviato in fase gold?

Ormai Cyberpunk 2077 è diventato un tormentone ricorrente nel giornalismo videoludico: questa volta si sono superati, rinviando il gioco nonostante sia già in fase gold. Prima la canonizzazione di San Keanu, poi il delay da aprile a settembre, poi i genitali personalizzabili, poi il rinvio da settembre a novembre, poi il caso del crunch, e infine l’ultimo rinvio. Insomma da un anno a questa parte sembra impossibile non parlare di Cyberpunk 2077. Adesso il gioco dovrebbe, e il condizionale è d’obbligo, uscire il 10 dicembre. Nonostante i primi tre(!) rinvii abbiano fatto rumore erano più che comprensibili nonché pronosticabili.

Quello che lascia perplessi dell'ultimo rinvio di CD Projekt è che un mese fa la casa aveva orgogliosamente annunciato di aver raggiunto la fase gold

“Sticazzi” direte voi, ma perché dovrebbe interessarci se il gioco era in fase gold, silver o platinum?

Cos’è la gold master?

La gold master è un termine nello sviluppo software che va a indicare il momento in cui il lavoro sul codice è finito e il software è ufficialmente pronto per essere distribuito. Fino alla sesta generazione di console (PS2 &co.) la fase gold indicava letteralmente lavoro finito. Il gioco è intoccabile ed è pronto per essere stampato in tutte le copie necessarie. Idealmente sono stati scovati tutti i bug ed è stato ottimizzato tutto ciò che riguarda il gameplay. Una volta che il gioco è in fase gold si può iniziare a pensare al prossimo titolo da sviluppare.

Poi arrivò la settima generazione e con essa l'alba dell'era delle patch

Tutt’un tratto il lavoro non finisce più nel momento in cui il gioco è distribuito. Ci si aspetta invece che i developer continuino ad aggiornare il gioco almeno per qualche tempo.

Lo strumento delle patch ha creato non pochi problemi a chi sperava di fare un po’ di vacanze alla fine del ciclo di sviluppo. La patch è però uno strumento incredibilmente utile per risparmiare risorse ed energie. Ora non c’è più bisogno di distribuire il gioco in condizioni perfette. Qualche buggettino qua e là è accettato, ammesso che venga patchato al più presto. Alla fine della scorsa generazione la patch era già assimilata ciclo di sviluppo vero e proprio. Oggi la patch al day one è una cosa normalissima. Non c’è più bisogno di avere tempi morti per il testing pre-distribuzione. Gli sviluppatori possono accorciare i tempi per arrivare all’agognata revenue dalla vendita del gioco. Quello detto finora vale e valeva per tutti i videogiochi, a prescindere dalla piattaforma. Quando però c’è di mezzo una console la fase gold si complica, come nella gold di Cyberpunk. Sì perché per distribuire su console richiede le certificazioni.

Cos’è una certificazione?

Prima di entrare in fase gold gli studi dovevano intraprendere un’intensa fase di testing interno perché il gioco fosse in perfette condizioni per essere venduto. Il gioco però ha anche bisogno di un’approvazione esterna prima di essere venduto. Se un privato o un piccolo studio indie vuole pubblicare un gioco su Steam tutto quello che deve fare è pagare 100$. Facile. Se vuole aggiornare il suddetto gioco, semplicemente lo aggiorna. Questo perché Steam notoriamente non è interessato ad avere un catalogo curato

Quando si tratta invece di pubblicare su console come Xbox, Playstation o Switch la storia è ben diversa. Innanzitutto ci sono accordi economici, è così che le console generano soldi, dalla vendita di giochi più che dalla vendita della console stessa. Come nel famigerato caso di Sony, che generava profitto nonostante la PS3 vendesse in perdita. Allo stesso tempo le console hanno una “brand image” e loro sì che desiderano un catalogo curato. Prima di poter pubblicare un gioco su console il fornitore dell’hardware propina al publisher/sviluppatore un plico gigantesco di specifiche che il gioco deve rispettare. Una volta confermata l’aderenza a tutte le specifiche si può dar via alla produzione in massa.

Queste specifiche variano in base alla piattaforma. Generalmente si tratta di cose come avere le giuste icone per i tasti, riportare i trademark o cose più tecniche come l’interazione con l’hardware. Ovviamente il gioco deve anche passare i test relativi all’integrità. Un gioco può benissimo funzionare perfettamente su Xbox e avere invece bug che rompono il gioco su Playstation. Prima delle patch queste certificazioni si compilavano in preparazione alla fase gold. In caso di problemi si doveva allora modificare e ritestare la gold, portando così al posticipo del lancio.

Il gold di Cyberpunk

Tornando a Cyberpunk: CDPR ha annunciato ai primi di ottobre che il gioco era in fase gold, allora com’è che hanno lo stesso posticipato il gioco? Beh secondo askagamedev il gioco potrebbe non aver passato le certificazioni delle patch.

Eh sì, anche le patch devono passare le certificazioni per l’hardware

Non solo, bisogna anche pagare per rilasciare una patch su console, e mica spiccioli.

Come funziona, sempre secondo askagamedev, è che al giorno d’oggi con patch e aggiornamenti, ci sono due tipi di criteri per le certificazioni. Il primo genere di criteri sono i no assoluti: il gioco si rompe, crasha o non usa i corretti trademark. Questi portano a un fallimento alla certificazione, senza appello. Il secondo tipo di criteri sono punti minori. Se il gioco accumula troppi punti minori fallisce la certificazione, in caso contrario può passarla senza aver bisogno di effettuare cambiamenti. C’è anche una via di mezzo però fra fallire e passare la certificazione (ricordate, solo un Sith ragiona in assoluti), il conditional pass. In pratica il gioco passa la certificazione della gold master a condizione però che vengano apportati certe modifiche nella patch day one. Al giorno d’oggi tutte le patch devono passare le certificazioni, ma ancor più se la gold ha avuto un conditional pass. Quello che probabilmente è successo a Cyberpunk è proprio questo, la gold ha passato la certificazione ma la patch day one no. Per questo avrebbero dovuto posticipare il lancio nonostante fossero ufficialmente in fase gold.

Un rinvio non è certo la fine del mondo e soprattutto non ci dice nulla sulla qualità del gioco, basti guardare a The Witcher 3. Uno dei migliori giochi della scorsa generazione era anche lui piagato da innumerevoli rinvii. CDPR si è trovata vittima del suo ottimismo. Quando si intraprendono lavori complessi come lo sviluppo di software all’avanguardia come i videogiochi AAA non si può prevedere tutto. Gli altri publisher stappano champagne perché il juggernaut polacco non interferisce più con le loro finestre di lancio.

A noi non rimane che affidarci a San Keanu

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