Gacha. Un termine strano, dal sapore orientale, del quale però non dovreste ignorare l’esistenza: potrebbe essere cruciale per il futuro dei videogiochi.

Lo avrete probabilmente trovato da qualche parte, citato su internet o su qualche thread su un social network. Forse, vi sarà addirittura capitato di leggerlo in uno degli articoli di questo sito o uno dei nostri post su Facebook. Però non avete capito di cosa si tratta, e su Google le spiegazioni sono state poco d’aiuto. Proprio per ricoprire il ruolo di grillo parlante, sono qui per guidarvi alla comprensione di questo termine e delle sue implicazioni. E fidatevi, è una spiegazione che volete sentire.

La volete sentire perché potreste finirvi in mezzo voi, i vostri cari, o l’intera industria del videogioco. È qualcosa di già visto ma allo stesso tempo nuovo, che prende e conosce sia il passato che il futuro; ma dietro non ci sono le migliori intenzioni, soprattutto per noi consumatori.

Perché il vero premio della macchinetta non è il giocattolo che esce, ma la persona che l'ha usata

Gachapon – L’origine del termine “gacha” all’interno dei videogiochi

Come diceva Orwell nel suo incredibile “1984“, chi controlla il passato controlla anche e conseguentemente il presente. È molto importante sapere l’origine di ciò con cui abbiamo a che fare. Probabilmente vi aiuterà anche a capire più facilmente l’idea che v’è dietro.

Il termine “gacha”, come avrete capito, è un concetto che arriva dal Sol Levante e deriva direttamente da un altro nome completamente giapponese: “Gachapon” (ガチャポン). Si tratta di macchinette che rilasciano giocattoli, non troppo lontane da quelle che possiamo trovare anche in Italia in alcuni negozi di giocattoli o posti affini. Una scatola di plastica trasparente con all’interno tanti piccoli giocattoli. Inserite una moneta, girate la manovella e da un apposito foro esce la sferetta con un giocattolo casuale tra quelli presenti. Ma siccome i giapponesi amano un sacco le onomatopee, invece di chiamarle macchinette con giocattoli come faremmo noi, li hanno chiamati “Gachapon”.

La spiegazione è semplice: è una riproduzione dei suoni gacha-gacha e del suono pon, rispettivamente della manovella e del giocattolo che cade giù. Una macchinetta che rilascia giocattoli, sostanzialmente. Il problema è che nessuno si metterebbe a vendere dei giocattoli in modo così strano, se non vi ci fosse un grande guadagno dietro.

Se per noi occidentali questo tipo di distributori sono rimasti abbastanza in secondo piano, rispetto ad altri tipi di giocattoli, nel Sol Levante la percezione è stata diversa. Le macchinette giapponesi funzionavano, infatti, su un principio molto semplice, che poi hanno condiviso anche con il corrispettivo videoludico.

Se nella maggior parte dei casi, infatti, otterrete un giocattolo che costa meno dei soldi inseriti, c'è una minuscola probabilità di ottenerne uno rarissimo

Questo, per ovvi motivi, influenza moltissimo il consumatore: nella speranza di ottenere il jackpot, si continua a spendere, anche a una lunga distanza nel tempo. Una miniatura del gioco d’azzardo, adatto ai bambini, ma che usa le stesse e identiche regole che possiamo trovare in una slot machine.

Dai Gachapon ai Gacha – Un passo breve

Come avrete potuto capire, è un modello estremamente lucrativo, tanto da ispirare anche i produttori di videogiochi a replicare questo tipo di monetizzazione, calcando, però, anche la qualità generale dei premi di questi Gachapon. I primi giochi di tipo “gacha” erano titoli mobile molto semplici, che, lentamente e inesorabilmente, hanno pian piano invaso il mercato videoludico giapponese dal 2012 in poi. Degno di nota è anche il fatto che in oriente il mercato mobile è quello che si è espanso di più, portando alla fortuna di questo tipo di giochi.

Un’immagine da Puzzle & Dragons, diventato da gacha un franchise molto importante in Giappone, guadagnandosi anche un adattamento animato nel 2016
Uno dei primi titoli di questo stampo, Puzzle & Dragons, non lontano da un occidentale Candy Crush, è stato il primo videogioco mobile a guadagnare un miliardo di dollari nel mondo, superando addirittura il più celebre Clash of Clans. Come i gachapon hanno fatto facilmente successo nella vita reale, così in pochi anni la stessa sorte è capitata anche ai videogiochi. Ma questo modello non ha fatto altro che evolversi sotto questa nuova veste.

Seguendo, ad esempio, il successo dei pachinko (altra invenzione tutta giapponese), questi giochi hanno cominciato a puntare sul successo di serie già conosciute e riconosciute. L’apoteosi di questo fenomeno è stato Fate/Grand Order, ad oggi uno dei gacha più importanti e redditizi, sia in Giappone che in occidente, e figlio della famosa serie Fate. Proprio grazie all’enorme successo ottenuto da questo titolo (comparabile in Giappone al lancio di Pokémon Go e con guadagni pari a 4 miliardi di dollari mondialmente nel 2019), sono spuntati molti titoli-copia, che hanno cementato alcune delle caratteristiche e canoni di questo modello monetario. Il mercato mobile, forse il più grande e redditizio nel mondo dei videogiochi, ha quindi ricevuto un enorme boost di titoli di questo stampo, portandolo ad una rapida esplosione.

Gacha game – Gli ingredienti del disastro

Quali sono, quindi, gli ingredienti di questo cocktail esplosivo? Spesso si tratta di giochi appartenenti al genere JRPG oppure puzzle con un party di personaggi che devono superare diversi stage. Questi vengono aggiunti (in modo simile ai GAAS) con il passare del tempo, o con l’arrivo degli eventi stagionali.

Spesso per potenziarsi bisogna recuperare in combattimento materiali o armi e armature, che bisogna poi equipaggiare ai nostri personaggi per darci la possibilità di continuare con boss sempre più difficili. Questo è, però, un processo lungo, graduale e che richiede un sacco di ore e costanza, chiamato con gli inglesismi “farm(-ing)” e “grind(-ing)”. La soluzione è servita ai videogiocatori su un piatto d’argento: è sempre possibile sborsare valuta reale per ottenere quello di cui si ha bisogno, oppure inserire i propri soldi all’interno dei diversi Gachapon nei vari store, per sperare di ottenere un personaggio forte che migliorerà istantaneamente la forza del party.

Un titolo gacha crea problemi solo per risolverli al giocatore, senza che però questi abbia mai chiesto nulla

In successive evoluzioni ha poi preso elementi da generi diversi come le quest giornaliere tipiche degli MMO e le meccaniche sociali e co-op in essi presenti. In molti titoli è infatti possibile interagire con altri giocatori aiutandoli o prendendo in prestito alcuni dei loro personaggi. Non è però quasi mai di interazione diretta, ma limitata al fine di creare più interesse nel giocatore stesso. Tutti elementi che girano, in un modo in un altro, intorno alla possibilità di comprare qualcosa all’interno del gioco.

Gli acquisti sono sempre davanti ai nostri occhi. Ed è per questo che non dovremmo stupirci quando sentiamo notizie di persone che spendono 70,000 dollari su un gacha.

Come fanno a essere redditizi i gacha?

Seppur abbiamo imparato a conoscere il mercato mobile negli ultimi anni, niente ha per ora raggiunto l’effetto e la quantità di denaro che gira per titoli gacha. Ma come fanno questi giochi, che si appoggiano su gameplay minimali e che non sono altro che macchine mangia-soldi, ad avere così tanto successo?

La questione è semplice: i videogiochi gacha conoscono benissimo i loro giocatori, e li adattano ad arte.

Gacha game e dipendenza C’è molto di più di quello che ho scritto qui: ho già parlato parlato delle strategie dei gacha in un altro pezzo.
A partire dall’estetica anime rapidamente adattata per favorire il pubblico del Sol Levante, dove è nato e si è sviluppato questo fenomeno, fino ad arrivare alle implicazioni sociali che questi giochi hanno su chi li gioca. È tutto preparato con un’attenzione incredibile. Basta anche solo pensare in piccolo per capire questi effetti: se vedete che tutti i vostri amici all’improvviso cominciano a giocare a un nuovo gioco e si vantano dei loro successi, non avete anche voi la curiosità di cosa otterrete all’interno del gioco?

Lo stesso meccanismo sociale scatta per i gacha: si vuole dimostrare agli altri e a se stessi il proprio valore e se non ce la si fa con la fortuna… ci sono sempre i soldi che possono fare il trucco. Aggiungeteci poi il lungo ed estenuante farming, le missioni giornaliere e la stamina che si ricarica col tempo, ed avrete una formula tra le peggiori mai venute fuori nei videogiochi. Vi è una completa astrazione dei premi ottenuti, e anche quando si ottiene ciò che si vuole ci sono nuove sfide da affrontare, in un ciclo lungo e senza fine, quindi non smettono mai di essere insoddisfacenti per chi li gioca. È quindi un Uroboro che si morde continuamente la coda, alle spalle dei videogiocatori.

Desiderosi dello stesso successo, molti sviluppatori hanno deciso di emulare i titoli più grandi. Questo ha però reso il mercato più grande, a partire dall’Asia e fino ad arrivare da noi in occidente, aprendo la strada per nuovi orizzonti del fenomeno.

Il futuro del modello gacha

Ad affiancare i grandi progetti giapponesi sono stati proprio gli altri paesi dell’oriente. Primi fra tutti, la Corea del Sud e la Cina. Questi hanno cominciato a presentare sempre più titoli gacha nel mercato mobile (estremamente redditizio anche nei loro rispettivi paesi), con qualità sempre più alta. Ad esempio, mentre grosse aziende come Tencent, che è ormai una potenza nel mondo videoludico, hanno investito sui titoli che imperversavano in occidente, come League of Legends, la Cina ha preparato anche altri piani.

Uno dei gacha cinesi più importanti, Azur Lane, ha ricevuto un adattamento animato e un videogioco su PlayStation 4
Una volpe guarda il mondo di Teyvat in Genshin Impact
L’Impact di Genshin sui gacha Proprio per quanto riguarda Genshin Impact, ho parlato approfonditamente dei suoi possibili effetti nella mia recensione.
Osservando i successi riscontrati nel Sol Levante, hanno quindi deciso di replicare la formula e investirvi, capendo pienamente la potenzialità dello strumento e di questo modello di marketing. Da questa idea sono nati giochi come Azur Lane, Honkai Impact, e infine anche un successo come Genshin Impact. Proprio quest’ultimo ha avuto un impatto mediatico inusuale. Non sono poi da sottovalutare giochi come Fire Emblem Heroes e Pokémon Masters, creati niente meno che da Nintendo, oppure la versione mobile di Yu-Gi-Oh!, Duel Links.

Questi sono tutti passi in più che questo modello di marketing ha fatto all’interno della nostra industria. Come una specie di virus, ha cominciato a far uscire allo scoperto sempre più giochi mobile di diverse serie famose. Non è quindi escluso che, adesso, con l’arrivo del sopraccitato Genshin Impact, anche i videogiochi più inaspettati seguano questa ondata di popolarità del modello. Proprio in virtù di ciò, dovremmo essere pronti a vedere sempre più giochi, e di qualità più alta, che abusano di tutte le sue caratteristiche peculiari. Non è escluso che ne arrivino sempre di più, e conoscere tutto quello che rappresentano potrebbe essere estremamente importante.

La minaccia dei gacha – Perché dobbiamo stare attenti?

Dovremmo però stare attenti, perché gli effetti che questo tipo di monetizzazione può avere sull’industria sono numerosi. Sappiamo che il mondo del videogioco è uno dei peggiori, tra i suoi crunch, i suoi attacchi ad personam e all’insostenibilità generale di tutto ciò che vi gira attorno. Non è assolutamente da escludere che gli sviluppatori provino ad aggrapparsi a questa struttura per cercare di salvarsi la pelle.

Ciò che non stanno considerando, però, è la pericolosità dei gacha in sé. Se le microtransazioni sono un male per l’industria, l’intera struttura gacha ha dei gravissimi effetti sui videogiocatori stessi. Prima di tutto, questi giochi non portano una sana visione del consumatore: l’intenzione non è offrire un buon prodotto, ma creare un ecosistema, simile in tutto a per tutto a una sala giochi, per ottenere il più possibile dai videogiocatori.

La maggior parte del tempo passato su questi giochi non è altro che tempo sprecato, a fare cose che non ci interessano per ottenere cose che non ci interessano.

Questa non è cosa da poco: in una società come la nostra, l’attenzione continua e prolungata di un possibile consumatore è una merce di scambio costosissima. Ogni cosa è accessibile, ed è accessibile velocemente e a basso costo, questo vuol dire che per poter guadagnare di più dai giocatori non si può far altro che premere sulla loro psiche. Gli escamotage tipici di questo tipo di marketing non fanno altro che seguire questa idea.

Basti solo pensare allo scombussolamento dovuto alla dopamina di quello che, nei Gachapon all’interno del gioco, è gioco d’azzardo non regolamentato, per capire la gravità della situazione. Stiamo giocando col fuoco, in tutti i sensi.

Gacha vuol dire “pericolo” e noi dovremmo fermarlo

Già dalla loro nascita in Giappone, si continua a lottare perché ci sono vite a rischio per colpa di questo sistema, contro il quale tutto il mondo arriva impreparato. Le persone più affette da questo tipo di gioco sono, ovviamente, le più deboli: bambini e Hikikomori. Sono persone che facilmente possono cadere vittima del gioco d’azzardo presentato, che è molto più grave di un semplice pacchetto di carte, proprio per tutta la struttura che vi gira attorno.

La responsabilità nel difendere i più deboli è tutta in mano nostra, per quanto non abbiamo direttamente parola sulle leggi che controllano i gacha

Questo tipo di struttura non solo è tossica per l’intero mondo dei videogiochi, è anche veramente e sinceramente pericolosa, se non per noi per nostro figlio, o i nostri fratelli. Perché appaiono come cose allegre, fatte per bambini o comunque innocenti, ci fanno credere che in verità quello che stiamo facendo non è pericoloso. Eppure, è qualcosa che può distruggere una vita. Che può far dimenticare la realtà. Addirittura, potrebbe farci dimenticare perché giochiamo. Perché questi sono anti-videogiochi: non insegnano nulla, sono solo macchine per soldi.

C’è chi addirittura riesce a perdonare questo modello, a trovare scuse. Come se davanti a noi non avessimo un vero e proprio pericolo di cui non conosciamo i precedenti. Forse, non riusciremo a cancellare i gacha dal mondo, ma per una volta, potremmo almeno provare a capirli.

L’arma per distruggere il Metal Gear, alla fine, era la consapevolezza.

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