Recensione Grood: shoot ergo sum

Shoot ‘em up. Un sottogenere videoludico con una fama ultratrentennale ormai consolidata, un esempio paradigmatico del concetto di intuitività. Come il nome stesso suggerisce, tutto gira attorno al dover sparare letteralmente a qualunque cosa in movimento, all’interno del proprio campo d’azione. Grood non fa eccezione. Pochi fronzoli e tanta sostanza per gli amanti dei giochi frenetici, che spingono al massimo dei giri il motore della concentrazione.

A un anno dalla sua uscita (31 marzo 2018 ndr), Grood è un’ulteriore aggiunta a una costellazione di videogiochi che tra varie piattaforme hanno logorato nel tempo i nervi di tantissimi giocatori. Coinvolgendoli, nondimeno, dal primo all’ultimo istante delle sessioni di gioco.

Realizzata con Unity (lo stesso motore di Cuphead, Ori and The Blind Forest, ecc), la creazione dello sviluppatore nostrano Claudio Catalano tenta di configurarsi come l’archetipo del prodotto videoludico indie. Breve, originale e appassionato. Oltre che economico; un aspetto mai sgradevole.

C’era un esercito di macchine, là fuori, ma dovevi trovare un modo. Ecco perché hai costruito Grood.

Incipit contestuale previo l’inizio di una nuova partita.
Grood difficult
Avere la possibilità di scegliersi una difficoltà calibrata in base alle nostre capacità? Naaah.
Se ti va è così. Se non ti va, è così lo stesso.

Un'esperienza HARDente, senza compromessi.

L’anticamera dell’inizio del nostro viaggio lascia subito spiazzati, costringendoci a selezionare il più alto grado di sfida (qui l’unico). Non c’è la possibilità di settare i comandi, ma sia nel caso di pad che di tastiera, essi rimangono assolutamente intuitivi, e ci mettono nelle condizioni di focalizzarci sull’abilità, l’unica vera discriminante in grado di fare la differenza tra la vita e la morte.

La breve introduzione testuale precede l’inizio delle ostilità con le macchine, in procinto di conquistare il mondo. Il compito di ostacolarle ricadrà su di noi, una navicella (Grood appunto) agile e discretamente armata che affronterà una miriade di nemici sotto le note di una colonna sonora heavy metal (acquistabile da Steam). Come insegna anche Killing Floor 2, non c’è nulla di più galvanizzante che abbattere nemici su nemici con siffatta, adrenalinica musica.

Un'esplosione all'orizzonte. E poi silenzio.

Grood next level
La navicella Grood nell’atto di passare allo stage successivo. Ammesso di riuscire ad arrivarci.

L’ambiente 10 livelli diversi, tutti caratterizzati da un ciclo giorno/notte continuo, oltre che da condizioni meteo dinamiche. Svariate tipologie di nemici e ben 3 boss, uno più agguerrito dell’altro.

Tanto vale farci l’abitudine. Avremo modo di saggiare la gran varietà di simil-epitaffi visualizzabili ad ogni nostra sconfitta. Come se non bastasse, i primi 3 livelli fungono da prologo, e non prevedono checkpoint nel mezzo. Indi per cui dovremo necessariamente arrivare al primo boss, una navicella-calamaro gigante armata di mitragliatrice gatling, e sconfiggerlo. Almeno per poter essere sicuri di non ricominciare da capo in caso di sconfitta.

Le ambientazioni, tutte a tinte futuristiche, spaziano da lande desolate a città dalle luci psichedeliche. Esse, contraddistinte da un caratteristico effetto cel-shading, sono rese in 2.5D, ovvero una grafica tridimensionale che emula tuttavia uno scorrimento esclusivamente orizzontale nell’atto di limitare una delle 3 dimensioni. Un modo di rendere il videogioco che vede nella serie Trials un esempio noto e sopraffino.

Grafica low poly ed effetti visivi unici, per una sfida micidiale. Pochi dettagli in sé per quanto concerne gli sfondi, ma l’attenzione rivolta ai vari effetti grafici relativi alle luci, alle esplosioni, ai rottami/detriti ecc contribuirà in maniera decisiva. Sia in termini di godibilità estetica che, sorprendentemente, in termini di gameplay.

Perchè cadiamo? Per imparare a rimetterci in piedi.

L'assenza di veri e propri power up si farà sentire.

La partita avrà inizio con Grood in possesso di una sola mitragliatrice gatling, che tramite il raccoglimento degli upgrade dedicati si potrà potenziare ben due volte. Più avanti avremo modo di raccogliere e utilizzare, seppur privi di potenziamenti specifici, un fucile a pompa, un lanciarazzi e un laser. Armi che consentiranno una ragguardevole varietà di approcci nei confronti delle macchine ostili, ma che in egual misura non potranno fare a meno di farci assaporare il divario di potenza di fuoco, tutto a nostro sfavore.

Mentre fin troppo raramente sarà possibile raccogliere dei kit medici svolazzanti per lo scenario, ci si renderà conto di poter utilizzare l’abilità slow motion. Previo caricamento dell’apposita barra (e per un tempo assai limitato), avremo la possibilità di rallentare l’azione di gioco, facendo sì di poter boccheggiare all’interno di sessioni di gioco costantemente frenetiche.

Grood boss
A seconda della quantità di danni ricevuti, lo schermo inizierà a distorcersi, dando l’effetto di un vetro danneggiato.

Two is meglio che one. Ma in locale.

La resa grafica è al contempo un pregio e un difetto. Le scelte compiute a livello tecnico si riveleranno più volte ostiche nell’ambito della lotta ai robot, che nella confusione di luci, detriti, ecc. riusciranno talvolta a celarsi al nostro sguardo, liberi di colpirci a tradimento dopo essere passati inosservati nel caos. Data la consistente difficoltà di per sé, il rischio di finire col sfogarci sulla periferica di turno sarà tristemente concreto.

Tolto un sistema di registro dello score finale, che verrà confrontato online con gli altri giocatori di Grood, è presente soltanto una modalità co-op locale. Viceversa gli achievements disponibili costituiscono, a conti fatti, una delle poche ragioni plausibili a sostegno di una rigiocabilità che altrimenti diverrebbe difficile assecondare. Per i veterani del genere potrebbe bastare un’ora, se non meno, a completare il tutto. Gli altri potrebbero anche non riuscirci. Mai.

Le cose belle durano poco. Altrimenti dovrebbero costare di più.

Verdetto
7.5 / 10
Easy to learn, (very)hard to master.
Commento
Una piccola perla in un vasto mare di indie. Un audace sviluppatore italiano alla ricerca di uno spazio dove inserire un titolo veramente low budget, ma non per questo low profile. Senza necessariamente finire con un'accattivante sistema procedurale di generazione (ed equipaggiamento) delle armi alla Reign Of Bullets, una maggiore personalizzazione a livello di armi e veri power up, tuttavia, sarebbe stata davvero gradita. Non che la varietà in generale sia biasimabile, ma anche una maggior attenzione all'aspetto visivo durante il combattimento avrebbe giovato. Grood non è il primo della classe, ma è comunque un signor shooter 2D. Grande sfida con una piccola spesa.
Pro e Contro
Livello di sfida eccezionale
Economico e coinvolgente
Grafica peculiare...

x ... Ma a volte confusionaria
x Troppo difficile a tratti
x Personalizzazione assente

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