Recensione Teenage Mutant Ninja Turtles: Mutanti a Manhattan

Negli ultimi tre anni, oltre a regalarci ottimi titoli come Bayonetta 2 e The Wonderful 101, Platinum Games si è impegnata a portare a schermo alcuni giochi su licenza pubblicati da Activision. Nel 2014 uscì The Legend of Korra, non propriamente un successo, mentre lo scorso Ottobre il team è riuscito a dare una nuova linfa vitale a Optimus Prime e soci, con Transformers: Devastation. Dopo il leak dello scorso Gennaio e un susseguirsi di trailer nei mesi seguenti, Teenage Mutant Ninja Turtles: Mutanti a Manhattan (da ora solo TMNT) sbarca nei negozi fisici e digitali ad un prezzo consigliato di 49,90 € (PlayStation 4, Xbox One) e 39,90 € (PC, PlayStation 3 e Xbox 360). A capo del progetto Eiro Shirahama, già artefice del gioco dedicato a Korra, sarà riuscito a riscattarsi e a dare un titolo degno ai quattro fratelli mutanti?

Versione testata: PlayStation 4

Turtles in time
Shredder e Krang vogliono aprire un portale dimensionale e distruggere la città sotto gli occhi impotenti dei quattro fratelli verdi. Per realizzare il proprio  piano, i due sguinzagliano per Manhattan una sfilza dei nemici mutanti delle tartarughe, tra cui i più famosi Rocksteady e Bebop, ma anche alcuni conosciuti solo ai fan più accaniti come Karai e Wingnut. Le TMNT dovranno quindi farsi strada lungo i nove livelli di gioco per fermare i piani dei due criminali e salvare la loro amata città. Mutanti a Manhattan si completa in circa sette ore (a seconda dell’abilità del giocatore) ma grazie alla sua struttura arcade e al continuo potenziamento dei quattro protagonisti, garantisce un’alta rigiocabilità per gli amanti delle creature di Eastman. Sembra proprio che il titolo sia infatti pensato solamente per i fan più accaniti delle Tartarughe, supponendo che il giocatore sappia già chi è il boss che andrà ad affrontare e che si goda i riusciti dialoghi tra i quattro protagonisti.

Nella modalità single-player di Mutanti a Manhattan il giocatore potrà impersonare  in ogni momento una delle quattro tartarughe, cambiando a piacimento fratello e utilizzando i ninjutsu specifici di ogni eroe. Prima di ogni fase infatti, potrete non solo scegliere la tartaruga e la difficoltà, ma anche le mosse speciali con cui scendere in campo.I ninjutsu sono potenziabili e sostituibili grazie ai punti ottenuti durante i livelli, che allo stesso modo serviranno per acquistare e migliorare gli accessori  in grado di donare bonus di statistiche agli eroi. Ad ogni tasto di Dualshock 4 è affidato un Ninjutsu che, una volta usato, richiederà un quantitativo specifico di secondi per essere ricaricato: aumentandone il livello diminuisce ovviamente il tempo d’attesa, spronando l’accumulo di punti e la ricerca di un a combinazione di mosse efficaci. Al giocatore il compito di alternare le abilità (e i fratelli) al momento giusto aumentando la potenza  delle tartarughe, creando cerchi curativi o perfino bloccando il tempo, per poter sconfiggere o infliggere maggiori danni ai nemici più fastidiosi.

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Come ormai da tradizione nei giochi Platinum Games, anche in Mutanti a Manhattan una delle parti fondamentali del gameplay è la difesa delle tartarughe, affidata a R2 e che, se eseguita al momento giusto, permette alla testuggine di proiettarsi alle spalle dell’avversario, aumentandone i danni. Mantenendo la pressione su R2, il ninja attiverà una schivata continua temporanea, indicata dalla barra a schermo che, una volta esauritasi, lascerà scombussolato il teenager verde per qualche secondo (fatale alle difficoltà più alte). Se schivare risulta  naturale fin dai primi istanti, bisognerà prendere coscienza dei pattern avversari per poter eseguire alla perfezione gli attacchi, soprattutto quando l’azione a schermo si fa frenetica e caotica e i fratelli guidati dall’IA si muovono incessantemente tra le fila nemiche.

Fall of the Foot Clan
Ogni fase di Mutanti a Manhattan è divisibile in due sezioni ben precise: nella prima parte del livello dovrete seguire le indicazioni di April e portare a termine tre missioni sparse nella mappa, dallo sconfiggere un determinato numero di nemici, al proteggere una  pizzeria, fino al portare un oggetto da un punto A ad un punto B, il tutto determinato da un tempo limite.Ed è qui che l’ultima produzione di Shirahama inciampa per la prima volta:  le missioni sono in grado di passare da una facilità disarmante a causa di nemici non sempre sveglissimi a corse all’ultimo secondo a causa di avversari fin troppo coriacei, inoltre  la varietà tra questi obiettivi varia  solamente all’aumentare della difficoltà (A difficile dovremo fermare dei camion in corsa, missione che non ci è mai capitata a Normale). Il problema principale non è solo la ripetitività delle quest, ma anche e soprattutto,  l’estrema banalità del level design della mappa, che salvo rari casi, ripropone gli stessi ambienti ogni paio di livelli, con qualche differenza come condizioni atmosferiche, incendi o veleno. Una volta superate le missioni secondarie April vi condurrà verso la fine del livello, dove ad aspettare le quattro tartarughe ci sarà il boss di fine fase. Questi imponenti avversari, oltre a rappresentare il vero e proprio punto forte del gioco, saranno dotati di ben sette barre della vita che, se danneggiate velocemente, daranno il via all’ingresso di un secondo boss, con l’azione a schermo raddoppiata brutalmente. I Boss di fine fase risultano i mostri più coriacei del gioco, sebbene  abbiano dei pattern precisi e dopo diversi tentativi facilmente memorizzabili, se  le Tartarughe verranno colpite finiranno tragicamente K.O., fortunatamente questo in  Mutanti a Manhattan non vuole per forza dire Game Over.

Quando una delle quattro tartarughe verrà messa K.O. (Sgusciata) vagherà per dieci secondi nell’arena, incapace di contrattaccare e in balia degli attacchi avversari se, in questo lasso di tempo, uno dei compagni (sia I.A. o in multigiocatore online, di cui parleremo più tardi) curerà il fratello caduto, quest’ultimo tornerà con metà della vita a disposizione (rappresentata da fette di pizza espandibili durante  la fase pre-boss completando gli obiettivi) in caso contrario finirà nella Pizza Room, lobby in cui  bisognerà mangiare  più pizza possibile per poter tornare in campo. Se tutti e quattro i giocatori finiscono ad abbuffarsi, si andrà in Game Over e bisognerà ricominciare da zero la fase. Data la ciclicità degli eventi pre- boss, ricominciare dall’inizio significa perdere circa 20-30 minuti di gioco, andando a minare la pazienza del giocatore e annoiandolo in fretta, questo si dimostra un altro dei punti deboli della produzione di Shirahama.

Back from the Sewers
Una volta avviato Mutanti a Manhattan, potrete scegliere sia di giocare da soli, sia di connettervi online insieme ad un massimo di altri tre possessori del gioco per affrontare una qualsiasi delle nove fasi del titolo (se non si trovano giocatori a sufficienza si potrà optare per i bot). Ed è proprio il comparto multiplayer online l’altro punto di forza di questa produzione su licenza di Platinum Games. Affrontare un boss con un altro giocatore che sa quello che fa, che adopera i ninjutsu giusti e che soprattutto non perde tempo a curare i compagni caduti rende  le partite online molto meno snervanti di quelle in solitaria. Shirahama è riuscito a infondere il giusto spirito di cooperazione e grazie al punteggio cumulativo ha reso tutta l’esperienza un vero e proprio gioco di squadra. In Mutanti a Manhattan si può decidere se creare la propria stanza privata o lasciarla aperta ad eventuali sconosciuti, ricordandosi che vige la regola di una sola tartaruga a giocatore. Da segnalare l’assenza della co-op locale, anche se, data la caoticità del gameplay, uno split screen avrebbe solo reso tutto più fastidioso.

Out of  the shadows
Sul lato visivo Mutanti a Manhattan sfrutta un cell shading sporco che ricorda in molte occasioni lo stile dell’ultima serie a fumetti IDW (edita Panini in Italia) e offre dei modelli poligonali curati e ben animati, sia per le tartarughe sia per gli enormi nemici. La stessa cura purtroppo non è stata riservata agli ambienti, che risultano spesso spogli e come già evidenziato riciclati ogni paio di livelli. Mutanti a Manhattan è stabile sui 30 fps e durante la nostra esperienza (sia online che offline) non abbiamo riscontrato  alcun rallentamento, sebbene per quel che il gioco offre ci si poteva spingere un po’ oltre.Il titolo è tradotto in italiano sia nelle voci che nei testi, ma nessuno dei doppiatori è riconducibile ad alcuna serie animata o film. Infine bisogna spendere due parole sul prezzo, fissato a 49,90 € per le versioni della generazione corrente: un costo giusto per un fan delle creature di Eastman ma decisamente oltre l’offerta per chiunque altro, sicuramente  se Mutanti a Manhattan fosse stato lanciato come il precedente lavoro di Shirahama, ci saremmo risparmiati molto dell’odio scaturito in rete nelle scorse settimane.

Verdetto
6.5 / 10
Qual è la probabilità di trovare un rinoceronte inferocito in metropolitana?
Commento
Dopo l'ottimo Transformers: Devastation, all'annuncio di un gioco sulle TMNT sviluppato da Platinum Games non si poteva che ben sperare. Ora a gioco concluso e sviscerato, le aspettative sono state soddisfatte per metà: se da un lato abbiamo un quasi ottimo comparto multiplayer online, dall'altro abbiamo una modalità giocatore singolo fin troppo raffazzonata e piena di tanti piccoli difetti che minano l'esperienza di gioco. Inoltre il prezzo di lancio, seppur sotto la media dei titoli blasonati, risulta fin troppo elevato per coloro che non vivono di pizza e tartarughe. Un occasione persa per creare un gioco ottimo, ma da non dimenticare per elevare ancora più in alto il brand dei quattro fratelli col guscio.
Pro e Contro
Battaglie coi boss riuscite
Rigiocabile più volte
Comparto online solido e divertente...

x ... mentre quello singolo arranca un po'
x Prezzo troppo alto
x Fasi pre-boss alla lunga tediose
x Level Design da rivedere

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