Redazione ILVG

Speciale Top 2016: Giacomo “Serj” Favilla

In parallelo agli Ilvg Awards, che eleggeranno il gioco dell’anno dell’utenza, i redattori di I Love Videogames hanno deciso di preparare degli articoli più personali a proposito del loro 2016 videoludico stilando la loro personale classifica sui giochi dello scorso anno.
 

Anche il 2016 è stato un anno per noi videogiocatori intenso e ricco di uscite, molte delle quali interessanti e di qualità, tanto da mandarmi in stato di crisi al momento fatidico di stilare l’ormai classica “top” con i titoli giocati e apprezzati negli ultimi 366 giorni, avendo letteralmente l’imbarazzo della scelta su chi inserire in questa classifica dei migliori giochi dell’anno. Un 2016 che non solo è stato importante sul fronte delle uscite, ma anche su quello dei posticipi con 3 grandi esclusive, The legend of Zelda Breath of the Wild, Horizon: Zero Dawn e Scalebound, rimandate al 2017 con grande disappunto, specialmente dal sottoscritto che non vedeva l’ora di mettere le mani sui suddetti giochi. C’è stato poi l’arrivo della Realtà Virtuale di casa Sony, una scommessa non ancora vinta in ambito gaming, ma che ha aperto la strada ad un nuovo modo di giocare e di percepire il videogioco con formule e soluzioni di gameplay alternative ed innovative. Anche il reveal di NX, divenuto poi ufficialmente Nintendo Switch, ci ha tenuti impegnati nel corso dei mesi fra rumor, leak di improbabili mock up, fino all’annuncio vero e proprio, un ibrido fra home console e portatile che dopo anni concretizza il “sogno porno” di ogni videogiocatore (o almeno il mio) ma del quale non si saprà nulla di certo fino al prossimo 13 Gennaio.

 

Tornado ai giochi, prima di passare alla classifica vera e propria, vorrei citare alcuni degli “sfortunati” titoli che non ce l’hanno fatta, ma non per questo non sono riusciti a ritagliarsi uno spazio nel mio cuore. Da RIVE, frenetico platform shooters che si atteggia a versione sotto steroidi di Metal Slug, ad INSIDE, l’ultima fatica di Playdead che riesce a replicare quanto di buono fatto con LIMBO, spingendosi ulteriormente oltre, con un titolo cupo e dai mille significati. Mi piace ricordare con piacere Pokkén Tournament, l’unico picchiaduro giocato quest’anno, che nonostante la penuria di “lottatori” (inutile dire che aspetto ancora l’arrivo di quelli annunciati per la versione Arcade) è stato in grado di non farmi sentire la necessità di altro. Resta fuori anche Monster Hunter Generations nonostante le 300 e passa ore segnate quest’estate, ma semplicemente perché spero di inserire in quella del prossimo anno il nuovo MH XX (che non è la parodia sexy ma una versione più grossa e ricca di contenuti) che si spera arrivi a breve anche da noi. Visto che è stato l’anno di PS VR non manca nemmeno qualche gioco per la periferica made in Sony: Keep Talking and Nobody Explodes, un bellissimo party game dal gameplay asincrono che con il casco assume tutta un’altra dimensionalità, e Thumper, una delle esperienze audiovisive più massacranti e furiose che abbia mai avuto modo di provare, ma così appagante ed immersiva da rendere veramente difficile il ritorno alla realtà. Un minuto di silenzio poi per il povero Titanfall 2, ottimo seguito del celebre “è COD con i titani” che purtroppo è stato fagocitato dall’agguerrita concorrenza, vittima indifesa di strategie di marketing non proprio felici.

 

Decimo Posto: Paper Mario: Color Splash
Il bellissimo comparto tecnico rende ancora più cartaceo il mondo di questo Mario bidimensionale
Chi segue la serie di Paper Mario concorderà appieno nell’affermare che il Portale Millenario è il capitolo più riuscito dell’intera saga sviluppata da Intelligent Systems. Ecco, Paper Mario: Color Splash si colloca subito dopo e non lo raggiunge per pochissimo. Al di là del bellissimo comparto tecnico che rende ancora più cartaceo il mondo di questo Mario bidimensionale, è nell’insieme di situazioni e nello spirito del gioco che riesce a dare il meglio di sé e a divertire come non mai. Cosa lo frena quindi dall’eguagliare il capitolo per Game Cube? Principalmente due difetti: l’estrema lentezza con cui inizia ad ingranare il gioco e l’assenza di comprimari che aiutino a valorizzare la storia, sebbene questa abbia i suoi momenti (e quando li ha son veramente ottimi). Canto del cigno di Wii U, dopo quest’ultima uscita spero di rivedere nuovamente Paper Mario su Swith, magari con il titolo che mi farà dimenticare una volta per tutte il Portale Millenario.

 

Nono Posto: Virginia
Virginia è una di quelle esperienze che lascia il segno
No, non sto parlando del neo sindaco di Roma, ma dell’opera prima di Variable State, che si affaccia nel mondo dei videogiochi con quella che è l’antitesi del videogioco stesso, il film interattivo. In realtà Virginia è qualcosa che va ben oltre, e lo fa in maniera forte. Non è solo il continuo citazionismo a David Lynch e al suo Twin Peaks, ma sono proprio le atmosfere surreali e il simbolismo, che donano a Virginia un’aura magica. È una di quelle esperienze che lasciano il segno, uno di quei pensieri che ti ronza in testa per giorni, e del quale senti necessariamente il bisogno di confrontarti con qualcuno per fare chiarezza con le idee. Non è un titolo facile, a causa della sua quasi totale assenza di gameplay che gli taglia le gambe se siete alla ricerca di un titolo più classico. Ma se siete dei veri “delfini curiosi”, e abbastanza aperti mentalmente per andare oltre certi preconcetti, Virginia potrebbe essere una totale sorpresa, nel bene e nel male.

 

Ottavo Posto: Zero Time Dilemma
Uchikoshi è riuscito nuovamente nell’impresa di proporre una storia ricca di colpi di scena inaspettati
In realtà non c’era bisogno di un terzo capitolo della serie di Zero Escape in quanto Virtue’s Last Reward riusciva a chiudere in maniera perfetta le vicende iniziate con 9.9.9. Ma all’annuncio di Zero Time Dilemma, direttamente dal suo creatore Kotaro Uchikoshi che fai? Non esci di casa strappandoti la maglia, improvvisando un carosello che nemmeno alla vittoria dell’Italia ai mondiali?
Rientrato l’entusiasmo e divorato il gioco, posso tranquillamente dire che Uchikoshi è riuscito nuovamente nell’impresa di proporre una storia ricca di colpi di scena inaspettati tipici del suo stile e di incastrare tutto con le precedenti storie senza cadere nella trappola delle incoerenze e dei plot hole (pur andando a stuzzicare situazioni improbabili e paradossali, ma questi son dettagli). Ora il problema più grosso riguarda una nuova strada lasciata aperta per un ipotetico quarto episodio che potrebbe arrivare nei prossimi anni. Io ci spero vivamente. Se mi volete bene fatelo anche voi.

 

Settimo Posto: World of Final Fantasy
Per me l’unico Final Fantasy uscito quest’anno
Per molti il 2016 sarà ricordato per l’uscita di Final Fantasy XV, eterno atteso del mondo videoludico. Evitando di parlare anche qua di quanto (senza fare troppi giri di parole) mi abbia fatto schifo, letteralmente, l’unico Final Fantasy uscito quest’anno per me è World of Final Fantasy. Se fin dal suo annuncio il tarlo sull’effettiva validità di questo capitolo, spudoratamente fanservice, fosse una banale mossa commerciale mi ronzasse in testa, sono rimasto invece piacevolmente sorpreso. Al pari di un Bravely Default (e successivo seguito), Woff unisce la classicità di un sistema di combattimento a turni ad elementi moderni e ben riusciti (ad esempio il party a “torre” che influenza l’uso delle abilità) dimostrando quanto per un genere ormai rodato come quello dei JRPG ci sia ancora molto da dire, tanto che sarebbe riuscito nel compito anche senza ricorrere all’uso dei Campioni, ovvero i protagonisti dei vari capitoli di Final Fantasy.

 

Sesto Posto: Quantum Break
Remedy ha portato una ventata di aria fresca nel panorama degli action
C’era molta attesa intorno a Quantum Break. Non solo perché da Alan Wake, Remedy Entertainment si è presa una lunga pausa, ma anche perché il caro Sam Lake ogni volta che annuncia un nuovo titolo riesce a creare intorno ad esso diverso hype. L’esclusiva Microsoft, pioniera di quello che poi è diventato il programma Play Anywhere, si è dimostrata capace di portare una ventata di aria fresca nel panorama degli action, con un gameplay divertente e ben funzionale basato sulla manipolazione del tempo, chiara evoluzione del bullet system da loro introdotto ai tempi di Max Payne. Ma non solo. La spiccata attitudine verso il genere cinematografico si spinge oltre i già ottimi risultati raggiunti con lo stesso Alan Wake, creando un progetto transmediale che unisce videogioco e cinema, con l’introduzione di una serie TV che si integra con gli eventi del gioco e viene influenzata dalle scelte fatte durante le parti attive di gameplay. Un ottimo risultato che spinge questo tipo di produzioni verso nuovi livelli.

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