Recensione Superhot: benvenuti in Matrix, ma in bianco e rosso

“Ora puoi giocare per sempre.”

Seguendo la trama, questa frase prende una connotazione un po’ più inquietante di quanto sembri – ma di questo parleremo tra poco. Nel frattempo, è ora di aprire superhot.exe… per Nintendo Switch. Nel corso delle versioni, il gioco si è ritagliato un nome, aiutato in questo dall’originalità che ne contraddistingue il gameplay e che ha portato alla nascita prima di una versione VR e poi del porting sulla ibrida Nintendo, quello in questione. Per rinfrescare la memoria a chiunque legga, Superhot è uno sparatutto in prima persona “a rallentatore”, in cui a farla da padrone è appunto un tempo rallentato – quasi fermo – che di sicuro può soddisfare quel sogno che ognuno di noi ha avuto almeno una volta: essere Neo. Il tempo del gioco, infatti, si muove solo se il giocatore si sposta o utilizza oggetti – una meccanica sfruttata in modo da rendere l’esperienza unica nel suo genere.

Superhot è uno sparatutto in prima persona “a rallentatore”, che di sicuro può soddisfare quel sogno che ognuno di noi ha avuto almeno una volta: essere Neo.

Anche la trama, poi, ricorda un po’ Matrix: il gioco è narrato tramite una chat tra il giocatore ed un amico, dove questi ci consiglierà fortemente di giocare superhot.exe ma senza scendere troppo in dettaglio riguardo cosa sia.

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“Basta guardarsi intorno e sparare ai tizi rossi”:
Non basta che la prima sessione di gioco, terminata bruscamente con un crash dell’applicazione, per capire che qualcosa puzza – memore in un certo senso dei bei tempi in cui Desmond Miles dovette uscire dall’Animus dopo i primi dieci minuti di simulazione. Sbloccata l’applicazione con una crack si riprende a giocare, e la situazione inizia a farsi più sinistra: tra le frasi a tutto schermo che fanno da intermezzo alle sessioni, pronunciate da un’entità non troppo chiara all’inizio, cominciano ad apparirne di sempre più inquietanti (“Balla, cagnolino!”), e il giocatore si ritroverà testimone di strani fenomeni.

Si raggiunge il punto di rottura quando ogni frase scritta dal giocatore nella chatbox verrà inspiegabilmente sostituita dal nome SUPER HOT, in imperioso caps lock, ripetuto più e più volte. L’amico risponderà con tono sempre più infastidito fino a non dar più peso alle parole del protagonista, per poi lasciarlo solo con il (o nel) gioco.

L’uscita di scena dell’amico segna l’entrata sul palco dell’entità, che interagirà con noi dapprima solo con le frasi a tutto schermo già nominate, poi direttamente nella chatbox, intimando al giocatore di non aprire mai più l’applicazione.

Ignorato più volte l’avvertimento, l’entità gli mostra che la sua mente al momento è separata dal corpo, portandolo proprio dove il corpo è attualmente seduto a giocare e costringendolo a farsi del male da solo.

Quest’ultimo, in realtà, più che un avvertimento è una sorta di condanna: da quel momento in poi il giocatore non potrà più tornare nel suo corpo, e non potrà far altro che seguire gli ordini dell’entità – il gioco stesso – per continuare a giocare per sempre, diventando parte integrante di Superhot. 

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Ciò che si ricorda di Superhot, più che la trama, sono le meccaniche:
Sul lato tecnico, il porting – escludendo (molto sporadici) cali di framerate – si lascia giocare piuttosto bene. Nota importante va riservata alla doppia modalità della telecamera, che permette al giocatore di scegliere se spostare la visuale con la levetta destra oppure con il movimento fisico.

Questo movimento fisico si può attivare premendo un tasto sulla console: in modalità fissa si può dunque spostare lo sguardo del giocatore muovendo a destra o sinistra i pad della console, in modalità portatile invece si sfrutta il giroscopio della console (ovvero, si sposta la visuale muovendo la console stessa).

Personalmente parlando ho trovato estremamente macchinoso lo spostamento della visuale con il movimento, o quantomeno alquanto difficile da padroneggiare. Tuttavia, le meccaniche “puzzle” dello stesso gioco riescono a coprire bene il buco lasciato da una modalità Switch non sfruttata al massimo delle potenzialità: il tempo rallentato non vi rende nemmeno lontanamente invulnerabili, e verranno a crearsi situazioni paradossalmente frenetiche dove dovrete scegliere quale nemico eliminare prima per sopravvivere.

Encomiabile invece il post-game, ricco di contenuti rigiocabili:
Completare la campagna sbloccherà due nuove modalità, di cui sicuramente la più interessante è Senza Fine, che vi proporrà alcune delle ambientazioni già viste nella campagna ma con sfide di livello più alto, come un numero di nemici illimitato da eliminare a difficoltà crescente, oppure un numero limitato da eliminare in un certo limite di tempo. Inoltre, non tutti gli scenari sono giocabili da subito: alcuni vanno sbloccati ottenendo buoni risultati.

C’è poi la modalità Sfide, un titolo una garanzia: livelli da completare seguendo determinate condizioni, tanto per fare un esempio utilizzando solo le katana oppure cercando di tenersi entro tempistiche da speedrun.

Se la campagna non dura che due o tre ore, quindi, ne spenderete di certo almeno altrettante a provare queste due nuove modalità, le cui ambientazioni e sfide vengono sbloccate giocando il più possibile.

Verdetto
7 / 10
Giocato super caldo, comprato a mente fredda.
Commento
A fronte di una trama "solo botte", vi è un gameplay di sicuro accattivante e una longevità più che onesta per un titolo del genere. Peccato per i controlli esclusivi per la ibrida Nintendo.
Pro e Contro
Gameplay accattivante
Buona longevità
"Puzzle" innovativi

x Trama non altrettanto catchy
x Controlli Switch macchinosi
x Prezzo più onesto per la versione VR

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