Redazione ILVG

Speciale È possibile sconfiggere la pirateria?

L’argomento di oggi è forse uno dei più delicati che si possa affrontare nell’ambiente videoludico (e forse anche tecnologico in generale) e uno di quelli di cui abbiamo più esperienze, sia dirette che non: la pirateria. Di certo non voglio fare il puritano e il bacchettone: io pirata lo sono stato in un periodo nel quale era complicato per me acquistare videogiochi e se potessi tornare indietro con la testa di adesso probabilmente non lo rifarei, anche perchè adesso so cosa c’è dietro un banale programma o un videogioco ed è giusto pagare per il duro lavoro altrui.

 

Prima di entrare nel vivo del dibattito ci teniamo a ricordare che, come sempre, noi di I Love Videogames siamo totalmente contrari alla pirateria e non la supportiamo in alcun modo.
 

Trade-off
La pirateria è un disastro per le vendite software, ma da una bella spinta a quelle hardware
Durante gli anni passati la pirateria è stato un fattore chiave nelle vendite delle console, sopratutto se facilmente modificabili (tipo che passavi dal tuo venditore di fiducia, gli davi 100 mila lire e la tua Playstation per poi riceverla indietro che leggeva i dischi che trovavi dal tuo venditore abusivo di fiducia). Ricordo ad esempio le persone che compravano Wii e Xbox 360 chiedendo al commesso  “Ma si può modificare la console? Altrimenti mica la compro” (scena vista veramente coi miei occhi),cosa che ha contribuito all’iniziale gap di Playstation 3 rispetto alle altre due macchine della scorsa generazione (dipesa anche da alcuni demeriti di Sony a dir la verità), e alle varie politiche dell’always online silurate in corsa da Microsoft. Con le nuove console la pirateria al momento non è riuscita a dilagare grazie alla protezione che circonda le due macchine, anche se negli ultimi giorni sono state scoperte alcune falle nelle vecchie versioni del firmware PS4 che aprono le porte, oltre agli homebrew (già al sol pensiero di un media center decente su Playstation 4 sbavo a dir la verità), anche risvolti dal lato piratesco come è avvenuto recentemente su Nintendo 3DS, dove si sta ormai combattendo una faida interna tra “hacker” che violano il sistema 3DS solo per poterci far girare gli homebrew (oppure rendere la console region free, cosa che non era certo una brutta idea implementarlo già dall’inizio vero Nintendo? *blink blink*) e quelli che cercano di implementare a ogni giro la possibilità di utilizzare giochi ottenuti illegalmente.

 

 

 

Questa canzoncina era l’emblema, se non ascoltavi la canzoncina non eri nessuno

 

Denuvo: può essere la risposta?
Denuvo sta mettendo in ginocchio i team di cracker. Durerà?
Negli ultimi mesi c’è stata una sorta di guerra tra i gli hacker e il software creato dagli sviluppatori austriaci della Denuvo Software Solutions GmbH, chiamato come la stessa compagnia cioè Denuvo, su PC. Iniziata nel 2014 con Fifa 14, sviluppato da EA, la diatriba è continuata fino ad oggi e sicuramente andrà avanti anche nei prossimi mesi. I primi titoli sono stati facilmente sconfitti e crackati, ma le prime difficoltà son state riscontrate con Dragon Age Inquisition, bucato solamente un mese dopo, un’enormità di tempo per i canoni dei videogiocatori pirati. La vittoria può essere facilmente considerata inutile visto che il team non è stato capace neanche di sconfiggere l’algoritmo, che in realtà si limita a proteggere il codice dei drm già esistenti come quelli di Steam o di Origin, ma riesce a far girare il gioco aggirandolo facendo credere di star girando sui server ufficiali mentre in realtà si sta reindirizzando tutte le richieste di identificazione a un server fittizio. Le prime vittorie per il team austriaco arrivano con Fifa 16, uscito lo scorso settembre, che al giorno d’oggi ancora non è stato piratato e il culmine di questo scontro è stato Just Cause 3 che ha portato l’hacker principale del team 3DM sull’orlo della crisi come ha detto la fondatrice dello stesso gruppo “Bird Sister” che ha anche espresso le sue “paure” su un mondo senza giochi gratis nel prossimo futuro.

 

Ma oggi siamo qua a porci una domanda e provare a dare una risposta (ovviamente potete dire la vostra nei commenti): “Nel 2016 piratare su PC è davvero così conveniente?”

 

Nell’era delle key e dei saldi di Steam, la pirateria su PC è sempre più ingiustificata
Ovviamente la mia risposta è un NO secco e per ora vorrei tenere il discorso limitato solamente all’ambito PC, visto che su console la situazione è diversa e più complicata. Su PC esistono vari modi per procurarsi un videogioco a poco o nulla anche al Day One, basti pensare a piattaforme come Kinguin che offrono chiavi Steam (regolarmente fornite dai dev, quindi tutto legale) a prezzi vantaggiosi. Qualche esempio? Beh possiamo trovare giochi come Rise of the Tomb Raider a 35 euro a qualche giorno dal Day One oppure lo stesso Just Cause 3 a circa 19.99€ un mese dopo l’uscita. Vale davvero la pena di aspettare che un team inganni temporaneamente un server oppure compiere una serie di passaggi complicati come montare immagini e cercare crack su siti polacchi dove se ti becchi una trentina di virus è poco? Senza contare che ai pirati difficilmente interessa portare ai loro utenti anche gli aggiornamenti che ormai quotidianamente affliggono i videogiocatori “legali” togliendo così feature e aggiustamenti a volte necessari come quelli di giochi come Football Manager dove la maggior parte degli update porta novità sia al database che al motore di gioco.

 

Al netto della pirateria, una maggiore apertura delle macchine porta nuove funzioni e software “fatto in casa” (homebrew)
Ho volutamente lasciato da parte qualsiasi accenno alla pirateria su console (tolte le parole di  qualche paragrafo fa) perché è un discorso ben più complicato di quello che si possa credere. Partiamo dal principio che su Steam non esistono prodotti limitati a pochi paesi come succede su altre piattaforme, almeno al momento, e mentre Sony si è espressa a favore del region free per permettere a tutti i suoi utenti di godersi meraviglie giapponesi che al momento rimangono ancorate nella terra del Sol Levante, gli utenti di altre “marche” (Nintendo su tutte) sono costretti a importare costosissime macchine da gioco per poter giocare a titoli comprati legalmente da shop esteri. Spesso si tende a confondere il progresso nella scoperta di una console con la pirateria: ultimamente è stato scoperto un metodo per poter utilizzare gli homebrew su Nintendo 3DS e la prima cosa che gli sviluppatori hanno tenuto a chiarire è stata che con i loro exploit non sarebbe stato possibile piratare titoli 3DS perchè fortemente contrari ad essa; ma sappiamo come è fatto il mondo, e quindi scoperta la vulnerabilità subito sono arrivati i pirati a distruggere questo bellissimo mondo composto da homebrew, region free e screenshot nativi, introducendo la possibilità di giocare con giochi scaricati, anche se c’è chi ne ha approfittato e ha usato questa possibilità per tradurre titoli che non sono mai arrivati in occidente o che sono in arrivo come Fire Emblem Fates. Avete letto tutta questa menata dove parlo di homebrew, pirateria e la differenza morale tra le due… Ma cosa c’entra con l’argomento che ho trattato fino ad ora cioè la guerra tra pirati e case sviluppatrici? La risposta sta in una semplice parola: Prezzi. Posso capire che le case distributrici applichino prezzi più alti per prodotti in versione retail visto che i componenti fisici hanno un costo ben definito (cartuccia/disco, confezione, la spedizione dei pezzi e la loro produzione) ma se essi fossero più bassi per le versioni digitali (e non di cinque euro…) le cose cambierebbero? Secondo me si, esisterebbero meno pirati (visto che la pirateria non potrà mai essere sconfitta del tutto) e le case di sviluppo potrebbero osare di più senza dover per forza proporre le solite minestre riciclate… Ma questo è un discorso che affronteremo un altro giorno.

 

Quali sono i metodi più efficaci per sconfiggere la pirateria? Fatecelo sapere nei commenti.
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