Viaggiare con Nintendo Switch nella borsa è come portarsi in vacanza un pezzo di salotto, capace di dispensare tutto il meglio che il mondo dell’intrattenimento ha da offrire andando molto al di là dei semplici e soli videogiochi… E niente, sto scrivendo una marea di fregnacce.

Pensavo che i limiti fossero tutti in quel maledetto Joycon sinistro di Switch, nelle sue disconnessioni generate proceduralmente e in quella follemente coraggiosa idea di rinunciare al D-Pad trazionale – dopo che il D-Pad tradizionale lo hai inventato e hai visto chiunque altro abbia mai realizzato hardware da gioco copiarlo (mentre tutti i Nintendroni guardano il dito che indica la luna e urlano i loro j’accuse verso PS Move). Pensavo che vabbè, dopo il lancio qualcosa dovrà muoversi per forza, perché il volume delle critiche – di alcune di quelle per cui valeva prestare orecchio, quantomeno – è stato tale da arrivare anche a Kyoto. Risultato? “Ci stiamo lavorando”. “Arriveranno a breve”. Dalla friendzone alla nintenzone il passo è apparentemente breve.

 

Perché il core business ed il grosso dell’attenzione è sui giochi, e va benissimo così.

 

Però davvero The Legend of Zelda: Breath of the Wild pesa più dell’intero catalogo Netflix, dei libri disponibili su Kindle Unlimited e di tutto Internet?

Se chiudo gli occhi posso ancora sentire le scimmie, quelle che a leggere queste parole stanno digitando convulsamente in preda a qualche raptus che le console servono prima di tutto per giocare, che finché il software è di questa qualità bisogna solo star zitti, che “tanto hai settordicimila altri dispositivi per fare tutto il resto, sonaro del c*zzo”. E il problema è che hanno anche ragione: ho altri settordicimila dispositivi per fare tutto il resto (“sonaro del c*zzo” però magari lo andiamo a dire a tutti quelli per cui God of War è più hardcore di Devil May Cry). Però indovinate? Nessuno di questi ha la softeca di Nintendo Switch a disposizione, ovvero tradotto:

Nintendo ha a disposizione uno dei più clamorosi match point di tutta la storia dell’industria dell’intrattenimento e preferisce vendervi amiibo

L’hardware, anche su strada, si conferma ben studiato. Non me lo sarei mai aspettato dalla Nintendo di WIi(U) e (3)DS
Perché dal punto di vista hardware – tolte le considerazioni sul Joycon sinistro di cui sopra – hanno indovinato davvero tutto. Lo schermo è stato pensato intelligentemente, è delle giuste dimensioni e non si è messo a giocare alla folle corsa all’ultimo megapixel a cui stanno giocando Apple e Samsung da qualche anno a questa parte. Certo, non è clamorosamente bello come l’OLED di PlayStation Vita (o di un device Samsung qualunque), ma 720p sono più che sufficienti e alla fine se vuoi di più colleghi tutto al suo dock e ti godi la magia in wide screen sulla TV. Quando sei in aeroporto e cerchi di far passare più velocemente il tempo che ti separa dall’imbarco, sai che in Full HD non cambierebbe nulla. E poi ammettiamolo, succhiamo intrattenimento dalle console portatili Nintendo dai tempi del Game Boy, lo schermo di Switch non è nemmeno nella top 10 delle cose peggiori che ci siano state propinate in proposito. Il sistema di ricarica? Non so se Dio esista, ma pistola alla tempia me lo immaginerei come una porta Micro-USB (e si, per aggiungere blasfemia alla blasfemia in questo scenario Dio sarebbe femmina. Come tutte le cose che non capiamo, d’altra parte). Quando un produttore di hardware decide che è meglio seguire gli standard, vuol dire che da qualche parte qualcuno ci vuole bene. In questo caso ci hanno voluto abbastanza bene da pensare a lungo termine e scegliere una porta Type-C, che se forse nell’immediato implica portarsi appresso un cavetto ad-hoc tra qualche mese, o al più tardi l’anno prossimo, vorrà dire avere un anello per domarli ricaricarli tutti.

Poi però ti scontri con il fatto che intanto non puoi utilizzare il browser. C’era un browser sulla mia PSP più di 10 anni fa. C’era un browser su DSi, e c’era su 3DS. C’era un ottimo browser su Wii U, e – maledizione – c’è un browser sul mio Kindle da 4 pollici. È in beta, utilizzarlo è stata una delle esperienze più infelici che Amazon mi abbia mai regalato (fa il suo dovere, ma peggio di praticamente qualunque altro dispositivo che c’è in giro per casa), ma c’è.  Su Switch non c’è. O meglio, c’è, ma per qualche motivo qualcuno ha deciso che non eravamo pronti per utilizzarlo, ben sapendo che di solito quando una compagnia fa così poi ci pensano gli smanettoni. #einfatti.

Impeccabili sui giochi, non classificabili su tutto il resto. Avevo più app sulla mia PSP…
Sulle app video non c’è moltissimo da dire, non c’è a disposizione nulla nonostante queste app stiano “per arrivare” dallo scorso marzo. Non ridevo per non piangere così da quando Shuhei Yoshida aveva dichiarato che The Last Guardian era “in tenace sviluppo”. Al momento l’unica alternativa è rivolgersi altrove, se volete guardare qualche episodio della quarta stagione di Bojack Horseman, invece di annoiarvi nei vostri tempi morti (perché giocare a Mario Kart 8 Deluxe mentre si è su qualche mezzo pubblico sarà anche socialmente accettabile, ma le bestemmie che causa quella maledetta cartuccia no). Risultato? Abbiamo tra le mani il potenziale anello di congiunzione tra il mondo mobile e quello delle console, e basterebbe solamente aprire le porte di eShop anche a chi non sviluppa videogiochi ma produce applicazioni e in un colpo solo Switch diventerebbe una piattaforma ancor più appetibile per i consumatori e ancor più remunerativa per Nintendo. Non perché le vendite schizzerebbero alle stelle – stiamo parlando di una casa che ha ancora tremendi problemi di approvvigionamento, errore imbarazzante considerate le killer application arrivate e in prossima uscita – ma molto più banalmente perché avvicinando eShop alla politica dell’App Store di Apple sarebbero gli sviluppatori stessi a pagare Nintendo per poter distribuire i loro prodotti. Il compianto Satoru Iwata qualche anno fa inquadrava Nintendo come un’azienda più vicina alla filosofia di Cupertino rispetto a quella dei competitor tradizionali (Sony e Microsoft); basterebbe fare almeno qualche tentativo concreto per rendere veritiere quelle parole, che voglio sperare non avessero come punto d’arrivo quel Super Mario Run venduto a prezzi folli su una piattaforma abituata a ben altre cifre. È ridicolo (se non triste) pensare che anche su PSP avevo a disposizione più applicazioni, tra cui anche un Comics Reader – fantascienza, per quegli anni dove giravo con ancora un Nokia 6630 in tasca.

psp comic reader switch ipad

Tanto biasimo per la casa madre, ma altrettanto ne va rivolto a tutta quell’utenza di appassionati che al solito si dimostra forcaiola e poco lungimirante, accontentandosi di una buona piattaforma in salute quando siamo così vicini ad una possibile rivoluzione. Il grosso delle lamentele si è sentito al lancio, lasciando poi che la questione si sgonfiasse con il passare dei mesi mentre su eShop intanto tutto taceva (e tace ancora). E anche se non sembra queste sono le parole di un utente soddisfatto del suo acquisto, che è davvero convinto di star vivendo il lancio qualitativamente migliore dal punto di vista del giocato che una console abbia mai avuto. La speranza è che qualcosa – prima o poi – si muova davvero, che Nintendo inizi a sentirci da questo orecchio o che qualcuno le apra gli occhi di forza: Nintendo Switch con anche solo un paio di questi accorgimenti potrebbe davvero sostituire il mio iPad nel giro di pochissimo. Fino a che la situazione rimarrà questa, però, può accontentarsi di essere al massimo la mia (e nostra) console da cesso preferita.

#LiveTheRebellion