Image&Form chiude idealmente il cerchio, portando il primo SteamWorld Dig anche sull’ultima macchina di Nintendo.
SteamWorld Dig usciva su
3DS oltre quattro anni fa. E in quattro anni le cose sono decisamente cambiate, sia in casa Nintendo – 3DS sarà ancora duro a morire, ma lo
zoppicante Wii U ha lasciato il posto a Switch – che più in generale, dando abbastanza tempo ad
Image&Form di confezionare altri due capitoli della loro saga tutta western e vapore (
SteamWorld Heist e poi il sequel diretto
SteamWorld Dig 2). L’uscita del primo
Dig su Switch è il momento ideale per
fare il punto della situazione, e scoprire quanta ruggine è rimasta attaccata su Rusty in questi 1460 giorni.
Prima che i bitcoin rendessero il mining una tendenza, Image&Form ci aveva convinto a scavare senza apparente motivo
Quattro anni, dicevamo. Ed in quattro anni chi vi scrive non ha ancora capito
perché SteamWorld Dig abbia avuto un effetto
così dirompente su di lui (e per quello che vale, su tutti i nostri redattori che hanno coperto le re-release del titolo, versione dopo versione). A leggere la descrizione del gioco non gli si darebbero nemmeno le proverbiali due lire: si parla di un gioco ambientato in una versione steampunk del vecchio west, dove il protagonista eredita una miniera e passa – assieme al giocatore – cinque o sei ore di gioco
a scavare per esplorarla. Partendo da un semplice piccone arrugginito fino a power up ai limiti dell’improbabile che sfruttano acqua e vapore (abbiamo usato l’etichetta
steampunk mica per niente), si scende sempre più in profondità accompagnati da meccaniche semplici e a dirla tutta anche ripetitive.
Ma non ci si riesce a fermare lo stesso.
Una droga, anche dopo 4 anni
Chi sta scrivendo queste righe si è avvicinato a questa ennesima versione di
SteamWorld Dig con l’idea di farci qualche rapida partita e poi scrivere, visto che fondamentalmente l’esperienza era già stata portata a termine su Wii U. Poi però già dopo un paio di sessioni nella miniera ci è
rimasto sotto per l’ennesima volta, arrivando di nuovo alla fine del gioco prima di mettersi davanti al foglio bianco di Word e scrivere. Eppure davvero, dal punto di vista ludico in buona sostanza si scava e si prende occasionalmente a picconate qualche nemico, andando alla ricerca di minerali e risorse da scambiare poi in superficie con dollari veri – che a loro volta vengono scambiati con qualche potenziamento, picconi più efficaci o attrezzatura in grado di accelerare il processo di estrazione dei minerali. Un circolo, in cui si accumula denaro per mettere Rusty in condizione di accumulare altro denaro (ma più velocemente), perfetto marchio di un’esperienza che finisce già dopo poche partite nella categoria delle dipendenze videoludiche, anche senza apparente motivo.
Cura maniacale
Ma dire che
Image&Form abbia avuto semplicemente fortuna o abbia banalmente azzeccato la formula sarebbe
riduttivo, visto che il contesto in cui
SteamWorld Dig è inserito è curato maniacalmente. Non dal punto di vista tecnico – o meglio, non solo – ma sul fronte
dell’Esperienza Utente: la miniera sarà pure generata proceduralmente e il giocatore, scavando, ha piena libertà nella creazione e nella modifica dei percorsi, però nonostante tutto
rimanere bloccati è ai limiti dell’impossibile ed un modo di tornare in superficie si trova quasi sempre (quando non si trova, basta autodistruggersi dal menu di pausa e stare attenti fino al prossimo potenziamento). Potrà sembrare una banalità, il fatto di non ritrovarsi bloccati nel corso dell’esperienza – quando si parla di videogiochi dovrebbe essere l’obiettivo minimo, in fondo – ma nel caso specifico non era per nulla scontato viste le premesse. Onore al merito degli sviluppatori quindi, che è anche attraverso questo livello di cura rivolto all’esperienza che sono riusciti a far ripetutamente breccia su di noi e più in generale sui giocatori. Il fatto che poi tutta la produzione abbia
retto alla grande la prova del tempo, non sembrando particolarmente invecchiata (non c’è mai capitato di notare elementi o idee anacronistiche, nel corso della nostra esperienza), non fa altro che rimarcare e certificare ulteriormente il concetto:
SteamWorld Dig è un titolo da giocare, se non lo avete già fatto.
Anche in questa incarnazione Switch.
Già, perché i limiti della piattaforma – o meglio, del solito JoyCon sinistro e del suo
non D-Pad, protagonista indiscusso quando si parla di questi porting – non si accusano, e Rusty è libero di scavare
tanto sul televisore di casa quanto in modalità portatile, unendo il meglio dei due mondi come d’altra parte aveva già fatto la versione per Wii U. È davvero difficile non consigliare questa versione, specie se si considera l’attitudine alla rigiocabilità di tutta l’esperienza (all’autore di questa recensione continua a dar fastidio l’assenza del Nuovo Gioco +, ma è un dettaglio), che in formato portatile può davvero essere la scusa perfetta per tornare a giocare
SteamWorld Dig per l’ennesima volta.
Verdetto
9 / 10
Se la droga avesse un joypad, sarebbe SteamWorld Dig
Commento
Pro e Contro
✓ Crea dipendenza (senza apparente motivo)
✓ Cura maniacale per l'Esperienza Utente
x Crea dipendenza (senza apparente motivo)
x Non molto longevo
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