Giocatori e videogiocatori d’Italia: A cosa giocano? Conoscono i videogiochi? Scopriamolo! Ovviamente, col pad in mano.
Col pad in mano è una rubrica a cadenza settimanale che non vuole tanto riportare la classifica dei giochi più venduti della settimana in Italia, quanto piuttosto sfruttarle per ragionare, elucubrare e segamentalizzare sul mercato videoludico dello stivale. La fonte dei dati di vendita è l’
Associazione Editori e Sviluppatori Videogiochi Italiani (AESVI), che ringraziamo per il servizio (e per le tante iniziative a favore del videogioco nel nostro Paese).
Saremo schietti: qualunque scimmia armata di tastiera e con una linea Internet a dispozione potrebbe prendere la classifica oggetto di questo approfondimento, pubblicarla e poi passare oltre.
E forse avrebbe ragione, tanto alla fine quello che vi interessa quando aprite un articolo che titola “classifiche di vendita” è quello.
Noi però se non selezioniamo la difficoltà Dante Deve Morire quando si tratta di scrivere non siamo contenti.
Un po’ per questo e un po’ perché vogliamo essere il sito che il videogiocatore merita anche se non ne sente il bisogno (tranquilli, non siamo
così hipster da non riportare anche la classifica, tra una lenzuolata e l’altra) abbiamo ben pensato di lanciarsi nell’ennesima, inutile ma quantomeno originale analisi di come vanno le cose quando la roba di cui raccontiamo nelle recensioni arriva finalmente sullo scaffale.
Ubisoft: più saggia di quel che si pensa
La prima cosa che balza all’occhio è che Ubisoft forse non è quella banda di sprovveduti avvelenatori di pozzi di cui si dice spesso in rete:
Rainbow Six Siege è uscito da quello che in gergo tecnico definiremmo un botto di tempo (dicembre 2015),
eppure lo troviamo ancora la, saldo in seconda posizione. E non si tratta di un balzo in avanti “da una botta e via”, basta scorrere le classifiche delle passate settimane per ritrovare il nome di Tom Clancy sempre nelle prime posizioni.
Un perfetto specchio di come il mercato sia cambiato dai tempi di PlayStation 2 e GameCube, dove fatta eccezione per i classici system seller e alcune Proprietà Intellettuali pesantissime, il grosso delle copie vendute si andava a concentrare durante i primi vagiti sullo scaffale di un titolo. Che dipenda dal fatto che i giocatori ormai hanno mangiato la foglia e vadano
alla ricerca dell’investimento capace di intrattenere più della canonica quindicina di ore o dall’attenzione che, aggiornamento dopo aggiornamento, una software house può ritagliarsi anche a distanza di mesi (o di anni), resta il fatto che Ubisoft sa quello che sta facendo, dati alla mano. Ma non per questo la casa transalpina si muove male nell’immediato, visto che anche l’altro
Tom Clancy’s di casa,
Wildlands, sta macinando risultati in un mese che non era sicuramente semplice per il portafoglio di un giocatore.
Fa molto piacere vedere, in un mondo di terze parti, un’esclusiva ancora sul podio ad un mese dal lancio
Marzo, lo abbiamo visto, è stato un mese pieno all’inverosibile. Colpa di Nintendo Switch e di quello che (da questo punto di vista, grazie a Dio) è stato il suo unico, gargantuesco titolo di accompagnamento, quel
The Legend of Zelda: Breath of the Wild con cui vi abbiamo già abbondantemente
ammorbato le palle nelle scorse setitmane.
Ma è stato anche il mese di Horizon: Zero Dawn, che nel corso del mese qui nel Bel Paese è riuscito a mantenere un flusso di copie vendute costanti e meritatissimo, se dobbiamo dirvi la nostra. Perché per quanto Breath of the Wild sia uno dei videogiochi più riusciti – e importanti – dell’ultima decade,
il mercato non può e non deve fermarsi quando escono titoli con una potenza come l’avventura scritta e programmata da Aonuma e soci. Anche e sopratutto perché, come dicevamo qualche settimana fa, in un mondo fatto ormai sopratutto di multipiattaforma è importante vedere che Sony voglia caratterizzare la sua macchina da gioco a colpi di esclusive, senza paura delle mosse della concorrenza. Magari poi anche perdendo sul piano della qualità (
premesso che Horizon comunque è un titolo che con l’ultimo Zelda condivide in pratica solo il periodo di uscita e che comunque, se proprio avete bisogno il feticismo per i paragoni, comunque Guerrilla arriva ai punti ed evita il KO tecnico), però senza paura di salire sul ring. Siamo quindi indubbiamente contenti dei risultati economici della performance di Aloy, perché al di la delle questioni di tifo è importante che iniziative di questo tipo abbiano un riscontro per l’azienda di turno.
Aiutano a tenere viva la competizione, a bada un monopolio che nessuno con un paio di neuroni funzionanti auspicherebbe (
col quarzo che altrimenti Microsoft potrebbe rispondere al dominio giapponese con
Xbox Play Anywhere o
Project Scorpio) e a regalare, spesso e volentieri, titoli che poi sono di alto profilo.
Rimaniamo in casa Sony per un altro paio di considerazioni: la classifica di questa settimana è dominata da PS4, che occupa dieci caselle su dieci.
Un dominio impressionante, che dimostra ancora una volta come l’Italia sia una repubblica fondata sul lavoro e sulla PlayStation.
E non solo perché, sull’onda di una
controversa nostalgia che sta caratterizzando questa generazione di console (
ma più in generale l’intrattenimento, visti i revival di progetti come Ghostbusters, Jurassic Park e compagnia bella nel cinema o il successo di Ready Player One in libreria) la macchina Sony chiude questo periodo d’oro con l’arrivo di un’altra esclusiva pesante come Kingdom Hearts 1.5+2.5 ReMix, ma sopratutto perché anche andando a guardare le vendite di quelle IP evergreen che vendono copie a prescindere (Gran Theft Auto e Fifa, entrambi in questa top 10 italiana) si vede come
le versioni sonare dei titoli citati vendano semplicemente più delle controparti per Xbox. Il fatto che un prodotto letteralmente fuori dal tempo come
The Last Guardian riesca a rientrare nel novero dei dieci titoli più venduti della settimana facendo le scarpe alla versione One di Fifa 17 (si, era una freddura e faceva schifo. Ma ci leggete anche per questo) è una perfetta cartina tornasole della situazione: PlayStation 4 è una potenza, e sarà interessante vedere come risponderà Microsoft a questo dominio.
Chiudiamo con un’ultima, provocatoria, considerazione. Mass Effect Andromeda debutta in quinta posizione (chiaramente, in versione PS4), nonostante il casino mediatico relativo alla mancata localizzazione nella lingua di Dante del titolo.
EA aveva ragione?
Le possibilità a questo punto sono due:
o Electronic Arts aveva ragione, e la localizzazione italiana del titolo non era giustificata dati alla mano (visto che comunque il titolo sta vendendo bene qui da noi) oppure, ben più grave secondo chi vi sta scrivendo, anche nei videogiochi in Italia
si predica bene e si razzola male. Proteste, petizioni,
sacrifici umani, cani e gatti che vivono insieme, masse isteriche e poi al day one tutti in fila davanti allo scaffale, bancomat o contanti in una mano e copia di Mass Effect nell’altra. A prescindere da quella che può essere la posizione a proposito della questione localizzazione – e riassumiamo l’opinione di chi scrive con “f
ate un po’ quello che vi pare con i vostri soldi” – in questi casi l’unico modo per farsi sentire è la coerenza. Sarebbe interessante capire se questa coerenza, alla fine, è mancata oppure se le proteste partivano in realtà solo da una parte ristretta della fanbase del titolo, che è riuscita ad emergere semplicemente perché più rumorosa di quelli che in silenzio avevano deciso di tornare all’ovile di Bioware.
Fonte
#LiveTheRebellion