Recensione Rise of The Tomb Raider: 20 Year Celebration

Protagonista di quello che è probabilmente il caso di esclusiva temporale più importante e chiacchierato della generazione, Rise of The Tomb Raider sta finalmente per sbarcare anche su Playstation 4, nell’anno in cui tra le altre cose cade anche il ventesimo anniversario della serie. Lara Croft non poteva quindi che rifarsi il trucco e indossare l’abito delle grandi occasioni: dopo qualche ora spesa in compagnia del titolo però non possiamo fare a meno di sollevare la veste e scoprire cosa c’è sotto questa 20 Year Celebration dedicata all’archeologa di Crystal Dynamics.

La chiamavano Trinità
Rise of The Tomb Raider segue gli eventi del capitolo classe 2013 e mette il giocatore nei panni di una Lara Croft in balia delle conseguenze di quanto visto e vissuto sull’isola di Yamatai: testimone di eventi soprannaturali che ha da sempre ritenuto impossibile, la giovane è costretta a rivalutare le teorie della sua controversa figura paterna, quel Lord Croft che di fatto ha gettato alle ortiche la sua reputazione e macchiato il nome di famiglia pur di dimostrare al mondo che dietro la sua ossessione per la Tomba del Profeta e le leggende che ne contornano la figura esiste un fondo di verità. Ed è proprio dalle ricerche del padre di Lara, rimaste incompiute a seguito alla sua morte, che l’archeologa riparte per costringere il mondo ad ammettere che, effettivamente, dietro la leggenda che ossessionava il genitore c’è della verità, venendo però fin da subito ostacolata dall’organizzazione segreta nota come Trinità, già intravista nel capitolo precedente e qui antagonista principale del titolo.

La Lara di Rise of The Tomb Raider è un personaggio in divenire, che matura da un capitolo all’altro
La storyline principale, prevedibilmente, è la stessa incontrata un anno fa su Xbox 360 e One: già dismessi da tempo i panni dell’eroina determinata ed indomabile delle precedenti avventure, la Lara di Rise of The Tomb Raider è un personaggio in divenire, una ragazza che sta cercando non solo di affermarsi (come si era potuto vedere nel primo capitolo di questo reboot) ma di metabolizzare gli eventi vissuti nel Triangolo del Drago. Eventi che ad ogni modo hanno fatto nascere, dietro le sue insicurezze, una determinazione ed una consapevolezza dei suoi mezzi più marcata rispetto all’esperienza di tre anni fa, che di tanto in tanto fanno capolino durante dialoghi, cutscene e flashback (di cui questo capitolo fa abbondante uso nelle fasi iniziali, seguendo le linee guida del primo Tomb Raider col logo Square Enix). Le vicende in ogni caso sono ben raccontate, sia per quanto riguarda lo svolgimento principale, dove non manca qualche colpo di scena (più o meno intuibile) che dal punto di vista del contorno, che grazie ai documenti e ai log audio disseminati sulla mappa permette di approfondire le motivazioni dietro alcune figure e fornire a chi sta seguendo la trama dall’altra parte del controller spaccati delle situazioni virtuali vissute.

 

 

Inclusi su disco i DLC già rilasciati su Xbox e PC
Inediti rispetto ai contenuti presenti su disco al lancio invece i contenuti relativi alle due espansioni rilasciate come DLC da Crystal Dynamics: la 20 Year Celebration di Rise of The Tomb Raider infatti include sia Baba Yaga: il tempio della strega, missione secondaria accessibile durante la campagna principale, che Il risveglio della fredda oscurità, pensata per la modalità Spedizioni (quella che permette di rigiocare i capitoli dell’esperienza principale e, come vedremo a breve, di accedere ad alcuni contenuti pensati ad-hoc per questa edizione). Si tratta di contenuti che, grossomodo, allungano l’esperienza di base (che richiede dalle 10 alle 15 ore, che aumentano nel caso si punti al 100%) di circa un paio d’ore ciascuno: la missione di Baba Yaga è in particolare quella più interessante, prendendo spunto dal folklore russo ma andando ad innestare le vicende su quanto successo nel passato recente della valle in cui si svolge la maggior parte di Rise of The Tomb Raider e riuscendo, alla fine del DLC, a dare una spiegazione verosimile al tutto (senza chiamare in causa aspetti soprannaturali) e a regalare una boss fight convincente dal punto di vista ludico.

The Lost Expedition
La modalità Spedizioni di Rise of the Tomb Raider è quella che ha guadagnato più contenuti in questa edizione per il ventennale
Più sottotono invece Il risveglio della fredda oscurità, che più che puntare sulla narrazione (cercando, comunque, di collegare le sue premesse all’esperienza principale di Rise of The Tomb Raider) cerca di proporre una variazione sul tema più survival e improntata alla rigiocabilità all’esperienza, introducendo qualche nuovo nemico ma riciclando in massima parte asset e location dalla campagna. Come per tutte le proposte della modalità spedizione prima di entrare nel vivo del giocato va configurata la partita, scegliendo la difficoltà con cui scendere in campo ed attivando, eventualmente, le carte sbloccate nel corso dell’esperienza o acquistate dallo store in-game. Si tratta essenzialmente di modificatori che possono modificare, al rialzo o al ribasso, la difficoltà della partita, andando ad aggiungere dei moltiplicatori al punteggio finale sulla base delle scelte fatte; da questo punto di vista Crystal Dynamics si è certamente sbizzarrita, inserendo modifiche innocue (per esempio una scia arcobaleno che segue Lara, a mo’ di Nyan Cat), altre pensate per aiutare il giocatore che permettono di iniziare la partita con alcune delle abilità già sbloccate e altre ancora invece ideate per complicare la vita agli esploratori, come cadaveri che hanno una certa possibilità di esplodere quando vengono depredati e potenziamenti vari per i nemici. Questa nuova incarnazione di Rise of The Tomb Raider si dimostra, ad ogni modo, generosa fin da subito con chi ha acquistato l’edizione, elargendo diversi pacchetti di carte (tra cui quelli rilasciati, all’origine, come contorno ai DLC) e permettendo di assemblare fin dal principio partite molto diverse tra loro. Non poteva poi a questo proposito mancare qualche contenuto che strizzasse l’occhio ai vecchi capitoli del brand, e proprio con questo spirito gli sviluppatori hanno inserito tra le carte disponibili alcune delle skin classiche della Lara Croft della prima ora, quella ideata da Core Design: Crystal Dynamics omaggia in questo modo il primo Tomb Raider e Tomb Raider II, ma anche il controverso The Angel of Darkness, inserendo i modelli poligonali dell’archeologa ripresi da quei titoli, mentre la nuova Lara può indossare la giacca arancione acceso di Tomb Raider III.

 

rise of the tomb raider

Le spedizioni sono giocabili nei panni della Lara di Tomb Raider, Tomb Raider II e Tomb Raider: The Angel of Darkness

 

In Rise of The Tomb Raider Fa il suo debutto nel franchise la co-op
Con l’occasione della 20 Year Celebration si è andata ad arricchire anche l’altra grossa modalità rivolta al survival presente nelle Spedizioni, la modalità Stoicismo. Riprendendo alcune location (rivedute e corrette) dalla campagna principale, lo scopo è quello di sopravvivere più giorni possibili, in un contesto che vede Lara dover combattere non solo contro la Trinità ma anche con la fame ed il freddo. Due appositi indicatori infatti, assenti nelle altre modalità, indicano la necessità della ragazza di nutrirsi (cacciando gli animali o raccogliendo bacche) e scaldarsi accendendo un fuoco negli accampamenti, mentre si alternano fasi diurne a spezzoni in notturna (dove giocoforza il gelo si fa più presente) e si va alla ricerca di manufatti nelle cripte disseminate nell’area. La novità, in questa riedizione, è un’inedita cooperativa online per due giocatori inserita in questo contesto, che vede la possibilità di affrontare il tutto in compagnia di un altro giocatore nei panni di Nadia (introdotta in Baba Yaga), che in ogni caso sul suo schermo si vedrà comunque nei panni di Lara (lasciando quelli di Nadia al giocatore “ospite”). Il tutto, extra presente per praticamente tutti i contenuti presenti in questa edizione per il ventennale, viene infine impreziosito da un nuovo livello di difficoltà, Sopravvivenza Estrema: selezionando l’impostazione i nemici risulteranno molto più coriacei e dotati di sensi decisamente più acuti, saranno presenti meno risorse da sfruttare per creare armi ed equipaggiamento (che risulterà più costoso in fase di acquisto) e, oltre a mira assistita e rigenerazione automatica della salute, il gioco disabiliterà anche l’auto-salvataggio, permettendo al giocatore di salvare solo in prossimità di un accampamento. Aggiunta che indubbiamente gli appassionati delle sfide toste gradiranno, anche se la festa viene comunque rovinata in parta dall’IA nemica, ancora non particolarmente brillante in alcune circostanze.

Smettila di maggiordomarti
Non si poteva festeggiare l’anniversario senza passare per il maniero Croft
Ma l’inedito, dal punto di vista dei contenuti, potenzialmente più goloso per i fan è senza dubbio Legami di Sangue, espansione praticamente stand-alone (viene aggiunta, in un apposito punto di menu, dopo aver superato i primi minuti di gioco) che permette di visitare la versione di questo secondo reboot del Maniero Croft, location storica della serie presente già nei primi capitoli a cura di Core Design. Legami di Sangue pad alla mano risulta un’esperienza molto più incentrata sul racconto, sfruttando gli onnipresenti collezionabili (documenti, log audio e manufatti) e qualche voce fuori campo, lasciando al gameplay compiti essenzialmente esplorativi e puntando su enigmi che impegnano le capacità di ragionamento e richiedono di raccogliere indizi, piuttosto che compiere azioni o tirare leve. Con le dovute proporzioni, il feeling è molto simile a quello della Tomba degli Auditore di Assassin’s Creed II, ed il focus è in buona sostanza tutto sul rapporto tra Lord Croft e Amelia, madre di Lara, con la famiglia di quest’ultima (specie il fratello, Atlas DeMornay) a fare da terzo incomodo e a minacciare Lara di sfratto dalla sua casa d’infanzia, visto che non esiste alcun testamento e Amelia non è mai stata ufficialmente dichiarata morta. Insomma, un approfondimento atto essenzialmente a fornire qualche dettaglio sul background di questa terza Lara Croft, anche se non manca qualche strizzata d’occhio ai fan della serie (Winston, lo storico maggiordomo introdotto in Tomb Raider II, è autore di alcune delle lettere presenti nel maniero ed in una di queste accenna ad uno scherzo di Lara che lo rinchiude nella cella frigorifera, mania che ai tempi del secondo capitolo impazzava tra i giocatori). In attesa di poter saggiare le potenzialità del maniero sul fronte Realtà Virtuale, vista la compatibilità con Playstation VR (che sarà disponibile a partire da giovedì, 13 Ottobre), l’ambientazione si abbandona a qualche scorribanda più direttamente ludica ne L’Incubo di Lara per la modalità spedizione. La villa è infatti insediata da creature demoniache, e lo scopo del giocatore sarà quello di eliminare tre teschi spettrali (posizionati in maniera casuale in tre punti del maniero) per far venire fuori allo scoperto il boss finale del livello. Nel mezzo, a complicare la vita al giocatore, interverranno creature demoniache che continueranno a comparire, le scarse risorse a disposizione (si inizia solo con la pistola, le altre armi vanno recuperate cercandole nelle varie stanze e le munizioni non abbondano) e la necessità di recuperare il prima possibile il passepartout della villa, che permette di aprire alcune porte altrimenti chiuse. Il tutto risulta opprimente e, in definitiva, ben congeniato dal punto di vista ludico e sul piano della sfida, impegnando il giocatore anche a difficoltà che sulla carta dovrebbero essere relativamente più tranquille e costringendo in caso di game over a dover rifare tutto dall’inizio, con la posizione di armi e teschi che cambia proceduralmente.

Tra due fuochi
La natura cross-gen si vede e pesa
Dal punto di vista tecnico la performance si assesta su livelli paragonabili a quelli dell’anno scorso: il colpo d’occhio, specie in alcune circostanze (e da questo punto di vista aggiunte come Baba Yaga e L’Incubo di Lara hanno permesso agli sviluppatori slanci particolarmente apprezzabili) è sicuramente buono, ma alcuni aspetti tradiscono inevitabilmente lo sviluppo cross-gen del titolo, originariamente uscito anche su Xbox 360. Zavorra che si fa sentire soprattutto per quanto concerne la distruttività dell’ambiente, con gli elementi che è possibile demolire o infiammare che quando colpiti si limitano a sparire perdendo gradualmente opacità, aspetto che sicuramente nell’anno di Uncharted 4 (volenti o nolenti, sorta di diretto concorrente e metro di paragone per questo nuovo corso della serie) fa sentire tutto il suo peso.

 

 

Il sonoro, soprattutto grazie al doppiaggio di alto profilo già ascoltato in occasione dell’uscita originale, non può che essere promosso, anche se purtroppo è stato in larga parte escluso dai festeggiamenti relativi all’anniversario: era sicuramente impensabile un inserimento delle linee di testo classiche prese dai vecchi capitoli (operazione cui comunque si è dedicato qualche fan), ma la possibilità di fruire dell’esperienza ascoltando qualcuno dei brani inseriti nei vecchi capitoli avrebbe probabilmente impreziosito il pacchetto ludico agli occhi degli appassionati.

Verdetto
9 / 10
La prossima volta però vogliamo chiudere il maggiordomo nel frigo
Commento
Se due anni fa Tomb Raider: Definitive Edition si poneva come versione di riferimento del secondo riavvio di Lara Croft, Rise of The Tomb Raider: 20 Year Celebration fa praticamente la stessa cosa nei confronti del suo sequel: Crystal Dynamics include tutti i contenuti rilasciati come DLC su Xbox e PC e aggiunge qualche extra, anche abbastanza riuscito, che fa l'occhiolino in più di qualche occasione ai fan della serie, riuscendo allo stesso tempo a festeggiare le venti candeline dell'archeologa e a portare, pur con un anno di ritardo, l'esperienza su Playstation 4 in modo abbastanza efficace (non dimenticando nemmeno un contentino per Playstation VR, che analizzeremo non appena la periferica arriverà sul mercato). L'unica grossa colpa è quella di essere arrivati in colpevole ritardo sulla "concorrenza" di Naughty Dog, specie con un titolo tradito dal punto di vista tecnico dalla sua natura Cross-Gen, mentre dall'altra parte della barricata si trova quello che è destinato ad essere il benchmark visivo di tutte le produzioni che approderanno su PS4: in ogni caso però sul piano ludico le cose funzionano e i contenuti abbondano, per cui è praticamente impossibile non consigliare questa edizione (specie a chi non ha ancora giocato il titolo).
Pro e Contro
Gameplay solido e nuova difficoltà
Incubo di Lara impegnativo
Tantissimi contenuti e inediti

x Contenuti VR da provare con mano
x Lo sviluppo Cross-Gen si fa sentire
x I difetti dell'originale restano, IA nemica in particolare

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