Recensione Hey! Pikmin

Arzest toglie la terza dimensione all’ecosistema perfetto cui Miyamoto ha infuso vita, regalando a Nintendo 2DS XL un titolo di debutto dal forte sapore di DS. Hey! Pikmin Venite qua!

Pikmin è una serie atipica – definita addirittura pseudo-comunista nel nostro speciale di qualche tempo fa – un ecosistema vivo come in poche altre opere virtuali, sognante e brutale; uno strategico in tempo reale che esula dai confini di genere per mettere nelle mani-pad del giocatore il destino di piccoli e adorabili esserini dai colori sgargianti, impersonando un capitano intento nell’esplorazione di un mondo alieno, sospettosamente simile alla nostra amata Terra. GameCube prima e Wii U dopo furono le astronavi da salotto che ci accompagnarono in incredibili avventure in miniatura, con il terzo capitolo apice evolutivo di una specie che, nella testa di Shigeru Miyamoto, rappresenta sia un esercizio di stile che un sogno, quello di osservare da vicino il microcosmo formato da insetti e altri esseri viventi di piccolissima taglia, per i quali un filo d’erba è un albero e una goccia di rugiada uno specchio d’acqua. Una serie magica che approda sulle console della famiglia 3DS il prossimo venerdì con nostro sommo piacere, rappresentando un simpatico diversivo privo della profondità della terza dimensione (anche stereoscopica) e, speriamo, un antipasto verso il quarto capitolo. Vediamo allora com’è andata la nostra esplorazione e mi raccomando, munitevi di casco e fischietto.

Hocotate, abbiamo un problema!
2017, ennesima Odissea nello spazio per il capitano Olimar…
Il nostro prode capitano Olimar tende ad attirare meteore come un parafulmini e dopo la S.S. Dolphin del primo capitolo per GameCube, il pilota provetto riesce a far schiantare anche la S.S. Dolphin II; e pensare che voleva solo tornare a casa dai suoi bambini dopo una dura giornata di lavoro per conto del corriere espresso spaziale Hocotate Freight. L’impatto con un pianeta sconosciuto ma dall’aria familiare è inevitabile, così come l’arrivo di una pessima notizia, annunciata dal computer di bordo dell’astronave: solo 30.000 grani di Luminum possono riattivare il borbottante motore della Dolphin II, curiose ghiande dorate distribuite nei luoghi più pericolosi della biglia blu e verde sospesa nello spazio. Fortunatamente resteremo soli sulla sua rigogliosa superficie per ben pochi secondi, quelli che ci separano dal primo incontro con i piccoli amici di sempre, i Pikmin rossi, agguerriti e ignifughi.

…fortuna che gli spericolati pikmin spuntano sempre fuori da un cespuglio nel momento del bisogno!
Una volta calati nei panni di Olimar e impugnato il pennino del comando, la prima cosa che si nota è la scomodità della presa sui modelli XL, semplicemente troppo ingombranti e pesanti per permettere ad una sola mano di reggerlo e agire sull’analogico, mentre l’altra volteggia in aria stilo-munita. Qualche minuto per trovare la posizione più consona è da mettere in conto (personalmente ho usato il 3DS appoggiato col lato destro alla coscia destra), dopo di che il piccolo ecosistema comincia a schiudersi, mostrando al giocatore un documentario interattivo sull’obbediente natura dei Pikmin. La strada intrapresa da Arzest per adattare la serie all’eterna portatile porta alla mente meccaniche e titoli per Nintendo DS, soprattutto  Soul Bubbles, con cui Hey! Pikmin condivide un gameplay interamente basato sul touch, quasi accantonato in questa generazione, e un’accento posto tutto sull’esplorazione dei dedali bidimensionali studiati dai designer, il cui sviluppo verticale è accentuato dal sapiente utilizzo dei due schermi.

“Ecco i Pikmin nel loro habitat naturale. Che meraviglia”
La natura è una madre spietata ma giusta, inutile combatterla, meglio adattarsi. Proprio nell’adattamento risiede la giocabilità zen di questo episodio. Sfruttare i diversi Pikmin nel momento giusto sarà la chiave per risolvere i mille, piccoli enigmi ambientali con cui l’avventura tenterà di ostacolarci; se come abbiamo già accennato la razza “rosso Ferrari” riuscirà a resistere senza problemi alla potenza del fuoco, riuscendo persino a domarla, i blu saranno gli unici a potersi immergere con noi in falde sotterranee e pozzanghere delle dimensioni di laghi, mentre quelli color limone sono ottimi conduttori di elettricità e provetti saltatori; gli antipodi, i Pikmin rocciosi capaci di infrangere pareti di cristallo e i rosa volanti chiudono il cerchio della specie cui basterà un singolo tocco di pennino per fiondarsi senza alcun timore al centro del pericolo. Pericolo che spesso ha la forma di altri esseri viventi, animaletti delle più disparate taglie e caratteristiche, da strani pulcini pikminivori fino a curiosi esseri dalle sembianze ranesche, capaci di balzare sopra il nostro gruppo per spiaccicarlo al suolo, passando per pericolose farfalle velenose fino ad arrivare agli immancabili, giganteschi e voraci boss, ognuno dei quali domina un continente di questo pianeta così simile al nostro mondo, dando vita ad alcune delle sezioni più particolari del titolo. Una quotidiana lotta per la sopravvivenza del più forte e scaltro, in cui tutto si trasformerà in una sorta di sparatutto con proiettili vivi e dai colori sgargianti.

Geo e biodiversità creano un mondo dove il capitano Olimar dovrà fare affidamento sui suoi piccoli amici, lanciandoli verso ostacoli di ogni tipo.

In termini pratici però la nostra spedizione difficilmente vedrà il Game Over, con un ritmo ed una difficoltà mai troppo elevate (senza contare la mancanza del classico timer che segna l’arrivo della notte), un po’ per indole e un po’ per il periodo di uscita, che coincide con ombrelloni e relax, lontani dalle fatiche della vita di tutti i giorni. Le meccaniche non sorprenderanno certo per originalità chi ha già amato altri episodi della serie naturalistica, schiacciate in due dimensioni, che donano al titolo un’insospettabile anima platform all’acqua di rose, grazie al jetpack del nostro Olimar, utilizzabile per un breve lasso di tempo e potenziabile tramite Luminum. Il vero problema del titolo è che, nonostante l’ampia varietà di Pikmin, le situazioni in cui ci troveremo a guidare più di una razza alla volta si contano sulle dita di una mano, appiattendo un gameplay si fresco, ma anche altamente prevedibile nella maggior parte dei livelli. Un vero peccato, perché studiando meglio i livelli e rendendo più eterogenei gli ostacoli, si sarebbe potuto recuperare parte dello spirito strategico della serie numerata.

Il vero problema del titolo sta nel mettere a disposizione tanti Pikmin e tante abilità diluendole però nell’arco di tutta l’avventura, con tantissimi livelli dove potremo controllare solo una razza di esserini, appiattendo così l’attività neuronale del giocatore.

Non mancano bivi che portano a livelli nascosti e soprattutto da uno a quattro oggetti nascosti, collezionabili meravigliosi e spesso raggiungibili solo aguzzando l’ingegno e mantenendo in vita i nostri aiutanti, retaggi di una civiltà perduta e grandissima fonte di Luminum; come il “Correttore Comportamentale“, un anello con diamante incastonato, capace di addolcire le signore hocotatiane, oppure il “Destabilizzatore di vita privata“, quello che sembra un telefono cellulare a conchiglia con cui è possibile disturbare ed essere disturbati da altre persone! Geniale ironia cui la serie ci ha abituato negli anni, Yin & Yang in cui la parte oscura è rappresentata dal tema della morte, colorata e casuale ma sempre toccante, in un mondo dove i nostri minuscoli amici possono venire mangiati, bruciati, folgorati o finire annegati nelle torbide acque. Portarli tutti al modulo fluttuante della Dolphin, simile a un U.F.O., sarà soddisfazione e vanto per ogni esploratore che si rispetti. I superstiti finiranno in un piccolo paradiso alieno, ovvero il tridimensionale Parco Pikmin, privo di pericoli ma ricco di tesori, in quello che è un micro-gestionale che ricorda un po’ le sezioni di raccolta materiali degli episodi madre, in cui gli esseri floreali lavoreranno automaticamente ai nostri ordini mentre noi saremo in missione, andando poi a raccogliere il frutto del loro sudore.

“Un paradiso, peccato per  la spazzatura”
Il fascino di un mondo minuscolo vissuto a grandezza naturale è un piacere ludico che affonda le sue radici nei pomeriggi in campagna, scavando nella nuda terra armati di paletta e arnesi rudimentali, per poi arrivare su schermi più o meno grandi con Toy Story, Zelda Minish Cap e, appunto, Pikmin. Uno charme che le due dimensioni a scorrimento orizzontale un po’ mortificano, pur mantenendo scorci e sfondi di sicuro impatto e carisma (che pervade tutta la produzione), penalizzati da una realizzazione tecnica con pochi alti e molti, se non bassi, medi. Tutto è funzionale all’esperienza, ma l’occhio difficilmente viene appagato, complice la carenza di elementi scenici, piccoli rallentamenti e un’impatto generale che pochissimo ha a che vedere con gli artwork promozionali.

Il 2D purtroppo non dona molto ai piccoli panorami virtuali cui Pikmin ci ha abituato, con pochi alti e molti medi.

Una magia che viene un po’ ridimensionata, come un panorama rovinato da alcune cartacce per terra, testimoni di poca cura per i dettagli (soprattutto nei menu) e forse poche idee nascoste dietro un’utilizzo smodato dell’ambientazione sotterranea, praticamente sempre uguale nonostante la variegata geografia dei vari settori che compongono il pianeta, da prati fioriti a steppe innevate, passando per laghetti e boschi autunnali, impreziositi da una biodiversità gioia per ogni zoologo virtuale. Insomma, se pensiamo che su 3DS, terreno notoriamente poco fertile in termini di potenza, girano splendori grafici in 2D come Donkey Cong Country Returns, due Kirby e Zelda A Link Between Worlds, nonché il recente Poochy & Yoshi’s Woolly World, c’era sicuramente da aspettarsi qualcosa di meglio. Ciò che sicuramente non delude è l’accompagnamento musicale, delicato e sognante ma anche energico nelle situazioni più concitate, sempre e comunque originale ed orecchiabile, contribuendo alla fruizione di un titolo, semplicemente e provvidenzialmente, spensierato.

Verdetto
7.5 / 10
Ajò! Pikmin, per gli amici sardi
Commento
Hey! Pikmin riesce a racchiudere le basi dell'esperienza nata su GameCube in 3DS, trasformandolo in un platform ad alto tasso di esplorazione, sacrificandone però strategia e imprevedibilità, normalizzando una formula che ha reso la serie unica nel panorama videoludico. Il sole però torna a splendere grazie a un level design ben studiato, un carisma sempre straripante e un'appagante ricerca di collezionabili, impreziositi da divertentissime descrizioni. Un titolo rilassante, colorato e spensierato, consigliato a chi aspetta con ansia il quarto episodio e cerca un piccolo rifugio lontano dallo stress, impreziosito da un'ottima longevità.
Pro e Contro
Un Pikmin in miniatura, sempre carismatico
Level design di pregio
Collezionabili spassosissimi
Longevo e rilassante

x Spirito strategico azzerato
x Scomodità del sistema di controllo sui modelli XL
x Tecnicamente anonimo

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