Recensione The Witness

Quando un titolo raccoglie successo è normale che all’annuncio di un nuovo progetto del suo creatore, l’utenza videoludica drizzi le orecchie e inizi a desiderare di metterci mano il prima possibile. Ed è proprio questo il caso di The Witness, nuovo puzzle game dalla mente che ha partorito Braid, Jonathan Blow, che a distanza di quasi 8 anni torna con una nuova avventura che metterà sotto prova il vostro Q.I.
Disponibile su PC e PlayStation 4 al prezzo di 39.99€, ecco la recensione di The Witness.

 

Versione testata: PlayStation 4

We have to go back
Il gameplay del gioco si basa su un’unica meccanica che fa da incipit ai puzzle da risolvere
Con The Witness Jonathan Blow cambia decisamente registro rispetto al passato, proponendoci un’avventura 3D in prima persona ambientata su una misteriosa isola, dove ogni nostro passo sarà scandito dalla risoluzione di enigmi. Non è dato sapere il perché ci troviamo li e nemmeno quale sia la nostra missione, se non intuire qualcosa cercando di scoprire qualche dettaglio che ci aiuti a capire quello che sta succedendo ed eventualmente trovare una via di fuga. Rispetto ad altri esponenti del genere, che affrontano il tema dei puzzle game in prima persona, The Witness di discosta in maniera abbastanza netta da titoli come Portal, The Talos PrincipleThe Vanishing Of Ethan Carter o Pneuma: Breath of Life, dove era presente una forte componente narrativa che faceva da “guida” nel corso del gioco. Qua ci troveremo allo “stato brado”, abbandonati a noi stessi e al nostro senso di sopravvivenza ad esplorare ogni angolo di un’isola che nasconde più di un segreto e spetterà a noi ricostruire i pezzi di questo intrigato enigma.
Il gameplay del gioco si basa su un’unica meccanica che fa da incipit ai puzzle da risolvere: dovremo interagire con dei pannelli nei quali disegnare una linea seguendo un “determinato” percorso all’interno di una griglia, da un punto “A” ad un punto “B”, così da attivarlo e avviare l’evento successivo, sia questa l’apertura di una porta o l’accensione di un terminale.

 

witness 2La semplicità disarmante di questo gameplay viene messa in crisi dall’inserimento di alcune regole variabili che andranno rispettate per individuare il giusto pattern da seguire e che ci permetteranno di completare il percorso. A gravare ulteriormente sul buon esito del nostro operato sarà la mancanza di una chiave di lettura che ci agevoli il processo di risoluzione, obbligandoci a pensare fuori dagli schemi, mettendo a dura prova le nostre abilità cognitive pur di trovare la soluzione. Non solo, a seconda di come decideremo di visitare l’isola, verremo introdotti alle varie tipologie di pannello, con risultati che andranno via via crescendo in difficoltà, mescolando fra loro le varie regole, obbligandoci a ricorrere a tutte le conoscenze pregresse che avremo assimilato risolvendo i precedenti pannelli. Questi, a loro volta, si distinguono in due tipologie: quelli basati sulla logica e quelli sull’osservazione. Nei primi dovremo fare affidamento agli elementi presenti sulla griglia. Si va dal dividere in parti uguali alcuni simboli, al ricomporre figure geometriche che ricordano i pezzi di Tetris (forse gli enigmi più punitivi di tutto il gioco), al completare il percorso passando su punti precisi prima di concludere la linea. I secondi invece daranno del filo da torcere alla nostra capacità di cogliere ogni singolo dettaglio che possa aiutarci a capire la strada da seguire. Una volta potrebbe essere la posizione di un frutto su un albero, un’altra l’ombra di un oggetto che delinea la nostra “via di fuga”, insomma, nulla va dato per scontato se si vuole arrivare alla fine.

Il vero mistero è come si fa a non spaccare tutto
The Witness riesce ad essere di una cattiveria unica e non concederà sconti di sorta a nessuno
The Witness riesce ad essere di una cattiveria unica e non concederà sconti di sorta a nessuno. Pur presi dallo sconforto di fronte al più irrisolvibile degli enigmi, ogni ostacolo diventerà un tripudio di imprecazioni verso le più svariate divinità, portandoci ad affinare ogni senso, e a spingerci in elucubrazioni mentali contorte pur di vagliare ogni possibilità. Non mancheranno nemmeno situazioni in cui vi troverete sul punto di desistere o, più meschinamente, di affidarvi a qualche soluzione online, e in questi casi, dovrete fare solamente affidamento alla vostra forza di volontà che vi ripagherà durante la scoperta della soluzione, un momento “sacro” ed estremamente appagante, che vi motiverà ad andare avanti per risolvere il successivo. La sperimentazione, il trial & error, sarà il mantra da seguire per venire a capo delle centinaia di pannelli con cui avremo a che fare e anche una volta aperta la strada verso il possibile epilogo avremo ancora una marea di segreti da scoprire che per essere risolti, a detta dello stesso Jonathan Blow, saranno necessarie oltre 100 ore. Una cifra incredibilmente alta ma al tempo stesso plausibile e in linea con i nostri risultati che ci hanno visto terminare la “missione principale” in circa 20 ore, orario del tutto soggetto a variazioni in base alle capacità del singolo giocatore.

 

witness 1Senza fornire spoiler di sorta, è giusto anche fare una precisazione sul “finale” del gioco e sullo scopo del nostro viaggio. In maniera del tutto analoga ad un altro titolo che abbiamo avuto modo di apprezzare fortemente nei mesi scorsi, Her Story, anche The Witness sceglie la strada della libera interpretazione, rimandando possibili teorie sul gioco sulle varie community internettiane nelle quali è possibile trovare interessanti spunti di riflessione anche su i vari audio file che è possibile raccogliere sull’isola, e che se riprodotti permettono di ascoltare alcune citazioni di personaggi famosi, che in qualche modo, nella loro cripticità, ci forniranno qualche dettaglio in più e in alcuni casi qualche elemento sulla risoluzione degli enigmi (per fare un esempio pratico in un monologo si parla della percezione degli oggetti da un preciso punto di vista, e nell’enigma dovremo posizionarci in una determinata maniera per risolverlo).

Arte digitale
The Witness è un’opera di stile che viaggia a metà strada fra il low-poly e la ricercatezza grafica
The Witness affascina non solo grazie al suo alone di mistero che si porta dietro dall’inizio alla fine ma anche per merito del suo appeal estetico. Infatti ci troviamo di fronte ad un’opera di stile che viaggia a metà strada fra il low-poly e la ricercatezza grafica. Il viaggio nell’isola ci porterà ad esplorare diverse zone di un piccolo open world così ben caratterizzato e delineato da dipingere un mondo che sembra sospeso nel tempo, immobile, quasi etereo. Il giocatore, addentrandosi nelle “profondità” dell’isola sarà come abbracciato dai suoi colori pastello, immersi in ambienti dove la mano dell’uomo e la natura si fondono in panorami quasi mozzafiato. A rendere questa avventura ancora più immersiva c’è la totale assenza di una colonna sonora, avvalendosi del solo audio ambientale, che diventerà in alcuni casi anche parte integrante del gameplay e sarà necessario drizzare le orecchie per risolvere certi enigmi. Anche in questo caso, come per la mancanza di un filo conduttore narrativo, il silenzio di The Witness è una scelta forte ed azzardata, ma allo stesso tempo convincente, proprio per la sua capacità di arrivare quasi ad alienare il giocatore e catturarlo completamente nelle sue atmosfere.

 

Come detto l’unica componente narrativa presente negli audio log viene offerta da un recitato composto di attori di prim’ordine, tra cui troviamo la presenza anche di “volti noti” in ambito gaming, come Ashley Johnson, la Ellie di The Last of Us o Phil LaMarr, il Marvin di Pulp Fiction, noto anche ai fan di Metal Gear, per aver dato voce a Vamp in MGS 2.
I pochi testi che troveremo, per lo più i sottotitoli dei file audio, sono tradotti in italiano, sebbene siano presenti alcuni errori di sintassi e problemi con i caratteri accentati, sbavature di poco conto e tranquillamente risolvibili attraverso una patch.

Verdetto
8.5 / 10
In confronto, l'isola di Lost è un parcogiochi per ragazzini
Commento
The Witness è un altro esperimento coraggioso da parte di Jonathan Blow, che esce vittorioso dalla nostra analisi. Per affrontare il viaggio nella misteriosa isola di The Witness bisogna essere pronti a tutto ed essere consapevoli delle molte difficoltà che è possibile incontrare nel lungo percorso che vi separano al finale. Al tempo stesso, l'ultima fatica di Blow, non è un titolo per tutti. L'assenza di una trama che faccia da filo conduttore o della colonna sonora possono diventare un ostacolo per chi, in un gioco, cerca altro rispetto al solo gameplay o un'esperienza più concreta sul piano narrativo. Sono avvisati anche quelli abituati "alla pappa pronta": The Witness è un titolo che con i suoi enigmi non concede sconti di nessun tipo, e rischia con la sua difficoltà di mettere in crisi chi non è aperto a certi trattamenti poco amorevoli. Se deciderete invece di affrontare questo viaggio, The Witness saprà stimolarvi, ed ogni piccolo passo fatto nell'isola verrà ben ripagato. Unico neo il prezzo di lancio, che sfiorando i 40 euro, si pone su una fascia decisamente alta rispetto ad altri titoli destinati al solo mercato digitale.
Pro e Contro
Ottima caratterizzazione ambientale
L'isola è un luogo affascinante
Enigmi stimolanti e mai banali

x Difficoltà generale molto punitiva
x Completa assenza di narrazione e colonna sonora
x Prezzo alto per titolo digitale

#LiveTheRebellion