Perché ho messo “Sangue di drago” di Rancore ad aprire questa recensione di Eastward? Per due motivi: 1) Qualcosa che potrete capire soltanto giocando Eastward; 2) Perché “Sangue di drago” è una fiaba strana, una di quelle fiabe che diventano leggende in quell’intreccio di storie popolari che si arricchiscono di dettagli più il tempo passa. Proprio come Eastward. Il titolo di Pixpil è la prima leggenda della nuova umanità dentro e fuori il videogioco. È una Cina che sforna capolavori del medium. È un gioco che fa della narrazione il motore portante di tutta l’opera e che crea un mondo così vivo da diventare racconto per chi verrà dopo.
Eastward è la nascita di una leggenda, con meno parole e più silenzi
Eastward non c’entra niente con Zelda. Niente. Sì, per carità, i cuori, i mostri, i dungeon, ma non possono essere questi gli elementi che avvicinano il gioco al titolo Nintendo. Se proprio avete bisogno di un paragone, Eastward è palesemente ispirato a Mother, che arrivò in occidente con il secondo capitolo sotto il nome di EarthBound. Se non conoscete neanche questa saga, allora vi sarà più facile affiancarlo al titolo più popolare del genere: Undertale.
Queste sono, però, tutte parole al vento, perché è cercare di aggrapparsi a qualcosa pur di non ammettere la verità: capire Eastward è difficile. Non basta trovare citazioni al lavoro di Toby Fox o ai misconosciuti videogiochi di Love-de-Lic. Eastward ha qualcosa di diverso e qualcosa in più. Quel qualcosa che cambia inevitabilmente ogni volta che si prova a raccontarlo. Esattamente come qualsiasi leggenda che si rispetti.
Eastward ha due elementi che concorrono a creare questa situazione. Il primo, o meglio i primi, sono i protagonisti. John non parla, ma al contrario del classico stereotipo da personaggio muto degli RPG ha un senso. John non parla perché non vuole parlare, o non può farlo, e tutti quelli che incontra o ne sono consapevoli perché lo conoscono o si stupiscono e poi si abituano. Il silenzio è fondamentale per riuscire a capire il mondo che lo circonda.
Quell’agire cieco per amore è qualcosa che solo un adulto riflessivo potrebbe fare. Un adulto che guarda il mondo e che non parla difronte alla distruzione e al dolore che ha davanti. La terra di Eastward è una terra devastata da un miasma di origini sconosciute, che ha costretto l’umanità a rintanarsi sottoterra nella speranza di salvarsi. Umanità che per proteggersi ha dimenticato la bellezza del cielo azzurro e del prato verde. Umanità che noi attraverso il silenzio del protagonista sentiamo come finita, senza speranze e spaventosa.
Al contrario Sam, la bambina dai capelli bianchi, vede il tutto come un bellissimo parco giochi. Si butta fuori senza pensare, non si accorge del dolore che la circonda, parla, parla sempre come farebbe qualsiasi bambino. Vuole esplorare e vivere una fiaba da eroina. Ed è con lei che la terra di Eastward si tinge dei suoi splendidi colori. Delle sue fantastiche persone. Ed è per lei che la storia va avanti. Sam si mette in pericolo, John la va a salvare. Sam accetta una missione al limite dell’umano, John salva il mondo. Sono due facce della stessa medaglia, due visioni diverse della stessa storia che diventa o fiaba o leggenda a seconda di chi gioca il titolo.
Di John vengono narrate le gesta. Con Sam rimangono le emozioni.
Come vi ho detto sono due gli attori che danno vita alla leggenda di Eastward, e il secondo è il mondo. Eastward non vive solo durante le sessioni di gioco, ma anche a schermo spento. Ogni singolo NPC incontrato durante l’avventura ha una sua routine, per quanto semplificata, e dei dialoghi che, una volta esauriti, non sono più ripetibili. Le scritte dentro i balloon di testo cambiano a seconda del personaggio, dell’intonazione, del ritmo e del contesto durante le quali vengono pronunciate. Lettere più grandi affiancate da lettere più piccole, dialetti, insomma un mondo vivo che ti fa sentire turista, ospite e abitante di un mondo unico.
E poi le ambientazioni. Edifici coerenti con lo stile di vita del paesino, o addirittura che cambiano a seconda della zona di città che si va a visitare. Laghi, boschi, fiumi che completano mappe piccole e esplorabili in poco tempo, ma perfettamente coerenti. E coerenti sono anche i mostri che incontreremo, diversi da zona a zona (non sempre nelle meccaniche però). E poi il vero capolavoro. Una lezione per chiunque li fuori voglia inserire un elemento trasversale alla trama che allo stesso tempo faccia da collante per tutto il mondo di gioco: Earth Born.
Dentro Eastward c’è un intero franchise (giochi, serie tv, fumetti) dedicati a questo Earth Born. Ed è talmente radicato nel mondo di gioco che chiunque lo conosce e ne parla. Addirittura c’è chi fa riferimento a situazioni viste in Earth Born per spiegare gli strani eventi che lo circondano. È praticamente una sottocultura che diventa base edificante della vita di chiunque abiti il mondo di Eastward. Earth Born è la dimostrazione che l’intrattenimento, in tutte le sue forme, è cultura e influenza il modo di pensare e di vestire di intere generazioni.
Vi assicuro che non è fondamentale per la trama. Il videogioco di Earth Born è interamente giocabile grazie ai cabinati sparsi per la mappa, ma non serve giocarlo. Il motivo per il quale sembra così fondamentale e collegato con la trama principale del titolo, è da ricercare proprio in quegli NPC che non riescono a fare a meno di parlarne. Da come viene continuamente citato sembra che Earth Born anticipi la trama di Eastward. Ma è tutta un’illusione creata dai continui parallelismi fatti dai personaggi del gioco.
Ed è proprio con Earth Born che si apre Eastward. Non a caso.
Tutto bello, ma il gameplay? In realtà io vi ho parlato del gameplay di Eastward. Del vero gameplay di Eastward. Perché per quanto mi riguardai dungeon, i puzzle ambientali e le boss fight non sono altro che un contorno a quella che è un’esperienza narrativa. Attenzione, con questo non voglio dire che non siano appaganti o divertenti o qualsiasi altra cosa negativa stiate pensando. Funziona tutto, forse troppo semplice, ma è funzionale alla narrazione. Non ha alcuna utilità sconfiggere i nemici (boss esclusi) se non esplorarsi con più calma la zona.
E anche la difficoltà è calibrata per farti godere l’ambiente e il carico di lore che si porta dietro. Al netto di alcune fetch quest che rallentano il ritmo, il gameplay, con l’accezione più banale del termine, fa il suo; variando anche in continuazione. Non è, però, la vera esperienza di Eastward. Quello è un falso gameplay che potrebbe farvi approcciare malissimo al gioco. Se accendete Eastward è perché volete vivere una storia unica. Punto. Se l’approcciate con l’idea di affrontare chissà quale sfida, non accendete Eastward.
Il vero gameplay di Eastward è la sua storia.
Voglio concludere questa recensione di Eastward con una riflessione. Vi ho detto che secondo me questo titolo rappresenta la nascita di una leggenda e non solo perché la storia stessa è una leggenda. Eastward è una leggenda per noi giocatori perché setta un nuovo standard di qualità per l’industria cinese del videogioco, ma, soprattutto, perché non avrebbe avuto lo stesso impatto se non ci fosse stata la pandemia. Attenzione, non significa che sarebbe stato meno forte, anzi, Eastward è e rimane un capolavoro, ma sicuramente sarebbe stato diverso. Tutto quello che abbiamo vissuto in questi anni di terrore invisibile, di chiusura e di mezze verità è stato fondamentale per capire una parte del messaggio racchiuso nel titolo. Quel messaggio di amore puro, di unità e di futuro proprio di tutte le leggende sulla nascita dell’umanità.
L’essere umano è una creatura potente e terribile. Una creatura che pur di raggiungere la perfezione è disposta a passare sopra a tutto, anche sopra la sua stessa specie. Questo Eastward lo sa bene, ma sa anche bene che l’essere umano è quella creatura che nei momenti di difficoltà si riunisce e prova a trovare una soluzione. Quella creatura che si ricorda di aver bisogno dell’altro proprio quando l’altro gli viene portato via. Discorsi banali, estremamente banali, che sintetizzano, secondo me, molto bene quello che volevano dire gli autori del gioco. Eastward in fondo non è che una delle prime leggende videoludiche dopo la pandemia…
… E chissà tra qualche anno come la racconteremo.
Voto e Prezzo
9 / 10
25€ /25€
Commento
Eastward è un videogioco incredibile. Vive per la sua storia e il gameplay, nella sua accezione più banale, non è un contorno ben fatto di quella che è un'esperienza narrativa unica. Il mondo di Eastward è un mondo così ben costruito da rimanere impresso e vivere anche fuori dalle sessioni di gioco. le letture possibili sono così tante e così varie che è impossibile racchiudere questo titolo dentro una sola etichetta, figurarsi paragonarlo a questo o a quell'altro gioco. È a tutti gli effetti una leggenda che ha bisogno di essere raccontata e vissuta.
Pro e Contro
✓ Trama ✓ Colonna Sonora ✓ Mondo di gioco
x Bug trascurabili x Alcune fetch quest che rallentano il ritmo
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