Cos’è Ready Player One? Beh, spiace essere volgari ma in buona sostanza è una Sega a due mani alla cultura nerd e geek.

Potremmo ammantare Ready Player One con diverse etichette altisonanti a certificarne il successo, ce ne fosse ancora il bisogno alle soglie dell’uscita in sala del suo adattamento cinematografico e dopo l’aver raggiunto milioni di (ludo)lettori in oltre 20 lingue diverse. Ma la verità – la pura e semplice verità – è un’altra:

Ready Player One è un gigantesco atto di autoerotismo alla cultura Geekstyle, di cui Cline è fiero esponente e cintura nera

Player One arriva al momento giusto
Quando Steven Spielberg (uno che diciamo che negli anni ’80 ci ha sguazzato allegramente, confezionando diversi prodotti diventati un feticcio per chi li ha vissuti) decide di comprare i diritti cinematografici del tuo libro, prima ancora che il tuo libro arrivi fisicamente sugli scaffali delle librerie, vuol dire che l’hai fatta grossa. Non necessariamente che hai cacciato fuori l’Harry Potter dei nuovi anni ’10, dal punto di vista culturale, ma quantomeno che hai partorito qualcosa che puzza di soldi. Puzza di soldi perché arriva nel posto giusto e al momento giusto, in anni abbastanza maturi per raccogliere (e riproporre) nomi, volti ed epopee della nostra infanzia e adolescenza e soprattutto abbastanza maturi perché il pubblico capisca questo linguaggio – di più, lo capisca e non si vergogni ad ammetterlo, professando la sua appartenenza a questo culto culturale alla luce del sole (o quasi). Magari parlandone anche con gli infedeli, convincendoli a fare il primo passo verso questa serie di mondi che popolano il nostro immaginario ma, pur non esistendo davvero, si protendono verso la vita di tutti i giorni proprio grazie a quanto ci hanno lasciato.

 

ready player one delorean

La versione pop di Second Life, se Second Life non fosse imploso
Ecco, Ready Player One forse è proprio questo. Sì, un frullatone di cultura pop che strizza gli occhi a cose tipicamente anni ’80, cita a piene mani grandi classici di film, serie, musica e videogiochi e prende continuamente a gomitate il lettore ogni volta che si riconosce qualcosa (anche qualcosa di noi, perché no?) in un passaggio. Ma è anche il libro perfetto da far leggere ad un non appassionato, sapendo che probabilmente girata l’ultima pagina qualcosa di quella curiosità atavica che ci contraddistingue (e ci spinge a far nottata davanti all’ultima serie, col pad alla mano o con le cuffie nelle orecchie) gli è stata trasmessa. Un’opera di evangelizzazione che – siamo sicuri – probabilmente al film riuscirà anche meglio, pur dovendo giocoforza adattare l’originale ad un nuovo medium, più cazzuto dal punto di vista immaginifico ma anche più limitato nel tempo su schermo a disposizione.

Al netto di tutto il citazionismo, delle DeLorean volanti modificate per aggiungere elementi ripresi da Supercar, Ernest Cline racconta comunque una storia. Legata a doppia mandata a noi, visto che si tratta di una caccia all’ultimo easter egg all’interno di un mondo persistente che è in buona sostanza la versione geek di Second Life (chi se lo ricorda?), ma che ha comunque tutti i dettami di un racconto pensato per stare in piedi da solo. C’è l’eroe – nei panni del protagonista, Wade Watts (o Parzival, all’interno di Oasis) e la sua parabola, ci sono le forze del male da sconfiggere a tutti i costi prima che smantellino il mondo per come lo conoscono i personaggi del libro e c’è azione. Tanta azione e quasi fin dalle prime battute, al punto che diventa quasi difficile staccare gli occhi dalle parole che scorrono su carta.

Coordinate ludiche
Bene, ma venendo al selling point di questa rubrica, a che tipo di giocatore si può consigliare Ready Player One? Facile dici, prendi qualcosa che cita a piene mani gli anni ’80, un prodotto da “Nuovo Videogioco Guaglione” come Crossing Souls, ed il gioco è fatto. Alla fin fine sia Cline che Fourattic hanno preso elementi dal nostro immaginario e li hanno sparati su pixel o su carta, confezionando un prodotto familiare ma inedito.


Per approfondire:
Crossing Souls
Player One è arcade, e lo è già dal titolo
Ma c’è una differenza sostanziale, visto che Crossing Souls è fondamentalmente un classico di quegli anni che si ripropone nel 2018 mentre Player One vuole essere altro, qualcosa di più moderno che però bazzica senza preoccuparsene troppo all’ombra di nomi come Pac Man, Star Wars e finanche Zork. E allora nulla, cambiamo strada e andiamo su qualcosa di “retro-migliorato”, che condivida questo spirito del prendere dall’ambientazione e dall’immaginario che ci ha cresciuto e reinfiocchettarlo in qualcosa di nuovo, ossequioso ma non privo di una certa dignità. Gridd: Retroenhanced è l’incarnazione perfetta di questo, e c’è davvero la tentazione di chiudere questo Ludolettori così, facendo il nome di Antab Studio – magari marchettando anche la puntata di Gameromancer che li ha visti ospiti – e passare alle coordinate ludiche. Però nella mente di chi sta scrivendo queste righe riecheggia ancora un messaggio agghiacciante, comunicato da un team simbolo ed emblema per lo stile arcade (che diamine, è la cosa più genuinamente 80s che gli 80s ci hanno lasciato) e proprio per questo tremendo. L’Arcade è morto.

inevitabile quindi fare un terzo nome, quello di Nex Machina. Perché si tratta anche in questo caso di un prodotto che prende di peso elementi ormai desueti e prova a reinventarli, riuscendo a farlo ma non riuscendo a farsi capire. Ma anche perché come dicevamo in recensione si tratta, in buona sostanza, di una lettera d’amore autoerotica agli sviluppatori stessi, che si sono cimentati con qualcosa che amano e gli viene bene… Esattamente la stessa cosa che ha fatto Cline con Ready Player One.

Coordinate bibliografiche
Non molto da dire, da questo punto di vista. Ready Player One si trova tranquillamente sia in versione originale che in italiano, sia in copia cartacea che in ebook, e a ridosso dell’uscita cinematografica immaginiamo che non ci saranno nemmeno poi troppi problemi a riuscire a mettere le mani su una copia.


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Il modo più a misura di pigro, al solito, è andare su Amazon e poi far consegnare sul proprio Kindle (o sul dispositivo che utilizzate per leggere) l’edizione digitale del tutto.

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