Recensione Just Cause 4: Roar of the Same

Just Cause 4 è fondamentalmente una versione più grande, grossa e MichaelBay-osa di Just Cause 3. Ma ha anche dei difetti…

Just Cause è sinonimo di spensieratezza, mappe giganti e azione esagerata. Rumore e furore, ma anche contenuti che tendono ad appiattirsi, soprattutto quando la quest principale latita, arriva alla fine o non ingrana direttamente. Insomma, il perfetto equivalente ludico di Michael Bay, ottimo per passare un paio d’ore spettacolari ma incapace (volutamente?) di andare oltre.

 

Aspettarsi l’essai da Avalanche è senza mezzi termine ridicolo, e Just Cause 4 va avvicinato con questo concetto bene in chiaro.


Per approfondire:
Just Cause 3
Detto questo, qui a fondo pagina (dai, lo sappiamo tutti che siete corsi in fondo a guardare il voto… Che è obsoleto, ma è un’altra storia) avete trovato una valutazione mezzo punto sotto quella del terzo capitolo.

 

Perché?

 

Perché essenzialmente Avalanche ha sì aggiornato il suo ludo-balocco con diversi nuovi innesti, ma è ricaduta in buona sostanza negli stessi errori già visti un paio di anni fa. E lo ha fatto, a giudizio di chi sta scrivendo, in un’ambientazione che pad alla mano risulta meno indovinata della medici di Just Cause 3.

 

Solis ci prova. Ci prova e gli va riconosciuto, come va riconosciuto agli sviluppatori la bontà dell’intuizione di differenziare le varie zone della mappa giocando con il clima e gli effetti atmosferici, inserendoli all’interno delle vicende che fanno da sfondo alla narrazione e da pretesto per seminare caos e distruzione anche in questa libera interpretazione dell’America Latina, dopo aver devastato una pseudo-Corea nel secondo capitolo e l’area mediterranea in Just Cause 3.

Solis ci prova, ma non ha il carisma di Panau e il fascino (o l’ordine) di Medici: oltre al fatto che le aree popolate, alla lunga, tendono ad assomigliarsi sempre di più, la densità di popolazione restituisce a schermo più zone spoglie, lasciando più “vuoti” sulla mappa che nelle intenzioni dovrebbero avere Solis stessa come protagonista ma all’atto pratico non riescono a brillare.

 

Manca l’effetto novità che all’epoca aveva reso Just Cause 2 un open world nel complesso molto riuscito e Just Cause 3 una sua versione sotto steroidi: il problema fondamentalmente è questo, visto che in massima parte questo quarto capitolo si appoggia ludicamente al precedente. Rico sfrutta paracadute, tuta alare e rampino per andare in giro, con le uniche novità legate ad alcune mod di quest’ultimo (comunque in buona parte già intraviste a Medici). Espedienti ottimi per spingere al limite il motore fisico del gioco, quasi a voler reinterpretare caricaturalmente uno degli aspetti che aveva fatto scalpore all’uscita di The Legend of Zelda: Breath of the Wild, ma che nella pratica alla fin fine risulta un mero esercizio di stile. Che però sicuramente farà la felicità di twitcher, Youtuber e in generale di chi gioca anche sui (e coi) social.

 

Ma poco più su si parlava di errori.

Quali?

 

Il più banale è quello di non aver ancora introdotto, dopo 4 capitoli, un sistema di coperture. Per spingere sull’utilizzo del rampino e sull’azione, ufficialmente. Ma nella pratica è un’assenza che pesa come pesava in Just Cause 3, perché alcune situazioni tendono a vomitare letteralmente proiettili contro un Rico che deve comunque rimanere nei pressi di un bersaglio. Allo stesso modo si sente – ma molto meno – la mancanza di un tasto per lo scatto, forse superfluo (c’è pur sempre il rampino a disposizione) ma d’altra parte più immediato nell’utilizzo. Un elemento secondario che molto probabilmente avrebbe reso il giocato un po’ più confortevole.

 

Il difetto peggiore rimane quello legato alle attività secondarie: Just Cause 4 prova a darsi un tocco moderno e a prendere ispirazione dalla libertà vista – per esempio – nel citato Zelda o negli ultimi Assassin’s Creed, lasciando il giocatore capace di scegliere l’ordine in cui visitare le varie aree e portare avanti le sotto-missioni principali.

Il problema è che queste a loro volta richiedono di giocare altri sotto-incarichi di secondaria importanza, che dopo poche ore diventano sempre più simili tra di loro. Si riesce comunque a tenere duro almeno fino alla fine della parte “narrata” dell’esperienza, grazie ad un gameplay senza ombra di dubbio divertente e ignorante al punto giusto, ma la sensazione è quella di trovarsi ancora una volta davanti ad un prodotto di qualche anno fa, piuttosto che ad un titolo uscito a fine 2018.

 

Sensazione di arretratezza che poi torna di prepotenza guardando all’aspetto tecnico, che fisica a parte è tutt’altro che impressionante. A tratti si arriva a dubitare di avere davanti una PlayStation 4 Pro, nel caso abbiate fatto l’upgrade di mezza generazione, specie se si hanno ancora degli occhi i risultati tecnici raggiunti da alcuni titoli recenti. Per quanto le esplosioni e tutto ciò che serva a fare scena sia ben realizzato, spesso ci si imbatte in texture in bassa risoluzione, elementi di gioco decisamente grezzi o poco più che abbozzati. In un contesto che poi spesso ricorre ad una paletta cromatica molto tetra, altro motivo per il fascino ridotto rispetto all’ambientazione mediterranea del capitolo precedente.

Verdetto
7.5 / 10
Michael Bay approved
Commento
Just Cause 4 non è un brutto titolo, e nemmeno un brutto Just Cause. È solo più more of the same del solito, incapace di dare un vero colpo di reni come fece ai tempi il secondo capitolo e anche di riuscire a modernizzare la formula come Just Cause 3 qualche anno fa. Si costruisce sulle spalle dei giganti, ricadendo in qualche vecchio difetto e pagando qualche scelta azzardata. Ma il divertimento c'è ancora tutto
Pro e Contro
Sempre divertente
Motore fisico clamoroso...

x ... Ma tecnicamente si accontenta
x Più "more of the same" del solito

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