Recensione Generation Zero: open or empty world?

L’importanza (?) del curriculum.

Avalanche Studios è un’azienda sviluppatrice svedese con un discreto background, tra cui figurano i quattro Just Cause, Mad Max e, in collaborazione con Id Software, il prossimo Rage 2 con l’uscita prevista per la metà di maggio. Il filo conduttore è costituito dal motore grafico Apex Engine, questa volta messo al servizio di un progetto tutto nuovo, Generation Zero.

Il contesto di riferimento è quello di una Svezia a cavallo degli anni 80 del secolo scorso, afflitta da una sorta di apocalisse robotica contrastata e contrastabile, all’apparenza, da dei semplici studenti universitari; gli unici sopravvissuti di una popolazione interamente addestrata all’autodifesa, ma apparentemente spazzata via dai robot. Va subito detto che qui non c’è pane per i denti degli amanti di lore profonde e ben curate.

Una volta cliccato su new game dal menu principale (sì, il gioco non presenta traduzione o localizzazione in italiano alcuna), a separarci dai nostri primi effettivi passi all’interno del mondo di gioco sarà una misera manciata di righe di testo, che andrà a delineare un quadro della situazione alquanto approssimativo. La narrativa appena abbozzata è soltanto un pretesto per immergersi, senza prima aver respirato, nell’azione di gioco.

Generation Zero View
L’esperienza dei ragazzi di Avalanche derivante, tra gli altri, da Hunter: Call Of The Wild è palpabile. Si fa fatica a tener presente di non trovarsi lì per davvero.
Ue guagliò, bell st’Eighties.
Come ogni gioco free-roaming privo di una forte caratterizzazione narrativa che si rispetti, in Generation Zero occorre tuttavia crearsi un avatar ad hoc, mediante l’apposito editor. Quest’ultimo è nel complesso discreto: non consente di personalizzare dettagli come il volto o la statura del personaggio (tutt’al più il colore della pelle) ma offre comunque svariati modelli per ognuno dei due sessi, categorizzati per “stile”. Si va dal punk al militare, dallo sportivo al casual, tutto rigorosamente anni 80.

Creato il nostro personaggio ci ritroveremo, dopo un veloce caricamento, in una buia strada di campagna, dove le uniche luci visibili saranno quelle di una casa un centinaio di metri più avanti. Non vi sono tutorial, ma il tutto sarà piuttosto intuitivo. L’inquietudine sarà una fedele compagna di viaggio, specie all’inizio, nell’atto di cercare una torcia assieme a vari materiali di sopravvivenza all’interno di uno scenario desolato più che mai.

Il mondo di gioco, costituito da un piccolo arcipelago, è scandito da villaggi di media e piccola dimensione, accampamenti, bunker ed altre piccole strutture, la cui (quasi) totalità sarà liberamente esplorabile. A far da padrone saranno, come prevedibile, foreste, colline e vari paesaggi di tipo agreste che regaleranno una splendida immagine bucolica delle campagne svedesi.

Generation Zero Map
La mappa di gioco si estende per circa 10 km². Tuttavia i “punti di interesse” saranno meno fitti di quanto non ci si aspetti a prima vista.

Lazzaro, alzati e cammina!

Pur facendo parte di un gruppo di studenti di ritorno da una gita in barca,inspiegabilmente ci accorgeremo di non saper nuotare. Non ci è dato sapere, inoltre, del perchè non sia possibile utilizzare mezzi di trasporto per facilitare gli spostamenti. Nel corso del viaggio sarà disarmante constatare l’esistenza di svariati autoveicoli in ottime condizioni (e liberamente “saccheggiabili”) senza avere la possibilità di farne uso. In compenso l’atto di dover obbligatoriamente correre e camminare per chilometri sarà allietato dalla presenza di diversi rifugi, tra i quali sarà possibile spostarsi istantaneamente. L’evocatività dell’ambiente catturerà la nostra attenzione più volte, rendendo la sopravvivenza contro le macchine più facile da sopportare tra lo splendore dei raggi del sole (o della luna), che attraverso alberi e ampie distese illumineranno il nostro cammino.

Un cammino che può essere scandito da diverse missioni, oppure da un libero girovagare.

Melius est abundare quam deficere

Varietà? Well yes, but actually no.

Una volta domata l’ansietta derivante dal lugubre scenario che ci si parerà davanti iniziando, cominceremo a tastare la vastità di armi, strumenti, scenari ecc che saprà offrirci il mondo di Generation Zero. Da una parte potremo rinvenire un considerevole numero di razzi segnalatori (utili per distogliere l’attenzione dei sistemi di rilevazione delle macchine), grimaldelli, esplosivi di varia fattura e numerosi altri strumenti utili nel supportare un approccio stealth (o d’azione) nei confronti dei nostri dirimpettai robotici. Dall’altra assisteremo a una pietosa riproposizione, in stile “copiah-incollah”, degli interni dei vari edifici, che assieme ad altri piccoli elementi renderà tendenzialmente noiosa e ripetitiva la fase di ricerca delle risorse e dell’esplorazione in generale.

Generation Zero Inventory
L’inventario consente di portare con sé un gran quantità di oggetti. Ben 16 spazi/riquadri saranno tuttavia disponibili solo tramite l’investimento di punti in un perk specifico.

Singolo o multi? Si tratta di un titolo comunque progettato per essere giocato in co-op, sino a 4 giocatori. Difatti agendo da soli ci si ritroverà spesso con imbarazzanti eccedenze in termini di armi, oggetti e munizioni. Con tutto che in co-op il loot è separato: dalla stessa fonte (casse, borse ecc) ognuno ricaverà i suoi oggetti.

La connotazione RPG di Generation Zero prenderà forma attraverso un classico sistema di progressione a livelli. Una volta accumulata l’esperienza necessaria attraverso il completamento di missioni, oltre che tramite i combattimenti e le fughe (per quanto meno remunerative in termini di farm di XP), sarà infatti possibile investire i perk guadagnati salendo di livello in vari bonus. Essi sono distribuiti su 4 rami distinti, collegati a specializzazioni specifiche ed estremamente “classiche”, quali tech e survival.

Il campionario di armi disponibili va dai classici fucili a pompa e d’assalto, a fucili da cecchino/da caccia e pistole, oltre che un lanciarazzi. Esse si divideranno in 5 classi di rarità, con variazioni piuttosto contenute in termini di prestazioni; tale classificazione varrà anche per i vari accessori che sarà possibile rinvenire in giro, come silenziatori, mirini ACOG e telescopici, caricatori estesi e via discorrendo. Una meccanica peculiare è quella che ci vedrà attenti a eliminare i vari mostri meccanici facendo attenzione a danneggiarli il meno possibile.

Ad aggirarsi per le campagne in cerca di forme di vita superstiti ci saranno infatti diverse tipologie di robot, vagamente ispirati a Horizon Zero Dawn, data la fisionomia simile a quella di alcuni animali e la presenza di punti deboli più o meno visibili. Dai quadrupedi di medie dimensioni a veri e propri giganti pesantemente armati, la pazienza e l’abilità nell’eliminarli tramite lo sfruttamento dei punti deboli saranno infatti premiate. Tanto più limiteremo i danni alle loro strutture, maggiore sarà la probabilità di trovare utili mod per le nostre armi, quali visori notturni, a infrarossi, a raggi X ecc.

L'esperienza complessiva non sarà esente da imperfezioni, maggiormente riscontrabili nella modalità co-op online.

Generation Zero
Consigliato a: 25€
Per quanto un gioco del genere non si ponga di certo per essere un esempio di raffinatezza narrativa, sarebbero bastate veramente poche righe nelle già modeste stringhe di testo introduttive. Poche righe capaci di dare quantomeno uno bozza di giustificazione all’impossibilità di usare veicoli, o al fatto di non saper nuotare. Per quanto complessivamente sia un titolo sufficiente, da diversi fattori trasuda l’idea di un prodotto raffazzonato, frutto di una serie di buoni spunti dispersi tra superficialità e fretta di concludere un progetto.

L’idea di lanciare Generation Zero a un prezzo parecchio inferiore agli standard ai quali siamo abituati si rivela, di conseguenza, oltremodo coerente.

Verdetto
6 / 10
Scampagnata/Running simulator. Con armi e robot.
Commento
La provenienza a livello di sviluppo non è da trascurare, tuttavia Generation Zero finisce con il collocarsi tra i vari Open World oggi disponibili senza brillare particolarmente di luce propria. Un po' survival, un po' RPG, un po' FPS: la miscela di un titolo che nonostante tutto è stato capace di vanificare dei buoni spunti, anche a livello di meccaniche. L'atmosfera anni 80 è uno dei pochi aspetti veramente peculiari, che in ogni caso non si rivelano talmente decisivi da oscurare la leggerezza e la poca attenzione ai dettagli, anche di medio conto, mostrata a più riprese. Paradigma dell'occasione sprecata.
Pro e Contro
Ambientazione suggestiva...
Combat system stimolante
Tanti oggetti da usare

x ... Penuria di luoghi d'interesse
x Illogicità contestuali
x Ripetitività degli scenari

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