In parallelo agli
Ilvg Awards, che eleggeranno il gioco dell’anno dell’utenza, i redattori di I Love Videogames hanno deciso di preparare degli articoli più personali a proposito del loro 2016 videoludico stilando la loro personale classifica sui giochi dello scorso anno.
È di nuovo quel momento dell’anno. Quello fatidico in cui è quasi automatico ripensare al giocato ed al non giocato e trarre qualche considerazione finale sull’annata videoludica trascorsa. Chi mi conosce sa bene quanto ami le citazioni, i riferimenti incrociati, i rimandi e, su tutto, le narrazioni di tipo circolare. Era questo il frame in cui inquadravo
l’analogo articolo dello scorso anno, essenzialmente ripetendo valutazioni, buoni propositi e punti di vista di quello ancora precedente. Quest’anno il ciclo s’interrompe, per una serie di motivi che spaziano dal personale alla semplice evoluzione dei gusti videoludici. Ho finalmente comprato una
PlayStation 4.
L’ho usata pochissimo, se non per i giochi del PlayStation Plus e per Doom, unico vero titolo a tripla A da me acquistato e giocato quest’anno. Non ho giocato quanto avrei voluto ed ho lasciato indietro alcuni titoli che vanno tragicamente ad accumularsi sulla
pila della vergogna. Su tutto mi è mancato l’apporto della mia amata
Nintendo, che
quest’anno non ha fatto scintille come i due precedenti. Per questo quella che vi trovate di fronte è una top 5 atipica, che rispecchia chiaramente in quale direzione le mie abitudini ed i miei gusti videoludici si stiano ormai incamminando, a dispetto di tutto e di tutti.
La
conclusione della trilogia di Zero Escape si guadagna il quinto posto in questa personale classifica, misura allo stesso tempo della qualità del titolo e delle altissime aspettative rimaste insoddisfatte. I precedenti
999 e
Virtue’s Last Reward erano stati tra i migliori titoli
Visual Novel di tutti i tempi, con trame avvincenti ed intricate ai limiti dell’inverosimile, in grado di stupire e meravigliare anche il più navigato dei giocatori. Zero Time Dilemma riesce ad essere soltanto la
naturale prosecuzione di questo,
senza sconvolgere come fecero all’epoca i precedenti capitoli. Con porzioni di trama visibilmente realizzate in maniera frettolosa, un paio di colpi di scena non credibili e la generale impressione che lo sviluppo del gioco abbia dovuto subire dei sacrifici per motivazioni economiche, non c’è dubbio che Zero Time Dilemma non riesca a bissare l’immenso livello qualitativo dei suoi precursori. Questo non basta, tuttavia, a cancellare i tanti meriti di una trama nettamente superiore a gran parte di quanto presente attualmente sul mercato videoludico, e di quella che nel complesso è
un’altra tra le migliori VN degli ultimi anni.
Quarto posto: Doom
Doom è stato
un vero e proprio fulmine a cielo sereno. Uno sparatutto che riesce ad omaggiare il capostipite del genere traghettandone lo spirito nel terzo millennio. In un mercato videoludico in cui gli sparatutto sono omologati su due tipologie predominanti (quelli militari alla
Call of Duty e gli “
Hero shooter” alla
Overwatch), il ritorno ad uno stile classico come quello di Doom è una boccata d’aria fresca. Doom è
intenso e frenetico, con l’accento posto su di uno
stile di gioco che premia l’aggressività e la capacità di prendere decisioni in una frazione di secondo. Giocarlo ai più alti livelli di difficoltà è un esperienza molto impegnativa ma incredibilmente soddisfacente.
Nel corso degli ultimi tre anni
Sorcery! è stato una presenza fissa nelle mie classifiche di fine anno. Il capitolo conclusivo della saga si guadagna di buon diritto una posizione anche quest’anno. L’epica conclusione delle avventure dell’Analander è un compendio di quanto visto ed amato negli scorsi capitoli, dalle brillanti meccaniche che adattano sapientemente il concept di libro game in formato videoludico, alla rivoluzione open world del terzo episodio. Leggermente meno “
aperto” di quest’ultimo,
Sorcery! 4 è il capitolo meglio scritto e più avvincente di tutta la serie. Un testamento alla volontà degli autori di dimostrare come giochi eccezionali possano nascere anche in formato mobile.
Uno dei giochi che più mi sono piaciuti nel 2016 è
in realtà un titolo del 1999, la cui localizzazione occidentale si è fatta attendere per ben 17 anni. Lavoro centrale della prima parte della carriera di
Suda51, The Silver Case è una
Visual Novel bizzarra e surreale, in bilico tra noir, cyberpunk e quello che oggi definiremo vaporware. La potenza di alcune sue tematiche ed intuizioni è incredibile, soprattutto se si considera l’anno in cui furono concepite ed il fatto che sono valide oggi forse più che allora. Un gioco folle, profondo e visionario, adatto a chi ha amato
Killer7 e
Flower, Sun and Rain, ma anche a chi cerca un Suda51 diverso da quello degli ultimi anni ed esperienze diverse dal solito.
#LiveTheRebellion