Recensione Fallout 4: Far Harbor

Dopo un primo DLC a base di automi e macchinari, e uno “stuff pack” dedicato alla cattura e ai combattimenti tra png, Bethesda cala l’asso con il terzo contenuto aggiuntivo dedicato a Fallout 4: chiamati inizialmente ad una semplice investigazione, quasi di routine, assieme al nostro detective sintetico preferito, Nick Valentine, faremo ben presto la conoscenza di un’isola avvolta nelle nebbie, che nascondono segreti ben più terribili delle creature mostruose che le abitano.
Benvenuti a Far Harbor.
Versione testata: PC

 

Un’isola da esplorare
Inutile dire che, essendo il DLC più corposo sinora, Far Harbor è stato anche per mesi il più atteso nella lista pubblicata da Bethesda, che come nella lunga tradizione iniziata con The Elder Scrolls: Morrowind, non riesce a fare a meno di portare i giocatori in un’isola, separata dalla mappa principale (basti pensare a Shivering Island per Oblivon, o The Pitt nel diretto predecessore di Fallout 4). In questo caso, tuttavia, il lavoro fatto dal team di sviluppo è estremamente più curato, su tutti i livelli: dall’ecosistema, popolato di feroci creature a tema lacustre e pescatori impazziti per le radiazioni (la versione “farharboresca” dei normali predoni), agli equipaggiamenti, riadattati da attrezzature da pesca, passando per la musica che richiama da vicino sonorità spettrali da ballata marinara, l’intera isola di Far Harbor è un enorme ingranaggio che scorre senza grossi intoppi.
La parte migliore, tuttavia, è come questo enorme bioma dall’atmosfera misteriosa e pericolosa venga scoperto mano a mano in una serie di quest che non fatichiamo a definire migliori della trama principale.

Tra cultisti e pescatori, un sintetico si erge come arbitro
Gli eventi, come già accennato, prendono il via da un caso di persona scomparsa (o rapimento), arrivato fresco fresco nell’agenzia investigativa Valentine: il pescatore Kenji Nakano ci informerà che sua figlia è sparita dalla casa di famiglia, e dopo una brevissima ma piacevole indagine sul posto, otterremo l’accesso ad una nuova mappa, l’isola di Far Harbor. Fin da subito sarà chiaro che la popolazione locale ha problemi ben più urgenti di una ragazza scomparsa: rifugiatisi nell’omonimo porto, i pescatori di Far Harbor sono allo stremo della sopravvivenza, in una lotta apparentemente senza speranza contro l’avanzare costante di una nebbia radioattiva abitata da mirelurk, salamandre e pesci degli abissi mutanti. Oltre a questo, avremo le prime avvisaglie di una profonda tensione sociale tra la gente e i Seguaci dell’Atomo, accusati di aver sabotato i macchinari che tenevano a bada la nebbia. Questi ultimi, a differenza dei ben più miti fedeli e pellegrini incontrati sinora nella saga, sono veri e propri cultisti, il cui rifugio è un valido esempio di follia religiosa postapocalittica.
Filo conduttore di tutti gli eventi, il centro di ricerca di Acadia, rifugio pubblico di sintetici guidati da un benevolo automa, DiMA, che non solo cerca di mediare tra le due fazioni, ma sembra anche saperla lunga su Nick. Sebbene sia ampiamente possibile terminare il DLC con altri compagni (l’espansione introduce inoltre il vecchio lupo di mare Old Longfellow), il nostro consiglio è di tenervi incollato il buon vecchio Valentine, non ve ne pentirete.

 

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“Tra le mete 2016 della guida Michelin: 4 stelle, da morirci!”

 

Nebbia in Val Padana
La storia di Far Harbor, se vogliamo, è l’antitesi perfetta ad Automatron: nel primo DLC, infatti, abbiamo visto il tema dell’ “uomo contro la macchina”, e come errori umani nati dal miglior intento possano generare il caos. Nella nuova espansione, invece, è forte l’influenza del tema dell’uomo verso sé stesso, dove due linee di pensiero si scontrano mediate dall’imparzialità dei sintetici.

E’ forte la tematica dell’ “uomo contro la natura”
Tuttavia, a grattare sotto la superficie dei conflitti sociali, Far Harbor è l’apoteosi dell’ “uomo contro la natura”, a metà strada tra il romanticismo byroniano e la lotta per la sopravvivenza. Il gioco stesso, in alcune quest, esplicita la questione, con missioni che ci richiederanno di “insegnare all’isola con chi ha a che fare”, quasi l’intero ecosistema di Far Harbor fosse un’entità malevola e insondabile (e fidatevi, dopo dieci ore trascorse sull’isola infestata di radiazioni a ogni passo e creature aggressive al limite del suicidio, il pensiero sembrerà decisamente meno insensato).

 

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“Viandante sul mare di nebbia (radioattiva)”

In questo la fanno da padrone le atmosfere misteriose nate dalla perfetta commistione tra la nebbia, le ballate spettrali di contorno audio e l’ottima caratterizzazione di una comunità chiusa e credibile, composta di rudi pescatori e gente di mare, più concreti rispetto agli abitanti del commonwealth e alle loro paranoie.
L’unica nota stonata, purtroppo, è data proprio dall’unico companion introdotto nel DLC, Old Longfellow, uno stereotipatissimo lupo di mare/guida turistica il cui ruolo è quello di accompagnarci all’istituto Acadia. Questo, purtroppo, lo mette già in partenza in una posizione di triplice svantaggio. Intanto il suo compito è sostanzialmente inutile: è quasi più facile imbattersi in Acadia seguendo altre quest che non la principale. Inoltre, Longfellow ricalca tutti gli stereotipi del “vecchio e saggio pescatore dalla scorza dura”, canti marinareschi compresi, cosa che rende il suo spessore persino inferiore a quello dei png generici del molo. Tuttavia, il suo difetto principale è “non essere Nick Valentine”. Come già accennato, l’intera storia ruota attorno alla figura del sintetico DiMA, e sebbene nessun companion ci precluda l’interazione con costui, è chiaro come il sole che la sceneggiatura è stata scritta per mettere il suo ruolo di “arbitro imparziale” e distaccato in contrapposizione alla crisi d’identità di Nick, incerto della sua posizione a metà tra umano e macchina.

 

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“…avrò chiuso il gas?”

 

Pesce andato a (farci del) male
L’ecosistema di Far Harbor è composto da creature pericolose
La scelta di legare la storia di Far Harbor a Nick, svolge tra le altre cose anche un secondo compito: impedire a giocatori a livelli troppo bassi di intraprendere la serie di quest. Ragioniamoci due secondi: la nebbia di Far Harbor è sostanzialmente una versione a bassa intensità del mare scintillante del gioco base, con lo svantaggio di essere presente ovunque andremo. A meno di non costruirsi una buona resistenza alle radiazioni, è facile trovarsi ad affrontare parecchi avversari con meno della metà dei punti ferita disponibili. L’ecosistema di Far Harbor, inoltre, è composto perlopiù di creature brutalmente gonfiate sotto il punto di vista delle statistiche (galline e lepri radioattive a parte), con alte resistenze a molti tipi di armi che ci costringeranno a bruciare rapidamente munizioni e stimpak.
In quest’ottica di aumento massiccio della difficoltà, è impensabile porre un giocatore appena uscito dal vault davanti ad una sfida simile, e al contempo utilizzare un banale livello minimo prima di sbloccare la quest iniziale sarebbe stata una scelta piuttosto tirata via in confronto alla cura posta nell’intero DLC.

 

“Ti faccio tanti di quei buchi che pregherai perché non ti faccia tutti quei buchi!”

 

Vista annebbiata
L’ onnipresente nebbia può causare cali di frame
Esulando per un attimo dall’universo di gioco, tuttavia, c’è un’ultima considerazione da fare: nonostante l’attenzione al dettaglio, Far Harbor non è immune da glitch e problemi vari. Il primo e più immediato, se come il sottoscritto avete pesantemente fatto uso di mod negli ultimi mesi, è che Far Harbor introduce un nuovo sistema nella loro gestione, costringendo a editare un file di configurazione per riavere il supporto delle modifiche.
Il secondo, ben più grave e che affligge principalmente i giocatori console, è legato al calo di frame a causa dell’onnipresente nebbia bluastra. Purtroppo però (e questo è il motivo del ritardo della nostra recensione), si tratta di un problema noto anche ai possessori di schede video con chipset AMD, le cui recenti versioni dei driver Crimson hanno inizialmente portato ad un’instabilità di sistema nello specifico legate proprio a Fallout 4. Una concomitanza di eventi che, di certo, non è imputabile esclusivamente a Bethesda, ma che purtroppo svela delle carenze riguardo all’ottimizzazione per le prestazioni di un DLC che, oltre a essere molto corposo, non ci va decisamente leggero con l’hardware.

Verdetto
Si
Una nebbia che TI taglia col coltello...
Commento
Bethesda ha una passione per le isole, non c'è che dire: se Shivering Island con Oblivion ci aveva donato una delle esperienze più assurde e soddisfacenti a livello di ricompense, Far Harbor è per Fallout 4 l'equivalente di un tuffo nei romanzi di Verne o nelle opere di Lord Byron. Quello che abbiamo davanti non è un semplice riciclare gli asset già disponibili e combinarli in una storia all'apparenza nuova, ma un vero e proprio sforzo creativo, che combina meccaniche e ambienti già in corso d'opera con una nuova prospettiva. Il risultato è un'isola viva e pulsante come e se non più del Commonwealth stesso, animata da un cast più piccolo ma molto più curato fatto di gente credibile, anche a livello espressivo e di linguaggio corporeo (in particolar modo il burbero mercante Allan Lee e l'amichevole dottor Wright). Un'isola che è allo stesso tempo misteriosa e affascinante da esplorare, quanto pericolosa e "antagonistica", quasi fosse un'entità viva. Certo, non mancano bug, glitch di varia natura e forse la curva di difficoltà è stata calibrata leggermente troppo al rialzo rispetto a quanto ci aveva abituato Automatron,tuttavia è una sfida che invita ad essere raccolta, se non altro per il puro gusto di godersi per intero le trame nascoste nella nebbia di Far Harbor! Un consiglio personale: giocarsi il tutto mentre facciamo progredire il rapporto del nostro personaggio con Nick Valentine, e vederlo andare in crisi d'identità dopo l'interazione con DiMA è probabilmente una piccola perla non voluta dagli sviluppatori, ma che rende moltissimo a livello di narrativa, tanto da invitarvi ad evitare di interagire troppo con Nick prima degli eventi del DLC.
Pro e Contro
Cura nei dettagli d'ambientazione elevata
Una sceneggiatura migliore rispetto al gioco base
Personaggi ben caratterizzati
Alta esplorabilità e ampia gamma di aggiunte

x Curva di difficoltà elevata
x Pesanti cali di frame, specie nelle versioni console

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