Beyond Blue vuole farti innamorare del suo panorama. Sono in mare aperto. Intorno a me si estende un caleidoscopio di pesci tanto straordinari quanto alieni. In lontananza vedo un curioso scintillìo e decido di avvicinarmi. E’ un gigantesco banco di sardine. Si muovono all’unisono in una danza quasi coreografata. Un mulinello di specchietti con una volontà propria e sembra volermi ipnotizzare. E ci riesce. Mi avvicino ancora, voglio toccarlo, no di più, voglio unirmi alla danza. Un paio di bracciate e sono al limite dell’ittico uragano. Deciso mi tuffo dentro alle sue correnti e…niente. Nessuna reazione. Il banco continua imperterrito nella sua danza, ignorando completamente il fatto che un corpo estraneo ne abbia valicato la soglia.
Guardare ma non toccare
Beyond Blue è riuscito perfettamente a vendermi l’illusione di essere un sub che si immerge nel panorama marino. Almeno fino a quando non ho provato a interagire con le sue creature acquatiche. Il gioco manca dell’interazione di un ABZÛ o il gameplay di un Subnautica, contiene però una stupefacente varietà di forme di vita che mi hanno più volte lasciato a bocca aperta. Di ognuna delle creature rappresentate sono stato in grado di imparare alla perfezione sia le movenze sia i comportamenti.
Ho visto un capodoglio che attacca un calamaro gigante, ho visto tartarughe che si cibano di meduse, ho visto la curiosa tintarella del pesce luna, e ho visto banchi di squali che vagano minacciosi per gli atolli. Però ecco, “ho visto”. Perché nel momento in cui ho provato a interagire con queste magiche creature l’incantesimo si è spezzato. Il primo incontro con un banco di squali martello ha stimolato emozioni che non pensavo di provare in un videogioco, ma è dura rimanere meravigliati quando si realizza di potergli praticamente nuotare in bocca senza suscitare alcuna reazione. Certe volte è come se io e Mirai non fossimo parte dell’oceano e fossimo invece come il koopa che manovra la telecamera in Mario 64, eravamo lì per osservare l’azione, non prenderne parte. Per certi versi mi è parso di partecipare a un’installazione interattiva d’avant garde specialmente quando ho visto delle megattere nuotare sul posto, in attesa che mi avvicinassi abbastanza per far partire la cutscene.
Persone che amano l’oceano
Un punto che mi ha sorprendentemente colpito è il comparto narrativo. In Beyond Blue ho seguito una famiglia di capodogli attraverso gli di Mirai, la quale si innamorò del gruppo di cetacei quando ebbe in gioventù un incontro ravvicinato con loro. In particolare ho seguito una femmina di capodoglio e la sua piccola, Andrea, chiamata così per via di Andrè, il mio coordinatore delle immersioni. Nelle prime fasi di gioco la trama arrancava, sperando di catturarmi con il panorama e lo scarno gameplay. Tuttavia intorno al giro di boa il gioco mi ha mostrato la sua anima tramite i personaggi. E sono stati loro a trascinarmi fino alla fine. Mi sono affezionato non solo a Mirai ma anche alle persone che ci circondavano.
E quello che è ammirevole è che mi sono riuscito ad affezionare al teamsolo tramite le loro voci. Durante le immersioni ho avuto alcuni botta e risposta con Andrè e la dottoressa Irina, terzo componente del team. Invece tra un’immersione e l’altra, a bordo del mio sottomarino di ricerca, mi sono trovato ad ascoltare i messaggi di chi ho lasciato a casa o a chiamare gli altri membri del team prima della prossima immersione. Tramite queste poche interazioni ho capito che quello che Mirai prova per i capodogli è lo stesso che prova Andrè per le tartarughe liuto, specie in via d’estinzione. Poi c’è Ren, sorella minore di Mirai, che, rimasta sola a casa prova a bilanciare lo studio con la cura della “nonnina”. Nonnina che è colei che iniziò Mirai alle immersioni in apnea e che oggi soffre di demenza senile.
I personaggi sono anche la lente attraverso la quale Beyond Blue mi ha fatto affrontare le tematiche ambientali. Il punto di vista che traspare è abbastanza unico. Il messaggio che passa ha ben più sfumature di “uomo cattivo, oceano bello”. Il gioco mi ha reso chiaro da subito che le imprese di trivellazioni che hanno creato tante tribolazioni a me e Mirai sono sì dannose agli ecosistemi oceanici ma sono anche necessarie per i minerali che ci permettono di creare i pannelli solari, e che a loro volta ci permettono di mantenere gli oceani più puliti. E’ un cane delfino che si morde la coda.
Quello che resta è invece l’amore intimo e personale che persone come Mirai provano per l’oceano e le sue creature, e la loro missione per proteggere quello che è a loro caro. Ho sentito la devastazione dell’allegra Mirai dopo il ritrovamento di una carcassa di capodoglio sul fondo oceanico; e provato la gioia dello stoico Andrè quando ha interrotto le comunicazioni, commosso dalla scoperta che le sue tartarughe liuto stanno tornando a ripopolare l’atollo.
La collaborazione con OceanX e la BBC fornisce a Beyond Blue 30 minuti di filmati inediti tratti dal documentario Blue Planet II. E’ stato un ottimo modo di salutare il gioco una volta finita la storia. Non solo ho potuto vedere in dettaglio le creature incontrate nel gioco ma ho anche conosciuto gli scienziati a cui i membri del team erano ispirati e la loro personale storia d’amore con l’oceano.
Beyond Blue è un bellissimo ritratto della vita degli oceani. Il gioco stato in grado di lasciarmi a bocca aperta di fronte alle meraviglie del mare esplorando al contempo un territorio alquanto sconosciuto per i giochi commerciali. Purtroppo soffre di un brutto caso di Ubisoftite. Nonostante l’azione si svolga in diverse aree contenute, E-Line Media ha sentito il bisogno di farcire il gameplay di indicatori, obiettivi, mappe e bussole. Provando a emulare il gameplay degli open world quando bastava un focus sull’esplorazione dei livelli. Non a caso uno dei livelli meglio riusciti è quello nelle sorgenti geotermali, dove tutti gli indicatori sono disabilitati. Quello che non riesce al gameplay riesce invece alla narrativa. Superato lo scoglio delle prime missioni il gioco si lascia giocare, trascinato da personaggi sapientemente scritti, ognuno con i suoi sogni, le sue aspirazioni e le sue battaglie. Ho lamentato una mancanza di interattività nella mia esperienza. “Guardare ma non toccare” ho scritto. Sì Beyond Blue ti fa “solo” guardare il panorama però…fatemi tornare al mio incontro con le sardine.
Mi trovo lì, in mezzo a un vortice di sardine che non vuole saperne di ammettere che la mia presenza li disturba. Mentre rimugino sulla mia delusione le voci nel mio casco si fanno concitate. “Guarda” dicono, “Guarda cosa, che non fanno niente” gli vorrei rispondere. Faccio per uscire dal banco di pesci quando noto che anche loro adesso sono agitati. Faccio per girarmi a vedere se mi son perso qualcosa quando una megattera mi sfreccia a mezzo metro dalla faccia. Nuota verso l’alto, con la bocca aperta che per poco non ci sono finisco dentro. Un flash di qualche documentario mi balena in testa. “Sta a vedere che…” Sì, ci sono altri pesci che si uniscono al banchetto. Orche e delfini iniziano a lanciarsi in mezzo al vortice di sardine. Adesso tutti i cetacei danzano insieme e collaborano per interrompere la danza delle povere sardine. Non so per quanto sono rimasto ad ammirare quello spettacolo, ma so che sono pochi i giochi che possono evocare certe sensazioni. Si, Beyond Blue ti fa solo guardare,
e lo fa dannatamente bene.
Verdetto
7.5 / 10
Zitto e nuota
Commento
Se volete interagire con le magnifiche creature dell’oceano giocate ad Abzu, se volete affrontare i pericolosi esseri dei fondali c’è Subnautica, se invece quello che volete è esplorare il panorama degli oceani tramite gli occhi di chi li ama giocate a Beyond Blue, non ve ne pentirete.
Pro e Contro
✓ E' come giocare un documentario ✓ Personaggi molto ben scritti ✓ Esperienza unica
x E' come giocare un documentario x Gameplay scarno a dir poco x La storia arranca all'inizio
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